venerdì 29 aprile 2011

Chocolate Biscuit Cake e tanti auguri a William e Kate!!!

É da quando Ale lo ha pubblicato, che me lo sogno la notte: il Chocolate Biscuit Cake, la torta che il Principe William ha scelto per il ricevimento serale delle sue nozze, come spiega con profusione di particolari l'informatissima Marina di Altezza Reale.
E allora mi sono detta: perché non trasformare il sogno in realtà, magari proprio nel giorno delle Nozze Reali?
Oltre tutto queste sono le prime Nozze Reali del secolo e la loro importanza è tale, che persino in America hanno tacciato di antipatriottismo chiunque non faccia il tifo per William e Kate, come testimoniato qui
Così, come si conviene a tutte le cose belle e buone condivise nell'era di internet, dopo aver invitato Paul A. nella mia cucina per preparare insieme la ricetta dell'MTC di aprile, gusterò il Chocolate Biscuit Cake assieme a Kate, William e i loro ospiti, questa sera. Se volete unirvi a me per brindare a questa giovane coppia e augurare loro tanta felicità, siete ancora in tempo: il dolce è semplicissimo, non richiede cottura e potrete gustarlo questa sera anche voi.

Tanti auguri di felicità, William e Kate!!!

mercoledì 27 aprile 2011

Mini quiches ai cipollotti e prezzemolo

«Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core»

Così cantava Leopardi nel Passero Solitario, e così mi sento anch'io in questa magica e leggiadra stagione dell'anno, quando la natura si stiracchia sotto le coltri del gelido inverno e comincia a fare capolino con teneri germogli e freschi boccioli.
E come avviene per il resto della natura, in primavera sono colta dalla smania del rinnovamento, della freschezza, della leggerezza... e comincio dalla casa. La voglia di rinnovare il mio nido di solito si arresta di netto davanti al budget che sarebbe necessario per fare quello che vorrei, così mi accontento, come la maggior parte delle desperate housewives, di darmi alle pulizie forsennate.
Quest'anno ho cominciato dalla dispensa, anche per inventariare quello che c'è e magari è finito sul retro degli scaffali, dare un'occhiata alle date di scadenza e stabilire l'ordine di priorità delle cose da cucinare (e qui mi viene da ridere, perché le mie capacità di programmazione sono notoriamente scarse e si scontrano puntualmente con una pigrizia atavica). Ho scoperto così che dall'ultima promozione sotto costo del mio caffé preferito, di quelle con un massimo di pezzi a cui lo sconto è applicabile, mi erano rimasti ancora un bel po' di pacchetti. Niente di male per carità, anzi; solo che quei malnati pacchetti di caffé occupavano parecchio spazio in dispensa, impedendomi di metterci altri articoli acquistati via via. E' per questo che nel corso delle ultime pulizie di primavera ho pensato di dare un assetto più razionale alla mia dispensa.
Intendiamoci, io cerco sempre di posizionare gli alimenti in dispensa secondo un ordine razionale in modo da trovarli immediatamente al bisogno, peccato che quello che al momento mi sembra la razionalità fatta space allocation, si dissolva miseramente al momento in cui li vado a cercare.
Come è successo per il caffè, per l'appunto.
La mattina di Pasqua vado per farmi il caffè e mi accorgo che ho terminato il barattolo. Mi dirigo con passo sicuro verso la dispensa, apro gli sportelli e rimango perplessa. Dagli scaffali occhieggiavano buste di zucchero a velo, pacchi di pasta, scatole di zucchero, lattine di pomodori pelati, pesche sciroppate, marmellate, gelatine e un sacco di altre cose una più buona dell'altra. Nessuna però adatta ad essere adagiata in una nuvola fragrante nel filtro della moka per fare un buon caffè.
Io lo so che ho la casa piena di caffè.
Lo so.
E' che non riesco più a trovarlo, e così mi tocca andarmelo a comperare di nuovo.
OK, sabato mi metterò di buzzo buono, svuoterò la dispensa, troverò quel caffè e darò agli alimenti un assetto così razionale, che la prossima volta che cercherò una marmellata tirerò fuori il pesto di pistacchi siciliano dop, igp, docg che sono sicura di avere ma non trovo da mesi.
Giuro.

