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venerdì 22 aprile 2011

Tonnarelli con pesto al cioccolato e basilico



Con oggi si conclude la nostra avventura di (st)Renne pasquali all'insegna del riciclo del cioccolato delle uova di Pasqua che saranno aperte domenica; quello che non si conclude affatto, ma che anzi continua a prosperare, è il legame che si è instaurato tra noi 7, fatto di risate, condivisione, bonarie prese in giro e tanta, tanta autoironia. E' per questo che alla conclusione di ogni progetto cominciamo a discutere di cosa fare dopo: se infatti ci siamo incontrati prima virtualmente e poi realmente in cucina, questa è solo una scusa per continuare a chiacchierare, a ridere, scherzare, come suggerisce l'immagine che abbiamo scelto per questa tornata.
Ho perfino trovato marito per celia e mi sono ingegnata a riprodurre qualche sua ricetta per "corteggiarlo", ed è solo grazie alle (st)Renne e a questo progetto specifico che l'ho "conosciuto", visto che personalmente non vado matta per il cioccolato e se non fossi stata spinta dalla necessità di trovare qualche ricetta un po' diversa, mai avrei acquistato il suo libro.
Per fortuna però le (st)renne ci sono, ho acquistato il libro e scoperto che il cioccolato si abbina meravigliosamente anche a dei piatti salati, che sono molto più di mio gusto di quelli dolci.

La ricetta che vi propongo oggi è sorprendente, e vale davvero la pena di provarla.
Come per l'MTC di questo mese, una parte della ricetta - quella della pasta - è mia (o meglio, appartiene alla tradizione italiana) e l'altra, il condimento, è di quel geniaccio di Paul A. Devo dire che io che detesto gli spaghetti, vado invece matta per i tonnarelli, la versione romana degli spaghetti alla chitarra, perfetti per la pasta cacio e pepe ma non solo. Se non avete l'apposita chitarra preparate dei tagliolini o delle tagliatelle: andranno benissimo lo stesso.

venerdì 15 aprile 2011

SOUFFLE' AI TRE CIOCCOLATI (e l'importanza di non chiamarsi... Ernst!)

Domenica mattina mentre preparavo questi meravigliosi soufflé, riflettevo su un fatto: io non sono Ernst Knam. Ora, che io non sia Knam è una cosa evidentissima a chiunque mi conosca ed è anche normale: un mondo fatto di soli Knam sarebbe un posto dove si mangia benissimo, ma essenzialmente noioso, tanto che non ci si renderebbe neppure conto di mangiare benissimo.

Ma non pensavo tanto a questo, domenica mattina, quanto ai lati positivi di non essere Knam: è vero infatti che il Maestro è un genio incontrastato della pasticceria, ma dietro a tanto estro creativo c'è parecchio lavoro, ci sono anni di studio e sperimentazioni sul campo, c'è un rigore insieme alla passione e al pizzico di follia che lo muove, e ci sono tanti, tantissimi sacrifici. Per contro i risultati che lui ottiene sono impeccabili, mentre i miei qualche pecca ce l'hanno... eppure è proprio ai vantaggi di queste pecche che pensavo, nel corso delle mie riflessioni.

Prendiamo ad esempio questi soufflé, che sono assolutamente divini: Knam di sicuro avrebbe approntato 3 bastardelle nelle quali far fondere i 3 tipi di cioccolato.
Io no: io ho usato un'unica bastardella, in cui ho fatto fondere prima il cioccolato bianco, poi quello al latte e infine quello fondente. E quella minuscola quantità di ogni cioccolato che si mischia al seguente, "contaminandolo"? Con un'alzata di spalle mi sono detta: tanto io non sono mica Knam! Eh sì, perché Knam non può permettersi il lusso di ottenere risultati meno che perfetti, io invece sì. E' per questo che, parafrasando Oscar Wilde, ho pensato: "L'importanza di NON chiamarsi Ernst"!!!! ^_^

Questa ricetta è a mio avviso spettacolare.
E' stato proprio Knam a farmi scoprire il meraviglioso mondo dei soufflé, aggiungendo alle ricette quelle note e quei trucchi che permettono a tutti, anche ai principianti, di ottenere ottimi risultati fin da subito.
Un buon soufflé è il risultato del perfetto equilibrio tra le consistenze dei vari ingredienti che lo compongono. Per questo ho preferito seguire le dosi della crema pasticcera di Knam, nonostante nel mio database ricette io abbia decine di collaudatissime ricette per la medesima: volevo essere certa che la consistenza fosse proprio quella pensata dal Maestro per questa sua creazione sopraffina.
Per il resto l'esecuzione è facile e veloce, basta organizzarsi predisponendo 3 ciotole in cui amalgamare le 3 basi.
Ricordarsi che gli albumi non vanno montati a neve fermissima, ma devono rimanere piuttosto cremosi, per potersi sviluppare ulteriormente durante la cottura e conferir loro maggiore sofficità.
Il bagnomaria inoltre dev'essere già caldo, risultato che otterremo facilmente introducendo la teglia con l'acqua nel forno, al momento di accenderlo.

Chiedo infine scusa per le foto, che sono così così perché ho maneggiato un po' la preparazione, a riprova che questa regge anche le manipolazioni degli imbranati come me: ci ho messo infatti una decina di foto prima di capire che era meglio capovolgere la preparazione con la parte bianca verso il basso (si capisce che non sono Knam? :-D).


