A casa mia in Sicilia crescono rigogliose le pale di fichi d'India.
Alcune, come quella fotografata qui, sono nate da una pala buttata per terra distrattamente da qualcuno vicino agli ulivi; la pala ha messo su radici e negli anni ne è nata una bella pianta, che ogni estate si ricopre di frutti colorati e saporiti.
La maggior parte però vengono coltivate ai piedi dei muri di cinta della nostra proprietà: da quando la Legge ha vietato di mettere i cocci di vetro in cima ai muri per scoraggiare i ladri (capirete che i poverini rischiano di farsi male!), la gente ha cominciato a piantare fichi d'India tutt'attorno: sono molto più efficaci dei cocci di vetro, sono perfettamente legali e in più si può godere dei loro dolcissimi frutti.
Ovviamente l'insidia sta tutta nelle spine, il pegno da pagare per gustare queste bontà. Occorre quindi coglierli al mattino molto presto, quando le spine sono rese morbide dalla rugiada; è inoltre opportuno tenere i frutti a bagno in acqua per un paio d'ore prima di sbucciarli, per ammorbidire ulteriormente le spine. Una cosa però è certa: qualche minuscola spinetta invisibile vi si conficcherà nelle mani, e più tardi ne avvertirete il fastidio e la toglierete con una pinzetta.
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Anche l'oliva si è punta... ;-) |
Avere a disposizione una tale abbondanza di fichi d'India fa naturalmente venir voglia di usarli, per imprigionarne il sapore e gustarlo durante la stagione invernale.
Oltre che consumati freschi, in Siclilia li usiamo per preparare la gelatina e la mostarda ma anche un delizioso liquore, che vi presento oggi.