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lunedì 18 dicembre 2017

Miscela per cioccolata in tazza - i regali golosi


So di non essere certo originale e anzi, di essere fortemente in ritardo su tutta la blogsfera, ma tant'è. 😄 Il fatto è che quest'anno, per la prima volta dopo molti anni, mi sono sentita trascinare nel mood natalizio, quasi contro la mia volontà (di solito il mio assioma dicembrino è: a Natale sono tutti più buoni tranne me, che divento una iena).

Merito senza dubbio della svolta avvenuta nel sito MTChallenge, della cui Redazione faccio parte, che con questo meraviglioso Christmas Organizer mi ha aiutata a cercare ogni giorno uno spazio per me e per le mie riflessioni sulla rinascita ventura di Gesù in questo nostro Mondo così travagliato, invece di disperdere le mie energie rincorrendo scadenze, acquisti, cene e aperitivi.

MTChallenge ha anche dedicato una giornata alla cioccolata calda, pubblicando la bellissima infografica della Dani con tanti suggerimenti per renderla ancora più buona. Parallelamente, il Calendario del cibo italiano ci ha regalato una carrellata di cioccolate calde dal Mondo.
Erano anni che non gustavo una bella tazza di cioccolata fumante mentre leggevo un buon libro accoccolata sul divano, sotto a un caldo plaid. Trovare in rete tante meravigliose ricette mi ha fatto tornare la voglia.

Da qui a decidere di regalare agli amici un bel vasetto di miscela per farsi in pochi minuti una deliziosa cioccolata in tazza, il passo è stato breve.
Ispirandomi ai contenuti citati in precedenza ho studiato una miscela e prima di regalarla l'ho ovviamente testata: va da se' che la dieta è al momento sospesa; ho però deciso che ne vale la pena, quindi il conto calorico è sospeso fino all'anno prossimo. :-)

venerdì 18 agosto 2017

Liquore di fichi d'India - Giornata Nazionale di liquori e sciroppi


Oggi il Calendario del cibo italiano celebra la Giornata Nazionale di Liquori e Sciroppi: potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di ripubblicare la ricetta di un liquore tipico della mia terra, fatto per giunta con i fichi d'India di casa mia? Cerrrto che no!

Vi invito ad andare a leggere sia l'articolo sul Calendario dedicato alla giornata odierna, sia i contributi di tutte le mie colleghe blogger: vi garantisco che avrete l'imbarazzo della scelta e avrete voglia di provarli tutti. Io mi sto già procurando un bel po' di ingredienti, che Natale non è poi così lontano e un liquore o uno sciroppo fatto con le vostre mani sarà un gradito regalo per amici e colleghi!


lunedì 18 luglio 2016

CHEF-d'oeuvre - Gazpacho (Omar Allibhoy)


Riprendo la mia rubrica CHEF-d'oeuvre, che nelle mie intenzioni doveva essere regolare e comparire ogni 3 settimane, ma che di fatto è diventata quasi subito randomica, a causa di impegni di lavoro estremamente gravosi che mi hanno prosciugato le energie.

La riprendo con una ricetta all'apparenza semplice, ma in cui l'equilibrio tra gli ingredienti è essenziale per una buona riuscita: il Gazpacho, uno dei piatti-simbolo della Spagna e dell'estate.


Curiosamente, parlo di equilibrio in una ricetta in cui l'autore, lo Chef Spagnolo Omar Allibhoy, dà le dosi senza precisare le grammature, come nelle ricette di una volta. 
Qui l'equilibrio non è infatti dato dalle dosi esatte pesate col bilancino, ma dal perfetto bilanciamento dei sapori, cui il cumino regala una nota aromatica in più che si armonizza felicemente con il tutto, creando un piatto fresco e piacevole da gustare, perfetto per le cene estive.
Le grammature le ho inserite io, che per rendermi conto delle proporzioni ho pesato tutti gli ingredienti, prima di metterli nel robot da cucina.