SOUFFLE' AI TRE CIOCCOLATI
Da Ernst Knam – Soufflé – Idea Libri


Per 4 persone


Per la crema pasticciera:
500 g latte intero
4 tuorli
75 g zucchero
20 g farina
10 g fecola


Per la base al cioccolato fondente:
60 g crema pasticciera
60 g cioccolato fondente all'80%, fuso
2 albumi
20 g zucchero


Per la base al cioccolato al latte:
60 g crema pasticciera
60 g cioccolato al latte fuso
2 albumi
10 g zucchero


Per la base al cioccolato bianco:
60 g crema pasticciera
60 g cioccolato bianco fuso
2 albumi

Preparare la crema pasticciera: portare a bollore il latte. Nel frattempo mescolare i tuorli con lo zucchero, la farina e la fecola. Aggiungervi il latte bollente a poco a poco per non far cuocere le uova, amalgamare molto bene, poi trasferire nella pentola del latte e far bollire per 5 minuti.


Accendere il forno a 200 °C e mettervi dentro una teglia dai bordi alti con dell'acqua, in modo da avere il bagnomaria già caldo quando inforneremo i soufflé.
Imburrare 4 stampi monoporzione da soufflé e spolverizzarli con zucchero a velo.


Cominciare preparando la base bianca: far fondere il cioccolato bianco a bagnomaria, mescolarlo con la crema pasticciera e amalgamarlo benissimo. Aggiungervi gli albumi montati a neve piuttosto cremosa (così in cottura si espande e dà ancora più leggerezza al soufflé) amalgamandoli delicatamente.


Preparare poi la base di cioccolato al latte seguendo lo stesso sistema ma aggiungendo lo zucchero dopo che gli albumi sono stati montati, e infine quella di cioccolato fondente, come quella di cioccolato al latte.


Distribuire la base al cioccolato fondente tra i 4 stampi; proseguire con quella al cioccolato al latte e completare con la base al cioccolato bianco.


Non superare i ¾ degli stampi (ehm... io sono arrivata a 5 mm dal bordo...).
Cuocere in forno a bagnomaria per 20 minuti.
Disporli nei piatti, spolverizzarli con cacao amaro e servire subito (ma reggono alla perfezione anche dopo alcune ore).

Note:



• Un buon soufflé è il risultato del perfetto equilibrio tra le consistenze dei vari ingredienti che lo compongono. Per questo ho preferito seguire le dosi della crema pasticcera di Knam.


• Per il resto l'esecuzione è facile e veloce, basta organizzarsi predisponendo 3 ciotole in cui amalgamare le 3 basi.


* Ricordarsi che gli albumi non vanno montati a neve fermissima, ma devono rimanere piuttosto cremosi, per potersi sviluppare ulteriormente durante la cottura e conferir loro maggiore sofficità.


• Il bagnomaria inoltre dev'essere già caldo, risultato che otterremo facilmente introducendo la teglia con l'acqua nel forno, al momento di accenderlo.







mercoledì 13 aprile 2011

GNOCCHI DI SEMOLINO CON VELLUTATA DI TOPINAMBUR E CIOCCOLATO BIANCO

Vi ho già detto che voglio sposare Paul A. Young (anche se lui non lo sa)? Sì? Beh, ve lo ripeto. Anzi, per cominciare a muovere i primi passi in questa direzione ho pure pensato di cucinare qualcosa insieme a lui.
Apparentemente la cosa è un po' difficile, visto che lui sta a Londra e io a Milano, ma l'MTChallenge - Dio benedica Alessandra e Daniela per aver avuto quest'idea strepitosa - me ne ha dato l'opportunità.
Dio benedica anche Stefania l'Araba Felice, che ha scelto come ricetta della sfida gli gnocchi alla romana, svelandoci come li faceva la sua mamma in un post pieno di dolcezza e di struggimento che mi fa venire i brividi ogni volta che ci ripenso.

Ha voglia la Ale a dirci che possiamo anche replicare la ricetta tale e quale, come si fa? Intendo dire: preparerò senz'altro la ricetta passataci da Stefania per la famiglia o gli amici, ma per l'MTC proprio non si può, ed è tutta colpa delle due Menù Turistiche, che per dimostrarci come funzionava il Challenge si sono sfidate con l'uovo fritto.

Adunque venerdì sera, mentre ero accasciata sul divano pensando a come interpretare gli gnocchi di semolino e sfogliavo distrattamente (sacrilegio! :-D) il libro Avventure al Cioccolato di Paul A. Young, i miei occhi cerulei dalla palpebra calante sono caduti sulla ricetta di una vellutata di topinambur e cioccolato bianco, che Paul A. accompagna a delle cialde di pecorino e fave di cacao. La palpebra si è innalzata all'istante, io sono saltata su dal divano con un balzo felino che alla mia età non credevo più possibile e ho urlato "Eureka!" e Archimede si è sporto da una nube per vedere chi è che lo aveva nominato, borbottando che lui al Grande Fratello non ci sarebbe andato neanche morto.
A me invece del GF non importava un accidenti: grazie a un'illuminazione ho pensato che gli gnocchi di semolino, insaporiti con tanto pecorino grattugiato al posto del parmigiano, erano perfetti per accompagnare la vellutata di Paul A., anche senza le cialde.
Anche perché devo confessarvi che i topinambur li avevo già in casa, le fave di cacao no. Ma che importa? Ho trovato il modo di cucinare qualcosa insieme a Paul A. e mi pare lo splendido inizio di un meraviglioso rapporto platonico e unilaterale pieno ed appagante, reso possibile dall'MTC nonostante la distanza geografica (e anagrafica... ma cosa sono 9 anni confronto all'eternità? :-D) che ci separa.




