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lunedì 12 maggio 2014

Gelatina di albicocche e mele verdi + Composta di albicocche e mele verdi


"Lucidare il dolce con 3 cucchiai di gelatina di albicocche sciolta a fuoco dolcissimo", recita la ricetta, e io esclamo Ohibò!
Non compro praticamente più marmellate e confetture da anni, perché ho scoperto che quelle che mi faccio in casa sono decisamente più buone: meno dolci, e col sapore di frutta più accentuato.
Però a me piacciono le marmellate corpose, quelle con polpa e frutta ben amalgamate tra loro, mentre le gelatine non le uso praticamente mai, e quindi non le preparo.
Allungo la mano e segno sulla lista della spesa "gelatina di albicocche".
Arrivata al negozio però mi aspetta un'amara sorpresa: lo scaffale delle marmellate straripa di confetture extra nella versione normale, con polpa a pezzettoni, vellutata, cremosa e dietetica.
Nessuna traccia di gelatine di alcun tipo, però.

lunedì 28 aprile 2014

Pappa col pomodoro alla pratese


"Viva la pappa col pomodoro!", cantava Rita Pavone nei panni di Gian Burrasca quando ero piccola, e io, che di quel discolaccio di Gian Burrasca ero una grandissima fan, ogni volta avevo un moto di repulsione. Il motivo era semplice: non conoscevo la toscanissima Pappa, ma a casa mia si mangiavano ad ogni pasto gli spaghetti col sugo di pomodoro, che personalmente odiavo, ed era a quelli che associavo la canzone.
Li odiavo così tanto che a tutt'oggi a casa mia gli spaghetti entrano con molta difficoltà, e il sugo di pomodoro semplice non lo faccio praticamente mai. Se poi mi trovo fuori casa e mi presentano un piatto di spaghetti col pomodoro li mangio per educazione (e magari mi piacciono anche), ma da qui ad andarmeli a cercare, ce ne passa.

lunedì 4 novembre 2013

Vino cotto


Credo che tutti i nostri blog abbiano una genesi articolata e complessa.
Difficilmente ci si sveglia una mattina e si dice a se stessi "Oggi apro un blog": l'idea di solito matura pian piano, ce la rigiriamo nel cervello più e più volte, finché un giorno, zac! siamo pronti e partiamo con la nuova avventura.

lunedì 14 ottobre 2013

Hummus - Ricetta base


Gira e rigira, torno sempre lì: al MedDiet Camp di Cagliari, dove nel corso dell'ultimo fine settimana di settembre ho imparato un sacco di cose sulla dieta mediterranea e ho assaggiato dei piatti veramente deliziosi.
Lo Chef che mi ha colpita più di tutti è stato Georges El Kik, che ci ha presentato un delizioso Kibbeh accompagnato da Hummus e insalata di cavolo bianco.
Ecco, quell'Hummus era eccezionale, il migliore che abbia mai assaggiato in vita mia: l'equilibrio dei sapori era semplicemente perfetto, il gusto era fresco e intrigante e veniva una gran voglia di replicarlo a casa, subito.

Ho preso diligentemente gli appunti, sia chiaro.
Altrettanto prontamente, una volta arrivata a casa li ho appoggiati lì, in quel posto, dove ero sicura di trovarli. Tra sei mesi di sicuro li troverò. Forse. 😟

Nel frattempo mi è rimasta una voglia di Hummus pazzesca, così sono corsa ad aprire il mio fido Jerusalem ed eccola lì, la ricetta-base dell'Hummus.
Quella di Georges era più limonosa senza essere aspra (comincio a sospettare che ci abbia anche grattugiato di nascosto un po' di scorzetta di limone); la mia inoltre non è così liscia e uniforme, colpa di un robot vecchiotto che fa fatica a frullare tutto a dovere. Me lo faccio andare bene e per consolarmi mi dico che in realtà ho fatto apposta a lasciare pezzetti di ceci, per avere una maggiore consistenza sotto ai denti. J

martedì 27 agosto 2013

Latte di mandorle

Immagine presa da qui
Riposarsi... divertirsi... rigenerarsi
Quello che chiedo alle vacanze è proprio questo: rigenerarmi.
Arrivo sempre alle ferie estive stremata: isterica perché sotto pressione lavorativa, stanca dopo un lungo anno quasi ininterrotto, svogliata per quanto riguarda la cucina dopo aver passato tanti fine settimana a cucinare e fotografare. Credevo di chiedere alle mie ferie riposo relax e divertimento, ma mi accorgo adesso che in realtà avevo bisogno di molto di più: di rigenerarmi, per l'appunto.

