venerdì 9 marzo 2012

Challah, un pane della Madonna!


Donne (St)raordinarie: è questo il titolo del nuovo, entusiasmante progetto delle (st)renne, legato tra l’altro al contest di Stefania Le (St)renne gluten-free, che vede voi impegnati a interpretare lo stesso tema delle (St)renne in chiave gluten-free, e noi in veste di giudici. Le 5 vincitrici del contest di marzo saranno incor(o)nate (St)renne per un mese, e parteciperanno al nostro prossimo progetto nonché a tutto il backstage ad esso legato; tra tutte le vincitrici di ogni mese (da settembre 2011 a giugno 2012) sarà estratto un nominativo che vincerà un week-end per due persone al Baglio Costa di Mandorla di Paceco (TP), sulla via del sale e del vino.
Donne (St)raordinarie dicevamo, e il tema è piuttosto ampio: potete scegliere un’attrice, una scienziata, una donna politica, il personaggio di un romanzo, l’autrice di un libro (anche di cucina!)… Condizione necessaria e sufficiente: che sia una donna famosa (niente mamme, zie e nonne please, lasciamo gli Avi ad Anna di Masterchef!) e che sia chiaro il legame tra la donna e la ricetta. 
Per avere qualche esempio e cominciare a macinare qualche idea basta guardare le proposte di noi (St)renne nel corso di queste prime 3 settimane di marzo (Ale e Dani il lunedì, Annalù e Fabio il martedì, Stefania il mercoledì, Flavia il giovedì e io il venerdì), e quelle delle (St)renne per un mese che pubblicheranno la quarta settimana del mese (Mai, Eleonora, Greta, Patty e Gaia).
Forza allora! Spremete le meningi e partecipate numerosi!
E adesso parliamo della prima Donna (St)raordinaria a cui dedicherò post e ricetta: Maria di Nazaret.

Non è facile scrivere di Maria di Nazaret, la Madre di Gesù: della sua vita infatti si conoscono pochi fatti essenziali, mentre sul piano teologico e devozionale di lei si è scritto tantissimo. Eppure in questa celebrazione delle Donne (St)raordinarie non posso fare a meno di dedicare a Lei il mio primo post e la mia prima ricetta.
La prima menzione di Maria nei Vangeli è contestuale all’Annunciazione, di cui tra poco ricorre la festa: l’Arcangelo Gabriele appare a una vergine, promessa sposa di Giuseppe, discendente dalla nobile stirpe di Davide, per annunciarle che sarà la madre del Messia. Associata fin dall’inizio alla storia della Salvezza, Maria con il suo umile fa esattamente quello che farà il suo Figlio: assumerà la condizione umana in tutto fuorché nel peccato. Così, mentre Lui vive lo stato del profugo al tempo di Erode, la povertà, il lavoro, la persecuzione, l’ingiusta prigionia, la liberazione al suo posto di un noto ladro e assassino e la morte infamante in croce, lei assume su di se’ la condizione delle ragazze-madri e rischia fin dall’inizio di essere ripudiata dal suo promesso sposo.
La dignità di Maria è tutta in quell’umile e fiducioso al disegno di Dio su di lei, ma la sua grande umiltà (umile e alta più che creatura, dice Dante) non le impedisce di prendere parte attiva nella missione del Figlio: il primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana, avviene proprio perché lei gli forza la mano: accortasi che è terminato il vino, sommo disonore per chi invita, si rivolge direttamente al Figlio con una constatazione (non hanno più vino) che è insieme una richiesta di aiuto; e quando questi un po’ seccato le chiede che cosa vuole che ci faccia (che ho da fare con te, o donna?), lei lo mette alle strette: si rivolge ai servi dicendo loro “fate quello che vi dirà” e lo costringe ad agire.
Donna Ebrea osservante, la sua vita si svolge tra le mura di casa e le botteghe del villaggio, ma con grande discrezione accompagna il Figlio durante tutta la sua missione: lo “costringe” a fare il primo miracolo, è con Lui ai piedi della croce e si trova insieme ai Discepoli nel corso della Sua prima apparizione al cenacolo, dopo la resurrezione.

