lunedì 22 settembre 2025
Oum Ali (pudding egiziano)
lunedì 1 settembre 2025
Brioches al formaggio spalmabile e lamponi
A dire il vero queste brioches avrebbero dovuto chiamarsi Brioches al formaggio spalmabile e rabarbaro, senonché io e il rabarbaro abbiamo un rapporto tormentato: non lo trovo nei punti vendita vicino a casa o all'ufficio, cosicché cinque anni fa, andando in serra, ne ho comprate tre piantine. Dicevano che sarebbero state pronte per il raccolto dopo un paio di anni e io le ho coltivate assiduamente con cura; il terzo anno però erano ancora piccoline e i gambi erano sottili e verdi. Il quarto anno le piante si sono ridotte a due: una non aveva superato l'inverno, ed erano ancora troppo piccole per poter essere usate. Quest'anno è rimasta una pianta sola e finalmente i gambi erano delle dimensioni giuste, ma rimanevano verdi e troppo aspri. Ne ho raccolti due, ma ho ritenuto che fossero inutilizzabili per questa o per qualsiasi altra ricetta. E a quel punto ho deciso di mollare la spugna e usare i lamponi al posto del rabarbaro. Ho preparato queste brioches a fine giugno, e la pianta di rabarbaro rimasta ha cominciato a dare segni di sofferenza (o insofferenza?). A questo punto, credo che sia stata messa la parola fine alle mie speranze di avere del rabarbaro a disposizione. 😅
Dissertazioni rabarbaresche a parte, questa ricetta aveva lo scopo di svuotarmi la dispensa prima della partenza per le ferie, facendomi consumare la farina manitoba che mi era rimasta. La base di queste brioches è simile a quella dei famosi panini al latte giapponesi e richiede il Tang Zhong o Water Roux (Milk Roux sarebbe più appropriato, in questo caso). Il ripieno è una crema a base di formaggio spalmabile (il Philadelphia, per intenderci) e il rabarbaro o i lamponi danno quella nota acidula che pulisce il palato e valorizza la dolcezza e la cremosità del tutto.
Come tutti i lievitati non sono certo veloci, ma regalano una grande soddisfazione. E poi è davvero piacevole accendere il forno quando le temperature cominciano a rinfrescare.
lunedì 21 luglio 2025
Torta invisibile alle mele, lamponi e burro di arachidi
I gateaux invisibles o torte invisibili, sono tipici della tradizione dolciaria popolare francese; mentre non è possibile dare un nome al suo inventore, non è difficile capire il motivo del nome: la quantità di frutta è tale, da nascondere l'impasto della torta che la tiene insieme. Si tratta in sostanza di mele o altra frutta a polpa soda, tagliata a lamelle sottilissime e immersa in una pastella da clafoutis, che tiene insieme il dolce.
Tipicamente, le torte invisibili sono fatte con le mele, ma non è raro trovare torte invisibili di pere, mango e ananas; anzi, negli ultimi anni sono state sviluppate pure delle versioni salate facendo uso di zucchine, patate, etc. L'importante è che l'ingrediente principale sia sufficientemente sodo da poter essere tagliato in fettine sottili un millimetro o poco più, senza sfaldarsi mentre viene mescolato (molto delicatamente) con la pastella.
La versione che ho deciso di realizzare oggi contempla, oltre alle mele, i lamponi; e siccome uno dei complementi ideali dei lamponi è il burro di arachidi, questo sostituisce il burro fuso nell'impasto.
E' una torta che si gusta praticamente senza sensi di colpa: pochissimo zucchero rispetto alle torte tradizionali e tanta, tanta buona frutta. Non per niente, il sottotitolo del libro è "maxi fruits, mini sucre": tanta frutta e poco zucchero.
lunedì 4 novembre 2024
Scones
Preparare la clotted cream e ripensare ai miei soggiorni a Cambridge da ragazza, è stato un tutt'uno. Il tè da Auntie's con Sidonie, la mia compagna di stanza, era un rito di fine giornata irrinunciabile: eravamo due studentelle squattrinate e quel tè era una soluzione economica che riempiva lo stomaco a sufficienza, risolvendo la cena. E poi adoravamo l'atmosfera del Tea Shop, i suoi dolci, le teiere colme di tè fragrante e soprattutto loro, gli scones, che spalmavamo generosamente di clotted cream su cui stendevamo un altro generoso strato di confettura alle fragole o ai lamponi.
