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venerdì 21 ottobre 2011

Crema di cozze allo zafferano (Alain Ducasse) e... I Love Blog-Shopping


Un anno.
E' già trascorso un anno da quando ho aperto il blog e mi sembra ieri.
Fino a 13 mesi fa, ogni volta che qualcuno mi chiedeva quando avrei aperto un blog rispondevo, convintissima, mai. Troppo impegno, troppo sbattimento, occorreva
fotografare i piatti, scrivere i post, curare le pubbliche relazioni... no, no, io sono una pigra cronica e tutto quel lavoro non faceva per me. Assolutamente no, non ci pensavo nemmeno. Poi le cose sono cambiate, mi sono trovata con la mia voglia di condividere e discutere di cucina - la mia passione - ma senza un luogo adeguato dove poterlo fare in tutta serenità. Come fare? La soluzione era lì, a portata di mano: apriamo questo benedetto blog e vediamo come va.
Alle spalle a dire il vero avevo una vera e propria squadra: Fabio che mi aveva promesso assistenza tecnica su blogger (e senza il suo aiuto di sicuro non l'avrei sfangata), Alessandra che mi prometteva assistenza e dritte sul piano operativo (e anche qui, senza il suo aiuto e i suoi preziosi suggerimenti questo blog sarebbe rimasto all'età della pietra) e Flavia, che proprio in quel periodo stava pensando di aprire un blog, che faceva il tifo e mi incitava e così, pur con timore e tremore, mi sono lanciata.
Non avevo fatto in tempo ad aprirlo, che mi è arrivata una mail di Alessandra con le prime dritte: "Ti serviranno tovaglie, piatti, ciotoline e materiali da finger food, posate, vassoi, bicchieri... se vuoi vengo a Milano per aiutarti nello shopping, oppure perché non vieni tu a Genova?". "Ah, toh, ho pensato. Credevo che esistessero solo le caccavelle, invece ci sono anche le bloggavelle!" A dire il vero ho anche avuto un moto di sgomento al pensiero dell'avventura in cui mi ero imbarcata, ma oramai ero in ballo e poi la prospettiva di un bel week-end di shopping con Ale era troppo allettante, così sono saltata sul primo treno per Genova e lì, carta di credito tra i denti e Alessandra al mio fianco, siamo andate all'assalto di tutti i negozi che ci sono capitati a tiro. E' stato un fine settimana molto divertente,  istruttivo e memorabile (la mia banca se lo ricorda ancora ^_^), con Ale che mi dava consigli sul blog e suo marito che mi dava lezioni accelerate di fotografia. Ho razziato negozi di casalinghi e librerie e quando la domenica pomeriggio Giulio mi ha accompagnata alla stazione carica come un mulo, mi ha chiesto se per caso avessi nascosto un cadavere nel trolley, da tanto pesava. :-D
Non sono mancate le note folkloristiche e le risate conseguenti, e il ritorno è stato a dir poco rocambolesco: pioveva a dirotto ma io sono partita da casa di Ale con il trolley e due sacchetti di carta strapieni di bloggavelle. Naturalmente avevamo i sacchetti di plastica ma non fa fine viaggiare con quelli, quindi ho optato per quelli in scicchissima carta. Che si sono prontamente inzuppati non appena ho messo il naso fuori, e che essendo strapieni si sono prontamente strappati alle maniglie. Arrivata a Milano presentavo uno spettacolo pietoso: un trolley che pesava una tonnellata per i libri, due sacchetti di carta tenuti insieme con la pura forza di volontà, pioggia a dirotto e zero scale mobili (i lavori di ristrutturazione erano ancora in corso) da cui scendere. Non so come ho trascinato tutte le mie masserizie giù per quella interminabile scalinata; giunta a metà della stessa, un nugolo di extracomunitari mi si è precipitato incontro. "Che gentili ho pensato, vogliono aiutarmi". Macché: volevano vendemi un ombrello per ciascuno, e al mio rifiuto si sono dileguati. Ancora oggi non ho idea di come mai tutto quanto sia giunto a destinazione intatto visto che i sacchetti mi sono rovinati a terra innumerevoli volte, con me che prima esclamavo costernata: "Le mie pentoline!" e poi cominciavo a ridere, fatto sta che tutto è arrivato in perfetto stato e una volta giunta a casa ho avuto soltanto il problema di trovare spazio per i miei nuovi acquisti.