Che io abbia scelto questa ricetta è di per se' strano: non sono esattamente una fan delle cipolle e non mi piace il prezzemolo. Eppure leggere il titolo, guardare la foto sul libro e decidere di provarla è stato un tutt'uno, e mi è piaciuta così tanto che a Pasqua l'ho riproposta sotto forma di mini quiches. Chi come me non ama la preponderanza del gusto cipolloso la preferirà sotto questa forma, mentre gli amanti della cipolla preferiranno un'unica, grande torta salata, dove il gusto della briséé alle noci farà da contrappunto senza smorzare troppo il cipollotto.



MINI QUICHES AI CIPOLLOTTI E PREZZEMOLO
Da Il grande libro dei cuochi - a cura di Gualtiero Marchesi


Per 20 mini quiches o 1 torta di 25 cm di diametro

Per la briséé alle noci:
150 g farina 00
120 g burro
100 g gherigli di noci (circa 250 g noci col guscio)
70 g circa acqua molto fredda
1 pizzico di sale

Per la farcia (mini quiches):
150 g doppia panna
3 cipollotti tritati
15 g grana grattugiato
1 uovo e 1 tuorlo
2 cucchiai di latte
1 cucchiaio colmo di prezzemolo tritato
noce moscata
sale
pepe

Per la farcia (1 tortiera da 25 cm di diametro):
6 cipollotti
300 g doppia panna
3 uova e 1 tuorlo
25-30 g grana grattugiato
3 cucchiai di latte
2 cucchiai colmi di prezzemolo tritato
noce moscata
sale
pepe



Preparare la briséé alle noci: tritare le noci, mescolarle alla farina e al sale e intridere il miscuglio con il burro a dadini. Aggiungere gradualmente l'acqua molto fredda e lavorare velocemente l'impasto con la punta delle dita fino a quando non si ammassa. Meglio ancora, lavorarlo nell'impastatrice con la frusta a foglia. Avvolgere la briséé in un foglio di pellicola trasparente e farla riposare in frigo almeno un'ora.

Spianare la briséé a 3 mm di spessore e tagliarla in tanti dischi quante sono le formine da tartellette. Foderare le formine con la briséé e metterla in frigo a riposare per un'altra ora.

Preriscaldare il forno a 190 °C, foderare le tartellette con carta forno, distribuirvi sopra dei pesi e far cuocere in bianco per 15 minuti. Sfornare, togliere i pesi, far riposare 10 minuti e abbassare il forno a 180 °C, rimettere in forno le tartellette e far cuocere per altri 5 minuti.

Preparare la farcia: mettere nel mixer tutti gli ingredienti e frullarli. Aggiustarli di sale e pepe, aggiungere una grattatina di noce moscata e distribuire tra i gusci di tartellette.

Infornare a 180 °C in modalità statica nella parte più bassa del forno per 20-25 minuti, fino a quando la superficie è dorata e il ripieno rappreso, ma ancora soffice.
Se si fa una tortiera da 25 cm di diametro, infornare per 30-35 minuti.


Con questa ricetta partecipo al contest di Marcella "Dimmi che fai e ti dirò QUICHEi".

