venerdì 5 giugno 2020

Banana Bread tostato con burro, Tahina e miele


Confesso che non sono tipo da Banana Bread, e non perché non mi piacciano le banane, tutt'altro: il fatto è che mi piacciono così tanto, che è veramente difficile che giungano a quello stadio di maturazione (quasi nere) che porta la casalinga attenta a scegliere se buttarle nell'umido o inserirle in una preparazione dolce. Per questo motivo, negli anni ho guardato tantissimi Banana Bread nel web, senza essere mai tentata di farne nessuno.

La quarantena appena trascorsa invece ha avuto su di me diversi strani effetti, uno dei quali è stato quello di trovarmi con tre banane molto mature che non mi invogliavano affatto a mangiarle. 
Gelato furbo o Banana Bread? mi sono chiesta. Le temperature erano ancora troppo basse per il gelato, e inoltre avevo il freezer strapieno; la scelta più ovvia quindi è stato il Banana Bread, ma non uno qualsiasi: ricordavo di avere intravisto una ricetta di Banana Bread in uno dei libri di Ottolenghi (li ho quasi tutti), non mi restava che tirarli fuori e cercare... ed eccolo lì!!! Leggo la ricetta e mi rendo conto che l'operazione più lunga è quella di schiacciare le noci, seguita dalla preparazione di tutti gli ingredienti. Per il resto si fa in un attimo, il che è un vantaggio non trascurabile.

Ottolenghi tra l'altro non si limita a farci preparare un ottimo Banana Bread: lui porta la goduria al livello successivo, facendocene tostare le fette e spalmandole con burro, Tahina e miele: un'apoteosi (o, come direbbe Alessandra, una gran porcata)!!! 😂

lunedì 1 giugno 2020

Panini da hamburger alla birra rossa


I panini da hamburger hanno sicuramente il loro perché: morbidissimi, semidolci, spesso coperti da quei golosissimi semini di sesamo, sono l'ideale per accogliere un hamburger e le sue verdure e salse di accompagnamento, per un pranzo veloce all'americana che ogni tanto a me personalmente non dispiace. 

Negli anni ho provato diverse ricette di panini da burger, senza tuttavia mai rimanere pienamente soddisfatta, fino a quando non sono inciampata nella ricetta di Justin Gellatly, pubblicata nel suo Baking School che avevamo recensito su Starbooks. Certo, i suoi panini sono decisamente più dolci per i miei gusti personali, ma quando ho addentato il primo mi sono detta: ecco, ci siamo.

Per i panini che vi presento oggi sono partita proprio dalla sua ricetta, ma con qualche piccola variante: innanzi tutto ho diminuito drasticamente il lievito, portandolo dai 22 g iniziali a soli 5 (+ altri 5 se si ha fretta, ma io quando panifico cerco di non averne mai); in secondo luogo ho quasi dimezzato lo zucchero, portandolo a 25 g anziché i 44 previsti dalla ricetta. E, last but not least, ho sostituito tutta l'acqua con della birra rossa: il fatto che la ricetta ne prevedesse esattamente 33 ml, il contenuto di una normale bottiglia di birra, mi ha sicuramente semplificato la vita, ma confesso di averne stappato una seconda per sorseggiarla, mentre aspettavo che il lievito e il forno compissero la loro magia. 😎

Il risultato sono dei panini morbidi, semidolci, cui la birra dona un retrogusto maltato gradevolissimo. Se volete provarli anche voi, ecco la ricetta:

venerdì 29 maggio 2020

Tatin di mele al caramello salato e spezie


I dolci di mele sono i miei preferiti, primo fra tutti lo strudel; che in questo blog non abbiano molto spazio, così come non ce l'hanno i dolci in generale a dispetto del nome, è dovuto al fatto che oggettivamente faccio pochi dolci. La "rinascita" dovuta al periodo di pandemia non durerà a lungo,  già lo so, ma finché ho voglia di farli ne approfitto.

Tra gli utensili e gli stampi che avevo comprato qualche lustro fa, figura un set da Tarte Tatin di Emile Henry in pirofiamma, composto da una teglia in terracotta che va anche sul fuoco e un piatto di servizio. Quando l'ho acquistato vi era allegato anche il libro Tatin dolci e salate di Ernst Knam, il che è stato probabilmente il fattore determinante nell'acquisto: l'unione di due passioni, quella per i libri di cucina e quella per gli stampi. 

A dire il vero l'ho usato veramente poco, quel povero stampo: l'unica altra Tatin che ho pubblicata è quella di fichi all'aceto balsamico, e ben presto l'ho riposto in alto nel mobile del ripostiglio, assieme agli utensili che uso raramente. Fino a una ventina di giorni fa, quando l'ho adocchiato nel suddetto mobile e ho deciso di tirarlo giù, complici alcune mele che mi guardavano dalla fruttiera già da un po'. E quindi tira fuori lo stampo, tira fuori il libro, sfoglialo, pensa che vorresti fare quasi tutte le ricette e di' a te stessa che forse è meglio cominciare dalle mele. Tra l'altro, il caso ha voluto che proprio in quei giorni mi chiamasse mia madre, che aveva visto la ricetta della Tarte Tatin in televisione e voleva provarla. 