Ricetta antichissima nata in Andalusia, dove la temperatura in estate arriva facilmente a 50 °C, in origine era una semplice zuppa fredda a base di pane raffermo, olio e aceto: il suo nome deriva dall'accadico kasâpu (frantumare), per via del pane raffermo frantumato che ne era la base, e che oggi viene sostituito dai crostini.

Con il passare dei secoli la ricetta si è evoluta: agli ingredienti di base sono stati aggiunti pomodori, peperoni, cipolle, aglio, cetriolo e una serie di altri componenti aromatici; esiste anche una versione che prevede di servirlo accompagnato da un uovo sodo sbriciolato, mentre il Gazpacho Manchego, che ha la carne tra i suoi ingredienti, può essere servito caldo.

Al pari di molte ricette di tradizione, il Gazpacho non è sfuggito alle rielaborazioni moderne: ne esistono attualmente versioni a base di anguria e di altra frutta, come fragole, lamponi e ciliegie. Quella che ho scelto per CHEF-d'oeuvre è però tradizionale, perché prima di lanciarsi in fantasiose rielaborazioni occorre conoscere a fondo l'originale.


lunedì 11 aprile 2016

Byaldi Confit (Ratatouille) - Thomas Keller


Se c'è una cosa che detesto, è realizzare ricette "di moda" solo perché in quel momento vanno per la maggiore. Non fraintendetemi, sono stata anch'io vittima dei tormentoni e ho preparato anch'io ricette che in un dato momento venivano proposte con insistenza da più parti, quando frequentavo i fora di cucina. Un conto però è provare la ricetta di un'amica - per quanto virtuale - consigliata caldamente da altre amiche (altrettanto virtuali); un altro conto è invece fare una ricetta solo perché magari è la protagonista del film del momento.

Ad esempio vi ricordate di Ratatouille? Il film (2007) è carinissimo, ma quando è uscito la rete è stata letteralmente invasa dalla ricetta della ratatouille di Ratatouille, e la domanda che mi sono posta all'epoca è stata: se non fosse uscito il film, quante blogger avrebbero pubblicato quella ricetta? Pochissime, secondo me. Di sicuro, non tutte quelle che lo hanno fatto. Ecco, è di questo che parlo quando dico che detesto realizzare ricette "di moda", perché l'unica moda che seguo in cucina è quella del gusto. Il mio gusto personale, certo, che so benissimo essere influenzato dalle tendenze del momento, ma sempre in modo ragionato.

Se mi decido a pubblicare a 9 anni dall'uscita del film la ricetta di ratatouille che è stata usata nel film Ratatouille, è solo perché si tratta della miglior ratatouille che abbia mai mangiato, e non potrebbe essere altrimenti: i produttori del film si sono avvalsi della consulenza di Thomas Keller, Chef e Patron del The French Laundry di Yountville e del Per Se di New York (al mio prossimo viaggio negli States non voglio farmi mancare una puntatina chez lui) e il risultato è eccezionale.

Un anno a Pasqua mia madre mi chiese di preparare, oltre ai soliti tonnarelli con pesto al cioccolato e basilico, un contorno di verdure. Ratatouille, ho deciso io, e dopo aver consultato il mio ampio database di ricette, mi sono decisa ad andare on line. La ricetta di Thomas Keller mi ha subito conquistata, e da allora a casa mia ratatouille ha un solo significato.

Tranne che non si tratta di ratatouille, ma della rivisitazione di una ricetta turca chiamata Imam Bayildi, letteralmente "l'Imam è svenuto", che consiste in melanzane ripiene e fritte. Comunque la vogliamo chiamare, la ricetta è strepitosa e da allora ha fatto la fine dei summenzionati tonnarelli: mi viene chiesta in tutti i pranzi primaverili o estivi di famiglia. Oggi finalmente ho fotografato il piatto e vi propongo la ricetta.

venerdì 22 gennaio 2016

Bobba - Suprema di fave secche


"Quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere", diceva Oscar Wilde.
"Quando la Vitto vuole premiarci, esaudisce le nostre preghiere", rispondo io.