GNOCCHI DI SEMOLINO CON VELLUTATA DI TOPINAMBUR E CIOCCOLATO BIANCO

Paul A. Young & Me
 

Per 6 persone

Per gli gnocchi di semolino:

250 g semola per semolino
20 g burro
80 g pecorino romano grattugiato
1 l latte
½ l acqua
2 tuorli*
sale


Per la vellutata di topinambur e cioccolato:
(da Paul A. Young – Avventure al cioccolato – De Agostini)


800 g topinambur
1,2 litri brodo vegetale
150 g panna fresca
75 g cioccolato bianco
1 cipolla
1 porro
1 piccola patata farinosa
1 manciata di foglie di sedano
2 spicchi d'aglio
2 cucchiaini di sale
1 cucchiaino di pepe nero appena macinato
1 cucchiaio di olio d'oliva
1 cucchiaio di foglie di timo

Preparare gli gnocchi di semolino: portare a ebollizione l'acqua, il latte, il burro e una presa di sale, buttarci il semolino a pioggia e mescolare energicamente. Far cuocere per 15 minuti continuando a mescolare perché la polentina non si attacchi. Togliere dal fuoco, unirvi il pecorino grattugiato, incorporare i tuorli*, poi versare in una teglia livellando a 5 mm di spessore e far raffreddare.


Preparare la vellutata di topinambur: pelare e sciacquare i topinambur e ridurli a dadini. Tritare finemente la cipolla e l'aglio, affettare finemente il porro. Ridurre in dadolata anche la patata.


Fare appassire nell'olio d'oliva, a tegame coperto, la cipolla, il porro, le foglie di sedano, l'aglio e i topinambur. Aggiustare di sale e pepe, unire la patata e il brodo caldo e far sobbollire per 20 minuti.


Frullare fino ad ottenere un composto liscio, passarlo al setaccio per eliminare fibre e grumi e passare la vellutata in una pentola pulita. Amalgamarvi il cioccolato bianco spezzettato, la panna e le foglie di timo. Tenere in caldo.

Assemblare il piatto: riprendere la polentina raffreddata, ricavarne con un tagliabiscotti del diametro di circa 5 cm tanti dischi e distribuirli nei piatti da portata. Scaldarli per qualche minuto nel forno caldo o con un colpo di microonde, versarci sopra la vellutata di topinambur e servire.

* conservate gli albumi per la (st)renna di venerdì! :-D




venerdì 8 aprile 2011

RISOTTO CON CIOCCOLATO AL PEPERONCINO, FICHI CARAMELLATI E SALSA AL PORTO

Ogni settore della vita, in particolar modo quelli professionali, ha un suo linguaggio specifico. Parliamo genericamente di linguaggio tecnico per designare appunto una serie di espressioni che in un dato settore hanno significato, mentre fuori contesto non dicono nulla o risultano addirittura buffi o surreali. Tanto per fare un esempio, quando ho cominciato ad avere a che fare con la Grande Distribuzione per lavoro, inizialmente restavo perplessa di fronte a termini come "testata di gondola". Potevo al limite immaginare che in occasione di un dato anniversario la galleria di un centro commerciale a Mestre esponesse una gondola, ma a Napoli, o a Milano? Poi ho imparato che la parte finale di ogni scaffale è detta così, in termini tecnici per l'appunto.

Non che di solito io stia ad arrovellarmi sui termini tecnici, intendiamoci, ma la faccenda della testata di gondola mi è tornata in mente qualche giorno fa, mentre leggevo la ricetta di un dolce descritta da uno Chef professionista. E' apparso subito chiaro fin dalle prime righe del procedimento che quel dolce era fuori della mia portata, ma ho continuato ugualmente a leggere la ricetta e sono scoppiata a ridere quando a un certo punto l'autore intimava di abbattere il dolce. Termini come julienne, concassé e brunoise sono oramai patrimonio comune e chiunque è in grado di capirli, ma io immaginavo un neofita alle prese con il suddetto dolce, che a un certo punto imbracciava una doppietta e diceva: "mi dispiace amico, niente di personale ma adesso devo abbatterti: c'è scritto qui!". :-D

Quando cuciniamo poi, veniamo anche in contatto con termini generici, come il famigerato "q.b.". Che cosa vuol dire quanto basta? Come regolarsi? Se si tratta di regolare la sapidità di una pietanza è sufficiente assaggiarla aumentando via via la dose di sale; se devo rosolare la cipolla in olio q.b. so regolarmi sulla quantità di olio da usare, ma che fare quando ci si trova davanti a una ricetta a noi ignota? Quello che secondo noi basterebbe, magari per lo Chef è eccessivo, oppure troppo poco. E allora? Allora andiamo a tentoni, sperando di averci azzeccato.
E' quanto è successo a me con questa ricetta, che prevede la preparazione di una salsa bruna che non avevo mai fatto. Sarà stata giusta la quantità che ho usato? Non lo so. So però che a me è piaciuto da matti, questo


RISOTTO CON CIOCCOLATO AL PEPERONCINO, FICHI CARAMELLATI E SALSA AL PORTO
(Chef Fabrizio Gnugnoli – da “Come il cioccolato sui maccheroni” - Mondadori)


Per 4 persone


Per il risotto:
300 g riso Carnaroli
150 ml vino bianco secco
80 g burro
80 g cioccolato fondente al 100% al peperoncino
50 g scalogno
brodo vegetale q.b.
Parmigiano Reggiano grattugiato q.b.
Sale e pepe q.b.