Il primo passo per una rigenerazione passa per me dal ritorno nella Terra dei miei Avi: non riuscirei più a viverci per tutto l'anno abituata come sono ai ritmi milanesi, e tuttavia ho bisogno di tornarci ogni anno per ritrovare me stessa, le mie radici, le origini della mia storia e di quella della mia famiglia; è questo che mi rigenera, l'essere qui dove tutto per me è cominciato.

La mia bella Sicilia è una terra particolarmente generosa nei prodotti della terra: agrumeti, mandorleti, uliveti... ed è proprio con una ricetta base che voglio riaprire il blog dopo la pausa estiva, parlando di una ricetta semplicissima, ma molto buona.

Usato come bevanda rinfrescante in Sicilia e non solo, il latte di mandorle entra a buon diritto in diverse ricette dolci e salate. Nel Medio Evo si mangiavano i petti di pollo cotti nel latte di mandorle al naturale, e questa delicata pietanza veniva chiamata biancomangiare.

Oggi il termine biancomangiare designa solo una crema dolce preparata con il latte di mandorle, ma il suo ingrediente principale – il latte di mandorle appunto – se usato al naturale può entrare a far parte degli ingredienti di esotici curry e di altre ricette.

Prepararlo è molto semplice, ma attenzione: ce ne sono due tipi.
Il più conosciuto è costituito da una pasta di mandorle ottenuta frullando molto finemente una uguale quantità di mandorle pelate e di zucchero fino a ottenere un panetto setoso; sciogliendo 250 g di questo panetto in un litro di acqua si ottiene una bevanda corroborante e molto dolce, nota appunto come latte di mandorle. 
Immagine presa da qui
La ricetta che vi propongo oggi invece è meno nota e serve ad estrarre dalle mandorle un latte molto meno denso (in quanto manca la polpa delle mandorle) e dal sapore più delicato, che può essere utilizzato anche per le ricette salate. Il procedimento per ottenere questo secondo e meno noto latte di mandorle è analogo a quello per estrarre il latte di cocco.

venerdì 5 luglio 2013

Latte di cocco e Crema di cocco

Image from here
Il latte di cocco è un ingrediente poco conosciuto nella nostra cucina, ma largamente utilizzato in quelle orientali. A me piace tantissimo nei curry, ma l'ho utilizzato anche per delle Bisque e delle Tielle o Taieddhre.
Oggi vi spiego come si prepara, attingendo da un libro che per me è un tesoro di sapere e di sapori.

martedì 19 febbraio 2013

Limoni piccanti in conserva rapidi (Quick Pickled Lemons)


Giuro, ero scettica. 
Questi limoni costituiscono il contorno della prossima pietanza che presenterò allo Starbooks e devo ammettere che la dichiarazione di eclettismo di questo contorno da
parte degli autori mi aveva lasciata un po' perplessa; oltretutto, a causa dell'esigua quantità di spezie utilizzate, ero costretta a fare la dose intera anziché dimezzarla.
Avrei dovuto aspettarmi la sorpresa, invece: Yotam e Sami sono due maestri e a me la cucina meidiorientale piace tantissimo. In più questi limoni non sono piccanti come mi aspettavo, e conferiscono freschezza alle pietanze cui si accompagnano. Puliscono il palato quando si gustano piatti di carne, aggiungono l'indispensabile, fresca nota del limone ai piatti di pesce e... non li ho ancora provati con le lenticchie, ma di sicuro prima o poi lo farò. 
Una cosa è certa: Ottolenghi e Tamimi hanno perfettamente ragione nel dire che una volta provati, non se ne può più fare a meno.