Sì, perché è da quando Vittoria ha vinto l'MTChallenge n. 52 lo scorso novembre, che la Community la implora: zuppe, zuppe, vogliamo le zuppe!!! E zuppe sono state, anzi Zuppe con la Z maiuscola: perché se nell'immaginario collettivo la zuppa è un piatto noioso, tanto da dar vita a detti come "è la solita zuppa", "se non è zuppa è pan bagnato" e via dicendo, la nostra cucina in realtà (e pure quella di altri Paesi, come testimonia il tema del mese di questo MTC) vanta una grande tradizione di saporite zuppe, tutte degne di essere presenti nella carta dei ristoranti (e infatti lo sono).

La mia seconda proposta è una ricetta di tradizione, sì, ma non la mia: è una ricetta Tabarchina, tipica di Carloforte. Nella prima metà del 1500, un gruppo di corallatori genovesi ottenne infatti dall'Imperatore Carlo V la concessione di pesca nell'isola di Tabarca, al largo della Tunisia. Vi si insediarono e ci rimasero fino al 1770, ma già nel 1738 ci fu il primo esodo della comunità tabarchina, che si stabilì nell'isola di San Pietro, in Sardegna. Appena in tempo: nel 1740 i tunisini occuparono Tabarca e ridussero in schiavitù i coloni rimasti, che furono riscattati solo nel 1770 e poterono stabilirsi sull'isola di Sant'Antioco, sempre in Sardegna. Nel corso dei secoli però, le comunità tabarchine mantennero sempre vivi i rapporti con Genova, e infatti una caratteristica curiosa delle città di Calasetta e Carloforte è il fatto che dialetto, cucina e cultura sono molto simili a quelle genovesi.

La Bobba, o Suprema di fave secche, è una ricetta tabarchina, originata a Carloforte.

Ho trovato qui la ricetta scritta in dialetto carlofortino, tanto simile a quello genovese, e ve la trascrivo:

A bobba

A l'è 'na meneshtra de fòve secche.
Pè 'na nötte mettè a bagnu inté l'ègua abbundante, 
mezu kilò de föve a shciappe sensa shcorse.

U giurnu doppu, shcuèai ben, mettèai inté 'na pignatta 
pin-a dègua e féai cöje a fögu lentu.

A maité cuttüa azzunzèghe duì shpighi d'aggiu e a piajài:
in busciucchettu, du sellau e de ravanèe taggé suttì, suttì.
Cundì quindi cun öiu d'oviva.
Rumescè ben e purtè a cuttüa.

Quande a menèshtra a l'è bella cremusa, ma nu densa, 
servîa cuà pashta oppüre cun fettin-e de pan brishcau.

La ricetta che ho seguito io però è quella riportata da Sergio Rossi nel suo libro La cucina dei Tabarchini edito da Sagep. A sua volta, Sergio l'ha avuta dal ristorante Da Andrea, Osteria della tonnara di Carloforte.

Il nome non è né bello, né evocativo e confesso di essere stata tentata di invertire i due nomi e intitolare il post Suprema di fave secche (Bobba). Sarebbe stato vigliacco però, e un tradimento della tradizione, e allora... io la chiamo Bobba e soprattutto me la mangio. E voi?

giovedì 14 gennaio 2016

Farinata al limone e rosmarino


Oggi il Calendario del cibo italiano celebra la giornata nazionale della farinata.
La farinata è una specialità ligure a base di farina di ceci, ma è diffusa un po' ovunque in Italia, con qualche variante di procedimento, e prende via via nomi diversi: in Toscana si chiama cecina ed è profumata con il rosmarino, a Livorno prende il nome di torta e viene venduta dai tortai: ancor oggi è uso entrare dal tortaio e chiedere un "cinque e cinque", cioè un panino ripieno di torta di ceci. L'espressione richiama l'uso antico di comperare cinque soldi di pane e cinque di torta.
In Sicilia si prepara una polenta di ceci cuocendola sul fornello, poi la si versa in una teglia e la si fa raffreddare completamente; a questo punto si taglia a quadrotti, che vengono fritti in olio profondo, salati e spolverati di pepe: abbiamo così le panelle, che si gustano da sole o come companatico, esattamente come accade a Livorno.
Se volete sapere qualcosa di più sull'affascinante storia di questo piatto, andate a leggere il post di Sara sul sito AIFB: ne vale davvero la pena!