Per i fichi caramellati:
4 fichi grandi
250 g zucchero
2 cucchiai acqua
1 cucchiaio aceto


Per la salsa bruna al Porto:
100 ml di Porto
50 g scalogno
25 g burro
fondo bruno q.b. (io ne ho messo un mestolo, sperando che bastasse...)
olio extravergine di oliva q.b.
Sale q.b.


Caramellare i fichi: portare lo zucchero, l'acqua e l'aceto a 120 °C. Pulire bene i fichi con la buccia e tuffarli per alcuni minuti nello sciroppo; estrarli e farli sgocciolare e raffreddare su una gratella.


Io ho usato dei fichi che avevo caramellato l'autunno scorso, e che quindi sono molto più scuri di quelli caramellati al momento; d'altra parte non so voi, ma io in aprile in Italia non riesco proprio a trovarli, i fichi... :-D


Preparare la salsa al Porto: tritare lo scalogno e rosolarlo nell'olio extravergine di oliva. Bagnarlo con il Porto, aggiungere il fondo bruno e far restringere per qualche minuto, fino ad ottenere una salsina sciropposa (quanto sciropposa? Boh, quanto basta... :-D).
Filtrare al colino, poi montare la salsa con il burro ben freddo (io l'ho diviso in 4 dadini e li ho tenuti in freezer mentre preparavo la salsa; li ho tirati fuori uno alla volta a mano a mano che li univo alla salsa bruna), un dadino alla volta, aiutandosi con una frusta: il burro dev'essere emulsionato perfettamente alla salsa e non deve galleggiare in superficie. Regolare di sale.


Preparare il risotto: tritare finemente lo scalogno. Far fondere metà del burro in una casseruola di capacità adeguata e rosolarvi lo scalogno. Aggiungere il riso, farlo tostare per 3 minuti a fuoco vivace, poi bagnarlo col vino, farlo evaporare e aggiungere il brodo bollente un mestolo alla volta. Portare il risotto a cottura regolandolo di sale e pepe, poi spegnere il fuoco, mantecarlo con il restante burro, il cioccolato spezzettato e il parmigiano.


Servire il risotto nei piatti e completarlo con un fico caramellato per ogni commensale e un paio di cucchiai di salsa bruna al Porto.




A lunedì, da Ale e Dani!!!

Con questa ricetta partecipo al contest "Risottiamo?" della Cucina PiccoLINA.

Con questa ricetta partecipo al contest di Vaniglia e Cannella J'adore le chocolat.

venerdì 1 aprile 2011

Ravioli di zucca e scampi di Mazara del Vallo con massa di cacao



Lo sapevate che la nostra personalità si esprime anche attraverso i nostri piatti preferiti? Beh, sicuramente, al pari di me, lo sospettavate già da tempo. Anche il cioccolato non è esente dai test sulla personalità: secondo il ricercatore Murray Langham, autore del libro Cioccolatoterapia, la personalità di un soggetto è strettamente legata al tipo di cioccolato che preferisce. Innanzi tutto le persone che amano il cioccolato amano anche la vita e tutto ciò che ha da offrire, inoltre sono in sintonia con tutto quello che può migliorare la condizione umana. Inoltre...
  • Amate il cioccolato bianco? Siete portati a considerare le facce opposte dei problemi, cosa però che porta ad avere dubbi e incertezze.
  • Preferite il cioccolato al latte? Rimpiangete la dolcezza dell'infanzia e siete tendenzialmente proiettati nel passato.
  • Adorate il cioccolato fondente? Siete una persona sempre in movimento, avete una mente attiva che sforna sempre idee nuove.
  • Siete golosi del cioccolato extra fondente? Avete l'animo del conoscitore, cosa che vi rende un po' insofferenti e dittatoriali nei confronti di chi non ritenete all'altezza.
  • Vi piacciono tutti i tipi di cioccolato? Avete una personalità flessibile ed adattabile, capace di vivere con chiunque e di adattarsi a qualunque situazione.
Forse vi siete ritrovati in quanto sopra riportato, magari solo in parte, o forse no. In ogni caso, io direi di passare a goderci un'altra ricetta a base di cioccolato, all'insegna del RinnUoviamoci delle (st)Renne.

Il cioccolato racchiude in se' una miriade di sapori che vanno dall'acido all'amaro, e anche se dà il meglio di se' nella versione dolce, sicuramente più popolare, si presta a tanti piatti salati veramente stuzzicanti, come la ricetta che propongo oggi, tratta da un libro molto interessante: Come il cioccolato sui maccheroni, edito da Mondadori

Questa ricetta mi ha intrigata da subito, anche se l'ho catalogata come "per molti, ma non per tutti". A casa mia ad esempio la proporrei a mio fratello Enrico e signora, che sono dei veri gourmet, mentre ai miei altri familiari preparerei piatti più tradizionali, perché con questi riceverei senza dubbio il pollice verso.
A me però è piaciuta assai...


venerdì 25 marzo 2011

Fondant al cioccolato e basilico: quando le (st)Renne riciclano le uova di Pasqua...