Era il momento in cui ci si rilassava, si godeva di buon cibo e buona compagnia, e ci si ripercorrevano i passi della giornata, commentandoli e discutendoli.
Ancora una volta, è stata Sarah di Curious Cuisinière a fornirmi la ricetta perfetta, insieme a un paio di trucchi e a un post estremamente informativo su cosa sono e cosa non sono gli scones, e quando si consumano in Gran Bretagna (non a colazione, bensì con il cream tea a metà mattina o con l'afternoon tea - e di regola non con l'high tea, che prevede più canapè salati).
E' bastato il primo boccone a riportarmi ai miei vent'anni e all'atmosfera di allora, ai miei sogni e alle mie aspettative sulla vita: mi sono sentita come Proust quando ha addentato quella madeleine.
lunedì 28 ottobre 2024
Muffin ai lamponi per il Club del 27
Il Club del 27 ha riaperto i battenti e questo mese tratta il libro Petits Gâteaux di Frédéric Anton e Christelle Brua, una deliziosa collezione di dolcetti da servire a tutte le ore del giorno e, perché no, da sgranocchiare anche come piccolo peccato di gola notturno.
Le proposte erano tante e, manco a dirlo, una più golosa dell'altra. Io ho scelto dei semplici muffin ai lamponi perché cercavo qualcosa da mangiare a colazione. Adoro i lamponi, i miei frutti rossi preferiti, quindi la scelta è stata facile. Certo, mi hanno tentata anche quelli alla mela col crumble e c'erano dei biscottini con la banana e il burro di arachidi che mi chiamavano a gran voce. E poi c'erano le madeleine al pistacchio, e... insomma, se volete dare un'occhiata alle altre golosità preparate dai colleghi del Club, che prima o poi saranno mie, guardate qui. Io declino ogni responsabilità sulla modifica del vostro giro vita. 😆
Insomma, il Club del 27 ha colpito ancora!
lunedì 22 gennaio 2024
Bundt Cake al limone e basilico
Ci sto prendendo gusto con i Bundt Cake, anche troppo: ho giurato a me stessa che questo è l'ultimo dolce che preparo fino all'estate (ma non so se riuscirò a mantenere questo impegno con me stessa), perché altrimenti rischio di lievitare come un panettone.
Il fatto è che sfogliando il libro di Chrysta Wilson mi sono imbattuta in una serie di abbinamenti veramente intriganti, anche se non del tutto nuovi, e ho deciso di lasciarmi tentare da questo. L'occasione è stato un ritrovo tra amici, e non lo vuoi portare un dolcetto da condividere insieme? 😇
Ecco, questa è stata a un tempo la scusa e il mio limite: perché la ricetta originale prevedeva di tritare il basilico, lasciarlo in infusione nel latte e poi metterlo nell'impasto; io ho temuto il lato più "tradizionalista" del gruppo e ho deciso di eliminare il basilico con un colino, dopo l'infusione (che è durata un pochino di più dei 10 minuti previsti in ricetta: circa mezz'ora), però ne ho riportato l'aroma nella ghiaccia, cosa che la ricetta non prevedeva.
"Questo è l'ultimo della stagione, poi fino a giugno non se ne parla", mi sono detta. Se riuscirò a trattenermi, lo scopriremo solo vivendo.
lunedì 15 gennaio 2024
Cornetti alla confettura di rose (Cornulete cu dulceata de trandafiri)
Proseguo con lo Sweet Tooth January, segno evidente che non ne voglio sapere di tornare a dieta, dopo gli stravizi delle feste da poco trascorse. 😆
Avevo in casa un vasetto di confettura di petali di rose - rigorosamente comprata - e mi sono detta che era giunto il momento di farlo fuori, capite bene che per amore di un doveroso svuota-dispensa è davvero necessario rimandare la dieta per un altro po'.