La farinata si cuoce in un'apposita teglia di rame stagnato, detta testo. Se non la possedete potete ugualmente preparare un'ottima farinata, usando la leccarda del forno o una teglia normale. Io ho la fortuna di possederne una, regalata a mia madre dalla sua consuocera e passata a me, causa inutilizzo nella casa paterna. :-)

La farinata classica prevede il solo uso di farina di ceci, acqua, sale, pepe e un ottimo olio extravergine di oliva. Ne esistono però diverse varianti: dalla già citata cecina al rosmarino alla farinata di Oneglia con i cipollotti; c'è anche chi vi unisce i bianchetti, quando è stagione.

Io per celebrarne la Giornata Nazionale ho voluto studiare una variante: al classico rosmarino ho aggiunto la scorza grattugiata di mezzo limone. Il motivo è molto semplice: la farinata mi piace moltissimo, ma mi stucca facilmente. Ho pensato che la nota acidula del limone potesse pulire la bocca, e non ho sbagliato: ne è uscita la miglior farinata che abbia preparato finora.

lunedì 21 dicembre 2015

Crema di zucca, arancia e zenzero - Raravis docet


Alessandra ai tempi aveva fatto la C.A.Z.
Io, più modestamente, vi propongo una Z.A.Z.
Sappiate però che sto pensando di fare un upgrade e trasformarla in una C.A.Z.Z.
Sto parlando di creme di verdura, naturalmente. J
Alessandra aveva fatto la celebre zuppa Carote, Arancia e Zenzero, adattandola da una ricetta di Claire Bley; io ho tanta zucca in casa in questi giorni, e ripensando a quella zuppa di tanti anni fa ho deciso di provarla in versione Z.A.Z. per l'appunto: Zucca, Arancia e Zenzero. L'ho trovata semplicemente deliziosa, ma mentre la gustavo ho pensato a un'aggiunta ulteriore: Carote, Arancia, Zucca e Zenzero. La C.A.Z.Z. insomma, che proverò a fare prossimamente.

E' una crema leggera e fresca, grazie allo zenzero e alla scorza di arancia grattugiata, e secondo me può tranquillamente aprire una cena durante queste feste. Servendone poca nei bicchierini, può essere usata per pulire la bocca tra una portata di carne e una di pesce.
Volendo ottenere una consistenza più setosa, passare la crema attraverso un colino a maglie fitte prima di servirla (io non l'ho fatto).

lunedì 28 settembre 2015

Liquore di fichi d'India


A casa mia in Sicilia crescono rigogliose le pale di fichi d'India.
Alcune, come quella fotografata qui, sono nate da una pala buttata per terra distrattamente da qualcuno vicino agli ulivi; la pala ha messo su radici e negli anni ne è nata una bella pianta, che ogni estate si ricopre di frutti colorati e saporiti.
La maggior parte però vengono coltivate ai piedi dei muri di cinta della nostra proprietà: da quando la Legge ha vietato di mettere i cocci di vetro in cima ai muri per scoraggiare i ladri (capirete che i poverini rischiano di farsi male!), la gente ha cominciato a piantare fichi d'India tutt'attorno: sono molto più efficaci dei cocci di vetro, sono perfettamente legali e in più si può godere dei loro dolcissimi frutti.

Ovviamente l'insidia sta tutta nelle spine, il pegno da pagare per gustare queste bontà. Occorre quindi coglierli al mattino molto presto, quando le spine sono rese morbide dalla rugiada; è inoltre opportuno tenere i frutti a bagno in acqua per un paio d'ore prima di sbucciarli, per ammorbidire ulteriormente le spine. Una cosa però è certa: qualche minuscola spinetta invisibile vi si conficcherà nelle mani, e più tardi ne avvertirete il fastidio e la toglierete con una pinzetta.

