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martedì 22 aprile 2025

Enchiladas piccanti al cioccolato

 


First things first: BUONA PASQUA A TUTTI!!!

La ricetta che vi propongo oggi è perfetta per una cena informale in stile Tex-Mex, da innaffiare con Margarita o birra Sol / Corona e da consumare in allegria con gli amici. E' pure vegana, il che tutto sommato non guasta, nel quadro di un'alimentazione che va sempre più orientandosi verso lo stile flexitariano, che chiede di dare più spazio ai legumi come fonte proteica della nostra alimentazione quotidiana.

Il mese scorso al Club del 27 abbiamo affrontato il libro Vegan Pantry di Katy Beskov, e nonostante la mia avversione patologica alla cucina vegana (dovuta a sovraesposizione: per anni ho condiviso l'ufficio con una collega vegana, che non era nemmeno tra i più pesanti di costoro: alcuni sono proprio fanatici! Ma tanto mi è bastato per sviluppare una sorta di allergia 😅); nonostante la mia avversione per la cucina vegana, dicevo, ho trovato nella selezione propostaci da Ilaria tante ricette interessanti che mi hanno incuriosita. La prima sono state queste enchiladas: nessuno dei colleghi del Club le ha proposte, ma a me è venuta l'acquolina in bocca mentre ne leggevo la ricetta e mi ero ripromessa di proporla più tardi, così oggi eccomi qui. 

In parte questa ricetta mi ha ricordato il Chili al cioccolato, della stessa Autrice, che avevo preparato l'anno scorso sempre per il Club del 27; in ogni caso il cioccolato nelle preparazioni salate mi affascina sempre - e in questo caso sapevo che l'abbinamento con i fagioli era vincente. Il cioccolato infatti regala una profondità di sapore ai piatti, simile a quella che si ottiene dopo una lunga cottura, qui accentuato dall'uso della paprika affumicata e del sale affumicato.

Il cioccolato da usare qui era un fondente normale, quindi con il 55-60% di cacao. Io ne avevo in casa uno al 99%, quindi ho corretto l'eccessiva amarezza raddoppiando le dosi di zucchero muscovado e aumentando leggermente il sale, la cui caratteristica è appunto quella di tagliare l'amaro.

Ho finito di tediarvi con l'introduzione, 😇passiamo alla ricetta:

lunedì 7 aprile 2025

Zuppa di pomodoro speziata

 


"E adesso che ho in frigo 300 g di harissa alla rosa, come la uso?", mi sono chiesta. Preparando queste crepes, ad esempio. Oppure la zuppa che vi presento oggi, la Rich and Spicy Tomato Soup di Sue Quinn preparata da Stefi-Araba per Starbooks nel 2020. Un piatto che mi aveva attirata anche allora, e che mi ha ricordato l'amica Giulietta proprio commentando su FB il post sull'harissa alla rosa. L'avevo dimenticato, quindi l'ho rifatto la settimana dopo, quando un calo delle temperature mi ha fatto venir voglia di qualcosa di caldo per cena.

In questa zuppa l'intensità di sapore è donata dall'arrostitura dei pomodori in forno, dal cioccolato fondente e dall'harissa alla rosa. Il cioccolato tempera l'acidità dei pomodori e aggiunge profondità al loro umami, dice Sue Quinn nell'introduzione alla ricetta. I sapori sono bilanciati alla perfezione, e la gradevole piccantezza della zuppa ne fa un piatto assolutamente non banale, ottimo da servire anche agli ospiti.

Volendo, si può usarla anche per condire la pasta: basta farla restringere un po' di più, ottenendo un sugo denso. Io l'ho usata per condire degli gnocchi di patate e ne sono rimasta molto soddisfatta.

giovedì 27 marzo 2025

Tofu affumicato e melanzane al miso bianco


Come sapete, non cucino volentieri piatti vegani "a comando". Quest'anno a gennaio abbiamo saltato veganuary con mia somma gioia, ma il Club del 27 è implacabile 😆e ci ha assegnato un libro di cucina vegana in marzo.  Ho deciso che in Quaresima va bene pure quella, tanto più che Vegan Pantry di Katy Beskov è molto ricco di spunti interessanti anche per noi carnivori, e non necessariamente perché siamo in penitenza. 


