lunedì 1 settembre 2025

Brioches al formaggio spalmabile e lamponi

 


A dire il vero queste brioches avrebbero dovuto chiamarsi Brioches al formaggio spalmabile e rabarbaro, senonché io e il rabarbaro abbiamo un rapporto tormentato: non lo trovo nei punti vendita vicino a casa o all'ufficio, cosicché cinque anni fa, andando in serra, ne ho comprate tre piantine. Dicevano che sarebbero state pronte per il raccolto dopo un paio di anni e io le ho coltivate assiduamente con cura; il terzo anno però erano ancora piccoline e i gambi erano sottili e verdi. Il quarto anno le piante si sono ridotte a due: una non aveva superato l'inverno, ed erano ancora troppo piccole per poter essere usate. Quest'anno è rimasta una pianta sola e finalmente i gambi erano delle dimensioni giuste, ma rimanevano verdi e troppo aspri. Ne ho raccolti due, ma ho ritenuto che fossero inutilizzabili per questa o per qualsiasi altra ricetta. E a quel punto ho deciso di mollare la spugna e usare i lamponi al posto del rabarbaro. Ho preparato queste brioches a fine giugno, e la pianta di rabarbaro rimasta ha cominciato a dare segni di sofferenza (o insofferenza?). A questo punto, credo che sia stata messa la parola fine alle mie speranze di avere del rabarbaro a disposizione. 😅

Dissertazioni rabarbaresche a parte, questa ricetta aveva lo scopo di svuotarmi la dispensa prima della partenza per le ferie, facendomi consumare la farina manitoba che mi era rimasta. La base di queste brioches è simile a quella dei famosi panini al latte giapponesi e richiede il Tang Zhong o Water Roux (Milk Roux sarebbe più appropriato, in questo caso). Il ripieno è una crema a base di formaggio spalmabile (il Philadelphia, per intenderci) e il rabarbaro o i lamponi danno quella nota acidula che pulisce il palato e valorizza la dolcezza e la cremosità del tutto.

Come tutti i lievitati non sono certo veloci, ma regalano una grande soddisfazione. E poi è davvero piacevole accendere il forno quando le temperature cominciano a rinfrescare.

lunedì 28 luglio 2025

Gelato al cioccolato e lamponi


L'estate chiama senza dubbio il gelato, e ogni anno sono alla ricerca di un gusto nuovo da proporre agli amici. Quest'anno ho ripreso in mano il libro di David Lebovitz, che avevamo recensito su Starbooks nel 2013 e che da allora non ho più ripreso in mano, tentata da altri testi più autorevoli. Resta il fatto che The Perfect Scoop è un libro dignitoso con tante idee sfiziose e siccome cercavo qualcosa di semplice e no-stress, ho deciso di rispolverarlo. 

Ho scelto un abbinamento classico che mi piace da matti e che lo stesso Lebovitz definisce the ultimate luxury, il lusso per eccellenza.

Niente crema inglese, solo panna, zucchero, cacao e lamponi: è più un semifreddo che un gelato (e mi riprometto di studiare una versione di vero gelato, con l'aiuto del Preti o del Liddel-Weir), ma più no stress di così... A inserire l'elemento di stress però ci ha pensato la mia gelatiera: la pala continuava a staccarsi senza girare, e alla quinta volta mi sono decisa a fare il condensamento manuale. Sapete una cosa, però? Ne è valsa assolutamente la pena!

Con questa ricetta concludo le pubblicazioni estive e vi auguro buone vacanze. Ci rivediamo a settembre!

lunedì 21 luglio 2025

Torta invisibile alle mele, lamponi e burro di arachidi

 

I gateaux invisibles o torte invisibili, sono tipici della tradizione dolciaria popolare francese; mentre non è possibile dare un nome al suo inventore, non è difficile capire il motivo del nome: la quantità di frutta è tale, da nascondere l'impasto della torta che la tiene insieme. Si tratta in sostanza di mele o altra frutta a polpa soda, tagliata a lamelle sottilissime e immersa in una pastella da clafoutis, che tiene insieme il dolce. 

Tipicamente, le torte invisibili sono fatte con le mele, ma non è raro trovare torte invisibili di pere, mango e ananas; anzi, negli ultimi anni sono state sviluppate pure delle versioni salate facendo uso di zucchine, patate, etc. L'importante è che l'ingrediente principale sia sufficientemente sodo da poter essere tagliato in fettine sottili un millimetro o poco più, senza sfaldarsi mentre viene mescolato (molto delicatamente) con la pastella.

La versione che ho deciso di realizzare oggi contempla, oltre alle mele, i lamponi; e siccome uno dei complementi ideali dei lamponi è il burro di arachidi, questo sostituisce il burro fuso nell'impasto.

E' una torta che si gusta praticamente senza sensi di colpa: pochissimo zucchero rispetto alle torte tradizionali e tanta, tanta buona frutta. Non per niente, il sottotitolo del libro è "maxi fruits, mini sucre": tanta frutta e poco zucchero.

lunedì 14 luglio 2025

Timballo di anelletti

 


Il timballo di anelletti è una pasta al forno tipica siciliana, che io semplicemente adoro: immagino sia fortemente legata ai miei ricordi d'infanzia, ai pic-nic in spiaggia con teglie di parmigiana di melanzane e pasta al forno (negli anni '70 si usava così!) e alle allegre cene con parenti, zii, cugini ed amici, fatto sta che ogni volta che lo preparo o me lo trovo davanti mi veni lu cori, mi sento felice.