Ho preparato questa ricetta per Starbooks nel marzo dello scorso anno e mi era piaciuta così tanto che ho voluto replicarla, aumentando però le dosi dello zucchero e aggiungendo un pizzico di sale.
Se provate questi biscotti fatemi sapere che cosa ne pensate!
lunedì 8 gennaio 2024
Bundt Cake alla vaniglia
Buon 2024 a tutti!
Per il nuovo anno ho deciso di uscire dalla mia Comfort Zone, quella dei fondi e dei piatti salati, e aprire le pubblicazioni con un dolce. "Tutto qui? Un dolce semplice, per giunta!", diranno alcuni di voi, e avrebbero ragione: i Bundt Cake sono ormai dei classici in tantissime cucine, eppure a casa mia approdano oggi per la prima volta. Cucino raramente i dolci, meno che mai le torte (sono più un tipo da pasta frolla) e credetemi, valutare l'equilibrio di una ricetta di torta non è facile per me. Però avevo acquistato un paio di anni fa due stampi da Bundt, e ho deciso che era giunta l'ora di inaugurarli.
Insieme allo stampo ho voluto acquistare un libro di ricette, e ho optato per quello di Chrysta Wilson, fondatrice e proprietaria di Kiss My Bundt (un nome geniale!), che dà il nome al libro.
I Bundt Cake vengono rifiniti con una semplice ghiaccia reale o con le sontuose creme al burro e formaggio cremoso, aromatizzate e arricchite in vario modo. Io ho voluto tenermi sulla strada della semplicità e ho optato per la ghiaccia, ma in futuro conto di sperimentare anche le creme.
Una curiosità: il nome Bundt deriva dal tedesco Bund, comunità: la t finale è stata aggiunta dalla Nordic Ware, prima produttrice di tali stampi, per poter registrare il marchio. Mi piace molto pensare a questi dolci come a qualcosa da condividere con tanti altri, per l'appunto con una comunità.
martedì 2 maggio 2023
Poale-n-brau - grembiuli sollevati (brioche moldave farcite con crema di formaggio)
Ho preparato per la prima volta queste brioche farcite a metà febbraio per lo Starbooks di marzo, quando abbiamo recensito Tava, l'ultimo libro di Irina Georgescu. Da allora le ho rifatte molte volte, da tanto mi sono piaciute. Le rare volte che mi concedo una brioche, la scelgo sempre alla crema: sono in assoluto le mie preferite, adoro la consistenza vellutata della crema pasticciera che contrasta con la sfoglia del croissant; queste brioche hanno un ripieno cremoso, anche se molto più asciutto: quanto bastava per attirare la mia attenzione.
Il loro nome, dice l'Autrice nell'introduzione alla ricetta, significa grembiuli sollevati. Gli abiti tradizionali rumeni prevedono che si porti un ampio grembiule riccamente ricamato sopra una gonna semplice, e le donne spesso ne sollevano una cocca infilandola nella cintura, per potersi muovere più agevolmente. La piegatura di queste brioscine ricorda un po' l'angolo di tessuto infilato nella cintura.
La farcia è costituita da una crema poco dolce a base di un formaggio tipico rumeno, il Brânză de vaci, che è una via di mezzo tra i fiocchi di latte e una ricotta molto asciutta e leggermente fermentata. Io l'ho trovato nel minimarket rumeno vicino casa, ma può essere sostituito con della ricotta molto ben scolata e aumentando leggermente la quantità di semolino nel ripieno. Se cercate in rete, trovate le ricette per farlo in casa. Ha un aroma particolare e mi è piaciuto molto.
Ho preparato questo dolce anche in versione torta aumentando notevolmente le dosi della crema, perché quelle della ricetta sono appena sufficienti per farcire 16 brioche singole: è venuta davvero buona, anche se le monoporzioni sono molto più facili da gestire. Siccome dimezzare le dosi dell'impasto mi veniva più complicato, ho preferito ricavarne due torte del diametro di 20 cm. Nelle note scrivo le dosi che ho usato per la crema.
lunedì 27 marzo 2023
Dutch Baby alle doppie mele per Il Club del 27
lunedì 27 febbraio 2023
Muffin al cioccolato, pistacchi e Philadelphia per il Club del 27
Per l'appuntamento di febbraio, il Club del 27 ha scelto di realizzare alcune ricette tratte da The Chocolate Addict's Baking Book di Sabine Venier. L'Autrice ha dedicato un intero libro agli amanti di quel nettare degli dei che è il cacao, con tante ricette sfiziose, dalle più semplici alle più complesse, per soddisfare tutti i palati.