Mio malgrado devo confessare che ho adocchiato diverse ricette, che mi riprometto di provare. La ricetta di oggi è a base di tofu affumicato e melanzane conditi con miso bianco, burro di arachidi, sciroppo d'acero, aglio e zenzero. Un mix di dolce e salato sicuramente stuzzicante per il palato, per un piatto che strizza l'occhio alla Cina e non lesina sul sapore.

Una valida alternativa al tofu (ho fatto un po' fatica a trovare quello affumicato), che però rende il piatto vegetariano e non più vegano, è l'Halloumi, un formaggio cipriota che si presta molto bene alla cottura al forno o alla piastra; ma anche il Primosale nostrano, secondo me, ci starebbe benissimo.

Ho trovato alcune imprecisioni nella ricetta: ne ho corretta qualcuna in corsa, mentre altre sono state constatate all'assaggio (le melanzane sono risultate insipide). Riporto la ricetta così come l'avrei scritta io, con le mie modifiche riportate in corsivo. Spiego il motivo delle modifiche nelle note. 

Questo piatto risolve egregiamente una cena infrasettimanale: è facile da fare e può essere accompagnato da riso al vapore.

Troverete i piatti realizzati dagli altri colleghi del Club del 27 a questo link.

lunedì 17 marzo 2025

Harissa alla rosa


Sono tantissime le ricette che spulcio e che hanno nella lista ingredienti l'harissa alla rosa; se fino a qualche anno fa non la si trovava facilmente, adesso con pochi click si può riceverne un vasetto a casa propria in pochi giorni. Volete mettere però la soddisfazione di prepararsela da sé?

Del resto, non sono nuova a preparazioni del genere: dall'harissa normale al sambal oelek passando per la shatta, il mio frigo è sempre ben fornito di condimenti con vari gradi di piccantezza.

Rispetto all'harissa semplice, quella alla rosa è molto meno piccante e con un delicato aroma floreale, pertanto è molto più versatile. 

Anche a questo giro ho dato un'occhiata al web e deciso di preparare questa ricetta, che mi è piaciuta molto.  Jamie Oliver ne propone una versione con i pomodori e i petali freschi di rosa, ma per me che non trovo facilmente quest'ultimo ingrediente, non era fattibile (e poi, diciamocelo, è un po' troppo "addomesticata").

lunedì 17 febbraio 2025

Maxi rotolo ai funghi con salsa verde


Io ve lo dico: Ixta Belfrage non è di questo pianeta. Tutto il complottismo, il non cielo diconoh! e via dicendo mi è venuto in mente mentre preparavo questo magnifico rotolo ai funghi con salsa verde, che la Nostra ha inserito in Mezcla

Mademoiselle Marina ha fatto qualcosa di analogo a Natale (e invece di postare la ricetta sul blog, l'ha scritta su Facebook) e sono stata tentata di preparare prima la sua versione, ma la ricetta di Ixta aveva il segnalibro "urgente" già da un po', sicché ho deciso di darle la precedenza.

Ixta dice che la ricetta è ispirata a un'altra che avevano fatto nella Ottolenghi Test Kitchen, il Celebration Sticky Rice Cake: entrambe vedono i funghi nel ruolo dei protagonisti, arrostiti non solo per cuocerli ma anche per creare una salsa gravy, tipicamente ottenuta dal fondo di cottura degli arrosti di carne, ma in versione vegana.

La ricetta richiede sicuramente un po' di tempo e di lavoro, ma credetemi: ne vale assolutamente la pena e non c'è bisogno di avere ospiti vegani per servire questo rotolo come secondo piatto, al posto del classico arrosto di carne.

lunedì 14 ottobre 2024

Kibbeh aperto alla zucca con erbette al limone (Ottolenghi)

 


I kibbeh sono delle polpette ripiene tipiche della cucina libanese. Il guscio è formato da un impasto di bulghur, cipolle e carne di manzo macinata, mentre il ripieno consiste in carne trita speziata e pinoli tostati. Le polpette così ottenute vengono fritte oppure cotte in forno e servite insieme a una salsa a base di tahina, prezzemolo e coriandolo oppure yogurt, prezzemolo e coriandolo.