Sfortunatamente per noi foodblogger le ricette di Maria non ci sono pervenute: ve lo immaginate il ricettario della Madonna? 😇 Sappiamo  però per certo che in occasione della Presentazione di Gesù al Tempio preparò pani e focacce per l’offerta rituale.
Uno dei pani della festa tipicamente ebraici è proprio la Challah, un pane ebraico ricco (contiene infatti uova), oggi diremmo un pan-brioche, tradizionalmente consumato in occasione dello Shabbat e di altre feste (tranne Pesach, che richiede un pane azzimo).


dettagli
Anticamente le donne Ebree ogni volta che facevano il pane mettevano da parte un pezzetto di impasto, chiamato challah, per il Sacerdote (kohen) del Tempio. In seguito alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 dopo Cristo, il pezzetto di impasto veniva bruciato, a ricordo della porzione destinata al Sacerdote.


Nel tempo il termine challah ha preso a designare l'intero pane più che un pezzetto di impasto, e l'abilità nell'intrecciare si è riversata in questa preparazione, molto semplice e squisita. Si va dalla splendida e complessa treccia a 6 capi, agli intrecci più semplici con 2 capi, che sono quelli che ho realizzato io.
La ricetta che ho scelto è tratta dallo splendido libro di Jeffrey Hamelman, e benché di sicuro non sia la ricetta autentica di Maria, sono certa che Lei lo apprezzerà lo stesso. A casa mia è piaciuta parecchio.

lunedì 5 marzo 2012

Torta Promessa di Primavera


Quando ho preparato la torta per il contest di Montersino di quelle due pazze scatenate di Annalù e Stefania, ho accennato a un miserabile fallimento; Stefania giustamente mi ha chiesto di dettagliare in un'ottica di sana critica costruttiva ed è quanto mi appresto a fare oggi (buon lunedì, eh? :-D). Le regole del contest richiedevano di preparare una delle torte del Maestro, oppure di creare una torta nuova ma utilizzando solo le basi del Maestro. 
Io di Montersino ho un solo libro, Peccati di gola, e di primo acchito l'ho trovato ben fatto: ogni capitolo è preceduto da un'introduzione didattica che spiega il perché e il percome delle singole basi; seguono poi le ricette. 
Una prima delusione a dire il vero l'avevo avuta al tempo dei bigné: una spiegazione estremamente esauriente, ma nel libro non ho trovato indicazioni precise sui tempi di cottura, e se non fosse stato per il post di Stefania avrei avuto qualche problema. Però i bigné mi erano venuti bene, ero rimasta soddisfatta dei 3 profiteroles che avevo preparato e non ci ho pensato più.

La faccenda mi è tornata in mente quando mi sono messa a pensare alla ricetta da realizzare per il contest di cui sopra: la mia scelta era caduta sulla Torta Giardino di Fragole e siccome una mia amica compiva gli anni in quel periodo e le avevo promesso una torta, ho colto due piccioni con una fava pensando di realizzare quella. Non l'avessi mai fatto, il fallimento era dietro l'angolo e ho dovuto rimediare facendo un'altra torta di corsa (di cui vi parlerò prossimamente), mentre maledicevo pensavo intensamente a Montersino e al suo libro.

domenica 4 marzo 2012

AUGURI Stefania!!! {...e SORPRESA!!!}

{ lo trovate qui }
Prefazione
In principio fu la celiachia."Intolleranza al glutine" era la traduzione del linguaggio comune, ma per gran parte di noi, non si andava oltre questa scarna definizione. Certo, potevamo vantare di conoscere qualcuno che ne soffriva: una lontana parente, un compagno di classe della figlia, la vicina del quinto piano. Ma, all'atto pratico, il nostro interesse nasceva e e si esauriva in pochi gesti di cortesia, una telefonata ogni tanto, un post it sul frigorifero col numero della pizzeria per le cene di classe perchè lì fanno la pizza anche per i celiaci, un'occhiata incuriosita alle borse della spesa della dirimpettaia, con quelle strane marche di farina che non trovavano posto nella dispensa di casa tua. Ma una volta riagganciata la cornetta, accartocciato il post it, accostata la porta di casa, non ci si pensava più. E la celiachia- e tutto quanto vi girava intorno- restavano del tutto chiusi fuori.

Poi, è arrivata Stefania.
All'inizio era un blog di cucina, ma già alla terza riga si capiva da subito che non era uno dei tanti. Così come, già alla terza riga, era chiaro da subito che Stefania non era una delle tante- ma una persona rara e speciale, che trasformava quello che altrove era una lettura piacevole in cinque minuti di allegria, irrinunciabili, imperdibili, impreziosi. Le sue ricette parlavano della sua famiglia, dei pancakes di Salvatore alla domenica mattina, delle peripezie scolastiche dei suoi bambini, degli alti e bassi della sua vita di insegnante, il tutto intrecciato sul filo senza glutine della celiachia. Che ci è stata raccontata, giorno dopo giorno, senza proclami, senza crociate, senza paroloni, senza vittimismi, senza tecnicismi, ma con la forza di chi tutti i gorni combatte una battaglia contro una malattia che non fa sconti a nessuno.

