Ho già fatto questo pollo due volte nel giro di 10 giorni non solo perché è buonissimo, ma anche perché la prima volta ero stanchissima e ho fatto qualche errore che si è riflettuto sull'aspetto (non sul sapore!) del piatto, dandomi foto insoddisfacenti. Personalmente, li ritengo dei lapsus freudiani, cioè una scusa per rifarlo al più presto, 😆 anche se mi sono presa a male parole per via della perdita di tempo delle foto, mio noto tallone d'Achille. 😅
Ottolenghi tiene a precisare nell'introduzione che Zia Pauline non è una vera zia, ma un'amica di famiglia di una delle sue collaboratrici, Helen Goh. Entrambe le famiglie erano emigrate in Australia dalla Malesia, loro terra di origine, e si davano appuntamento al parco ogni domenica, dove facevano insieme delle allegre grigliate. Tra le varie pietanze, Zia Pauline portava spesso dei gamberi o del pollo marinati, ed era proprio la marinatura a fare la differenza. Qui viene proposta per il pollo, ed è una bomba di umami. Io mi ripropongo di usarla anche con i gamberoni, ma comunque funziona a meraviglia, accorciando i tempi di marinatura a qualche ora, anche per le fettine di petto di pollo da cuocere sulla piastra: la scarpetta è assicurata!
Ottolenghi consiglia di abbondare con la marinata, che tiene bene il congelamento e può essere scongelata all'occorrenza, per averla sempre pronta.