Ottolenghi ha preso la ricetta originale e l'ha modificata in chiave vegana usando il guscio di bulghur come base di una torta salata, farcita con cipolle caramellizzate, erbette e spezie e cospargendo il tutto con salsa tahina e olio al limone ed erbe aromatiche (prezzemolo e coriandolo). Un filo di melassa di melagrana completa il tutto.

Inutile dire che non appena ho visto la ricetta, ricevuta in una newsletter a cui sono abbonata, ho deciso che sarebbe stata mia e che lo sarebbe stata in tempi brevi. Tra l'altro avevo in dispensa un pacchetto di bulgur in scadenza di cui mi domandavo cosa fare, quindi la ricetta è caduta proprio a fagiolo. 

Spero che ispiri voi tanto quanto ha ispirato me: l'ho trovata buonissima e mi riprometto di farla al prossimo potluck con gli amici.

lunedì 29 luglio 2024

Salmorejo Cordobès

 


Che il gazpacho in tutte le sue varianti (incluso quello ai lamponi di Marika, che non ho mai fotografato ma che prima o poi comparirà anche su queste pagine) sia la mia zuppa estiva preferita non è certo un mistero. Tuttavia, quando ho poco tempo oppure non ho tutti gli ingredienti in casa ricorro al salmorejo, tipico della città di Cordova, che prevede tra i suoi ingredienti solo pomodoro, aglio, olio extravergine di oliva, aceto e pane raffermo; viene servito freddo ma non ghiacciato, accompagnato da uovo sodo e jamòn serrano (la migliore alternativa nostrana è il San Daniele) ed è molto più denso del gazpacho

Le origini del Salmorejo Cordobès sono molto antiche: pare che fosse conosciuto anche dagli antichi romani, che in alcuni scritti descrivono delle zuppe contadine andaluse di composizione molto simile alla primissima versione del salmorejo, a base di formaggio, aglio, sedano, ruta, coriandolo e aceto pestati al mortaio fino a ridurli in crema.

Con il tempo la ricetta si è evoluta e fino al 600 sotto il nome di salmorejo si serviva una salsa di accompagnamento alla selvaggina preparata con aglio, olio, aceto, sale, pepe e acqua. Con l’arrivo del pomodoro dalle Americhe, e passato il periodo di inevitabile diffidenza verso questo ortaggio inizialmente considerato una pianta ornamentale, il salmorejo comincia ad assumere la fisionomia attuale e da salsa di accompagnamento diventa la zuppa fredda che conosciamo oggi. 

Si tratta senza dubbio un cibo povero della cosiddetta cucina di recupero, di origini contadine. Oggi però è considerato un piatto di tradizione che in Spagna è più diffuso del cugino gazpacho, con il quale non va confuso: la sua consistenza molto più densa, unita alla sua maggiore digeribilità, ne fanno un piatto completamente a parte.

Il pane che tipicamente si usa a Cordova per preparare il salmorejo è la telera, un pane a lievitazione naturale la cui forma ricorda il copricapo dei matadòr. Un buon pane casereccio, anche di grano duro, è un'ottima alternativa. 

Come per tutti i piatti semplici, la qualità degli ingredienti è fondamentale: scegliete dei pomodori San Marzano maturi ma sodi, un buon pane casereccio raffermo e privato della crosta, dell'ottimo aceto e il miglior olio extravergine di oliva su cui riusciate a mettere le mani, ed avrete un pranzo da re!

lunedì 12 febbraio 2024

Zuppa di ceci e aglio arrostito


Anni fa avevo un'amica che, intorno alla metà di febbraio, toglieva di mezzo maglioni e golfini e cominciava a indossare camicette leggere, magari smanicate, dichiarando: "Io ho chiuso con l'inverno". Confesso che l'ho sempre invidiata: freddolosa come sono piacerebbe anche a me chiudere con l'inverno adesso, peccato che aprirei alla polmonite doppia. Certo, la mia amica soggiungeva subito dopo "Però non so se l'inverno ha chiuso con me", ma restava il fatto che da quel momento lei cominciava ad alleggerire l'abbigliamento, mentre io in questa stagione continuo a imbacuccarmi in bei maglioni caldi, avvolgenti e pesanti. 

