lunedì 13 maggio 2013

Taieddhra salentina di riso, patate e cozze... ed è di nuovo MTC!


L'Emmetichallenge di questo mese è per me assolutamente entusiasmante, probabilmente anche perché impazzisco per le cozze. Vinto a sorpresa da Cristian alla sua prima partecipazione e con grande stupore di sua moglie Mari, titolare di uno dei blog più belli che adornino la blogsfera, ci porta diritti diritti nella bellissima terra di Puglia, una terra ricca di storia, di cultura e di bellezze naturali incredibili, tutte a portata di mano.

E altrettanto incredibile è la ricetta della Taieddhra regalataci da Cristian, che l'ha imparata da sua mamma. E' una ricetta che parla di mare, di sole, di scampagnate all'aria aperta o - perché no - di merende su un muretto caldo di sole, in mezzo all'erba fragrante.
Una ricetta di famiglia quindi, ancora più preziosa perché ci apre uno spiraglio sulla vita di casa, sugli affetti più intimi e sui ricordi che anche una sola forchettata di questo piatto fa venire a galla.

Per curiosità sono andata a cercare nel web e ho scoperto che non esiste una ricetta depositata alla Camera di Commercio: evidentemente di questo piatto tradizionale esistono tante versioni quante sono le famiglie in Puglia, ed è normale che sia così. Ho trovato un trafiletto molto interessante su Coquinaria, scritto dal bravissimo Giampaolo Mari, e ve lo riporto: "Innanzitutto una premessa sulla tiella; la tiella non è un piatto unico della cucina pugliese, ma una serie di preparazioni che hanno una serie di differenze negli ingredienti usati fra le varie zone della Puglia.
La tiella è un piatto antichissimo di origine prettamente contadino e la sua diffusione dipende dal fatto che è un piatto unico, capace di sfamare tutta la famiglia alla sera al rientro del lavoro nei campi con un tempo di preparazione semplice e veloce. Le mamme contadine, al tramonto, al rientro dal lavoro nei campi, avevano la necessità di sfamare in fretta ed in maniera nutriente tutta la famiglia; preparavano, quindi, in un tegame basso di creta una minestra con tutti gli ingredienti di verdura che avevano disponibili in casa sistemati a strati; completavano la zuppa dal punto di vista nutrizionale con aggiunta di carboidrati sotto forma di riso e di patate.
Questa minestra veniva poi cotta poggiando il tegame direttamente sulla cenere del camino, coprendolo con coperchio metallico e poggiando sul coperchio un po' di brace; veniva realizzata in tal modo una sorta di cottura al forno stufata che rendeva il tutto molto gustoso, saporito e soprattutto in grado di sfamare i più giovani dopo una stressante giornata di lavoro nei campi.

Il tegame di creta basso in Puglia, ma un po' in tutto il meridione d'Italia si chiama
tiella con vocabolo forse di origine spagnola assorbito nei lunghi periodi di dominazione spagnola nell'Italia meridionale.
Nel tempo per una forma di sineddoche anche il piatto assunse il nome di 
tiella.Questo tipo di piatto successivamente dalle campagne cominciò a diffondersi sulla costa e là  fu introdotto anche l'ingrediente di mare, forse anche per influenza spagnola, però il più povero, la cozza, che è presente nella tiella barese ed in quella tarantina."


Dopo essermi armata di cognizioni storiche, sono passata agli ingredienti. 
Come primissima ricetta ho voluto realizzare quella di Cristian, perché prima di passare alle rielaborazioni volevo capire di che cosa stessimo parlando. Infatti pur avendo già sentito parlare di questo piatto tipico pugliese, l'ho mangiato una volta sola, preparato da un Catering per 300 persone; l'esperienza era stata deludente, ma mi ero ripromessa di replicare la ricetta a casa. Il piatto però era rimasto nella mia to-do list... fino a questa tornata dell'MTC. :-) 



lunedì 29 aprile 2013

Paprikabrezeln - Pretzel ripieni ai peperoni


Pasqua è stata particolarmente alta quest'anno, e con l'inverno che la tirava per le lunghe non c'è stato letteralmente modo di organizzare con la famiglia la tradizionale gita fuori porta di Pasquetta. Peccato, perché avevo questo piccolo asso nella manica, che ho tirato fuori di recente, ora che la bella stagione sembra fare timidamente capolino da dietro le nuvole di pioggia e la coltre di freddo che ci ha avvolti negli scorsi mesi.