lunedì 17 dicembre 2012

Gløgg




E' da quando la mia collega Starbooker Cristina ne ha pubblicato la ricetta, che muoio dalla voglia di farlo. Sarà che mi piace molto il vin brulé e lei ha scritto che il gløgg, sua versione scandinava, è molto più buono; sarà perché avevo voglia di fare agli amici un regalo di Natale diverso dai soliti biscottini e marmellate, fatto sta che lo scorso fine

lunedì 4 giugno 2012

venerdì 14 ottobre 2011

Impastare il pane a mano

I dialoghi tra me e mia sorella sono talvolta surreali. Noi due ci capiamo benissimo perché conosciamo gli antefatti, quindi per noi è normale cominciare un discorso da dove lo avevamo interrotto la volta precedente, ma talvolta gli astanti restano esterrefatti quando ci sentono parlare. 

E' quello che è successo alla signora seduta accanto a me in metropolitana il mese scorso, quando mi ha visto chiudere il libro che stavo leggendo, tirare fuori il cellulare e, dopo i convenevoli di rito, mi ha sentito dire: "Senti, non è che sabato mi presteresti tuo marito, che lo devo portare in discarica?"
La poveretta ha strabuzzato gli occhi e si è voltata verso di me sbalordita e io stupidamente, rendendomi a quel punto conto dell'effetto che quella strana conversazione poteva avere presso il grande pubblico, ho pensato bene di chiarire ciò che tra me e mia sorella era ovvio: "Cioè, lui deve portare me in discarica!".
La signora ha scosso mestamente il capo e si è rituffata nella lettura da cui la mia malaugurata frase l'aveva distolta e io mi sono trovata a ridere da sola come una cretina, mentre mia sorella consultava la tabella di marcia familiare per ritagliare una mezz'oretta a me e suo marito, in discarica. Quello che abbiamo fatto una volta giunti lì ve lo lascio solo immaginare. 😂

Il post di oggi è puramente didattico e non è nemmeno recente: l'avevo scritto infatti nel 2005 per un forum, con foto passo-passo fatte con la digitale compatta che avevo allora. Si tratta di una lezione sull'impasto a mano del pane, così come l'ho appreso dalle mitiche Sorelle Simili al corso sulla panificazione che mi sono regalata per un compleanno.
Non dò quindi una ricetta di pane precisa, ma le indicazioni su come eseguire a regola d'arte un impasto a mano, qualunque sia la nostra ricetta di partenza.

Avvertenza che dopo l'aneddoto sulla discarica ritengo necessaria: non ho impastato il pane sul pavimento di casa, è il mio asse per impastare che è stato fatto con listelli avanzati da un parquet. 😀

mercoledì 12 ottobre 2011

Ciambelline al vino


Carissimi amici, vorrei farvi partecipi della mia gioia: lunedì 3 ottobre la mia amica Elena ha passato l'esame per ottenere il patentino di Guida Turistica della Provincia di Milano, e lunedì 11 ottobre lo stesso esame lo ha passato la mia amica Cristina. Il motivo per cui la
sua macedonia nell'ultimo MTC è stata chiamata "crossed fingers" risiedeva tutto lì: lei era sotto esame e temeva di sbilanciarsi. 
Elena e Cristina hanno studiato insieme: sono diventate amiche perché le rispettive figlie maggiori, oggi studentesse universitarie, erano compagne di scuola e amiche per la pelle fin dalla prima elementare: potevano le mamme astenersi dallo stringere amicizia? Certamente no! E siccome nuddu si pigghia c'un s'assimigghia, come si dice nella Terra dei miei Avi (Dio li fa e poi li accoppia), entrambe sembrano serie, ma sono matte come cavalli. 
Sono due anni che queste due donne splendide affiancano al lavoro e agli impegni familiari ore e ore di studio, cui hanno dedicato tutti i minuti liberi del poco tempo libero che avevano. Hanno seguito corsi, hanno studiato storia, storia dell'arte, geografia e diritto, in italiano e in inglese (Elena anche in francese), con tutti i termini tecnici che queste discipline richiedono; conoscono miti e leggende della città dove sono nate e che amano alla follia, quindi sono stata davvero strafelice che tanta fatica, serietà e passione siano state coronate dal meritatissimo successo.  
E poi c'è un'altra cosa ancora che hanno fatto, senza neanche rendersene conto: in una società dove vige l'imperativo del tutto-subito-senza-fatica, Elena e Cristina hanno dimostrato fattivamente ai loro figli che per ottenere qualcosa bisogna investire tempo, energia, intelligenza e passione. Con il loro esempio hanno fatto toccare con mano ai loro ragazzi che un successo ottenuto con il lavoro dà molto più gusto di uno ottenuto facilmente. E questa lezione di vita i loro figli se la porteranno dentro per sempre. 