E parallelamente ai maglioni, le mie cene continuano ad avere le zuppe come piatto forte, specialmente quelle profumate di spezie come questa. Si può preparare sia a partire dai ceci in scatola, il che velocizza di molto le cose, sia a partire da ceci secchi, ammollati e poi lessati. Io ho fatto entrambe le versioni, anche perché tengo sempre in casa dei ceci secchi.

Di questa zuppa, preparata per lo Starbooks di gennaio, mi aveva incuriosito l'uso della cannella e sapete una cosa? Ci sta benissimo e richiama, curiosamente, il sapore dell'aglio arrostito.

sabato 27 gennaio 2024

Chili al cioccolato per il Club del 27

 


Come di consueto, il Club del 27 in gennaio segue l'indicazione del Veganuary, una sfida a mangiare vegano per un mese. Anche quest'anno abbiamo scelto un libro di Katy Beskow, 15 Minutes Vegan Comfort Food, e ci siamo sbizzarriti a provarne le ricette. Se volete dare un'occhiata ai piatti preparati dai colleghi del Club (e ve lo consiglio vivamente!) andate a questo link e preparatevi a sbavare sulla tastiera. 

La ricetta che mi è balzata subito agli occhi e che non ne ha voluto sapere di abbandonarmi, è stata la versione vegana del Chili con carne, un grande classico della cucina messicana. Ovviamente la versione vegana non poteva contenere la carne, ma mi hanno colpito le spezie unite a cacao e cioccolato fondente, in una salsa che ricorda moltissimo il mole poblano, dove il peperoncino chipotle è stato sostituito dalla paprika forte affumicata e dal peperoncino di Cayenna.

L'Autrice assicura che la profondità di sapore è la stessa di un Chili che ha sobbollito per diverse ore; io dal canto mio, ho modificato leggermente il procedimento allungandone i tempi, per assicurarmi di avere proprio quella profondità e complessità. Questo ha comportato cucinare in 25 minuti anziché 15, ma io non avevo fretta. 😅 Indicherò tuttavia nelle note il procedimento dell'Autrice, in modo che anche i frettolosi possano replicare il piatto.

In sostanza, anche se mi sono guardata bene dal seguire il Veganuary anche quest'anno, ho comunque consumato diversi pasti vegani - cosa che del resto faccio normalmente tutto l'anno nel corso della settimana.

Ecco a voi la ricetta:

lunedì 11 dicembre 2023

Burro di mele speziato allo sciroppo d'acero

 


I regali golosi sono a mio avviso tra i più apprezzati, specialmente se fatti amorevolmente con le proprie mani. Io adoro riceverli e adoro pure farli: trovo che il tempo e il lavoro impiegati per prepararli siano un valore aggiunto, un affetto che raggiunge gli amici a cui vengono donati e che viene percepito dal primo boccone all'ultimo.

Questo burro di mele è stato per me un'autentica rivelazione: preparato per la prima volta in occasione del Club del 27 di marzo, dove regalava dolcezza a un goloso Duch Baby, l'ho tenuto a mente per i regali di Natale. 

Dal momento che contiene meno zuccheri delle confetture, il burro di mele si presta benissimo ad accompagnare piatti dolci o salati: ottimo sui pancake o nell'impasto di torte e muffin, si accompagna egregiamente anche ai formaggi di media stagionatura; se ne può aggiungere una cucchiaiata o due al sugo di arrosto di maiale, oppure può essere mischiato al ripieno dei cheesecake o ancora aggiunto al gelato; qualche cucchiaiata messa qui e là nello strudel gli darà un sapore speciale. Scatenate la fantasia e sperimentate, non resterete delusi!


venerdì 24 novembre 2023

Fondo bruno vegetale

 


Di regola non è saggio pubblicare più volte la stessa ricetta su un blog; talvolta però, è la natura stessa della ricetta a renderlo necessario; in questo caso si tratta di una base di cucina a mio avviso essenziale e che merita davvero un post a parte.

Sapete già quanto ami fondi e brodi; quello che vi propongo oggi è un fondo bruno vegetale adatto a qualsiasi zuppa, vegetale e non, cui donerà una complessità di sapore davvero unica. Preparatelo e surgelatelo per averlo pronto quando ne avete bisogno: non ve ne pentirete di certo.


lunedì 26 giugno 2023

Frittelle di zucchine per tutti, ma proprio per tutti!