Complice una cronica mancanza di tempo, ho scelto di fare questi muffin; da un lato avevo già la maggior parte degli ingredienti in casa, e dall'altra ero curiosa di provare una ricetta che contenesse, tra gli ingredienti dell'impasto, del formaggio cremoso.
Io ho dimezzato le dosi perché possiedo una sola teglia da muffin, ma se ne avete due procedete pure con la dose intera, e non ve ne pentirete!
Per vedere le altre meraviglie realizzate dai colleghi del Club del 27, cliccate qui: sono una più golosa dell'altra!
lunedì 20 febbraio 2023
Ebelskivers alla confettura di rose
Gli ebelskivers (o aebleskivers) sono dei pancakes danesi di forma tondeggiante, che vengono cotti in un'apposita padella dotata di incavi. Ho comperato la padella tanti anni fa durante un viaggio negli USA, ma non l'ho usata molto spesso; eppure gli ebelskivers non sono difficili da fare, e si prestano sia alle versioni dolci, sia a quelle salate.
L'occasione, a questo giro, è venuta da una telefonata improvvisa di mia madre, venerdì sera: domenica (ieri) sarebbero venuti a pranzo da lei uno dei miei fratelli e sua moglie. Ovviamente questo significava una "chiamata alle armi" di tutta la famiglia, visto che li vediamo pochissimo e siamo molto legati. Mamma, a differenza del solito, non aveva scorte in freezer e mi ha chiesto aiuto per un dolce. Non ero messa benissimo neppure io, a causa di una serie di impegni presi per sabato che non mi avrebbero permesso di preparare un dolce canonico in anticipo, così ho deciso di andare di "finger sweet": di recente mi era capitata sott'occhio la succitata padella, così ho pensato di preparare degli ebelskiver e di farcirli con una confettura di rose che avevo trovato in un mini market etnico vicino casa mia.
Sono particolari, molto buoni e delicati, e anche al resto della famiglia sono piaciuti parecchio: i pochi che sono avanzati, sono stati portati via dai commensali per gustarli a merenda, o il mattino dopo a colazione.
lunedì 13 febbraio 2023
Khameer (Muqasqas)
I Khameer o Muqasqas sono dolci tradizionale yemeniti, il cui nome cambia a seconda delle regioni. Muqasqas deriva dal verbo arabo qassa (tagliare), perché la pasta si taglia a piccoli pezzi e in diverse forme, prima di friggerla. Khameer invece deriva da khameera (lievito), poiché la quantità di questo è la chiave della buona riuscita del dolce. In Yemen vengono serviti a colazione, insieme al tè (rosso o nero) di Aden, infuso anche con cardamomo e/o chiodi di garofano, ma si mangiano anche durante l'iftar (pasto della rottura del digiuno) durante il mese di Ramadan.
Esiste anche un pane (flatbread) tipico degli Emirati Arabi Uniti chiamato Khobz Al Khameer, che prevede l'uso di semi di nigella e zafferano, il cui impasto è molto simile a quello di questi dolcetti fritti yemeniti: segno evidente che le contaminazioni culinarie sono tali in tutto il mondo, a maggior ragione quando gli Stati sono limitrofi.
Li avevo fatti nel 2019 per un articolo comparso su MagAboutFood e mi sono tornati in mente in questi giorni, mentre cercavo una proposta un po' diversa dalle frittelle di Carnevale nostrane. Se amate il cardamomo, questa è la ricetta che fa per voi!
giovedì 27 ottobre 2022
Torta blondie con cioccolato bianco, burro di arachidi e confettura di lamponi per il Club del 27
Dopo la lunga pausa estiva, anche il Club del 27 è finalmente tornato operativo, e lo fa con ricette tratte dall'ultima fatica letteraria dell'inossidabile Jamie Oliver: One - Simple One-Pan Wonders (Uno: semplici meraviglie in una pentola).