Tante cose sono successe da allora: ho conosciuto Stefania, un mese dopo sono nate ufficialmente le (st)Renne, inizialmente come esperimento e poi, visto che ci abbiamo preso sempre più gusto, come gruppo ufficiale. La nostra amicizia si è stretta ancora di più grazie al lavoro, alla condivisione e agli scambi di battute; ho conosciuto tantissime persone meravigliose, sono cresciuta umanamente, ho mandato a ramengo la dieta, grazie all'MTC ho scoperto in me una vena creativa di cui non sospettavo nemmeno l'esistenza e soprattutto mi sono divertita e mi sto divertendo da matti.
Un bilancio positivo insomma, e per questo festeggio il mio primo CompleBlog con una ricetta strepitosa, da grandi occasioni.
La ricetta è alquanto complessa, ma basta scomporla nei suoi fattori costitutivi per rendersi conto che è perfettamente realizzabile anche da noi, Desperate Housewives. Alessandra nell'ultima niusletter ce ne aveva presentato una versione semplificata, ma siccome ho il libro di Ducasse - regalatomi da lei medesima a Natale - ho voluto preparare the original one: in fondo il CompleBlog viene solo una volta all'anno, no?

lunedì 12 settembre 2011

Cozze in brodetto agli agrumi (Ernst Knam)


- Stamattina ho pulito il bagno, passato lo straccio in tutta la casa, preparato una torta per la colazione mia e di mio marito, poi mi sono preparata per venire in ufficio e ho timbrato alle 8!

Guardo la collega e noto che è truccata con molta cura, decisamente più del solito. Un trucco da 10-15 minuti, stimo mentalmente. Io sono una che si trucca abitualmente al mattino e so stimare con buona approssimazione le preziose tempistiche dei restauri mattutini.

- Scusa, a che ora ti sei alzata?
- Alle 7 meno un quarto! (come me).
- E quanto tempo ci metti per venire in ufficio?
- Tre quarti d'ora. (come me).

OK, allora ho capito come hai fatto: ti sei alzata, ti sei lavata (mi piace pensare che tu ti sia lavata), hai passato rapidamente un panno sul lavello, poi già che andavi in cucina hai preso il mocio che avevi lasciato lì ieri sera e visto che era ancora umido lo hai passato sui pavimenti del percorso fino al balcone, poi ti sei lavata le mani (o almeno così mi piace pensare), hai tirato fuori dal frigo una busta di preparati per torte di quelli dove non devi aggiungere niente, lo hai versato nella teglia e hai ficcato tutto in forno. Sei tornata in bagno dove ti sei truccata, ti sei vestita, nel frattempo la torta si è cotta e tu hai fatto il caffè e hai trangugiato tutto molto velocemente, altrimenti col cavolo che con quei tempi riuscivi a fare tutto quanto!

Avrei voluto dirglielo, visto che quella mattina saltellava giuliva di collega in collega raccontando le sue prodezze di massaia, ma mi sono tenuta il pensiero per me. 

Mi sono però domandata se era meglio avere a che fare con una che spara ca**ate palesi illudendosi di essere creduta, o con gli psicopatici che incontro in metropolitana.
Ancora non ho trovato risposta all'arduo quesito, motivo per cui mi sono data alle cozze.


lunedì 3 gennaio 2011

Zuppetta di gallinella light e i propositi per il nuovo anno



Ogni anno è sempre la stessa storia: inizia il nuovo anno e si fanno tanti buoni propositi, che verranno puntualmente disattesi.
Io li faccio almeno due volte all'anno: il mio primo Capodanno infatti è il rientro dalle vacanze estive, tra la fine di agosto e i primi di settembre, quando mi riprometto di stare calma e rilassata, di non prendermela per i piccoli inconvenienti che capitano sul lavoro o nella vita al di fuori; mi riprometto anche di iscrivermi in palestra e qualche volta l'ho pure fatto, finché non mi sono resa conto che è più conveniente non andare in palestra gratis, piuttosto che non andarci a pagamento.
I buoni propositi di gennaio invece, quelli del Capodanno propriamente detto, riguardano altro: constatato una volta di più che tanto mi arrabbio lo stesso e in palestra non ci vado, arrivato gennaio i propositi riguardano la mia cultura personale. Dai corsi di danze folk al proposito di andare al cinema ogni settimana passando per il proposito di telefonare più spesso alle persone care, tutto si frantuma nell'arco di un tempo brevissimo, un po' come i miei ferrei propositi di dieta che falliscono miseramente ogni giorno all'ora dei pasti.

