giovedì 12 settembre 2013

Curry dolce di merluzzo alla senape


Ci sono momenti in cui la vita sembra dare un colpo di acceleratore.
Tutto diventa frenetico, sudori caldi e freddi si alternano sulla fronte e brividi analoghi corrono nella schiena, ma occorre mantenere la calma e agire presto e bene.
I movimenti devono essere precisi e calcolati, ogni azione deve essere studiata alla luce di quelle successive e il coordinamento è essenziale.
Ci armiamo degli strumenti essenziali del mestiere - una borsa frigo capiente con le sue mattonelle ben congelate, un catino di acqua calda e aceto, un panno spugna e l'asciugacapelli - e ci mettiamo all'opera: è giunto il momento di sbrinare il freezer.
E' un momento che avete scelto con cura: il congelatore è quasi vuoto, i pochi rimasugli finiscono nella borsa frigo ma voi sapete di avere comunque il tempo contato per non interrompere la catena del freddo e lavorate alacremente per fare tutto in fretta ma con cura.
Vi ci vorrà una mezz'oretta, al termine della quale rimetterete al loro posto i pochi cibi che avevate tolto (ripromettendovi di consumarli comunque a breve) e vi sentirete molto soddisfatte di voi stesse. Quella dello sbrinamento infatti era un'operazione che avevate in mente di fare da mo', e averla finalmente portata a compimento vi dà un senso di grande pace: ne parlate con simulata indifferenza a vostro marito e magari a vostra madre, e il loro blando "ah, sì?" vi delude un poco. Ma voi siete in pace. E per i prossimi 12 mesi potrete ricominciare a riempire il congelatore senza rimorsi di coscienza. Anzi, quasi quasi cominciate subito...

lunedì 9 settembre 2013

Seppie ripiene con timballo di melanzane di Rotonda e caponata


La ricetta che vi presento oggi e su cui lavoro da due fine settimana, partecipa al concorso Io Chef  indetto dal blog Scatti Golosi di Teresa De Masi, che in collaborazione con  Di Testa e Di Gola  e l'Unione Regionale Cuochi Lucani sta promuovendo la Lucania e i
suoi straordinari prodotti in occasione del 27° Congresso Internazionale della Federazione Italiana Cuochi (F.I.C.)

L'evento è eccezionale perché per la prima volta 12 Food Blogger hanno la possibilità di partecipare al congresso in qualità di ospiti, ma ad una condizione: creare una ricetta con i meravigliosi prodotti Lucani che ci sono stati spediti e superare la prova assaggio della giuria.

Abbiamo ricevuto 10 giorni fa un pacco contenente dei prodotti davvero straordinari, da utilizzare per la ricetta, accompagnati da un pesce a nostra scelta tra una lista di pesci reperibili in questa stagione. 
Il pacco conteneva:

Pane di Matera
Olio evo Vulture dop
Ficotto di Pisticci
Peperone di Senise I.G.P.
Melanzana rossa di Rotonda DOP (in crema)
Fagioli di Sarconi IGP 

Ceci neri di Pomarico
Cacioricotta lucana





Ho fatto un po' di prove e alla fine ho deciso di presentare la ricetta che segue.


giovedì 5 settembre 2013

Biancomangiare ai gamberoni e asparagi

A suo tempo, esattamente un anno fa, noi dello Starbooks avevamo solennemente bocciato la Khoo non tanto per le ricette in se', che erano sfiziose sia pure con qualche imprecisione, quanto per la pretenziosità del libro. Presentarlo infatti come un libro di cucina francese semplificata in chiave moderna era un insulto sia alla cucina francese, sia all'intelligenza dei lettori. La sua salsa spagnola ad esempio non è altro che una vellutata e nulla ha a che vedere con la vera salsa spagnola.