Da allora, la celiachia per noi ha gli occhi, il volto, il sorriso di Stefania. Attraverso le pagine del suo blog abbiamo imparato a riconoscere che questa "intolleranza" al glutine è in realtà una malattia; a rispettarla nella sua gravità; a non demonizzarla, senza per questo sottovalutarla; a non discriminare chi ne è affetto; a discernere fra un'informazione corretta e un'altra che, invece, non lo è per niente; grazie a lei abbiamo conosciuto altri blog di altre nuove amiche, anch'esse celiache, che conidividevano con lo stesso spirito le sue stesse battaglie; e soprattutto, grazie a Stefania, ci siamo addentrati sempre di più nelle pieghe di un nuovo modo di intendere il gluten free che, dietro alla cordialità di un invito ("cuciniamo per tutti!"), nasconde un messaggio etico profondo, che parla il linguaggio di cui Stefania è maestra: qeullo dell'accoglienza, della non discriminazione, dell'ineffabile capacità di farti sentire unico e raro e al centro delle sue attenzioni.

Questo libro contiene una selezione delle ricette che ci sembra esemplifichino al meglio la sua filosofia: per noi, è un tributo, doveroso e commosso, al coraggio, alla tenacia, all'impegno con cui questa piccola grande donna porta avanti ogni giorno un messaggio educativo che parte dall'alimentazione per toccare corde più intime e più importanti. Ma è anche un augurio, di un primo passo verso le grandi soddisfazioni che merita e che tutti noi desideriamo che abbia, dal profondo del cuore.
Buon compleanno, Stefania
Al Tacco 12 più meraviglioso della blogsfera vanno i più sinceri auguri di noi (St)renne (fondatrici e non) che abbiamo l'immensa fortuna di annoverarla tra le nostre amiche.
Il libro è acquistabile on line seguendo il link ed è il primo della nostra neo Autrice, una selezione di sue ricette tratte dal suo blog; noi ci auguriamo che sia solo il primo di una lunga serie di libri di successo della nostra!!!
In attesa dei suoi successi editoriali, vorrei cogliere l'occasione per ringraziare Mai per l'incredibile lavoro fatto nel trascrivere le sue ricette e foto in forma editoriale, oltre che per aver creato lo splendido banner.

...Ma secondo voi potevamo accontentarci di un solo link? Noooo!!!! Ecco infatti pronti i 2 Pdf del progetto di gennaio delle (St)renne: il Pdf  Mine(st)renne's
e quello delle  Mine(st)renne's gluten-free
ANCORA AUGURI, STEFANIA CARISSIMA!!!!

lunedì 27 febbraio 2012

Paté di cicerchie e piselli secchi con pane ai 5 cereali


Ho sempre detestato andare dal parrucchiere. Sempre. Mettermi nelle mani di una persona che manipola i miei capelli, li taglia e li acconcia a suo piacimento, uscire con taglio e
piega perfetti al momento, ma che poi si rivelano tutt'altro che tali quando ci metto le mani io... 
Fin da ragazzina per me il parrucchiere era un incubo e ci andavo il meno possibile. Le volte che ci andavo uscivo perfettamente insoddisfatta, ma facevo training autogeno intensivo per convincermi che stavo benissimo, salvo smentita delle compagne di classe. Poi sono cresciuta, ho acquisito sicurezza e ho cominciato a scremare i parrucchieri, ma quella sorta di senso di inferiorità che provo nei loro confronti mi è rimasto e nulla riesce a togliermelo. Sono pochissimi quelli che possono mettere le forbici sulle mie chiome: si contano sulle dita di una mano e... avanzano dita. Quando ne scovo uno però, è una festa: un bravo parrucchiere vale un tesoro. Solo, occorre gestirli con cura. Se ti dimostri tranquilla e alla mano ti trascurano; se fai l'esigente semi-incazzosa sono lì sull'attenti, ma tu ti senti un verme. Non ho ancora trovato la giusta via di mezzo, perché io sono naturalmente portata a lasciare alle persone i loro tempi, ma mi dà fastidio constatare, come mi è spesso accaduto, che se sei troppo accomodante se ne infischiano di te e si prendono più cura di altri clienti.
E' quello che mi è successo sabato: finalmente trovo il tempo di andare a tagliarmi i capelli e già che ci sono rinnovo i colpi di sole. Arrivo e mi fanno accomodare subito. Preparano la miscela decolorante e la mettono accanto a me. Io nel frattempo prendo un giornale e comincio a leggere. Dopo un po' mi rendo conto che non c'è nessuno che stia lavorando alla mia testa. Guardo l'orologio e sono già passati 20 minuti. Alzo la testa e mi guardo intorno: una sta finendo una piega, l'altra è al lavatesta con una cliente e la terza sta amabilmente chiacchierando con la collega al lavatesta. A quel punto comincio a seccarmi: poso il giornale e mi guardo intorno. La signora della piega capisce al volo, dà un ultimo colpo di lacca alla sua cliente e viene subito da me, mentre le altre due continuano a chiacchierare tranquille, mentre io mi domando: ma possibile che una si debba arrabbiare e debba fare la sostenuta per essere considerata un minimo? Questo è uno degli aspetti che mi fanno detestare le sedute dal parrucchiere, ma non è l'unico...

