Il Crème Caramel è da sempre uno dei dolci che amo di più, fin da quando ero bambina; al contempo, fino a poco tempo fa ero convintissima che non fosse possibile farne uno decente partendo da zero, e che qualunque tentativo casalingo sarebbe stato di molto inferiore all'equivalente ottenuto, con molta meno fatica, grazie alle polverine in vendita in tutti i supermercati del mondo.
Il motivo di questa mia radicata convinzione è presto detto: ho una zia, ottima cuoca, che ogni tanto ci ha proposto il Crème Caramel casalingo, ed è sempre stato una cocente delusione: asciutto, gommoso e butterato da fastidiosi buchini, che ne esaltano la consistenza sgradevole. E se quella zia, così brava a cucinare, non riusciva a fare un Crème Caramel decente, che cosa potevo mai sperare di fare io?
Questa certezza granitica ha cominciato a sgretolarsi qualche anno fa, quando abbiamo recensito Sweet di Ottolenghi allo Starbooks e Alessandra ha provato il Crème Caramel allo zenzero: lei illustrava procedimenti a caldo e a freddo con la disinvoltura di chi ha questa preparazione sulla punta delle dita, e per la prima volta ha fatto timidamente capolino in me l'idea che forse avrei potuto farcela pure io. La capitolazione finale però è avvenuta l'anno scorso, quando è stato recensito The Flavor Equation di Nik Sharma: quel Crème Caramel alla nocciola ha acceso tutte le mie fantasie più ardite, e soprattutto mi ha convinta che davvero avrei potuto farcela pure io.
Dal dire al fare è trascorso un anno, motivato dal fatto che sono stata a dieta strettissima per tutto il 2021 (e con ottimi risultati: ho perso 22 kg!), ma avevo giurato a me stessa che quando fosse venuto il momento avrei preparato quel dolce, e alla vigilia dell'Epifania mi sono messa all'opera.
Il risultato è stato fantastico e mi ha riempita di entusiasmo: consistenza cremosa e vellutata, totale assenza di buchini, sapore divino. Benché lo abbia trovato un po' troppo dolce per i miei gusti, ho capito i fondamenti di un buon Crème Caramel, e anzi mi sono venuti in mente un paio di trucchetti per scongiurare il rischio degli sciagurati buchini, che non vedo l'ora di mettere in pratica. Soprattutto, ho capito l'errore della zia: una cottura troppo aggressiva e lo stampo che poggiava direttamente sulla teglia del bagnomaria. Ma non è colpa sua: dopotutto lei non aveva Nik Sharma a tenerla per mano e a guidarla passo passo. 💖