Arieccoce ragazzi! Le (st)Renne sono tornate più agguerrite che mai, con un nuovo progetto: RinnUoviamoci. Il titolo è stato scelto dall'eclettico Fabio, mentre Stefania ha proposto un'immagine scanzonata che è piaciuta subito a tutti e che è stata votata all'unanimità.
Il tema che svilupperemo nelle prossime 5 settimane è quello del riciclo delle uova di cioccolato che in questo momento stanno cominciando ad accumularsi nelle nostre case e che a Pasqua abbonderanno; solo che quest'anno la Pasqua viene davvero tardi, con maggio alle porte, il caldo che incombe e tanto, tantissimo cioccolato da smaltire.
E cosa c'è di meglio, quando si è sommersi da un mare di... cioccolato, che aggrapparsi al salvagente lanciato dalle (st)Renne?


La meccanica è la solita: lunedì Ale e Dani ci stupiscono (e ci mandano pure in crisi) con ricette innovative, martedì Annalù e Fabio ci fanno sbavare grazie alla Montersinite che li attanaglia, mercoledì ci delizia Stefania con creazioni da porca figura rigorosamente gluten-free, giovedì Flavia trasforma i lapilli dell'Etna in delizie per il palato e venerdì io mi arrabatto per non sfigurare davanti a cotanti predecessori. Per Pasqua il pdf con tutte le ricette sarà pronto e a voi non resterà che scaricarlo... e mettervi all'opera! :-D


La ricetta che propongo oggi è di Paul A. Young, un Maître Chocolatier di fama mondiale il cui libro, "Avventure al cioccolato", dovrebbe trovare posto nella libreria di ogni chocolate-addict che si rispetti.  
[Giuro che non mi paga per fargli pubblicità. 
Non sa nemmeno che esisto.
(E non sa neppure che un giorno io e lui ci sposeremo quindi per favore non diteglielo, ché voglio fargli una sorpresa!) ;-D]

Se amate l'accoppiata cioccolato-menta, di sicuro adorerete l'abbinamento del Nettare degli Dei con il basilico che un pochino la ricorda, ma che è molto più delicato e a mio avviso decisamente migliore, provare per credere. E' stato proprio mentre stavo mangiando uno di questi fondant che ho deciso di sposare Paul A. Young, perché un uomo capace di creare una simile meraviglia è sicuramente in grado di rendere la vita un'avventura affascinante e indimenticabile (e se fallisce, beh... ci si può sempre consolare con le sue eccezionali creazioni!). 

Secondo la collaudata Legge di Murphy, nel fondant che sono riuscita a fotografare la ganache al basilico è fuoriuscita dai lati del tortino e sembra essere una salsa a specchio; voi siete molto più bravi di me e riuscirete sicuramente a farla rimanere dentro... (io c'ero riuscita nelle versioni che si sono miseramente afflosciate sul piattino e che "mi è toccato mangiare"...). In ogni caso vi assicuro che questi fondant sono assolutamente sublimi.

lunedì 7 marzo 2011

MINI MUFFIN AL DOPPIO CIOCCOLATO E... 2 PDF PER VOI !!!! :-D

Questa settimana parte col botto, grazie a una svista delle (st)Renne: il brain storming tra noi è infatti continuo, e tra una cosa e l'altra ci siamo accorti, al momento di pubblicare il pdf del Carnevale secondo le (st)Renne, che non avevamo ancora pubblicato il pdf di gennaio, sugli avanzi della tavola delle feste.
Li pubblichiamo entrambi oggi, dandovi i rispettivi link per poter scaricare i files e avere comodamente a  portata di mano tutte le ricette che abbiamo pubblicato per entrambi i progetti. Qui trovate quello relativo agli avanzi delle feste, mentre qui c'è quello di Carnevale.

E a proposito di Carnevale, che trova in questi giorni il suo culmine (giovedì grasso per chi è di rito Romano e sabato grasso a Milano e dintorni, dove vige il rito Ambrosiano), ero al telefono l'altra sera con mia sorella, che mi stava raccontando dei costumi di carnevale del Dolce Principe e della Pulcetta, quando è scattato l'amarcord sui nostri costumi di carnevale, da bambine. Erano altri tempi, e il medesimo costume veniva riciclato almeno una volta, finché il pargolo non era cresciuto, ma comunque ci travestivamo anche noi ed era bello quando mamma e papà ci comperavano il costume.
Il mio primo costume di carnevale è stato il vestito da fata, un meraviglioso abito in raso rosa con tante stelle argentate e la bacchetta magica sormontata da una stella. Avevo pure il cappello a punta, sempre di raso, e all'epoca i miei capelli erano biondi e lunghissimi, mi arrivavano alla fine della schiena. Ero particolarmente fiera di quel bel vestito da Fata e ricordo l'orgoglio con cui uscii di casa e andai al parco giochi a sfoggiarlo. Lì c'erano tutte le mie amichette, vestite anche loro da Fata, ma con i costumi azzurri. Tutte quante. Mi squadrarono tutte dalla punta del cappello fino alle dita dei piedi, e poi sentenziarono tutte in coro: "Le Fate rosa non esistono!".