Siamo però al 2 di gennaio e non dispero ancora del tutto: sento che quest'anno ce la posso fare. Per dire, stamattina ho praticamente saltato la colazione e ho bevuto solo un caffé. A pranzo l'idea era di mangiare un pochino di verdura lessa e non è colpa mia se uscita da Messa ho trovato fuori dalla chiesa un mercatino di specialità tipiche e ho acquistato un salamino delizioso, una Boccia di Cremona (la terza degli ultimi 20 giorni) e mezzo kg di pane pugliese di Altamura. Così, visto che pane e salame erano già pronti mentre le verdurine dovevano essere mondate, lavate e lessate, beh... voi che cosa avreste fatto al posto mio? :-D

Ma questa sera no.
Per questa sera avevo già scongelato una gallinella da porzione e l'ho cucinata in modo semplicissimo, assolutamente light. Quindi, vedete, forse ce la posso fare.
Forse.

mercoledì 22 dicembre 2010

Ribollita eretica (che altro vi aspettavate da una terrona trapiantata al Nodd?) :-D



- Non penserai mica, con 'sta storia del blog, di inondarmi la cucina con le tue preparazioni, vero?
- (arrossendo) Ma no mamma, che dici?
- Dico che io sono a dieta e non posso mangiarmi tutto quello che cucini tu. Che poi tuo padre deve controllare l'alimentazione per motivi di salute, lo sai, e...
- Sì mamma, lo so e non ti devi preoccupare: non cambierà niente.
- E' proprio questo che mi preoccupa: tu ci porti sempre il surplus della tua cucina e poi a noi tocca mangiarlo.
- Lo dici come se fosse una tortura...
- No, è tutto buonissimo, solo che io sono a dieta e tuo padre anche.
- Va bene mamma, non ti preoccupare: non vi porterò niente da casa mia.

Secondo voi ho smesso di portare roba da mangiare a casa dei miei? :-D Ma neanche per sogno: ho solo affinato le strategie. Sdoganare le proprie eccedenze di produzione in cucina in fondo è meramente una questione di marketing: guardare al bisogno del consumatore, all'occorrenza creare quel bisogno e venirsene fuori con la risposta a quel bisogno. Tutto qui.

Così sabato quando sono andata a fare la spesa non ci ho pensato due volte, quando al banco delle verdure ho visto tanti mazzi di cavolo nero fare bella mostra di se', a comperarne uno. Ho agguantato anche una bella verza scura dalle foglie sode e increspate come un verde mare sfiorato dalla brezza, sono andata alla bilancia a pesare e attaccare l'etichetta al sacchetto e sono corsa a casa per preparare una deliziosa Ribollita.

Arrivo a casa e tiro fuori lei, la caccavella per eccellenza: la pentola in coccio per le minestre. Sì, perché in latino caccavella significa proprio pentola di coccio ed è solo per estensione che oggi con questo termine si designano gli attrezzi di cucina, specialmente quelli minuti e più o meno inutili come ha detto una volta Roberto Della Giovanna, grande ex firma del forum della Cucina Italiana: "le caccavelle servono per complicare ciò che è semplice attraverso quello che è inutile."
Ma non divaghiamo: eravamo alla Ribollita. Tiro fuori la mia fida caccavella, comincio a lavare e mondare le verdure e una mezz'oretta più tardi la minestra bolle allegramente sul fuoco.

Guarda caso i miei genitori erano andati in montagna sabato e sarebbero tornati a casa mercoledì, a ora di pranzo o di cena; ho così preparato un bel Frigoverre mettendoci una buona metà della mia Ribollita e l'ho depositato nel loro frigorifero.
Un paio di amiche di mia madre mi hanno "intercettata" mentre entravo nel condominio e mi hanno chiesto come mai andassi dai miei visto che non c'erano, e quando ho spiegato che portavo loro il pranzo (o la cena) in modo da non doversi mettere a cucinare appena tornati a casa, hanno cominciato a tessere le mie lodi: che meraviglia avere una figlia così! Poi ho chiamato mia madre - erano le 13.00 e si erano appena messi in viaggio - per avvisarla che il pranzo li aspettava in frigorifero e restava solo da scaldarlo al microonde e lei felicissima mi ha ringraziata. Come dicevo più sopra, è tutta una questione di marketing... :-D