lunedì 2 settembre 2013

Gelo di gelsomino


Amava molto il profumo dei gelsomini, il nonno Peppino, e ne aveva messo due belle piante ai piedi del muro di casa sua in campagna, in modo che il loro soave profumo pervadesse le camere da letto al momento di coricarsi.
Una vita dura la sua, come quella di tutte le persone che hanno vissuto almeno una delle due guerre. Maestro
elementare, affiancava all'insegnamento la coltivazione della terra e la caccia, di cui era appassionato e che gli consentiva di fornire carne alla sua famiglia. Alla domenica tornava sempre con un coniglio selvatico o un'anatra, che la sua Sara cucinava a meraviglia con le sue abili mani.
E' morto giovane il nonno, prima ancora di andare in pensione, e ha visto nascere solo due dei suoi nipoti. Io e altri due siamo nati pochi mesi dopo la sua dipartita e non l'abbiamo mai conosciuto.
Di lui ci sono rimaste solo delle fotografie in bianco e nero, i racconti dei nostri genitori e tante, tantissime piante di gelsomino, che tutti i suoi figli hanno piantato a ridosso delle loro case, in Sicilia.

Con tutte le piante di gelsomino che ho a disposizione ogni estate è veramente strano che non abbia mai pensato di utilizzarne i fiori in cucina. La verità è che da ragazzina avevo assaggiato il gelato al gelsomino a Trapani, dove è una specialità, e non mi era piaciuto.
Avevo quindi archiviato il gelsomino come un fiore dal profumo soave ma il cui impiego in cucina era meglio tralasciare, finché l'estate scorsa la mia amica Stefania non mi ha invitata a casa sua a Mondello, offrendomi tra le altre deliziose pietanze di quel memorabile pranzo questo gelo meraviglioso. Ammetto che lì per lì ero stata circospetta e ne avevo accettato un bicchierino per educazione, memore di quel gelato che avevo mangiato appena quindicenne. Al primo cucchiaino, la rivelazione: questo gelo è sublime! Al secondo cucchiaino mi sono imposta di gustarlo lentamente, per non avere l'aria di quella che digiuna da un mese (oltretutto eravamo alla fine di un pranzo abbondante e non sarebbe stato educato :-) ). Sono riuscita a terminare quel primo bicchierino in tempi ragionevolmente lenti e dopo un po' visto che ce ne erano tanti, ne ho preso un secondo. Una ventina di minuti più tardi stavo gustando il terzo e non chiedetemi quanti ne ho mangiati quel giorno perché non me lo ricordo. ^_^
Sappiate soltanto che quest'estate mi sono preparata una talea di gelsomino da portare a Milano. E' ancora presto per sapere se ha attecchito, ma se non dovesse andare ne acquisterò una pianta la primavera prossima. Quello che è certo è che non posso aspettare le ferie per prepararmi questa delizia.

martedì 27 agosto 2013

Latte di mandorle

Immagine presa da qui
Riposarsi... divertirsi... rigenerarsi
Quello che chiedo alle vacanze è proprio questo: rigenerarmi.
Arrivo sempre alle ferie estive stremata: isterica perché sotto pressione lavorativa, stanca dopo un lungo anno quasi ininterrotto, svogliata per quanto riguarda la cucina dopo aver passato tanti fine settimana a cucinare e fotografare. Credevo di chiedere alle mie ferie riposo relax e divertimento, ma mi accorgo adesso che in realtà avevo bisogno di molto di più: di rigenerarmi, per l'appunto.

Il primo passo per una rigenerazione passa per me dal ritorno nella Terra dei miei Avi: non riuscirei più a viverci per tutto l'anno abituata come sono ai ritmi milanesi, e tuttavia ho bisogno di tornarci ogni anno per ritrovare me stessa, le mie radici, le origini della mia storia e di quella della mia famiglia; è questo che mi rigenera, l'essere qui dove tutto per me è cominciato.

La mia bella Sicilia è una terra particolarmente generosa nei prodotti della terra: agrumeti, mandorleti, uliveti... ed è proprio con una ricetta base che voglio riaprire il blog dopo la pausa estiva, parlando di una ricetta semplicissima, ma molto buona.