Nel frattempo però avevo scoperto l'incredibile bontà del caramello salato, quindi perché non inserirlo nella mia Tatin? E già che c'ero, perché non aggiungere le spezie da Strudel, di cui vado matta? E insomma, ho preso la ricetta di Knam e l'ho variata leggermente. 

Buona? Di più!

mercoledì 27 maggio 2020

La mia Pie al limone con panna montata al basilico per il Club del 27



Il Club del 27 è un progetto che la nostra vulcanica Alessandra ha creato nel febbraio 2017 a latere dell'MTChallenge, "con lo scopo principale di tornare a cucinare sul web come si faceva una volta: quando il cibo di internet non passava attraverso portali quotati in borsa, prezzemoline in tacco 12, foodblog che ormai sono dichiaratamente vetrine, eventi, lustrini, ricchi premi e cotillons. Ma quando si accendeva il pc con il solo scopo di condividere una ricetta che era riuscita bene, di capire perche’ qualcosa era andato storto, di invitare amici virtuali nelle stanze di una vita quotidiana in cui la cucina era, ancor prima che pretesto, fulcro, cardine, anima. [...]E allora, ecco l’idea: perche’ non creare un club di appassionati di cucina, che si incontra tutti i giorni in uno spazio virtuale per cucinare il piatto che preferisce, nell’elenco di quelli indicati, come lo preferisce, discutendone con gli altri, condividendo successi e flop, dubbi e certezze, saperi collaudati e “dritte” fresche fresche- e che poi si da’ appuntamento il 27 di ogni mese, pubblicando i propri piatti? ".

Progetto bellissimo, dichiarazione d'intenti ancora di più (non a caso io e Alessandra ci siamo conosciute in un forum di cucina dove, per l'appunto, si condividevano successi e insuccessi, dritte e pacche sulla spalla), ma all'epoca io non avevo tempo. Avevo appena perso uno zio amatissimo, ero oberata da impegni di lavoro e, anche se ho sempre amato cucinare, aggiungere un impegno a quelli già numerosi che avevo (ai tempi partecipavo anche a Starbooks), non ero proprio in grado di assumermene un altro.
Così ho guardato da lontano quel gruppo gioioso, che pubblicava ricette una volta al mese e secondo me si divertiva anche un sacco, nella sua stanza segreta del web. Fino a quest'anno. Non so se sia stato un effetto della quarantena, non so se terminato questo periodo di clausura forzata e di ritorno entusiastico ai fornelli tornerò a essere oberata di lavoro, ma ho deciso di buttarmi e ho fatto richiesta di entrare a farne parte. E guarda un po', proprio nel mio primo mese, il tema affrontato sono le Pie degli Stati Uniti: una sorta di richiamo al nome del mio blog, scelto in un momento della mia vita in cui ero convinta che mi piacesse cucinare i dolci. 

Le ricette, tratte dal libro The Southern Pie Book di Jan Moon, erano una più allettante dell'altra e non sapevo letteralmente quale scegliere; alla fine la mia scelta è caduta su una pie che riunisce due degli aromi che più amo in cucina: il limone e il basilico.


Ecco quindi la mia ricetta, e non perdetevi quelle delle mie colleghe del Club del 27, qui!!!

lunedì 4 maggio 2020

Kahvalti - panini turchi alla Feta


Ho realizzato questa ricetta il 19 marzo, durante un periodo di ferie forzate in cui ero stata presa, anzi ripresa dopo tanti anni, dal sacro fuoco della panificazione. Sfornavo pane a giorni alterni, provando nuove ricette che avevo adocchiato negli anni e la cui realizzazione avevo rimandato in attesa dell'occasione, della voglia, delle circostanze, o altro. Ed ecco che le circostanze mi costringevano a casa con due cubetti di lievito di birra fresco che doveva essere utilizzato, e sapete com'è: ne usi metà per un pane, un quarto per un altro, e l'ultimo quarto lo vuoi lasciare a languire in frigorifero fino al momento di buttarlo? Certo che no! Si poneva però a quel punto il problema della programmazione del blog: non volevo pubblicare tante ricette di pane una dietro l'altra, così ho pensato di pubblicare un pane al mese, fino a esaurimento ricette. 😅

I panini che vi presento oggi sono tratti dal bellissimo The Book of Buns di Jane Mason, che avevo acquistato dietro consiglio di Alessandra, sempre sul pezzo quando si tratta di scovare libri strepitosi, e che è stato presentato nella rubrica Shelfie di MTChallenge un paio di anni fa.
Non avevo mai fatto dei panini così morbidi, tanto che ne ho filmato morbidezza ed elasticità, caratteristica quest'ultima che non avevo mai riscontrato in nessuno dei panini che ho fatto.