Lunedì dunque Cristina non era in ufficio; io mi sono svegliata con un patema d'animo come se l'esame avessi dovuto sostenerlo io, e a mano a mano che passavano le ore, l'ansia aumentava. Intorno alle 16.30 mi è arrivato un sms: ho finito ora, sono ragionevolmente tranquilla. Mi sono ragionevolmente tranquillizzata pure io, ma fino all'esito sapevo che non avrei chetato, e la settimana prima l'sms di Elena mi era arrivato alle 19:30. Mentre in ufficio avevo la distrazione del lavoro, a casa avevo bisogno di inventarmi qualcosa che mi occupasse le mani; ho quindi aperto il mio archivio ricette e l'occhio mi è caduto su questa ricetta, presa dal forum di C.I. un bel po' di anni fa.

L'unico inconveniente erano le dosi in bicchieri e quel fatidico "farina quanta ne richiede l'impasto", che se hai visto mamma, nonna o zia preparare il benedetto impasto sai come regolarti, altrimenti no. Recita infatti la ricetta:

CIAMBELLINE AL VINO
  


1 bicchiere di zucchero
1 bicchiere di vino bianco
1 bicchiere di olio (io ho usato l'olio di frutti olys)
1 pugno di semi di anice
farina 0 e 00 mescolate quanta ne vuole l'impasto
1 punta di coltello di lievito per dolci
 
mettere tutti gli ingredienti liquidi e i semi di anice nella ciotola dell'impastatore e aggiungere gradualmente la farina e il lievito fino ad ottenere un impasto morbido ma manipolabile.
Trasferire su un piano infarinato e tirare dei rotolini da cui ricavare delle ciambelline.
Spennellare con latte e spolverare di zucchero.
Infornare a 180 per circa 20 minuti.
Si servono pucciate nel vin santo.
Ciao! laura  malavasi   roma

Ooocchei, mi sono detta, ho preso il bicchiere più piccolo che avevo e ho cominciato allegramente a versare vino, olio, zucchero e semini di anice nella ciotola del Kenwood. Poi ho aggiunto un pizzico di sale, anche se la ricetta non lo menzionava, e mi sono data arie da precisina pesando la farina che ci versavo a mano a mano. Sono partita da 250 g sapendo che erano pochi e che probabilmente ce ne sarebbe voluto il doppio - e così ho fatto. Poi ho aggiunto altri 100 g, ma ancora non bastava. Altri 100 e poi altri 100, dopo di che ho manipolato l'impasto e ho visto che la consistenza andava bene. 800 g di farina mi ha preso l'impasto, e ho pensato con compassione a quella punta di coltello di lievito per dolci, che doveva sentirsi come la particella di sodio nell'acqua Lete. ^_^

Terminato l'impasto, è stata la volta delle ciambelline: suddividere l'impasto, tirarne dei rotolini e ricavare le ciambelline. Non c'è stato bisogno di infarinare il piano di lavoro, l'impasto scorreva a meraviglia senza appiccicarsi. Solo, il glutine dopo un po' diceva la sua e i rotolini si accorciavano, tornando ad essere cicciottelli. Ho dovuto procedere a step ricavando prima dei cordoncini spessi due dita e lasciandoli riposare mentre tiravo gli altri, poi li ho ripreso assottigliandoli via via, fino a quando hanno raggiunto lo spessore di un dito. La prossima volta li faccio spessi mezzo dito e li faccio riposare ancora un po', perché dopo che ho formato le ciambelline quelli si sono ritirati e incicciti di nuovo, facendo sparire il buco che, giuro, quando li avevo depositati sulla teglia c'era. 