Ecco, l'ultimo libro di Jamie Oliver si propone proprio questo: ricette facili, veloci, con pochi ingredienti di facile reperibilità e tecniche alla portata di tutti, dallo studente fuori sede all'impiegata che torna stanca la sera dopo una giornata di lavoro, e deve mettere insieme una cena appetitosa per la famiglia.
Il libro contiene ricette di tutti i tipi, dall'antipasto al dolce, tutti accomunati dalle caratteristiche elencate sopra. Io questa volta ho scelto di fare un dolce, ma vi invito caldamente a guardare tutte le ricette realizzate dai colleghi di Club, i cui link sono riportati qui.
martedì 11 gennaio 2022
Crème Caramel alle nocciole
Il Crème Caramel è da sempre uno dei dolci che amo di più, fin da quando ero bambina; al contempo, fino a poco tempo fa ero convintissima che non fosse possibile farne uno decente partendo da zero, e che qualunque tentativo casalingo sarebbe stato di molto inferiore all'equivalente ottenuto, con molta meno fatica, grazie alle polverine in vendita in tutti i supermercati del mondo.
Il motivo di questa mia radicata convinzione è presto detto: ho una zia, ottima cuoca, che ogni tanto ci ha proposto il Crème Caramel casalingo, ed è sempre stato una cocente delusione: asciutto, gommoso e butterato da fastidiosi buchini, che ne esaltano la consistenza sgradevole. E se quella zia, così brava a cucinare, non riusciva a fare un Crème Caramel decente, che cosa potevo mai sperare di fare io?
Questa certezza granitica ha cominciato a sgretolarsi qualche anno fa, quando abbiamo recensito Sweet di Ottolenghi allo Starbooks e Alessandra ha provato il Crème Caramel allo zenzero: lei illustrava procedimenti a caldo e a freddo con la disinvoltura di chi ha questa preparazione sulla punta delle dita, e per la prima volta ha fatto timidamente capolino in me l'idea che forse avrei potuto farcela pure io. La capitolazione finale però è avvenuta l'anno scorso, quando è stato recensito The Flavor Equation di Nik Sharma: quel Crème Caramel alla nocciola ha acceso tutte le mie fantasie più ardite, e soprattutto mi ha convinta che davvero avrei potuto farcela pure io.
Dal dire al fare è trascorso un anno, motivato dal fatto che sono stata a dieta strettissima per tutto il 2021 (e con ottimi risultati: ho perso 22 kg!), ma avevo giurato a me stessa che quando fosse venuto il momento avrei preparato quel dolce, e alla vigilia dell'Epifania mi sono messa all'opera.
Il risultato è stato fantastico e mi ha riempita di entusiasmo: consistenza cremosa e vellutata, totale assenza di buchini, sapore divino. Benché lo abbia trovato un po' troppo dolce per i miei gusti, ho capito i fondamenti di un buon Crème Caramel, e anzi mi sono venuti in mente un paio di trucchetti per scongiurare il rischio degli sciagurati buchini, che non vedo l'ora di mettere in pratica. Soprattutto, ho capito l'errore della zia: una cottura troppo aggressiva e lo stampo che poggiava direttamente sulla teglia del bagnomaria. Ma non è colpa sua: dopotutto lei non aveva Nik Sharma a tenerla per mano e a guidarla passo passo. 💖
lunedì 13 dicembre 2021
Lussekatter - Panini di Santa Lucia
I Lussekatter, o code di gatto, sono dei morbidi panbrioche allo zafferano, tipicamente serviti il giorno di Santa Lucia nei Paesi Scandinavi: da qui anche il nome di panini di Santa Lucia.
Il periodo natalizio in Scandinavia è semplicemente magico: a Santa Lucia per esempio, si tengono le tradizionali processioni di bambini, vestiti con abiti bianchi con una cinta rossa in vita. In testa alla processione si trova la Sposa Lucia, che porta sul capo una corona di rami di abete con candele accese. E alla fine della processione, si scaldano anima e corpo offrendo un bicchiere di gløgg fumante, accompagnato dai Lussekatter appena sfornati.
