Poche cose allargano il cuore come guardare fuori dalla finestra e vedere un bel balcone fiorito.
E poche cose sono più rilassanti, dopo una lunga giornata in ufficio, dell'occuparsi delle piante, staccando fiori e foglie secche, badando che non si ammalino e innaffiandole.
L'anno scorso però le piante mi sono morte tutte, e in autunno avevo messo i vasi a riposo, ammassandoli in un angolo del balcone. Poi, intorno a fine marzo, ho trovato una bellissima pianta di gelsomino, che da allora certe sere spande il suo dolce profumo fino in strada, e siccome da cosa nasce cosa, mi è venuta voglia di rimettere in uso i vasi ammonticchiati lo scorso inverno. Per rimettere in uso intendo dire che li ho svuotati della terra che contenevano versandola in tre grossi secchi, poi ho sciolto i pani di radici secche che vi si intrecciavano buttando via i rami secchi e ho separato terra, pacciame di argilla e cocci da fondo vaso.
Poi ho spolverato e spazzolato i vasi, ne ho coperto il fondo con i cocci di drenaggio regolamentari e ho cosparso su tutti i primi 5 cm di terra asciutta. Immaginatevi le condizioni del mio balcone.
Lo stadio successivo è stato quello più divertente: acquistare nuove piante, metterle a dimora, riempire di terriccio gli interstizi, pressare la terra, pacciamarla e innaffiarla.
Ovvio che le condizioni del balcone, già discretamente pietose, a quel punto erano un disastro: terriccio ovunque, misto ad acqua vicino ai vasi che avevo innaffiato; secchio dell'umido con rametti secchi bene in vista e sacchetto della spazzatura con i vasi in cui avevo acquistato le piante in secondo piano.
E' esattamente a questo punto che la mia vicina ha deciso di uscire in balcone, e intravvedendomi dall'altra parte del vetro divisorio ha pensato bene di affacciarsi e salutarmi. Ed è stato esattamente in quel momento che, voltandomi a guardare il mio balcone con gli occhi di un estraneo, mi è venuta una gran voglia di scavalcare la ringhiera e buttarmi giù.
Ho salutato debolmente la vicina e le ho spiegato che avevo quasi finito di trapiantare i nuovi fiori e che di lì a poco avrei cominciato a pulire. Certo, certo, ha osservato lei, prima di mettere ordine si crea disordine, dopodiché si è messa a ciarlare, garrula, mentre io rispondevo, fiacca.
Terminata la conversazione ho finito gli ultimi trapianti e iniziato le operazioni di pulizia, che a dire il vero non hanno richiesto più di mezz'ora.
Solo che da allora la vicina non si è più affacciata.
Invano ho trascorso il resto del fine settimana uscendo in balcone più spesso che potevo; invano ho preso a canticchiare ogni volta che esco in balcone: ora che è tutto pulito e in ordine, ora che le piante hanno attecchito e i fiori stanno sbocciando rallegrando la vista e il cuore, la signora non esce più.
Qualcosa mi dice che dovrò attendere i prossimi grandi lavori, per vederla di nuovo.