Avevo rimosso completamente l'episodio finché non mi sono messa a parlare di costumi con mia sorella, ma l'altra sera mi si è accesa una lampadina del cervello e credo di aver capito, finalmente, perché odio il Carnevale e detesto mascherarmi... :-D

lunedì 28 febbraio 2011

Old Fashioned Chestnut Cake e sentiti ringraziamenti a Raravis


Ci sono ricette che entrano a far parte delle tradizioni di famigllia, quasi che non ce ne si accorga. Le prepari una volta, piacciono, le riproponi e prima che te ne sia resa conto, diventano una tradizione di famiglia assolutamente irrinunciabile.
E' quanto mi è successo con questa magnifica creazione di Raravis, alias Alessandra Gennaro, che ispirandosi a un'altra goduriosissima torta di Nigella Lawson ha tirato fuori questo Capolavoro dell'Arte Pasticcera.
Io l'ho proposto per la prima volta alla cena in cui ho festeggiato il mio 45° compleanno; l'ho rifatta per festeggiare il mio Papito e una Zia, che compiono gli anni a due giorni di distanza, e da allora questa è diventata la torta con cui si festeggia il loro compleanno.

Li abbiamo festeggiati proprio questo week-end, ma siccome eravamo in tanti e tutti piuttosto golosi, ho aumentato le dosi. Preparo sempre questa torta il giorno prima, per darle il tempo di assestarsi e perché la base si inumidisca al punto giusto. 
E' un sogno...

Raravis ha dato le dosi per una teglia da 22 cm di diametro, che trovate nel suo blog al link che ho indicato; io le ho aumentate per una teglia da 26. Inoltre ho aumentato le dosi di crema di marroni sia nella base, sia nella ganache: l'ho fatto l'anno scorso per sbaglio, il risultato è stato eccellente e da allora queste sono le dosi che seguo io. Del resto Alessandra docet: lei cambia regolarmente le ricette che realizza, perché non dovrei seguire la maestra? ;-)

Ed ecco a voi la meravigliosa

venerdì 18 febbraio 2011

Gnocchi alla romana di semolino dolce... perché niente è come sembra!!!



Anche il mestiere dell'istruttore di Karate presenta i suoi bravi rischi, ma questi non sono legati alla pericolosità dei colpi da schivare, no: per quelli ogni bravo istruttore è preparato e in ogni caso nel corso di concorsi, gare ed esami la forza è calibrata per non fare male. I problemi veri invece, secondo me sorgono quando ti viene da ridere e sei costretto a trattenerti. Lì rischi di brutto, ci sono volte in cui a parer mio sfiori l'ictus.

Come è successo al Maestro di Karate della Pulcetta, la mia adorata nipotina.
La Pulcetta, un peperino di 6 anni con l'argento vivo addosso, ha cominciato a fare Karate l'anno scorso, insieme a sua madre e a suo fratello. Arrivano in palestra tutti e tre, si separano qualche minuto per cambiarsi nei rispettivi spogliatoi ("perché zia, lui è un maschio, mica può venire a cambiarsi insieme a noi che siamo femmine!!!") e poi si ritrovano tutti e tre per la lezione.
Un giorno al Maestro è venuto in mente di fare i colloqui individuali con gli allievi per saggiare la serietà del loro impegno, e quando è venuto il turno della Pulcetta lei lo ha guardato negli occhi e gli ha detto con la massima serietà: "A me piace venire a Karate, però sai, io ho degli impegni... faccio di tutto per poter venire, ma se qualche volta dovesse capitarmi di non farcela tu devi capirmi, perché io ho i miei impegni...".
Ora, se io fossi stata al posto del Maestro, o sarei scoppiata a ridere, o mi sarebbe saltata una vena per lo sforzo. A quanto pare il Maestro ha i vasi sanguigni non meno allenati dei muscoli, perché sembra che non abbia fatto una piega, però io annovererei anche le conseguenze delle risate trattenute tra i rischi del mestiere.
La cosa sembrava finita lì, ma la Pulcetta deve averci riflettuto sopra, perché qualche giorno più tardi, parlando del fatto che bisogna rispettare gli impegni presi, mi ha spiegato: "Vedi zia, se ad esempio io ho una pizzata con quelli di Karate e qualcun altro mi invita a una festa, io devo andare alla pizzata; capisci, io quell'impegno me lo ero preso già da prima e lo devo rispettare!".
Lungi da me distoglierla da simili propositi: innanzi tutto immaginando questo peperino dalla battuta pronta tra una decina d'anni, preferisco di gran lunga che si abitui a preferire le uscite in pizzeria a delle non meglio precisate feste, dove solo il Cielo sa che cosa potrebbe succedere; e poi una bambina che mette la pizza sopra a tutti gli altri impegni promette bene: magari qualcosuccia dalla zia ha preso... :-D

Passiamo alle (st)renne di Carnevale: il tema come ben sapete è "Niente è come sembra" e dopo la cupola di Flavia di ieri, oggi vi propongo la versione dolce di un piatto che di solito è salato: gli gnocchi alla romana.

GNOCCHI ALLA ROMANA DI SEMOLINO DOLCE
Da La Cucina Italiana, febbraio 1996

Per 30 gnocchi circa:
800 g latte
250 g semolino
200 g panna fresca
50 g zucchero
4 tuorli (io ne ho messi 2)
2 cucchiai di Grand Marnier
1 bacca di vaniglia (semi)
burro
mollica di panbrioche
sale

Per la salsa:
100 g cioccolato bianco
100 g panna fresca
1 tuorlo (io non l'ho messo)
1 cucchiaio rhum

Preparare gli gnocchi: portare a ebollizione il latte con la panna, lo zucchero, i semi della bacca di vaniglia e un pizzichino di sale. Gettarvi il semolino a pioggia mescolando continuamente e farlo cuocere per 10 minuti, mescolandolo sempre.
Togliere dal fuoco, incorporarvi i tuorli e il Grand Marnier e stendere la polentina così ottenuta su una placca imburrata. Farla raffreddare completamente.
Aiutandosi con un tagliapasta tagliarla in dischetti, che vanno sistemati via via in una pirofila unta di burro.
Cospargerli con una noce di burro fuso e con delle briciole di pan brioche e far gratinare in forno.