venerdì 22 aprile 2011

Tonnarelli con pesto al cioccolato e basilico



Con oggi si conclude la nostra avventura di (st)Renne pasquali all'insegna del riciclo del cioccolato delle uova di Pasqua che saranno aperte domenica; quello che non si conclude affatto, ma che anzi continua a prosperare, è il legame che si è instaurato tra noi 7, fatto di risate, condivisione, bonarie prese in giro e tanta, tanta autoironia. E' per questo che alla conclusione di ogni progetto cominciamo a discutere di cosa fare dopo: se infatti ci siamo incontrati prima virtualmente e poi realmente in cucina, questa è solo una scusa per continuare a chiacchierare, a ridere, scherzare, come suggerisce l'immagine che abbiamo scelto per questa tornata.
Ho perfino trovato marito per celia e mi sono ingegnata a riprodurre qualche sua ricetta per "corteggiarlo", ed è solo grazie alle (st)Renne e a questo progetto specifico che l'ho "conosciuto", visto che personalmente non vado matta per il cioccolato e se non fossi stata spinta dalla necessità di trovare qualche ricetta un po' diversa, mai avrei acquistato il suo libro.
Per fortuna però le (st)renne ci sono, ho acquistato il libro e scoperto che il cioccolato si abbina meravigliosamente anche a dei piatti salati, che sono molto più di mio gusto di quelli dolci.

La ricetta che vi propongo oggi è sorprendente, e vale davvero la pena di provarla.
Come per l'MTC di questo mese, una parte della ricetta - quella della pasta - è mia (o meglio, appartiene alla tradizione italiana) e l'altra, il condimento, è di quel geniaccio di Paul A. Devo dire che io che detesto gli spaghetti, vado invece matta per i tonnarelli, la versione romana degli spaghetti alla chitarra, perfetti per la pasta cacio e pepe ma non solo. Se non avete l'apposita chitarra preparate dei tagliolini o delle tagliatelle: andranno benissimo lo stesso.

mercoledì 20 aprile 2011

Pane integrale alla birra

Il flash mi è venuto sabato sera, mentre mi truccavo per uscire: stavo applicando il correttore, ho sentito l'odore di cipolla sulle mie mani e all'improvviso mi sono rivista a 22 anni mentre affettavo una cipolla tenendola cautamente con la punta delle unghie per evitare che il persistente odore mi appestasse le mani. Mia madre rideva e mi prendeva in giro, ma per me quella era una cosa molto seria: non volevo certo che il fidanzato del momento fuggisse a gambe levate per colpa di una stupida cipolla!!! Dopo quell'episodio mi sono evoluta e per un po' di anni ho indossato i guanti di lattice per maneggiare le cipolle, e sabato sera ripensando a quelle manovre ho sorriso: i fidanzati susseguitisi in quegli anni sono un lontano ricordo, e l'odore di cipolla sulle mani non turba più i miei sonni, al massimo ci bevo su un buon bicchiere di birra.
E già che ho la birra in mano aspetta, che tiro fuori farina e lievito e preparo un ottimo

PANE INTEGRALE ALLA BIRRA

Da N. Negri - Fare il pane - Mondadori


350 g farina 0 o di forza
150 g farina di segale
100 g farina integrale
5 g lievito di birra fresco
330 ml birra  
1 cucchiaio malto d'orzo
1 cucchiaio miele di castagno
30 g strutto
2 cucchiaini scarsi da tè di sale
olio extravergine di oliva

Facoltativo: altra birra e semi a piacere per rifinire

Sbriciolare il lievito e versarlo in una ciotola insieme al malto e al miele. Diluire con la birra e mescolare fino a sciogliere il tutto.
Setacciare la farina sulla spianatoia, formare la fontana, versare al centro la soluzione lievitante e incorporare la farina fino a terminarla, quindi aggiungere lo strutto e il sale. Impastare energicamente per 10 minuti almeno, arrotolando e sbattendo la massa, ma cosiderando che dovrà rimanere piuttosto appiccicosa.
Se fosse troppo umida, coprire a campana con una ciotola e aspettare 10 minuti, per dar modo alla crusca di assorbire bene i liquidi. Riprendere la lavorazione dell'impasto e solo se risultasse davvero troppo umido, aggiungere con molta parsimonia altra farina bianca.
Al contrario, se l’impasto risultasse troppo asciutto, diluire con 1 cucchiaio di birra (o anche acqua) alla volta.
Continuare a lavorare l’impasto per renderlo elastico, aiutandosi all’inizio con una spatola. Trasferirlo in una terrina dai bordi molto alti e ungerne tutta la superficie con olio extravergine di oliva.
Sigillare con la pellicola e lasciar riposare per almeno 8 ore, fino al raddoppio dell’impasto.