Gli anelletti sono un formato di pasta tipico siciliano, la cui forma si ispira ai grandi anelli delle donne Africane, a testimonianza dello stretto legame culturale della Sicilia e del Nord Africa. Gli anelletti tengono meravigliosamente la cottura, per questo sono indicati in particolar modo per la cottura al forno. Io mi porto sempre a casa un paio di confezioni di quelli della Poiatti, il cui stabilimento si trova non lontano da casa mia in Sicilia. Ho visto (nei supermercati siciliani) che anche Garofalo li ha prodotti, ma hanno un tempo di cottura inferiore e temo quindi per la loro tenuta. E in ogni caso, perché prendere una pasta prodotta in un'altra Regione, quando ho a disposizione the original? 😇

Ogni famiglia ha la sua ricetta e ci sono tantissime varianti del sugo, dal semplice sugo di pomodoro e uova sode al ragù di carne, con o senza piselli. Il minimo comune denominatore è costituito da un sugo a base di pomodori e dall'abbondante Ragusano o Caciocavallo, che ha anche la funzione di tenere insieme la pasta, visto che gli anelletti tendono a separarsi.

Io ho preparato un sugo di pomodoro nel quale ho fatto cuocere delle micro polpettine di carne; avevo avanzato un po' di mollica fresca e ho avuto la stupida idea di spolverare con quella lo stampo, il che spiega quella sorta di pappetta che vedete sopra alle melanzane.😑 Voi usate il pangrattato, che è meglio. 

Non ho la foto della fetta perché l'ho portato a una cena da amici e non ne è avanzato neanche un pochino.

lunedì 7 luglio 2025

Caprese sbagliata

 


L'insalata caprese, nella sua semplicità, è una non-ricetta perfetta, che trova in se' la propria giustificazione: fresca, nutriente e leggera, è il pranzo estivo per eccellenza e non ha davvero bisogno di nessuna aggiunta. 

Tuttavia, la mia mente malata ne ha partorito una versione più elaborata, quasi una perversione; richiamandomi a un noto cocktail, l'ho battezzata caprese sbagliata. Questa versione mi frulla in testa dal 2014, più precisamente dall'MTChallenge n. 40 sulla piadina romagnola. Non ricordo perché non proposi una piadina farcita con una caprese sbagliata, ma sicuramente avrò avuto delle buone ragioni. Adesso, a 11 anni di distanza, pubblico la ricetta.

Vi dirò, per essere sbagliata è davvero buona!

lunedì 30 giugno 2025

Hummus alla provenzale di Ottolenghi

 


L'hummus per me non è una ricetta, è una religione. 😇 La cosa non stupisce, se si pensa che in Medio Oriente vi sono dibattiti accesissimi sulla sua preparazione, non dissimili a quelli che ho letto nei fora di cucina nostrani intorno alla parmigiana di melanzane. Lo stesso Ottolenghi, già nel 2012 nel suo iconico Jerusalem, ha dedicato una pagina e mezzo a quelle che ha definito le Hummus Wars, le guerre dell'hummus: dalle origini della ricetta (levantine o egiziane?) a chi faccia l'hummus migliore (e qui i Palestinesi vincono a mani basse, per ammissione dello stesso Ottolenghi), capita spesso che amici fraterni si trovino a sostenere fazioni opposte, quando si parla di hummus.

Da brava Europea io non sono in grado di prendere parte a questa disputa, so soltanto che per me il vero hummus è composto da una purea di ceci con tanta tahina, come la ricetta base del sopra menzionato Jerusalem. Negli anni ho sperimentato ricette diverse, da quella di Alice Zaslavsky provata per Starbooks a quelle di Sami Tamimi e lo stesso Ottolenghi pubblicate in altri libri (Falastin e OTK - Shelf Love), ma torno sempre alla prima ricetta che abbia mai preparato, quella di Jerusalem.

Tutta questa lunga premessa per dirvi che quando sono inciampata in questa ricetta su Comfort, l'ultimo libro di Ottolenghi, ad attirarmi non è stato tanto l'hummus alla provenzale in se', quanto il coloratissimo topping. Anzi, a dirla tutta io questa ricetta l'avevo proprio snobbata, finché non ho sfogliato il libro per l'ennesima volta qualche giorno fa, in cerca di ispirazione. L'idea è di Helen Goh, una collaboratrice di Big Y ed è, a ragione, un grande successo nel suo locale.

Diciamo pure che preferisco non chiamarlo hummus e diciamo anche che il topping è quello che regala al piatto, insieme all'abbondante basilico, il suo sprint. Diciamo tutto questo e altro ancora, ma soprattutto prepariamolo, questo piatto: è assolutamente perfetto per la tavola estiva e mi è piaciuto da impazzire (e non solo a me). Da quando l'ho provato l'ho rifatto diverse volte, e non ho intenzione di smettere tanto presto.