Zona cesarini per questo MTChallenge, che è venuto in un periodo in cui la voglia di cucinare è andata in letargo aspettando la primavera. Avevo però messo a bagno cicerchie e piselli secchi per farmi una minestra, e ho deciso di usarne una parte per questo

giovedì 23 febbraio 2012

Torta di sfoglia al farro alle mandorle e amarene di Luca Montersino


Il fatto stesso che io abbia preparato questa torta è un'attestazione di stima e di affetto
per le due folli che hanno concepito il montersiniano contest: Annalù e Stefania. Per nessun altro infatti avrei preparato una torta di mandorle, visto che i dolci di mandorle a me proprio non piacciono.
Nessuno mi obbligava a preparare proprio questa torta, sia chiaro: è solo che dopo averne provata invano un'altra risoltasi in un miserabile fallimento (oltre che nello spreco di una quantità industriale di uova, panna, yogurt e fragole) ho deciso di cimentarmi con qualcosa di più semplice, e il dolce più semplice dell'unico libro di Montersino in mio possesso era questo.

Le regole del contest sono ferree: occorre realizzare un dolce di Montersino seguendo integralmente la sua ricetta, oppure preparare un dolce diverso ma usando solo le basi e le dosi del Maestro. Non sono certa di rientrare in tutte le regole in quanto non ho avuto il tempo materiale di preparare una pasta sfoglia con farina di farro e mi sono accontentata di un prodotto surgelato, per cui ho forti probabilità di finire fuori concorso ugualmente; non importa, l'importante per me a questo punto è averci provato... :-D   


lunedì 20 febbraio 2012

Biscotti del Lagaccio con lievito madre


Driving Lesson Nr 3: Fill up the Tank

Non posso continuare così.
Davvero, non posso.
Oramai è chiaro: devo portarmi a casa il manuale di istruzioni della mia nuova macchina usata e studiarmelo per bene. Prendiamo il volante, per esempio: non è liscio e tutto di un pezzo come quello del Catorcino, ma ha una sorta di scanalatura in cui spesso si impiglia il pirulino della cerniera sulla manica del piumino quando curvo , limitando la mia mobilità proprio durante la delicata manovra. Ora, delle due l'una: o imparo a curvare evitando che il pirulino si impigli, o cambio piumino. Potrei anche cambiare il volante, ma non sono certa che sia l'opzione più giusta, né la più economica (e poi quale migliore scusa per acquistare un piumino nuovo? ^_^)

Peraltro il pirulino della lampo mi ha cavata d'impiccio l'altra settimana, quando sono andata per la prima volta a fare il pieno di benzina: nello staccare la chiave per darla al benzinaio infatti si è incastrato a qualche levetta lì in giro. Mentre pagavo, il benzinaio mi ha restituito la chiave dicendomi che non ce n'era bisogno perché il serbatoio era già aperto e quando allarmata gli ho chiesto se potesse essere aperto da chiunque mi ha risposto di no, che glielo avevo aperto io.
"Ah sì?" ho pensato, e benedetto il pirulino della cerniera del piumino... ma capite bene che non posso sempre confidare in una cerniera e che prima dell'estate è bene che io impari ad aprire il serbatoio intenzionalmente, oltre che accidentalmente. A meno che non riesca a trovare un braccialetto con cerniera impigliante entro l'estate, beninteso; nel frattempo ho deciso di studiarmi a fondo il libretto delle istruzioni...