Riprendere la massa e sgonfiarla. Formare una pagnotta e metterla in una ciotola infarinata, coprirla con carta da forno bagnata e strizzata e lasciarla lievitare per altre 2 ore o fino a quando raddoppia di volume.
Preriscaldare il forno a 200 °C e rivestire la placca con carta da forno.
Rovesciare delicatamente il pane sulla placca e spennellare la superficie con altra birra e cospargere di semi a piacere (io non l'ho fatto).
Far cuocere per 35-40 minuti o fino a quando il pane avrà assunto un bel colore dorato. Sformarlo e metterlo a raffreddare su una gratella.

lunedì 18 aprile 2011

Pescatrice in marinata di cumino, nigella e pepe nero

E' sabato mattina e io sono come al solito indaffarata con le pulizie di casa.
Squilla il telefono...

- Pronto?
- Buongiorno signora, è TeleTu. Volevamo dirle che da oggi con noi non paga più il canone Telecom.
- Ma io veramente ho staccato la linea da voi da un paio di anni almeno, e sono passata a un altro operatore. Cioè non eravate ancora TeleTu, vi chiamavate Tele2...
- Ma noi non siamo Tele2, noi siamo TeleTu, una società nuova e diversa e con noi non paga il canone Telecom.
- Beh, ma neanche con Tele2 pagavo il canone Telecom...
- Ma noi non siamo Tele2, noi siamo TeleTu, una società diversa...
- Ho capito che siete una società diversa, ma le sto dicendo che anche quando vi chiamavate Tele2 non si pagava il canone Telecom...
- Ma noi non siamo...
- Signora, quello che sto cercando di dirle è che non offrite niente di diverso da quanto offre il resto del mercato: neanche col mio operatore pago il canone Telecom.
- Perché, lei è con Telecom?
- NO, SONO CON UN ALTRO OPERATORE E NON PAGO IL CANONE!
- Ma con che operatore è?
- Non con Telecom, e neppure con voi (niente nomi per carità, che poi mi dice che non sono loro...). Ho annullato il contratto con voi che non siete più gli stessi e sono passata a un altro operatore.
- Ah... perché noi stiamo chiamando i clienti Telecom.
- Io non sono più cliente Telecom da una vita...
- Ma questo noi non possiamo saperlo, ci danno solo i numeri e i nomi, il resto è protetto dalla privacy.
- Ma allora se vi danno solo nomi e numeri, perché lei pensava che io fossi cliente Telecom?
- Ma lei che operatore ha? E comunque con noi non paga il canone Telecom!
- Senta, io il mio operatore non lo lascio. E mi faccia una cortesia: cancelli il mio numero dai vostri elenchi.
- Ma certo signora, per noi sarà un piacere! Buona giornata.

Riattacco la cornetta e scuoto la testa sconsolata: se è un piacere cancellarmi dai loro elenchi, perché si sono presi il disturbo di chiamarmi? Ah già... per farmi sapere che non pago più il canone Telecom....

La ricetta di oggi sarà apprezzata solo da quelli che amano i piatti piccanti.
Molto piccanti.
Se siete i tipi che preferiscono avvertire appena un vago pizzicore, lasciate perdere (oppure metteteci molto meno pepe), ma se amate il gusto piccante e il profumo delle spezie ve la consiglio. Questa marinata è ottima anche per la carne di maiale o di agnello.