Usato come bevanda rinfrescante in Sicilia e non solo, il latte di mandorle entra a buon diritto in diverse ricette dolci e salate. Nel Medio Evo si mangiavano i petti di pollo cotti nel latte di mandorle al naturale, e questa delicata pietanza veniva chiamata biancomangiare.

Oggi il termine biancomangiare designa solo una crema dolce preparata con il latte di mandorle, ma il suo ingrediente principale – il latte di mandorle appunto – se usato al naturale può entrare a far parte degli ingredienti di esotici curry e di altre ricette.

Prepararlo è molto semplice, ma attenzione: ce ne sono due tipi.
Il più conosciuto è costituito da una pasta di mandorle ottenuta frullando molto finemente una uguale quantità di mandorle pelate e di zucchero fino a ottenere un panetto setoso; sciogliendo 250 g di questo panetto in un litro di acqua si ottiene una bevanda corroborante e molto dolce, nota appunto come latte di mandorle. 
Immagine presa da qui
La ricetta che vi propongo oggi invece è meno nota e serve ad estrarre dalle mandorle un latte molto meno denso (in quanto manca la polpa delle mandorle) e dal sapore più delicato, che può essere utilizzato anche per le ricette salate. Il procedimento per ottenere questo secondo e meno noto latte di mandorle è analogo a quello per estrarre il latte di cocco.

martedì 16 luglio 2013

Marmellata di albicocche e albicocche secche al Cointreau e vaniglia


Ogni anno che passa assomiglio sempre di più a mia madre.
Non nell'abnegazione per la famiglia, nel pensare prima agli altri e poi a se stessa o nella discreta attenzione nei confronti di chi ha bisogno di aiuto e di conforto, questo no; e neppure nel suo correre dal mattino alla
sera perché tutti i suoi familiari siano felici e si sentano a loro agio stando insieme, o i suoi nipotini si rilassino e si sentano "a casa" dovunque lei sia.
L'aspetto in cui ho scelto di cominciare a imitarla riguarda l'esteriorità, e segnatamente la scelta delle scarpe: basse, comode, brutte e decisamente non alla moda.
Me ne sono resa pienamente conto in questi giorni, alla macchinetta del caffé dell'ufficio: le mie colleghe sfoggiano tutte bellissimi sandali alla moda, eleganti, sfiziosi, aggraziati, con zeppe, calzati da piedi ben curati.
E io? Io avevo in piedi delle comodissime e orrende infradito in stile birkenstock ed è già tanto che mi sia passata la pietra pomice (o meglio un suo surrogato) sui piedi.

Ora, se per diventare una donna migliore devo passare da orrori del genere, passi; ma se devo imitare mia madre solo nella scelta delle scarpe allora no, vi prego, no...
Una persona normale a questo punto sarebbe corsa a buttare via le infradito incriminate e sarebbe corsa a comprarsi dei bei sandaletti ultima moda; io no. Io continuo a usare le mie comode ciabatte, ma per lo meno ne ho preso coscienza. Ergo, assomiglio sempre di più a mia madre.
Come dice Christian De Sica in una nota pubblicità, AIUTATEMI!!!!


Per addolcire un po' questa scoperta ho quindi deciso di dedicarmi a una delle mie attività estive preferite: la preparazione delle marmellate.
Ogni volta che preparo una delle marmellate della Ferber mi dico che è la mia preferita, tanto i profumi e le diverse consistenze delle sue creazioni mi conquistano ogni volta. La verità è che tutte le marmellate della Ferber sono deliziose, ed è una delizia assaggiarle tutte, una dopo l'altra.
Quella che vi presento oggi è, beh, una delle mie preferite. ;-) Più precisamente, è davvero DA URLO.
Rimane un po' alcolica perché l'alcool contenuto nel Cointreau non evapora del tutto essendo aggiunto a fine cottura, quindi non somministriamola a bambini piccoli... ma per i bimbi grandi è un'autentica goduria: provare per credere.