I tempi di cottura dipendono dallo spessore delle ciambelline: se il loro spessore finale è di circa 1 cm, cuociono in 20 minuti; diversamente, mezz'ora ci vuole tutta. 

Le mie ciambelline non sono venute bellissime, ma erano buone da matti.
E sottolineo erano. :-)  

Vi dò di seguito le dosi precise, pesate per voi. ;-)

lunedì 29 agosto 2011

Gelatina di fichi d'India


Come ho già scritto qui, a casa dei miei in Sicilia i fichi d'India crescono abbondantissimi: crescono rigogliosamente attorno a buona parte del muro di cinta e danno generosamente molti dolcissimi frutti, che mia mamma provvede a cogliere ogni mattina all'alba, quando la rugiada ammorbidisce le spine.

La resa di questi frutti in termini di gelatina è estremamente scarsa, visto che sono costituiti da innumerevoli semini ricoperti da un piccolo strato di polpa. Per questo motivo, a meno di non avere una massiccia produzione casalinga come la mia non conviene preparare la gelatina: pensate che con circa 10 kg di fichi d'India sbucciati ho ottenuto soltanto 1 litro di succo da cui partire per prepararla.

Inoltre per questa preparazione occorre selezionare anche il colore dei frutti: col calore infatti quelli gialli diventano di un inquietante colore marrone, per cui occorre utilizzare solo ed esclusivamente i frutti dalla polpa rossa, mischiati al limite a qualche frutto bianco. 

Questa gelatina è stata preparata dal mio figlioccio Fabio, guidato e supervisionato da me: complimenti al mio piccolo Chef in erba, che mi ha raccontato di tutte le cose che cucina insieme alla sua mamma!

Un ringraziamento grande come una casa va a mia mamma, che per consentirmi di preparare questa delizia ha raccolto e mondato almeno 15 kg di fichi d'India rossi!

lunedì 18 luglio 2011

Gelatina di basilico

Questa ricetta era nella mia lista delle cose da fare da qualche anno, ma non mi decidevo mai perché avevo più di una perplessità. Poi la scorsa settimana ne ho parlato con Alessandra nella "stanza delle (St)renne" che ci siamo creati su FB, esternandole tutti i miei dubbi: innanzi tutto era previsto l'uso del succo di mela, ma la ricetta alludeva a quello comprato. Ora, che senso ha usare del succo di mela che ha perso tutta la pectina? Io avrei usato del succo centrifugato di fresco dalle mele, però dovevo acquistare la centrifuga e non mi andava di spendere i soldi. Avrei inoltre dimezzato lo zucchero e raddoppiato il basilico, e se fosse dipeso da me ci avrei aggiunto anche un pizzico di sale. Ne abbiamo discusso per un po' e venerdì, andando a fare la spesa, ho improvvisamente deciso di comperarmi anche questa benedetta centrifuga. Fatto il grande passo, l'acquisto di mele e basilico è stato una conseguenza così naturale che nemmeno me ne sono accorta.

Mi sono accorta del guaio in cui mi ero cacciata solo una volta arrivata a casa però: dal centrifugato di mele che aveva un aspetto e un colore orrendi, al fatto che la disgraziata gelatina non volesse saperne di gelificarsi: l'ho imbarattolata tre volte, ho aggiunto dell'agar-agar ma era troppo poco e continuava a rimanere liquida... alla fine presa dalla disperazione l'ho rimessa in pentola e ho aggiunto agar-agar fino a quando non si è rappresa. E' stato a quel punto che mi sono resa conto che tutto sommato il succo di mela già pronto in brick non era una cattiva idea... ^_^