Stavamo per l'appunto preparando il nostro pic-nic in un verde prato, quando mi sono allontanata e riparata dietro un albero, perché nel chinarmi mi si era slacciato il reggiseno. Non mi ero accorta che la Pulcetta mi aveva seguito, e il primo segno della sua presenza è stata proprio una domanda cinguettata dalla sua vocina: 

- Zia, perché sei venuta qui? Che cosa stai facendo?
- Mi sto allacciando il reggiseno, che poco fa mi si è slacciato mentre mi chinavo.

Risatina della bimba, che si è portata la mano alla bocca, quasi a nascondere l'imbarazzo. Subito dopo però la bimba si è fatta seria, mentre il dialogo ha acquistato toni surreali:

- Comunque Zia, tu le tette non le hai mai usate.
- Come, scusa?
- (in tono impaziente) Ho detto che non hai mai usato le tue tette! 
- In che senso????
- (con sussiego) Beh, non ti sei sposata, non hai mai avuto figli, non hai mai allattato, quindi vedi che non le hai mai usate!

Ecco, in quel momento mi sono cadute. 
Le tette. 
Quelle nuove di pacca che mi porto appresso da tot anni.
- Andiamo a mangiare, va, che ho fatto dei panini ripieni veramente gustosi!

Il dialogo con la Pulcetta è finito così e con tutta probabilità lei se ne è già scordata. Io no. Dubito che lo dimenticherò tanto facilmente...

Prima di passare alla ricetta però, vi invito a dare un'occhiata qui, a partire dalle ore 9: ho preparato infatti le arancine di Carlo Cracco per lo Starbooks. Vi confesso che mi piacerebbe sapere qual'è il parere della Pulcetta, che per dire pane al pane e vino al vino è molto meglio di Joe Bastianich!!! ^_^

lunedì 15 aprile 2013

Chili con carne di cinghiale, melanzana arrosto e pane chapati


And the winner is….ANN!!!!!
Ann è una cuoca eccezionalmente talentuosa che vive Oltreoceano; sposata con un Ebreo, fa una deliziosa cucina kosher ricca di spunti e di fantasia. Era da un pezzo che avevo notato le sue ricette strepitose e molto particolari, e finalmente è venuto il suo turno: la rutilante Mai l’ha scelta come vincitrice dell’MTChallenge di marzo, quindi toccava a lei
proporre la ricetta della sfida di aprile. Chili con carne è stato il verdetto, con un post molto ricco e dettagliato che ci ha fatti entrare nell’atmosfera del Wild, Wild West.


La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto che la ricetta della sfida dell’MTC di questo mese era il chili con carne, è stato  un acquisto d’impulso fatto una quindicina di giorni prima. Avevo trovato della polpa di cinghiale e mi ero detta che per uno spezzatino sarebbe stata perfetta. Poi non ho avuto tempo di cucinarla, e l’ho messa in freezer. Se il tema della sfida è la cucina dei cow boy, quale animale la rappresenta meglio del selvatico cinghiale (anche se probabilmente il mio è di allevamento)?
La seconda cosa che mi è venuta in mente, beh… è stata quella di consultare Martha’s American Food di Martha Stewart, splendido libro che abbiamo esaminato con le ragazze dello Starbooks qualche mese fa, e cosa ho trovato lì? La ricetta del Venison Chili, il chili di selvaggina. Detto fatto: con qualche variante da parte mia (Martha fa rosolare i bocconcini di carne mentre Ann ha chiesto una cottura stufata; Martha non prevede la marinatura della carne nel vino, io ho voluto farla) ho realizzato il mio personalissimo Wild Boar Chili. A dire il vero non so se la ricetta sia valida ai fini della gara, perché in nessuna ricetta di chili con carne da me consultata (incluse quelle di Laurel Evans e della sua cucina Tex-Mex) si parla di marinatura; la presento lo stesso, con l’assicurazione che a me è piaciuta tantissimo.
La sfida prevede di presentare il nostro chili insieme a un contorno e a un pane. Ho deciso di accostare al mio chili una bella melanzana arrostita, il cui sapore piccantino si sposa bene con quello di questo saporitissimo stufato di carne, ammorbidendolo; e come pane ho optato per un chapati, un pane indiano senza lievito che di solito accompagna pietanze speziate.

lunedì 8 aprile 2013

Helbeh - torta al fieno greco (Yotam Ottolenghi)


Quando Alessandra ha proposto questa ricetta per lo Starbooks di febbraio sono saltata su, come punta da uno spillo: come mai mi era sfuggita questa ricetta? La verità naturalmente è che Jerusalem è un libro talmente meraviglioso e ricco, che bisognerebbe realizzarle tutte, ed è quello che spero di fare, piano piano.
Avevo anch'io una bella confezione di profumatissimo fieno greco in casa, così ne ho approfittato per preparare questa torta.
Yotam avverte subito che questo è un dolce che si ama, o si odia. Nel suo ristorante lo ha fatto provare a 5 chef e a 2 di loro non è piaciuto, mentre gli altri 3 sono caduti in deliquio. Ovvio che questo elemento di "sfida" abbia contribuito a stuzzicare la mia curiosità, così una sera mi sono messa all'opera, dopo l'ufficio.