 


Io non sono tipo da frittelle di verdure, forse perché non avverto il bisogno di "mascherare" le verdure per poterle mangiare o far mangiare. In 13 anni di blog ho pubblicato solo due ricette di frittelle di verdure: quella della sfida MTC del Kaki Age e le frittelle di porri di Yotam Ottolenghi. Se ho pertanto deciso di pubblicare qui questa ricetta, è perché da quando l'ho preparata la prima volta, un mese fa, non ho fatto che farla e rifarla.

Sarà che è la stagione delle zucchine, sarà perché mi sono state regalate delle zucchine da una coppia di conoscenti che ha l'orto ed è inondata da tali ortaggi, ma soprattutto sarà perché la ricetta mi è piaciuta veramente tantissimo ed è facile, veloce e leggera, fatto sta che queste frittelle compaiono sulla mia tavola almeno una volta alla settimana. L'ultima volta che le ho fatte, non avendo voglia di star dietro alla frittura, le ho cotte in forno e mi sono piaciute ancora di più: nelle note alla ricetta ho scritto come procedere.

Hanno anche il pregio non indifferente di essere senza glutine, senza uova e senza latticini, e quindi sono perfette anche per gli intolleranti a tali alimenti (non per niente sono state chiamate dalla loro Autrice free for all). 

E per completare la lista dei loro pregi, rispetto alle classiche ricette che prevedono di grattugiare la polpa delle zucchine e strizzarla in un panno pulito, qui si sfrutta proprio la loro acqua, così ricca di sali minerali, per aiutare a legarle. La farina usata infatti è quella di ceci, che quando assorbe umidità si comporta in modo simile all'uovo (è per questo che l'acqua di cottura dei ceci, detta aqua faba, può essere usata per fare le meringhe). Che altro chiedere a delle umili frittelle di verdura?

lunedì 6 febbraio 2023

Zuppa di lenticchie rosse al curry

 


Quando l'anno scorso, in occasione del Club del 27 di gennaio, Ilaria ci ha proposto di realizzare alcune ricette tratte dal libro The Weekday Vegetarians di Jenny Rosenstrach, ho puntato immediatamente gli occhi su questa zuppa. Era per me l'anno della lenticchia rossa, così buona, nutriente e dalla cottura veloce; in più mi dava modo di consumare l'olio di cocco, di cui avevo in casa un bel barattolone e che non usavo molto spesso.

Il risultato, molto buono al palato, era però bruttino a vedersi, e date le mie scarse capacità di fotografa mi ero scusata con Ilaria, dicendole che non avrei partecipato per motivi di fotogenicità. 

Da allora questa zuppa mi ha fatto compagnia in molte serate invernali, complice anche la facilità e rapidità di realizzazione, e continuo a prepararmela ancora adesso. L'olio di cocco impartisce un aroma delicato senza coprire gli altri ingredienti, il curry Madras regala i suoi sapori deliziosi, mentre lo zenzero rinfresca il palato e si unisce alla sinfonia del curry creando una zuppa saporita e molto particolare. 

A un certo punto mi sono detta che dovevo trovare il modo di fotografarla e mi sono messa di impegno: una ricetta così doveva per forza entrare in questo blog!

venerdì 27 gennaio 2023

Shakshuka di melanzane con yogurt al peperoncino

 

E' da diversi lustri che sentiamo in tutte le salse appelli a diminuire il consumo di carne, specialmente la carne rossa, accompagnati all'invito ad aumentare il consumo di verdura e frutta. Dal 2014 il mondo vegano ha fatto un ulteriore passo in questa direzione, lanciando a livello mondiale Veganuary, la sfida a mangiare vegano per tutto il mese di gennaio, e se possibile a estendere tale tipo di alimentazione al resto dell'anno. 

Personalmente, detesto gli eccessi e le imposizioni dall'alto (confesso che sono stata tentata di pubblicare ai primi di gennaio la ricetta delle lasagne al ragù): dieci anni fa avevo un'amica celiaca che cercava di convincere tutti quelli che incontrava a mangiare gluten-free, adesso si cerca di promuovere a tutti i costi la dieta vegana, senza nemmeno approfondirne tutte le conseguenze, fisiologiche ed economiche. Non è questo il luogo né il momento di aprire una discussione approfondita sul tema: mi limiterò a dire che mi trovo molto più a mio agio con i flexitariani, che seguono un regime alimentare prevalentemente vegetale, ma concedendosi anche alcuni cibi di derivazione animale.