In ogni caso vi racconto come ho fatto e in coda alla ricetta vi metto gli ingredienti e le quantità originali. Fate vobis... ;-)

lunedì 11 luglio 2011

Verdure miste al forno ripiene con mollica saporita

- Mapi, per la cena di sabato potresti portare delle verdure grigliate?
E' la solita cena mensile che facciamo con un gruppo di amici carissimi, a casa dell'uno o dell'altro, con la regola che ognuno porta qualcosa. Questa volta a me sono toccate verdure grigliate per tutti, solo che non avevo voglia di verdure grigliate tout court, così ho deciso di prepararle alla siciliana, con sopra tanta mollica condita, come mi ha insegnato la mia mamma.
Luglio prevedeva la grigliata in giardino, un rito che ogni anno vede il bravissimo Eugenio ai fuochi, coadiuvato da qualcuno di noi, mentre altri si occupano di apparecchiare, preparare i centrotavola e anche solo chiacchierare. E' un'allegra combriccola la nostra, dove si ride e si scherza ma si va anche dritti al cuore delle questioni e delle problematiche di ognuno, identificando fattori di disagio e possibili modi di porsi per vivere serenamente qualunque situazione ci troviamo ad affrontare.
Sabato però sono stata intercettata dal cuoco e ho aiutato a preparare le erbe aromatiche e pelare gli spicchi d'aglio. Le zanzare erano impietose e hanno cominciato a punzecchiarci tutti quanti. La mia fortuna è stata che mi è stato dato l'incarico di strofinare d'aglio il pane per le bruschette. Quando ho finito l'operazione, ho pensato bene di usare l'ultimo mezzo spicchio per strofinarmi le mani, palme e dorsi, nella speranza che tenesse lontane le disgraziate bestiole.
La cosa deve aver funzionato, perché non sono più stata tormentata da una sola zanzara, e pazienza se le mie mani puzzano d'aglio ancora adesso, l'importante è che l'alito sia a posto. ^_^


VERDURE MISTE AL FORNO RIPIENE DI MOLLICA
di Mamma Francesca



Per 12-16 persone

Per la mollica condita:
350 g mollica di pane di grano duro leggermente rafferma
1/2 cipolla
15 g di sale fino
qualche foglia di basilico
un ciuffo di prezzemolo
2 prese abbondanti di origano
3-4 fogliette di menta (se piace)
1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva

2 grosse melanzane viola lunghe
2 peperoni gialli
2 peperoni rossi
7 pomodori ramati
olio extravergine di oliva per irrorare



Preparare la mollica condita: la mollica del pane deve essere leggermente rafferma, se possibile acquistare (o preparare) il pane un paio di giorni prima, estrarne la mollica e lasciarla all'aria. Se non è possibile, spezzettare grossolanamente la mollica, disporla sulla placca del forno e metterla ad asciugare nel forno a 80 °C per 10 minuti circa (non deve brunire).
Mettere la mollica nel mixer e frullarla. Aggiungervi il sale, la cipolla tagliata a pezzetti e le erbe aromatiche lavate laddove necessario e asciugate. Frullare ancora fino ad ottenere un insieme omogeneo. Aggiungere a questo punto l'olio, mescolando delicatamente con un cucchiaio per distribuirlo in modo omogeneo in tutta la mollica.

Preriscaldare il forno a 240 °C in modalità ventilata.

Lavare le verdure, tagliare le melanzane a fette alte circa 1 cm; Ridurre in falde i peperoni seguendo le naturali costolature, eliminare i semi e le membrane interne. Tagliare i pomodori ramati a metà in sezione (non partendo dal picciolo, ma da metà altezza), liberarli dei semi e capovolgerli a scolare senza salarli.

Disporre le verdure su 2 placche del forno, distribuire su ognuna una bella cucchiaiata di mollica (2 cucchiaiate sulle fette di melanzana più grosse), irrorare con un filino d'olio e infornarle contemporaneamente (per questo ho parlato di modalità ventilata del forno) per 20 minuti circa.

Con queste dosi vi verranno 4 placche di verdure miste, che cuocerete quindi in 2 tempi.

Servire le verdure sia calde, sia a temperatura ambiente.


lunedì 9 maggio 2011

Muffin vegani ai mirtilli

Sia chiaro che la colpa è tutta di Francy: ho visto sul suo splendido blog dei deliziosi muffins al cioccolato bianco e mirtilli e ho pensato che li volevo fare, tanto più che avevo in casa dei mirtilli che esigevano un utilizzo immediato. ^_^

Tornata a casa però la frenesia della modifica mi ha assalita, e per non sbagliare ho consultato il libro "Muffin" di Parragon Books che un'amica mi aveva regalato tempo fa.
Questa ricetta (con un titolo diverso: muffin ai frutti rossi senza latticini) mi ha colpita subito, anche se mi sono accorta che era vegana solo in corso di esecuzione.