Anche l'oliva si è punta... ;-)

Avere a disposizione una tale abbondanza di fichi d'India fa naturalmente venir voglia di usarli, per imprigionarne il sapore e gustarlo durante la stagione invernale.
Oltre che consumati freschi, in Siclilia li usiamo per preparare la gelatina e la mostarda ma anche un delizioso liquore, che vi presento oggi.

lunedì 7 settembre 2015

Marmellata di uva fragola


La pulce nell'orecchio me l'ha messa Ann l'anno scorso, quando per lo Starbooks ho realizzato un pane al burro di arachidi con gelatina di frutta: la ricetta parlava di una gelatina di frutta senza semi, di un gusto a scelta, e io istintivamente ho optato per una marmellata asprigna, come quella di lamponi.
Ann nel suo prezioso commento mi ha scritto: "Per la Jelly, col burro d'arachide e' sempre quella di uva (nel nostro immaginario collettivo sono indivisibili, e una evoca inevitabilmente l'altra insieme ai ricordi di pasti consumati a scuola). La varieta' dui uva e la Concord, che cresce selvatica in New England, si riconosce immediatamente e quando e' matura ha un profumo cosi' intenso che la trovi anche solo annusando il vento nei boschi. Ha un gusto stupendo, con una nota acidula che bilancia la dolcezza. Ha anche una consistenza piuttosto sostenuta, tanto che quando la togli dal vasetto rimane in forma, non e' morbida e scorrevole come una normale marmellata."

Il burro di arachidi chiama quindi l'uva Concord, che da noi si chiama uva fragola, detta anche uva americana. Subito mi è venuta voglia di provare a farla, ed è quindi da quasi un anno che aspetto che ritorni la stagione dell'uva per poterla fare!

Sabato mi sono messa all'opera e... WOW!!!! Ho ottenuto una delle marmellate più buone che abbia mai fatto (ora che ci penso, dico così per tutte le marmellate che faccio), dolce e profumata al punto giusto.

Invece della gelatina ho preferito preparare una confettura, per poter utilizzare anche le bucce profumate degli acini, ricche di fibre e di polifenoli. Vi invito a provare a farla: il suo sapore è eccezionale... e non solo in abbinamento con il burro di arachidi!

lunedì 3 agosto 2015

Marmellata di albicocche e sciroppo di pesche


Come ogni estate, anche quest'anno ho preparato la mia brava scorta di pesche sciroppate. Il problema, con questa profumatissima preparazione, è che dopo aver invasato le pesche rimane tantissimo sciroppo. Di solito lo conservo e lo uso nel giro di poco, versandolo nel tè che poi metto a raffreddare in frigo. Quest'anno invece mi stavo accingendo a preparare una marmellata di albicocche, quando ho avuto un'illuminazione... :-)
Ho diminuito lo zucchero che avrei messo normalmente nella marmellata, perché lo sciroppo delle pesche ne conteneva già un bel po', e ho proceduto.
Il risultato è una marmellata profumata ma acidula, perfetta per le crostate, di cui stempera la nota troppo dolce della pasta frolla.

lunedì 6 luglio 2015

Marmellata di albicocche e gelso bianco


Avete presente il caro, vecchio detto "quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare"? Ecco, parafrasandolo sulla mia persona potrei dire "quando il caldo si fa torrido, la Mapi accende il forno".
Giuro, non sto scherzando.
Ieri a Milano c'erano 38 gradi Celsius, e che ti fa la Mapi? Programma di cucinare una serie di ricette - tutte col chiaro scopo di smaltire una serie di ingredienti che rischiano di andare a male - che prevedono l'uso del forno, diretto o indiretto.

Ho cominciato intorno alle 13:30 - mica vogliamo cucinare col fresco, vero? - e ho spento il forno intorno alle 21:30, accaldata ma soddisfatta... e sapete una cosa? Ero sì accaldata, ma non posso dire di aver sofferto il caldo e anzi mi sono proprio divertita.

La ricetta che vi propongo oggi prevedeva un uso indiretto del forno: lo uso per sterilizzare i vasetti, mentre la marmellata cuoce. Il che significa ovviamente che mentre mescolo la marmellata nella pentola ricevendone il calore sul viso, il forno pensa a scaldarmi le gambe e il ventre, giacché la sterilizzazione dei vasetti è contemporanea alla cottura della frutta. Non male come combinazione, esattamente come perfetta è quella tra albicocche e bacche di gelso bianco disidratate.
Sono due aromi che si sposano alla perfezione: il gusto morbido e vellutato delle albicocche è esaltato dal delicato aroma del gelso bianco, in un connubio insolito di consistenze e sapori.
Assolutamente da provare, credetemi!

lunedì 25 maggio 2015

Spaghetti al sugo di pomodoro e fragole Candonga


Quando dico che l'MTChallenge è una sfida con se stessi prima ancora che con gli altri, e che spinge a superare i propri limiti e pregiudizi, lo dico con cognizione di causa. 😉

Ad esempio ero convinta che del sugo di pomodoro mi desse fastidio perfino l'odore, ma ho scoperto che non è esattamente così: mi è capitato infatti in qualche periodo dell'anno, quando mia mamma andava da sua mamma ad assisterla, di preparare per mio padre dei vasetti di sugo di pomodoro perché potesse condirsi la pasta in settimana. Siccome capitava essenzialmente in inverno, preparavo il sugo con i barattoli di pomodori pelati, e sì, mi dava fastidio perfino l'odore di quei sughi.

Ma l'MTC di questo mese, in cui la bravissima Paola di Fairie's Kitchen ci ha sfidati su O' spaghetto ca' pummarola (con un post da incorniciare tanto è completo, preciso e ben fatto), mi ha fatto scoprire che il sugo fatto con pomodori freschissimi, maturi e di stagione è di una bontà incredibile. La voglio quindi ringraziare, perché senza questa sfida non sarei mai andata a fondo sul perché il sugo di pomodoro semplice non mi piace - da questo autunno mi faccio i pelati in casa! - e, last but not least, non avrei riscoperto un formato di pasta, gli spaghetti, che negli ultimi 18 anni hanno avuto poca e nulla cittadinanza a casa mia.

mercoledì 11 marzo 2015

Dado vegetale casalingo


Ci sono preparazioni che fanno talmente parte della nostra cucina, che le diamo per scontate; questa, che credevo di aver pubblicato agli inizi del blog, è una di quelle.
L'ho trovata 11 anni fa in un forum di cucina a cui mi ero iscritta, pubblicata da Sergio Salomoni, con la precisazione che l'autrice era Elena Collini, e mi è piaciuta così tanto, che quell'anno ne ho preparato una quantità industriale, confezionata in 50 vasetti, da regalare alle amiche per Natale.

Abitavamo a 3 o 4 km di distanza, io e Sergio, e ogni volta che mi capitava di andare a Cernusco mi dicevo che avrei avuto molto piacere a incontrarlo, ma la timidezza mi ha sempre impedito di contattarlo.

Adesso è troppo tardi: ho saputo di recente che a metà febbraio Sergio è mancato, e il dispiacere che ho provato è fatto in parte dal rimpianto di non averlo mai conosciuto di persona, ma sempre e solo attraverso le sue indimenticabili ricette, e l'affabile cortesia con cui rispondeva a tutti.

Preparo questo dado una volta all'anno, e ogni volta penso a Sergio; da quest'anno lo farò ancora più intensamente, accompagnandolo con una preghiera.

Nel tempo ho apportato diverse variazioni: il bello di questa preparazione infatti è che possiamo modificare le quantità degli ingredienti, secondo il nostro bisogno. Io ad esempio ho ridotto notevolmente la quantità di aglio della ricetta originale, che per me era decisamente eccessiva; nel periodo in cui ero fortemente intollerante al sedano l'ho eliminato, per tornare ad aggiungerlo a piccole dosi quando il mio organismo è stato pronto a riassumerlo. Infine, ho aggiunto al mio dado delle erbe aromatiche per aumentarne il profumo.

Le verdure di base che devono comporre un dado vegetale sono quelle che usiamo per il soffritto: carote, cipolle e sedano. A queste possiamo aggiungere altre verdure saporite ed erbe aromatiche. Alcune versioni che ho trovato in rete prevedono pure zucchine e fagiolini, ma siccome si tratta di verdure ricche di acqua ma povere di sapore, personalmente le ho sempre evitate, nel dado.

L'importante è non variare la percentuale di sale rispetto al peso delle verdure, mantenendola tra il 16% e il 18%. Se si mette più sale infatti, non si sentirà quasi più il sapore delle verdure quando useremo il nostro dado per preparare un brodo vegetale per una minestra; meno sale per contro, inciderà sulla conservabilità del prodotto.

Di seguito do la ricetta originale, così come l'avevo trovata scritta sul forum, tanti anni fa.
Tra parentesi e in corsivo le mie variazioni.

lunedì 3 novembre 2014

Gelatina di ribes rossi e rabarbaro alla vaniglia


È tutta colpa dello Starbooks, sia chiaro.
Un'avventura bellissima a cui sono stata invitata a partecipare e a cui ho aderito con entusiasmo, avendo trovato la scusa perfetta per riempirmi la casa di libri di cucina: noblesse oblige, si sa, e non è possibile dare un giudizio adeguato su un libro se non lo si legge... e per leggerlo, occorre comperarlo.
E quando ti trovi tra le mani una meraviglia come Cracking Yolks and Pig Tales, non puoi fare a meno di provare tutte le ricette che puoi, e se proprio non puoi, lo usi come fonte di ispirazione, da tanti spunti offre.
Ed è proprio a una ricetta di Purnell che mi sono ispirata, anche se questa nulla aveva a che vedere con marmellate o gelatine. Ho acquistato del rabarbaro mentre era in stagione e ne ho fatto questa deliziosa gelatina; non mi è stato possibile pubblicarne la ricetta prima, ma lo faccio oggi.

martedì 30 settembre 2014

Pane Guttiau per #imagnifici6 ! (Pane Carasau, esperimento n. 2)


Chi di noi non ha mai sentito parlare della Dieta Mediterranea?
Famosa in tutto il mondo perché sana e salutare, la dieta mediterranea è basata su cereali, legumi, olio d'oliva e vino, che combinati insieme formano i piatti che hanno garantito la sopravvivenza dei popoli del bacino del Mediterraneo, favorendo una dieta (nel senso etimologico del termine, e cioè stile di vita) variata e saporita, mai noiosa e soprattutto sana ed equilibrata.

Ai Foodblogger soci di AIFB è data la possibilità di partecipare a questo contest di eccezione, che vede protagonista la Dieta Mediterranea, declinata in 6 categorie di cibi: pane, pasta, pesto, timballo, scapece e pani dolci. Sono tutti metodi di preparazione e di cottura delle materie prime menzionate sopra, antichi quanto la Dieta Mediterranea stessa, eppure moderni.

Oggi partecipo anche io a questo contest per la categoria PANE, e lo faccio con una ricetta che mi incuriosisce da sempre e che ho sperimentato di recente. 


mercoledì 17 settembre 2014

Musabaha - ceci tiepidi con hummus


Sapevo perfettamente dove si trovava la tahina nella mia dispensa. Ne conoscevo talmente bene l'ubicazione, che avrei potuto prenderla ad occhi chiusi: secondo ripiano, al centro ma un pochino spostata sulla destra, a metà profondità. Lo stesso dicevasi per il bicarbonato e praticamente per tutto quello che ho in dispensa, quella grande che si trova in sgabuzzino: è un mobile molto capiente il cui riempimento e svuotamento gestisco ormai da 16 anni. So dove sono le marmellate, gli sciroppi, le varie qualità di cioccolato e gli ingredienti di cucina etnica, come l'aceto di riso nero, l'olio di senape, lo zucchero di palma e, per l'appunto, la tahina.

Lo so, anzi lo sapevo.

Sì, perché quest'estate, prima di partire per le ferie, ho fatto la consueta operazione di svuotamento, controllo delle date di scadenza, compilazione di elenchi e cancellazione di quanto non c'è più (che magari al momento non avevo cancellato) e per la prima volta in 16 anni ho deciso di dare alla dispensa un ordine più razionale. Tipo abbandonare la classica distinzione dolci/salati e mettere l'etnico tutto insieme. Tipo spostare il bicarbonato, che metterlo dietro ai tetrabrick del latte a lunga conservazione non ha molto senso. Tipo raggruppare gli alimenti pronti al consumo, come la cioccolata o il tonno, e quelli che devono essere lavorati prima di poter essere consumati, come la passata di pomodoro.