Intendiamoci, io nutro il massimo rispetto per chi decide di seguire una dieta vegana per motivi etici; quello che mi disturba è il loro costante tentativo di proselitismo. Io amo molto la carne, ne consumo parecchia e non ho intenzione di cambiare (la dieta vegana sta a me come la Corazzata Potemkin sta al Ragionier Fantozzi). Devo però dire che l'argomento più convincente finora lo ha trovato in questi giorni l'Unione Europea: piuttosto che mangiare larve e insetti, potrei perfino prendere in considerazione questo regime alimentare.

Della sfida di Veganuary voglio comunque cogliere il lato positivo, cioè l'invito ad aumentare il consumo di verdure nella vita di tutti i giorni. Al Club del 27 di questo mese abbiamo raccolto questa sfida, e ho voluto preparare una versione vegana della deliziosa Shakshuka (astenersi vestali della stagionalità, per favore).

Mi ha fatto sorridere l'aggiunta del peperoncino nello yogurt: la funzione dello yogurt è quella di rinfrescare il palato diminuendo la sensazione di piccantezza, quindi metterci il peperoncino è un po' un controsenso: se "soffrite" il piccante, omettetelo. Più che Shakshuka, io la chiamerei Peperonata piccante con ceci e melanzane. E' comunque buonissima e la rifarò, magari quando le melanzane saranno tornate di stagione.

Seguendo questo link troverete le altre ricette vegane realizzate dai membri del Club del 27.


lunedì 10 ottobre 2022

Maghmour: la moussaka libanese

 

Il mese scorso su Starbooks abbiamo recensito e testato lo splendido libro Nistisima, di Georgina Hayden. Confesso che quando con la squadra è stato decretato che avremmo riaperto l'anno gastronomico con un libro sulla cucina vegana, sono stata tutt'altro che entusiasta: lo stesso termine vegano mi evoca una serie di persone che divide il mondo in vegani e cattivi. Poi però ho cominciato a sfogliarlo e ho visto storie e ricette di tutto rispetto, in un racconto affascinante che mi ha catturata. C'è voluta la sapiente penna di Alessandra per mettere in luce le ragioni di tanto fascino (leggete la sua introduzione al libro e la sua magistrale conclusione), fatto sta che quando è giunta l'ora di mettermi ai fornelli, l'ho fatto con il consueto entusiasmo.

Certo, mentre segnavo su un foglio tutte le ricette che avrei voluto provare, mi sono sorpresa a domandarmi quando sarebbe arrivata una bella ricetta di carne (!), per sorridere subito dopo per la castroneria che avevo appena pensato, ma questo libro mi ha riconciliata con la cucina di magro, che tanta parte ha nella tradizione culinaria del bacino del Mediterraneo.

La ricetta che vi presento oggi - in ottobre possiamo gustarci le ultime melanzane di stagione - è uno stufato libanese di melanzane e ceci, il maghmour, che in loco è chiamato anche moussaka. Georgina Hayden ci fa però notare che esistono diverse versioni della moussaka in tutto il Medio Oriente, in cui l'elemento proteico del piatto cambia secondo il Paese. In Libano la moussaka è uno stufato a base di melanzane e pomodori con i ceci come proteina, in Turchia troviamo lo stesso stufato ma con la carne che sostituisce i ceci, in Grecia gli stessi ingredienti della ricetta turca vengono però disposti a strati e ricoperti con besciamella e nei Balcani la ricetta è quasi uguale a quella greca, ma le patate sostituiscono le melanzane.

E' proprio il meticoloso lavoro di ricerca, unito alla bontà delle ricette proposte, che mi ha fatto amare questo libro; va anche detto che il giorno dopo, quando i sapori sono ben amalgamati, questo stufato di verdure ricorda molto nel sapore la celeberrima moussaka greca. E' un piatto che ho già rifatto, perfetto per una cena autunnale.

lunedì 6 dicembre 2021

The Ultimate Gløgg

 


Il gløgg altro non è che la versione scandinava del nostro vin brulé: del buon vino rosso (magari "spinto" da un goccio di liquore) scaldato insieme al una miscela di spezie e bevuto caldo. Una bevanda gradevole e profumata, deliziosa durante la stagione fredda e semplicemente magica nel periodo di Natale. 