RANA PESCATRICE IN MARINATA DI CUMINO, NIGELLA E PEPE NERO

Da Il grande libro dei cuochi, a cura di Gualtiero Marchesi




Per 4 persone:


4 code di pescatrice con l'osso centrale di circa 200 g l'una, private della membrana
150 ml yogurt naturale
1,5 cucchiai semi di nigella
1 cucchiaio semi di cumino
1 cucchiaio pepe nero macinato al momento
1 cucchiaio menta essiccata
1 manciata foglie di menta fresca
4 cucchiai olio extravergine di oliva
1 cucchiainio sale


Versare in una padellina 2 cucchiai di olio e unirvi i semi di cumino e il pepe nero. Porre su fuoco dolce e far cuocere finché i semi cominciano a scoppiettare e a emanare profumo. Unire la nigella e il sale e contare fino a 15. Versare il composto in una ciotola, aggiungere la menta essiccata e mescolare. Far raffreddare e aggiungere lo yogurt.
Mettere le code di pescatrice nella ciotola e massaggiarvi bene la marinata, facendola penetrare. Coprire con pellicola trasparente e porre in frigorifero a marinare per 4-6 ore.

Preriscaldare il forno a 200 °C e scaldarvi una pirofila di ceramica.
Togliere il pesce dalla ciotola e pulirlo bene per eliminare la marinata in eccesso. Versare nella pirofila un cucchiaio di olio e disporvi il pesce. Farlo cuocere per 15-18 minuti o finché sarà ben cotto (nel mio forno ci sono voluti 40 minuti buoni).
Per saggiare la cottura separare con un coltellino affilato la carne dall'osso nel punto più alto: dovrebbe staccarsi facilmente.
Al momento di servire, staccare le foglie di menta dagli steli e distribuirle sul pesce, condire con un filo d'olio e portare immediatamente in tavola.

venerdì 15 aprile 2011

SOUFFLE' AI TRE CIOCCOLATI (e l'importanza di non chiamarsi... Ernst!)

Domenica mattina mentre preparavo questi meravigliosi soufflé, riflettevo su un fatto: io non sono Ernst Knam. Ora, che io non sia Knam è una cosa evidentissima a chiunque mi conosca ed è anche normale: un mondo fatto di soli Knam sarebbe un posto dove si mangia benissimo, ma essenzialmente noioso, tanto che non ci si renderebbe neppure conto di mangiare benissimo.

Ma non pensavo tanto a questo, domenica mattina, quanto ai lati positivi di non essere Knam: è vero infatti che il Maestro è un genio incontrastato della pasticceria, ma dietro a tanto estro creativo c'è parecchio lavoro, ci sono anni di studio e sperimentazioni sul campo, c'è un rigore insieme alla passione e al pizzico di follia che lo muove, e ci sono tanti, tantissimi sacrifici. Per contro i risultati che lui ottiene sono impeccabili, mentre i miei qualche pecca ce l'hanno... eppure è proprio ai vantaggi di queste pecche che pensavo, nel corso delle mie riflessioni.

Prendiamo ad esempio questi soufflé, che sono assolutamente divini: Knam di sicuro avrebbe approntato 3 bastardelle nelle quali far fondere i 3 tipi di cioccolato.
Io no: io ho usato un'unica bastardella, in cui ho fatto fondere prima il cioccolato bianco, poi quello al latte e infine quello fondente. E quella minuscola quantità di ogni cioccolato che si mischia al seguente, "contaminandolo"? Con un'alzata di spalle mi sono detta: tanto io non sono mica Knam! Eh sì, perché Knam non può permettersi il lusso di ottenere risultati meno che perfetti, io invece sì. E' per questo che, parafrasando Oscar Wilde, ho pensato: "L'importanza di NON chiamarsi Ernst"!!!! ^_^