Parliamoci chiaro: la mancanza dell'uovo si sente eccome nella consistenza del prodotto finale che risulta meno soffice, tuttavia la mela cotta come suo sostituto non è male.
Siccome non avevo in casa il germe di grano (ma pimento e sciroppo d'acero sì :-D ) l'ho sostituito con altrettanta farina 00 e ho raddoppiato la quantità di mirtilli perché 50 g totali erano pochini.

mercoledì 22 dicembre 2010

Ribollita eretica (che altro vi aspettavate da una terrona trapiantata al Nodd?) :-D



- Non penserai mica, con 'sta storia del blog, di inondarmi la cucina con le tue preparazioni, vero?
- (arrossendo) Ma no mamma, che dici?
- Dico che io sono a dieta e non posso mangiarmi tutto quello che cucini tu. Che poi tuo padre deve controllare l'alimentazione per motivi di salute, lo sai, e...
- Sì mamma, lo so e non ti devi preoccupare: non cambierà niente.
- E' proprio questo che mi preoccupa: tu ci porti sempre il surplus della tua cucina e poi a noi tocca mangiarlo.
- Lo dici come se fosse una tortura...
- No, è tutto buonissimo, solo che io sono a dieta e tuo padre anche.
- Va bene mamma, non ti preoccupare: non vi porterò niente da casa mia.

Secondo voi ho smesso di portare roba da mangiare a casa dei miei? :-D Ma neanche per sogno: ho solo affinato le strategie. Sdoganare le proprie eccedenze di produzione in cucina in fondo è meramente una questione di marketing: guardare al bisogno del consumatore, all'occorrenza creare quel bisogno e venirsene fuori con la risposta a quel bisogno. Tutto qui.

Così sabato quando sono andata a fare la spesa non ci ho pensato due volte, quando al banco delle verdure ho visto tanti mazzi di cavolo nero fare bella mostra di se', a comperarne uno. Ho agguantato anche una bella verza scura dalle foglie sode e increspate come un verde mare sfiorato dalla brezza, sono andata alla bilancia a pesare e attaccare l'etichetta al sacchetto e sono corsa a casa per preparare una deliziosa Ribollita.

Arrivo a casa e tiro fuori lei, la caccavella per eccellenza: la pentola in coccio per le minestre. Sì, perché in latino caccavella significa proprio pentola di coccio ed è solo per estensione che oggi con questo termine si designano gli attrezzi di cucina, specialmente quelli minuti e più o meno inutili come ha detto una volta Roberto Della Giovanna, grande ex firma del forum della Cucina Italiana: "le caccavelle servono per complicare ciò che è semplice attraverso quello che è inutile."
Ma non divaghiamo: eravamo alla Ribollita. Tiro fuori la mia fida caccavella, comincio a lavare e mondare le verdure e una mezz'oretta più tardi la minestra bolle allegramente sul fuoco.

Guarda caso i miei genitori erano andati in montagna sabato e sarebbero tornati a casa mercoledì, a ora di pranzo o di cena; ho così preparato un bel Frigoverre mettendoci una buona metà della mia Ribollita e l'ho depositato nel loro frigorifero.
Un paio di amiche di mia madre mi hanno "intercettata" mentre entravo nel condominio e mi hanno chiesto come mai andassi dai miei visto che non c'erano, e quando ho spiegato che portavo loro il pranzo (o la cena) in modo da non doversi mettere a cucinare appena tornati a casa, hanno cominciato a tessere le mie lodi: che meraviglia avere una figlia così! Poi ho chiamato mia madre - erano le 13.00 e si erano appena messi in viaggio - per avvisarla che il pranzo li aspettava in frigorifero e restava solo da scaldarlo al microonde e lei felicissima mi ha ringraziata. Come dicevo più sopra, è tutta una questione di marketing... :-D