Ne avevo pubblicato anni fa una versione danese, dove si aggiunge al vino rosso l'estratto per gløgg, ma negli anni non ho smesso di cercare la mia versione ideale. Credo di averla trovata nella versione svedese della ricetta, che prevede oltre al vino rosso anche la spinta alcolica e aromatica di Porto e Brandy; in Norvegia usano invece l'acquavite, liquore derivato dalle patate e aromatizzato con aneto, semi di finocchio o coriandolo, ma se devo essere sincera il Porto e il Brandy mi attiravano di più. 

Questo per me è "the ultimate gløgg", il gløgg definitivo: mi ha conquistata proprio perché la spinta alcolica è bilanciata dai profumi del Porto e del Brandy, che si sposano meravigliosamente con le spezie e con le mandorle e l'uvetta che si mettono tradizionalmente in ogni bicchiere di gløgg che si rispetti.

Adesso che, con le dovute cautele, ci si può trovare con gli amici per salutarsi in vista delle festività natalizie, non posso che invitarvi a provarlo!

lunedì 15 novembre 2021

Shatta (conserva levantina di peperoncini piccanti)

 


Ho già scritto più volte che Falastin di Sami Tamimi è stato il libro a cui mi sono più ispirata per la cucina di tutti i giorni, nell'ultimo anno. Non passa settimana che non prepari qualche piatto tratto da lì, e uno degli ingredienti che spesso figurano in quelle ricette come accompagnamento è proprio lei, la shatta (ad esempio nel kebab di agnello a bassa temperatura). 

Si tratta di una conserva levantina di peperoncini piccanti, e se nei Paesi di cui è originaria vi è la distinzione tra shatta rossa e shatta verde, io non mi sono posta il problema e ho usato quelli che ho trovato, mischiandone i colori. 

La shatta è presente in ogni tavola palestinese, e grazie alla sua piccantezza taglia i cibi più grassi e dà carattere a quelli più blandi. Si accompagna bene a uova, pesce, carne e verdure. Io la uso anche in ricette dove sono richiesti peperoncini piccanti: mi risparmia di doverli andare a comprare, lavare e tritare, visto che li ho già pronti per l'uso in frigo.

Si tratta di un prodotto leggermente fermentato, quindi il barattolo dove sarà conservato deve essere sterilizzato. Una volta pronta, la shatta si conserva in frigo fino a 6 mesi; l'olio si solidificherà e tenderà a separarsi per effetto del freddo, quindi prima di usarla è buona norma dare una bella mescolata prima dell'uso. 

lunedì 12 luglio 2021

Tabbouleh


"So della tua antipatia per il prezzemolo ed è un peccato, perché l'insalata citata è buonissima!". Questo commento, lasciatomi dall'amica Stefania a proposito dell'insalata araba mi è tornato in mente, quando gironzolando per la rete mi sono imbattuta nella ricetta del Tabbouleh. Ero alla ricerca di una ricetta freschissima da consumare in questa torrida estate, e ho deciso di fare un salto nel buio e provare. E' stato un vero e proprio atto di fede, visto che il sapore del prezzemolo in genere mi dà fastidio, ma sono stata felicissima di averlo fatto.

In Palestina c'è un detto, secondo cui una donna che sa fare il Tabbouleh sarà una buona moglie. Probabilmente il detto si riferisce alla pazienza che ci vuole per tritare finemente a mano tutto quel prezzemolo, visto che le scorciatoie lo rovinerebbero irrimediabilmente rendendolo acquoso e floscio, ma vale veramente la pena di farlo: il risultato è davvero buonissimo, fresco e appetitoso. Non so dirvi né come, né perché, ma la massiccia presenza di prezzemolo non mi ha infastidito per niente, e anzi ha contribuito a smorzare la pungenza della cipolla. Di solito quando nelle insalate è presente la cipolla, io dopo ne avverto il sapore in bocca per ore. Nel Tabbouleh invece l'avverto a malapena, e sicuramente non la sento più dopo averlo mangiato.