Nel frattempo preparare la salsa: sminuzzare il cioccolato bianco e metterlo in un pentolino con la panna, il rhum e il tuorlo (io il tuorlo non l'ho usato). Far scaldare a bagnomaria lavorando con una frusta per amalgamare gli ingredienti e lavorare fino ad ottenere una salsina semidensa.
Versarla sugli gnocchi gratinati e servire subito.


A lunedì da Ale e Dani!

lunedì 7 febbraio 2011

Japanese Cheesecake Zebrata dell'MTChallenge n. 3



OK, sono alla frutta.
Intendo dire, questo week-end ho cucinato come una matta, ma ho lavorato per il nuovo progetto delle (st)renne, quello del Carnevale, e per oggi non avevo niente da pubblicare sul blog... così eccomi all'ultima delle mie risorse, la seconda ricetta che avevo presentato per l'MTChallenge n. 3. Con oggi la mia mancanza di programmazione si gioca l'ultima carta, dopo di che sono cavoli amari. Siccome però amo il rischio (o meglio, non essendo organizzata non so che altro fare), eccomi qui... ;-)
Ripropongo anche il testo di accompagnamento con cui avevo mandato la mail ad Alessandra, visto che all'epoca dei fatti non avevo ancora aperto il blog. :-)“Chi ha tempo non aspetti tempo” dice il proverbio, e la saggezza popolare ha in comune con la mamma l'irritante abitudine di avere spesso ragione. Non sempre, badate, ma spesso.
Per questo dolce ad esempio, il proverbio ha ragione da vendere. Saranno un paio d'anni, da quando l'ho vista sul blog del Cavoletto, che mi riprometto di farla. Talvolta mi sono spinta fino ad acquistare il Philadelphia, ma poi l'ho mangiato con l'insalata e non ho più fatto la torta.
Adesso sto pagando il fio della mia pigrizia, perché la terza sfida dell'MT Challenge riguarda proprio questa torta, così sono stata costretta a farla e a trovarci pure delle varianti.
La mia proposta è banale: non ho abbastanza dimestichezza con questa ricetta per cambiarla, così mi sono limitata a cambiare un po' il look al risultato finale.
La ricetta che ho realizzato è quella del Cavoletto con la sola aggiunta di vaniglia e cacao e con l'uso della farina autolievitante al posto della dose minimale di lievito per dolci:

venerdì 28 gennaio 2011

Zuccotto di panettone (o pandoro) e Cuori di foie gras pralinati all'aceto balsamico

Ultima puntata degli Avanzi delle (st)Renne che hanno visto coinvolti 5 blog (Menù Turistico, Assaggidiviaggio, Cardamomo&Co, Cuocicucidici et moi), dopo di che pubblicheremo il pdf con il "riciclaggio" completo.

Siamo a fine gennaio e per quest'anno il riciclo degli avanzi della tavola delle feste è andato, ma l'anno prossimo questa piccola raccolta potrà sempre tornare utile, per ammannire ai nostri cari dei manicaretti prelibati utilizzando gli avanzi.

Io sono più per il salato, come ho mostrato nei primi due post; questa volta però non ho potuto che farmi tentare da un dolce che utilizza gli avanzi del Panettone, dolce natalizio che mi fa impazzire. L'ispirazione è la classica Cassata Milanese, che io ho voluto proporre quasi pari pari (ho dimezzato lo zucchero e lo diminuirei ancora un pochino), cambiando solo la forma. Perché lo zuccotto? Perché avevo lo stampo e non l'avevo mai usato prima, chiaro... :-D

giovedì 27 gennaio 2011

Brownies al cioccolato e maionese



Secondo me lei non ci credeva fino in fondo... ed è per questo che invece lo faccio!!! :-D


Quella che vedete riprodotta qui sopra è la mia agendina da borsetta 2011 e sopra, tra un appuntamento e l'altro che segno per non dimenticarli, che cosa c'è? Ma il suo autografo!!! Sì, proprio così, so che state morendo tutti dall'invidia, ma io e altre due piccole fan (Acquaviva e la Viz) l'altro ieri sera siamo riuscite, dopo un lungo e faticoso assedio, ad ottenere l'ambito premio: l'autografo di Babs!!!!
Mi raccomando, non fatevi venire un travaso di bile leggendo la dedica... :-D

Chiedo scusa invece ai lettori e alle mie amiche (st)renne se stamattina è stato pubblicato un post che secondo la nostra programmazione sarebbe dovuto comparire domani; gli è che io programmo la pubblicazione dei post e ieri sera ero convintissima che oggi sarebbe stato venerdì. Tale convinzione non si è certamente dissipata stamattina al suono della sveglia, e vi assicuro che è stato un vero shock scoprire alla metropolitana, di fronte all'inoppugnabile prova del tesserino settimanale da timbrare, che ero avanti di un giorno: orrore!!! Anzi, doppio orrore: ho pubblicato un post in anticipo!!!! Comincio a pensare che il mio neurone sia in crisi di identità: evidentemente pensa di lavorare per qualche linea aerea ed è costantemente in sciopero...