Tipicamente, questi panini vengono aromatizzati con lo zafferano, che conferisce alla mollica un caldo colore dorato; se non dovesse piacervi questa spezia, la potete anche omettere e sostituire con un cucchiaino di cannella.
lunedì 21 giugno 2021
Brownies alla birra Bock Ambrata
Se qualcuno dovesse chiedermi a bruciapelo quale sia il mio stile birrario preferito, risponderei senza esitazione Bock. E' stato amore al primo sorso, tantissimi anni fa, e a distanza di tempo resiste e persiste, anche se non è un amore esclusivo; consumo molto volentieri anche altri stili: se cerco una birra rinfrescante in un afoso pomeriggio estivo prenderò una freschissima Lager o una Pilsner secca e frizzante, mentre quando cerco aromi più intensi vado di IPA senza voltarmi indietro; tutto dipende dalle circostanze o, come si dice in termini di marketing, dalle occasioni di consumo. Se però mi sto rilassando a fine giornata e ho voglia di stapparmi una birretta, la mia scelta ricadrà quasi sicuramente su una Bock, dal gusto morbido e rotondo e dalla gradazione alcolica leggermente più elevata.
Le origini dello stile Bock sono avvolte nel mistero: l'ipotesi più accreditata lo vuole originario della cittadina tedesca di Einbeck, capitale della birra nel tardo medioevo, mentre altri ritengono che le sue origini siano situate in Baviera, dove un errore di pronuncia del dialetto locale (Ainpöckisch) l'abbia trasformataa in Ein Bockbier (bock significa caprone), e in effetti le prime etichette delle birre Bock riportavano proprio l'effigie di un caprone.
Ma quali sono le caratteristiche organolettiche dello stile Bock? In origine erano birre scure o ambrate a bassa fermentazione, mentre adesso si producono anche delle Bock chiare e delle Bock (chiare, ambrate o scure) ad alta fermentazione. La mia preferenza personale va alle ambrate o scure ad alta fermentazione, dal gusto più rotondo e dagli aromi più intensi e variegati. L'amarezza è ben bilanciata e non eccessiva, mentre il tenore alcolico di regola va dai 6,5 ai 7,5 gradi.
Oggi però ho scelto di non bere la mia Bock, ma di usarla come ingrediente per dei dolcetti tanto comuni, quanto facili da fare: i brownies.
Ecco quindi i miei
venerdì 26 febbraio 2021
Torta alla melassa di melagrana e ciliegie disidratate per Il Club del 27
venerdì 18 dicembre 2020
Kipferl alla vaniglia
Essere a dieta non comporta necessariamente l'astensione dal preparare i dolci (e possibilmente dal bere alcolici): è meglio evitare di mangiarli e berli, ma nulla ci impedisce di prepararli per poi regalarli. Del resto è quello che faccio praticamente ogni anno: sforno chili e chili di biscotti, di cui tengo per me solo la minima parte. E se quest'anno non avrò neanche quella minima parte, non importa: ci saranno altri Natali e tornerò a mangiare dolci, ma nel frattempo mi toglierò la soddisfazione di farli.
Come questi Kipferl, che avevo adocchiato da anni e che la cara Mariella ha riproposto su MagAboutFood per A Hug in a Mug, il Calendario dell'Avvento che gira per il mondo alla scoperta dei diversi modi per celebrare il Natale delle varie culture.
Un biscottino l'ho assaggiato, giusto per vedere se erano degni di essere regalati, 😁e ovviamente ha superato la prova: del resto la ricetta è della compianta e mai dimenticata Alda Muratore, i cui biscotti di panspeziato sono diventati talmente un classico a casa mia, che se dovessi dimenticarmi di farli la mia famiglia (nipoti in testa) insorgerebbe.
Ma torniamo ai Kipferl: molto buoni, delicati, si sciolgono in bocca: una coccola irrinunciabile, specialmente in questo 2020 che di coccole è stato particolarmente avaro.