Insomma, provatelo e non ve ne pentirete: le vostre cene estive non potranno che guadagnare da questo freschissimo piatto! L'unica raccomandazione che mi sento di fare, è di affilare molto bene il coltello prima di cominciare, e di rifare il filo alla lama a metà operazione: è infatti essenziale triturare in modo netto le foglie di prezzemolo e menta, senza schiacciarle per non estrarne il succo, rovinandole.

lunedì 15 marzo 2021

Sambal Oelek


Dovevo preparare una ricetta per la rubrica quotidiana Keep Calm and What's for Dinner?, e uno degli ingredienti della ricetta assegnatami era il Sambal oelek, una salsa usata nella cucina indonesiana e malese, piccante, speziata e agrodolce; si può trovare nel reparto etnico dei supermercati. Io però non l'ho trovata, e piuttosto che fare l'ennesimo acquisto su Amazon ho preferito cercare la ricetta su internet e farmela in casa. 

In realtà esistono diversi tipi di Sambal in Indonesia e Malesia, ognuno caratterizzato da maggiore o minore speziatura, qualcuno usa perfino i peperoncini fritti; il Sambal Oelek (o Ulek) è la versione base. Il suo nome deriva dal pestello (ulek) usato nei Paesi in cui è nata, dove la lavorano al mortaio un po' come si fa da noi col pesto. La grafia oelek è quella olandese, che ho adottato perché mi è sembrata quella più comunemente usata.

La sua funzione è quella di aggiungere una nota piccante ai piatti, e secondo la ricetta che si segue per prepararla dona maggiore o minore complessità aromatica. E' molto versatile e può essere usata sia per i secondi piatti saltati in padella (siano essi di carne o di pesce), sia per dare una spinta in più alla carne grigliata, etc. Sperimentatene l'uso in diversi piatti: ve ne innamorerete.

Come faccio spesso quando non conosco una ricetta, ne confronto diverse e poi creo la mia versione, prendendo elementi dall'una e dall'altra. Certo, se l'avessi acquistata on line avrei risparmiato tempo e forse denaro, ma volete mettere la soddisfazione?

lunedì 21 dicembre 2020

Bière Brûléé

 


Era circa metà ottobre quando mi è stato chiesto, per un progetto di lavoro, di ideare un menù di Natale che prevedesse l'abbinamento cibo-birra, e come potrete immaginare mi ci sono buttata a capofitto. Circa un mese dopo sono cominciati i lavori su MagAboutFood per A Hug in a Mug, dove ho visto una preparazione simile... a dimostrazione del fatto che davvero non inventiamo nulla, e che quella che credevo un'idea originale era in realtà già stata pensata da altri, in altri Paesi, eoni prima che ci pensassi io. 😂

Per l'aperitivo con gli amici, anche solo virtuale, avevo immaginato il corrispettivo del vin brûlé, fatto però con la birra: una Bière Brûléé, per l'appunto. Tra le tante birre presenti nel portafoglio prodotti ne ho scelte tre e dopo vari assaggi ne ho selezionata una, Birra Moretti Grand Cru, su cui mi sono messa a studiare il giusto mix di spezie. Si tratta di una Ale italiana dal bouquet ampio e articolato, con note fruttate che ricordano l’albicocca e gli agrumi canditi; in chiusura sono chiaramente percepibili una leggera nota speziata e note calde di miele, ed è stata proprio questa nota finale convincermi a studiare un mix di spezie che la valorizzasse, nella versione brûléé. 

Se volete provare a replicare la ricetta, vi raccomando di usare la stessa birra: tenete conto che non tutti gli Stili birrari sono adatti ad essere trasformati in Bière Brûléé, e che occorre fare diverse prove e assaggi per trovare un mix adatto a ciascuna birra. 

Io l'ho accompagnata con una ciotola di frutta secca mista, che ho tostato brevemente in padella insieme a un pizzicone di sale, peperoncino in polvere e paprika dolce.

Con questa ricetta voglio augurare a tutti voi un sereno Natale, speriamo in compagnia di almeno qualcuno dei vostri cari se non tutti, e un 2021 ricco di pace e di soddisfazioni (e povero di Covid).