Questa ricetta è a mio avviso spettacolare.
E' stato proprio Knam a farmi scoprire il meraviglioso mondo dei soufflé, aggiungendo alle ricette quelle note e quei trucchi che permettono a tutti, anche ai principianti, di ottenere ottimi risultati fin da subito.
Un buon soufflé è il risultato del perfetto equilibrio tra le consistenze dei vari ingredienti che lo compongono. Per questo ho preferito seguire le dosi della crema pasticcera di Knam, nonostante nel mio database ricette io abbia decine di collaudatissime ricette per la medesima: volevo essere certa che la consistenza fosse proprio quella pensata dal Maestro per questa sua creazione sopraffina.
Per il resto l'esecuzione è facile e veloce, basta organizzarsi predisponendo 3 ciotole in cui amalgamare le 3 basi.
Ricordarsi che gli albumi non vanno montati a neve fermissima, ma devono rimanere piuttosto cremosi, per potersi sviluppare ulteriormente durante la cottura e conferir loro maggiore sofficità.
Il bagnomaria inoltre dev'essere già caldo, risultato che otterremo facilmente introducendo la teglia con l'acqua nel forno, al momento di accenderlo.

Chiedo infine scusa per le foto, che sono così così perché ho maneggiato un po' la preparazione, a riprova che questa regge anche le manipolazioni degli imbranati come me: ci ho messo infatti una decina di foto prima di capire che era meglio capovolgere la preparazione con la parte bianca verso il basso (si capisce che non sono Knam? :-D).


SOUFFLE' AI TRE CIOCCOLATI
Da Ernst Knam – Soufflé – Idea Libri


Per 4 persone


Per la crema pasticciera:
500 g latte intero
4 tuorli
75 g zucchero
20 g farina
10 g fecola


Per la base al cioccolato fondente:
60 g crema pasticciera
60 g cioccolato fondente all'80%, fuso
2 albumi
20 g zucchero


Per la base al cioccolato al latte:
60 g crema pasticciera
60 g cioccolato al latte fuso
2 albumi
10 g zucchero


Per la base al cioccolato bianco:
60 g crema pasticciera
60 g cioccolato bianco fuso
2 albumi

Preparare la crema pasticciera: portare a bollore il latte. Nel frattempo mescolare i tuorli con lo zucchero, la farina e la fecola. Aggiungervi il latte bollente a poco a poco per non far cuocere le uova, amalgamare molto bene, poi trasferire nella pentola del latte e far bollire per 5 minuti.


Accendere il forno a 200 °C e mettervi dentro una teglia dai bordi alti con dell'acqua, in modo da avere il bagnomaria già caldo quando inforneremo i soufflé.
Imburrare 4 stampi monoporzione da soufflé e spolverizzarli con zucchero a velo.


Cominciare preparando la base bianca: far fondere il cioccolato bianco a bagnomaria, mescolarlo con la crema pasticciera e amalgamarlo benissimo. Aggiungervi gli albumi montati a neve piuttosto cremosa (così in cottura si espande e dà ancora più leggerezza al soufflé) amalgamandoli delicatamente.


Preparare poi la base di cioccolato al latte seguendo lo stesso sistema ma aggiungendo lo zucchero dopo che gli albumi sono stati montati, e infine quella di cioccolato fondente, come quella di cioccolato al latte.


Distribuire la base al cioccolato fondente tra i 4 stampi; proseguire con quella al cioccolato al latte e completare con la base al cioccolato bianco.


Non superare i ¾ degli stampi (ehm... io sono arrivata a 5 mm dal bordo...).
Cuocere in forno a bagnomaria per 20 minuti.
Disporli nei piatti, spolverizzarli con cacao amaro e servire subito (ma reggono alla perfezione anche dopo alcune ore).

Note:



• Un buon soufflé è il risultato del perfetto equilibrio tra le consistenze dei vari ingredienti che lo compongono. Per questo ho preferito seguire le dosi della crema pasticcera di Knam.


• Per il resto l'esecuzione è facile e veloce, basta organizzarsi predisponendo 3 ciotole in cui amalgamare le 3 basi.


* Ricordarsi che gli albumi non vanno montati a neve fermissima, ma devono rimanere piuttosto cremosi, per potersi sviluppare ulteriormente durante la cottura e conferir loro maggiore sofficità.


• Il bagnomaria inoltre dev'essere già caldo, risultato che otterremo facilmente introducendo la teglia con l'acqua nel forno, al momento di accenderlo.