L'Autrice spiega che la parola kahvalti in turco significa prima colazione, e che questi panini fanno parte di una serie di pani da colazione che ha gustato in Turchia anni fa. Oltre alla loro bontà intrinseca, che goduria quando capita tra i denti un pezzetto di Feta! 

La realizzazione non è particolarmente impegnativa ma è piuttosto lunga, a causa dei tempi di lievitazione e di riposo tra un'operazione e l'altra. Vale però la pena rimanere in ballo tanto tempo con la preparazione, perché il risultato è davvero strepitoso.
Fondamentale è portare il latte fin quasi al punto di ebollizione e poi farlo raffreddare a temperatura ambiente per qualche ora o per tutta la notte: l'ebollizione denatura alcune proteine del latte e favorisce la lievitazione. Va da se' che il latte deve essere fresco e intero, il sapore che dona al pane fa tutta la differenza del mondo, rispetto a un latte parzialmente scremato e/o a lunga conservazione.

L'autrice raccomanda inoltre di non sgonfiare l'impasto, tra una lavorazione e l'altra: si tratta di una tecnica oramai superata e noi vogliamo rimanere al passo coi tempi, giusto? 😊

sabato 2 maggio 2020

Torta Tiramisù alle fragole


Che la quarantena abbia effetti inaspettati sulle persone, si capisce dall'abnorme quantità di dolci che sta uscendo dalla mia cucina. Mai preparati così tanti dolci in così poco tempo, sono la prima ad esserne esterrefatta. Eppure in questo periodo poche cose mi attirano quanto i dolci, e sto ahimè cedendo alla fantasia, salvo non poter più uscire quando mi sarà consentito, per mancanza di capi di abbigliamento atti a contenermi. Pazienza.

Ho sempre amato le fragole, foriere di Primavera e di temperature più miti. Le adoro, letteralmente, purché gustate in purezza o al massimo in macedonia, accompagnate dalle immancabili banane, o da gelato alla vaniglia o al fiordilatte, o ancora da un ciuffo di panna montata. Tutte le preparazioni che le vedono accostate a sapori più forti, come il vino rosso o l'aceto balsamico, se in teoria mi attirano, all'atto pratico vengono da me fermamente respinte: mangio fragole per un periodo dell'anno relativamente breve, e rovinarle con vino rosso o aceto balsamico, per quanto stuzzicante sia l'abbinamento, è un'idea che mi fa inorridire. Al massimo ci metto una spolverata di pepe nero (che adoro al pari delle fragole), ma è la concessione più estrema che possa fare. 

Visto che adoro le fragole, negli anni ho collezionato tante ricette di tiramisù alle fragole, che però non ho mai realizzato. Perché? Non saprei dirlo. Forse perché mi sembravano tutte banali e incredibilmente piatte: savoiardi, mascarpone zuccherato e fragole: tanto vale fare una semplice macedonia e aggiungerci della panna montata, no? Perché aggiungere altro lavoro inutile ai fini del sapore? 

Poi è arrivato lui, Yotam Ottolenghi. Conosciuto tramite Starbooks nel lontano 2013, quando in Italia  era ancora pressoché sconosciuto al grande pubblico e noi pubblicavamo le ricette nei nostri blog individuali, l'ho subito amato per la bontà delle sue ricette, che sapevano di casa nonostante provenissero da una cucina lontana da quella europea, e che riescono sempre.
La sua torta tiramisù alle fragole è radicalmente diversa dai banali tiramisù alle fragole che si trovano in rete: le fragole di copertura vengono arrostite in forno, uno strato di crema allo zabaglione precede la panna montata, i savoiardi sono inzuppati nello sciroppo di fragole... sono bastati questi semplici tocchi per creare un dolce unico che vale assolutamente la pena fare. 

Questa torta tiramisù è stata realizzata da Biagio l'anno scorso per Mag About Food titillandomi le papille, ed è stata rifatta da Giulia la settimana scorsa... e sarà per lo strano effetto della quarantena su di me, ma stavolta non ho resistito al richiamo, ho aspettato impaziente il giorno in cui di solito faccio la spesa e mi sono messa all'opera. 

Un paio di modifiche soltanto: siccome i savoiardi comprati non mi piacciono, li ho preparati in casa con la ricetta di Giulia per MTChallenge; e dopo avere inserito l'impasto nella sac-à-poche, ho deciso di fare una pasta biscotto unica, da tagliare in due rettangoli secondo le dimensioni del mio stampo. La seconda modifica riguarda il binomio Grand Marnier - caffè espresso: siccome tendenzialmente non mi piace il liquore nei dolci alla crema (unica eccezione: il babà) e siccome come dicevo prima non amo sapori forti in abbinamento con le fragole, li ho sostituiti rispettivamente con latte e acqua di rose: un binomio che si è rivelato vincente. 

Come dice Ottolenghi, questo dessert così bello a vedersi è come un tiramisù estivo. non regge bene il tempo e il calore, quindi mangiatelo tutto non appena esce dal frigo. Il caffè espresso dà un twist adulto, ma può essere tralasciato, se non vi va.