Il dolce, tagliato a piccole losanghe, va consumato il giorno dopo essere stato preparato per dar modo a tutti gli aromi di fondersi bene, ma ammetto che è stato difficile resistere. Ce l'ho fatta comunque, e il giorno dopo tornando dal lavoro ero trepidante per il premio che mi attendeva.
Il primo boccone è stata una delusione: francamente mi aspettavo molto di più. Ho terminato il pezzetto passando in rassegna tutte le critiche che mi venivano in mente, e spiegando a me stessa perché ricadevo nella schiera di coloro che non apprezzando questo  dolce. Per provare a me stessa che quello che avevo pensato era giusto, ne ho mangiato un secondo pezzetto, continuando a rimuginare. Alla sesta losanga ho cominciato a dirmi che per essere un dolce deludente lo stavo divorando a quattro palmenti, e per quella sera mi sono fermata. L'ho terminato a poco a poco nei giorni successivi, sempre poco convinta, ma continuando a mangiarlo. A un certo punto mi sono detta che dovevo affrettarmi a fotografarlo perché stava sparendo troppo velocemente e dopo che l'ho finito ho pensato che forse vale la pena rifarlo usando i pistacchi al posto dei pinoli, come ha fatto Alessandra... Però non sono ancora del tutto convinta, sappiatelo. :-) Effetto Starbooks?

E a proposito di Starbooks: a partire da questo mese c'è una grossa novità!!!! Lo Starbooks infatti si svincola dai nostri singoli blog e assume una vita propria, diventando un blog indipendente che riunisce tutti i nostri contributi. Questo ci permetterà di pubblicare un post per ogni giorno della settimana lavorativa a partire dalla seconda settimana del mese, mentre nella prima settimana raccoglieremo in una pagina apposita tutti i vostri post dello Starbooks - Redone!, dandovi maggiore visibilità. Correte quindi sul nuovo blog (a partire dalle 09:00), per scoprire qual'è lo Starbook di aprile!!!!

mercoledì 3 aprile 2013

Olio ai crostacei (Michel Roux)


Che io attribuisca un'enorme importanza alle preparazioni di base, dovrebbe essere ormai chiaro a chi mi segue con una certa continuità. :-)
Diversi anni fa un collega mi ha chiesto come facevo a cucinare e la mia risposta è stata che per cucinare ci vogliono solo 3 cose: tempo, ingredienti di prima qualità e una ricetta
collaudata. All'epoca non pensavo neanche che un giorno sarei riuscita a creare qualche ricetta da sola: l'MTChallenge era di là da venire ed è stato proprio lui a dare un grandissimo impulso alla mia creatività in cucina. Mi piaceva però pasticciare e provare ricette un po' diverse, ma soprattutto sono sempre stata affascinata dai grandi classici e dalle preparazioni di base: non si può pretendere di correre se prima non si sa camminare, e queste preparazioni sono i mattoni fondanti della cucina, senza i quali la creatività risulta un po' fondata sulla sabbia ed è destinata presto o tardi a fallire.
Non è un caso che la mia biblioteca di cucina annoveri tantissimi libri sulle preparazioni di base e sulle tecniche, che spulcio spesso e volentieri scovandovi degli autentici tesori.


Uno di questi è la ricetta che vi presento oggi. Semplicissima da realizzare, ma che dà tanto gusto in più ai piatti di pesce. Michel Roux consiglia di utilizzare quest'olio per condire le insalate di mare, ma anche dei semplici asparagi lessati. Io la vedo bene anche per preparare una maionese o una salsa aioli che debbano accompagnare un piatto di pesce, o in qualsiasi altro modo suggerito dalla fantasia.

Una sola è l'avvertenza che mi sento di darvi: il giorno in cui decidete di prepararlo mandate fuori marito e figli, chiudete la porta della cucina e spalancatene la finestra. Al termine della preparazione spalancate tutte le finestre di casa per cambiare l'aria, poi accendete incensi, deodoranti o quant'altro. L'essiccazione di teste e chele di scampi richiede infatti 3 ore, durante le quali un fetore ammorbante rischia di invadere casa, se non si prendono le dovute precauzioni. 

Ne vale la pena, intendiamoci, però non ditemi che non vi avevo avvertiti... :-)