Approfitto però della mia sbadataggine per parlare del mio primo invito come foodblogger, all'evento Calvè, che si è svolto presso la sede dell'IPCA a Milano il 25 gennaio.
Gli Chef dell'IPCA ci hanno fatto notare che gli ingredienti della maionese sono uova, olio e succo di limone, tutti ingredienti che utilizziamo già quotidianamente nella preparazione delle nostre ricette. Ci hanno quindi suggerito di utilizzare la maionese come ingrediente, sottolineando quanto questo non sia poi così insolito. E' seguito un buffet di pietanze tutte preparate con la maionese, dall'antipasto al dolce, come ad esempio i brownies di cui dò la ricetta sotto, che usano la maionese al posto del burro e che erano davvero buoni.

BROWNIE AL CIOCCOLATO E MAIONESE
dal ricettario Calvè

125 g* cioccolato fondente
125 g maionese
125 g zucchero
125 ml latte
250 g farina 00
2 uova
1 cucchiaino di cacao amaro in polvere
1 cucchiaino di lievito per dolci in polvere

* La ricetta originale ne riporta 1125 g; a me sembrano tanti, ho chiesto di verificare e mi assicurano che ci vuole proprio tutto quel cioccolato. Io non ne sono convinta per niente e quindi scrivo la quantità che uso io. ;-)

Far fondere a bagnomaria il cioccolato fondente, poi amalgamarlo allo zucchero e alle uova leggermente sbattute, in modo da migliorarne la capacità di assorbire gli ingredienti secchi.
Setacciare farina, cacao e lievito e unirli al composto. Aggiungervi il latte e la maionese, amalgamare bene e versare in una teglia rettangolare rivestita di carta forno.
Porre in forno preriscaldato a 160 °C per circa 45 minuti, sfornare e attendere che si sia raffreddato. Tagliare a quadrotti e servire.

mercoledì 8 dicembre 2010

Birramisù di Claudio Sadler


Lo confesso: il Tiramisù non è nelle mie corde. Non che non mi piaccia, intendiamoci. E' solo che lo trovo piuttosto pesantuccio a fine pasto: al massimo, lo concepisco come una merenda golosa, da gustare in via eccezionale. Insomma, se sono fuori a cena e posso scegliere tra un Tiramisù e un altro dolce, uno qualsiasi, io scelgo l'altro dolce.

Però l'altro sabato, mentre ero in un pub (rigorosamente irlandese) con degli amici, ho visto una pubblicazione - mi pare si chiamasse I Love Beer - e l'ho sfogliata distrattamente mentre gli altri decidevano cosa consumare. Solite notizie dal mondo della birra e poi... poi salto sulla sedia, perché in primo piano era stato fotografato un dolce al cucchiaio, e la didascalia recitava: "Birramisù - Claudio Sadler". Un Birramisùùùù??? Questo dovevo assolutamente prepararlo!!!! 
Naturalmente la rivista non riportava la ricetta, ma questo non è un problema: c'è google che viene in soccorso di noi naviganti!

Il web è stata una delusione: ci sono solo 2 ricette che girano, una a base di crema pasticcera e l'altra una banalissima versione del tiramisù normale, uovo più, uovo meno, ma con i savoiardi inzuppati nella birra. Le ho provate entrambe e le ho trovate estremamente deludenti, niente che avrei pubblicato sul blog. Che cosa aggiungere? Cannella? Altre spezie? Una crema al cioccolato? Questo era un problema da sottoporre alle amiche del Controllo Qualità.

Il Controllo Qualità, già: uno sparuto gruppetto di colleghe che pranza insieme portandosi la schiscetta da casa perché siamo perennemente a dieta; occasionalmente però "ci sacrifichiamo" 😇 per assaggiare la ricetta fatta da una di noi, e questo si chiama Controllo Qualità (Cristina, la mamma di Andrea, ha lavorato al Controllo Qualità della nostra azienda per qualche anno); in questa fase critiche, suggerimenti e quant'altro sono i benvenuti e anzi, sono lo scopo del Controllo Qualità!  
Di questo magnifico gruppo fa parte anche Paola, che del Tiramisù è la Regina incontestata, ed era il suo parere quello che mi premeva più di tutti, in questa occasione. Lei mi ha consigliato di far restringere la birra preparando uno sciroppo insieme a un pochino di zucchero. Ecco, stavamo cominciando ad avvicinarci al concetto che cercavo, ma ancora non c'eravamo: l'abbinamento cibo-birra si fa infatti par accord, per somiglianza, e io cercavo qualcosa con il cioccolato, perché le fave di cacao vengono torrefatte proprio come i malti per la birra rossa e scura della ricetta.

Siccome io sono testarda ho googolato una seconda volta e, cerca che ti cerca, sono riuscita a mettere le mani nientepopodimenoché sulla ricetta di Claudio Sadler in persona!!! Già solo leggendo gli ingredienti ho capito che finalmente c'eravamo.
La ricetta è molto più complessa di quella del Tiramisù normale, ma se avete la pazienza di prepararla vi darà soddisfazioni incredibili.
E - manco a dirlo - la mia amica Paola ci ha azzeccato in pieno: anche Sadler prepara la bagna facendo restringere la birra con un poco di zucchero di canna!!! Ve l'avevo detto, che è la Regina del Tiramisù!