lunedì 29 novembre 2010

Crema di lattuga

Questa settimana termina novembre e ci addentriamo nel cuore dell'inverno, illuminato però dal Natale che sta per arrivare. Come la stragrande maggioranza delle persone cresciute nella società dei consumi, sono stufa dell'aspetto commerciale delle festività, perché se è bello decorare la casa, pensare ai regalini golosi, acquistare pensierini per le persone più care e pensare ai pranzi delle feste, è anche vero che sentiamo tutti l'esigenza di recuperare l'aspetto più intimo della festa stessa, la gioia dell'attesa, del riunirsi in famiglia e regalare giornate indimenticabili ai bambini.
Quando ero bambina per me il Natale era una festa speciale, e ciò che aiutava a renderlo tale erano le piccole cose: il calendario dell'Avvento, la preghierina speciale ogni giorno, la candelina da accendere, la piccola buona azione quotidiana che era un fiorellino per il mazzo da offrire a Gesù il giorno di Natale...
Una volta cresciuti e prima che si formassero le nostre nuove famiglie e nascessero i bambini, abbiamo cercato di salvaguardare questo aspetto del Natale. Mia mamma un anno ha fatto una proposta bene accetta a tutti: anziché spendere soldi per farci i regali tra di noi, lei avrebbe messo una busta sul televisore di casa e ognuno di noi liberamente ci avrebbe messo i soldi che avrebbe speso in regali per i familiari. Il giorno di Natale (beh, qualche giorno dopo...) avremmo consegnato la busta alle Missioni, perché ciò  che per noi era superfluo fosse usato per donare il necessario ai bisognosi. Per me questa è stata la continuazione più vera del Natale di quando ero bambina, un modo per condividere non solo ciò che si ha, ma un pezzettino di ciò che si è; perché è proprio vero che donando ci si arricchisce a dismisura e ci si scalda il cuore.

Siccome fuori fa freddo (a Milano ha nevicato venerdì!), che ne dite se oltre al cuore ci scaldiamo anche il corpo? Oggi propongo una coccolosa crema di lattuga, che a me piace moltissimo e che ho scoperto grazie all'amico Stefano Spilli.


lunedì 1 novembre 2010

Zuppa di fagioli al pomodoro

Sono reduce da un week-end a Genova ricco di affetto, risate, divertimento, ottima cucina e... shopping, su cui mi dilungherò in un altro post.
Ieri sera ho preso il treno carica come un mulo, ma ho lasciato dalla Ale i banali sacchetti di plastica perché quelli di carta sono decisamente più trendy.
Peccato che piovesse.
Sono arrivata a casa con un sacchetto tenuto in braccio, un altro tenuto in equilibrio precario sul trolley (pesantissimo perché pieno di libri di cucina), niente ombrello perché non dispongo di terza mano per reggerlo - e sa il Cielo se avrei avuto bisogno di una terza mano, per reggere il secondo sacchetto.
Naturalmente l'ascensore non funzionava e ho dovuto trascinare me stessa e il precario bagaglio su per le scale, ridendo come una deficiente pensando che io a Fantozzi faccio un baffo. I sacchetti di carta sono collassati non appena oltrepassata la soglia di casa, e io ho esclamato: "le mie pentoline!!!". Fortunatamente tutti i miei acquisti in ceramica sono arrivati a destinazione sani e salvi, resistendo Dio sa come a cadute, urti e quant'altro. Non sorprendentemente, oggi sono leggermente in coma...

Quando ero ragazzina Cesare Battisti cantava "Ma che colore ha una giornata uggiosa?"; la mia risposta è sempre stata "dipende" e così continua ad essere.
Se però la giornata uggiosa coincide con una pigra giornata di inizio novembre, ecco che il colore diventa quello delle zuppe, dei brasati, di tutti quei piatti a cottura lenta il cui aroma si spande per la casa.
Nel quadro ideale che ho in mente c'è anche un camino con un bel fuoco allegro e scoppiettante, un buon libro in mano, musica di sottofondo, etc., etc. Nella vita reale invece c'era una montagna di roba da stirare e una lavatrice da mandare avanti.
Mi sono consolata realizzando almeno una parte del sogno: in settimana al mercato mi ero lasciata tentare da dei bei baccelli di fagioli borlotti freschi; oggi li ho sgranati, sciacquati e posti su un telo ad asciugare. 
Consultato il libro Ricette d'oro della Cucina Italiana (comperato con il 50% di sconto), ho trovato la ricetta che faceva per me; qualche piccola variazione, quanto basta per sentirla più "mia", ed ecco qui: