"Questa volta finisco su Cucinaremale", mi dicevo sabato scorso mentre preparavo questa torta. Invano cercavo di rassicurarmi circa il fatto che erano tutti sapori che stavano bene insieme: la farina di nocciole, mischiata a quella di pistacchi e mandorle, mi faceva una gran paura. Per fortuna mi sbagliavo: si è rivelata la nota vincente, che ha regalato al dolce quel quid in più.
L'occasione di preparare questo dolce è stato l'incontro mensile con gli amici della Fraternità, seguito dalla consueta cena. A dire il vero avevo in mente di preparare tutt'altro dolce, ma le contingenze mi hanno costretto a cambiare direzione. L'ispirazione è giunta dall'inossidabile Ottolenghi, temperata però dalla necessità di consumare dei pacchetti di farine di frutta secca che stavano in dispensa da un po' di tempo; ed ecco che il cocco disidratato della ricetta originale viene sostituito dalle nocciole e parte della farina di mandorle è sostituita da quella di pistacchio. Il risultato è stato una torta buonissima, dove tutti i sapori si fondono alla perfezione, apportando ciascuno la sua nota distintiva, ma senza sovrastare sugli altri, in un'armonia di sapori perfettamente bilanciata.
La ganache all'acqua completa il tutto, aggiungendo quella nota di goduriosità che tanto ci piace. Se quindi la ricetta originale ricordava molto le torte capresi bianche nostrane, questa se ne discosta un poco grazie alle note tostate distintive della nocciola e a quelle, delicate ma altrettanto caratterizzanti del pistacchio - rigorosamente di Bronte, portato dalla Sicilia la scorsa estate.
Avevo giurato a me stessa, in gennaio, che non avrei più preparato alcun dolce fino a giugno. C'est la vie... e del resto, perché no?