Ricordo come fosse ieri la grande soddisfazione provata dopo aver finito quel lavoraccio.
Ed è ancora vivo in me lo sgomento che ho provato quando sono andata a prendere la confezione di tahina e non l'ho trovata al solito posto. Già che c'ero ho deciso di prendere una scatola di bicarbonato, che l'altra era quasi finita, ma al solito posto non c'era e non riesco a ricordare dove l'ho messa.
La tahina l'ho trovata dopo aver mezzo svuotato il ripiano dell'etnico; il bicarbonato no, e l'ho dovuto comprare nonostante sappia benissimo di averne ancora 2 scatole, da qualche parte, in dispensa.

Dicono che cambiare posto alle cose in casa alleni la mente a rimanere elastica, costringendola a fare una salutare "ginnastica". Consigliano ad esempio di cambiare ogni tanto il posto dei piatti e dei bicchieri, e di scambiare il cassetto delle posate e quello delle tovaglie. Sarà, ma forse questa ginnastica è più adatta alle menti giovani. Quando ci si avvicina alla mezza età è molto meglio allenare la mente con il sudoku o con le parole incrociate: piatti, bicchieri e posate lasciateli dov'erano. E soprattutto non toccate la dispensa.

lunedì 14 luglio 2014

Confettura vellutata di pesche... allo sciroppo di pesca!


E' strana la vita: dopo tanti anni passati con te stessa sei convinta di conoscerti piuttosto bene, ma basta davvero poco per farti accorgere che dopo tutto non è così.
Non si tratta semplicemente di cambiare idea o gusti, no: si tratta proprio di renderti conto che una certa convinzione che avevi riguardo a te stessa partiva in realtà da un assunto sbagliato; togli l'assunto, e la situazione si capovolge.
Come per la confettura di pesche, ad esempio.

lunedì 7 luglio 2014

Salad e shirazi - insalata persiana di cetriolo, pomodoro e cipolla rossa


L'estate tarda a venire anche quest'anno, anzi direi che si fa desiderare ancora più dell'anno scorso, e per me che amo il caldo e il bel tempo è durissima stare in una Milano dove piove a giorni alterni nel mese di luglio. Forse però il tempo ha deciso di volgere al bello, e io festeggio con una freschissima insalata presa dal libro di Ariana Bundy, Pomegranates and Roses, che abbiamo trattato nello Starbooks di febbraio.

E' un'insalata molto semplice ma estremamente rinfrescante, che nella cucina persiana viene servita spesso per pulire la bocca tra una pietanza e l'altra.

lunedì 30 giugno 2014

Limoni piccanti in conserva


Più o meno un anno e mezzo fa, ero rimasta stregata dai Limoni piccanti in conserva rapidi di Yotam Ottolenghi e Sami Tamimi. Il loro unico difetto è che si conservano poco, una quindicina di giorni al massimo, poi inevitabilmente ammuffiscono, anche se tenuti in frigorifero.
Nel descrivere la ricetta, gli Autori fanno accennano a un'altra, di maggiore durata: quella dei Preserved Lemons, limoni in conserva.
Prima o poi ci avrei provato, questo lo sapevo già. E adesso il momento è arrivato.
Ci vogliono 5 settimane prima che vengano pronti, ma vi assicuro che ne vale la pena!

lunedì 23 giugno 2014

Pesche sciroppate


Le pesche sciroppate sono semplici da preparare e richiedono molto meno tempo e cure della marmellata. Sono però squisite, molto più buone di quelle che si acquistano in barattolo, quindi vale decisamente la pena farle in casa: macedonie invernali o torte ne acquisteranno in sapore, e lo sciroppo che ne risulta è delizioso e perfetto per fungere da bagna analcolica di dolci e, perché no, babà.