Che il gazpacho in tutte le sue varianti (incluso quello ai lamponi di Marika, che non ho mai fotografato ma che prima o poi comparirà anche su queste pagine) sia la mia zuppa estiva preferita non è certo un mistero. Tuttavia, quando ho poco tempo oppure non ho tutti gli ingredienti in casa ricorro al salmorejo, tipico della città di Cordova, che prevede tra i suoi ingredienti solo pomodoro, aglio, olio extravergine di oliva, aceto e pane raffermo; viene servito freddo ma non ghiacciato, accompagnato da uovo sodo e jamòn serrano (la migliore alternativa nostrana è il San Daniele) ed è molto più denso del gazpacho.
Le origini del Salmorejo Cordobès sono molto antiche: pare che fosse conosciuto anche dagli antichi romani, che in alcuni scritti descrivono delle zuppe contadine andaluse di composizione molto simile alla primissima versione del salmorejo, a base di formaggio, aglio, sedano, ruta, coriandolo e aceto pestati al mortaio fino a ridurli in crema.
Con il tempo la ricetta si è evoluta e fino al 600 sotto il nome di salmorejo si serviva una salsa di accompagnamento alla selvaggina preparata con aglio, olio, aceto, sale, pepe e acqua. Con l’arrivo del pomodoro dalle Americhe, e passato il periodo di inevitabile diffidenza verso questo ortaggio inizialmente considerato una pianta ornamentale, il salmorejo comincia ad assumere la fisionomia attuale e da salsa di accompagnamento diventa la zuppa fredda che conosciamo oggi.
Si tratta senza dubbio un cibo povero della cosiddetta cucina di recupero, di origini contadine. Oggi però è considerato un piatto di tradizione che in Spagna è più diffuso del cugino gazpacho, con il quale non va confuso: la sua consistenza molto più densa, unita alla sua maggiore digeribilità, ne fanno un piatto completamente a parte.
Il pane che tipicamente si usa a Cordova per preparare il salmorejo è la telera, un pane a lievitazione naturale la cui forma ricorda il copricapo dei matadòr. Un buon pane casereccio, anche di grano duro, è un'ottima alternativa.
Come per tutti i piatti semplici, la qualità degli ingredienti è fondamentale: scegliete dei pomodori San Marzano maturi ma sodi, un buon pane casereccio raffermo e privato della crosta, dell'ottimo aceto e il miglior olio extravergine di oliva su cui riusciate a mettere le mani, ed avrete un pranzo da re!
2 piccoli spicchi d'aglio
30 ml di aceto (io per queste preparazioni preferisco quello rosso)
100 ml di olio extravergine di oliva
100 g di pane casereccio raffermo senza crosta
½ cucchiaino* di sale grosso
2 uova medie
2 fette di jamòn serrano o prosciutto crudo di San Daniele
Far rassodare le uova tuffandole per 10 minuti in acqua a bollore, quindi farle raffreddare sotto il getto dell'acqua fredda e sgusciarle.
Ammollare il pane in acqua.
Lavare i pomodori, tagliarli in quarti e metterli nel boccale del frullatore (va bene anche quello a immersione) insieme ad aglio, aceto, sale e olio. Frullare bene, quindi unire il pane strizzato e continuare a frullare fino a ottenere una crema molto densa e omogenea. Assaggiare e regolare il condimento aggiungendo, secondo il proprio gusto, altro sale, aceto, olio o aglio.
Buonoooooo ho timore solo pomodoro ma pareggio con il pane. Da fare. Buone vacanze cara Mapi riposati un abbraccio.
RispondiEliminaGrazie Edvige, buone vacanze anche a te! Un abbraccio.
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