La Pulcetta è una bimba passionale.
E' molto intelligente e sensibile, ma soprattutto ha una proprietà di linguaggio fuori dal comune, grazie alla quale ogni tanto se ne esce con delle frasi che lasciano gli astanti con un palmo di naso.
Come l'altro venerdì, per esempio. Ero andata a trovare mia sorella dopo il lavoro e ci stavamo scambiando le ultime notizie. Lei, piccola acrobata, stava facendo delle evoluzioni da circo particolarmente complesse nell'esiguo spazio che va dallo schienale del divano al pavimento. Non so descrivervi esattamente il tipo di acrobazie in cui si è lanciata, so solo che a un certo punto ha fatto un salto carpiato che ha fatto prendere un coccolone a me e a sua madre, perché a momenti si spaccava i denti.
Mia sorella naturalmente l'ha rimproverata, e visto che la signorina aveva già cominciato a mettere il broncio ha aggiunto: "E non ti arrabbiare!".
Questa frase deve averla fatta uscire dai gangheri, perché ha subito esclamato: "Tu non decidi dei miei sentimenti!" e con passo furioso e altero a un tempo è andata in camera sua. She stormed away, avremmo detto in inglese.
Ovvio che in casi del genere non puoi scoppiare a ridere, ma io e mia sorella ci siamo guardate allibite: da dove ha tirato fuori una frase del genere, questa bimba alta come un soldo di cacio?
Uno solo era il modo per addolcirla, questo budino semplicemente superbo, ma estremamente facile da preparare. I pudding inglesi di solito prevedono delle briciole di pane bianco in cassetta cotte nella custard, l'equivalente inglese della crema pasticcera. Nel Queen of Puddings il pane in cassetta è sostituito dal burroso pan brioche, e la differenza si sente! Ho provato a farlo con marmellata comperata e con marmellata casalinga, e anche qui la differenza di sapore è nettissima. Io preferisco usare la marmellata casalinga di lamponi, più asprigna, che contrasta piacevolmente la dolcezza di budino e meringa.
Provatelo e non ve ne pentirete.
E' giunto il momento di tirare le somme per il ricettario non ufficiale di Downton Abbey, oggetto dello Starbooks di gennaio.
Per quanto mi riguarda il verdetto è molto positivo: ho trovato delle dimenticanze qui e
là, ma nel complesso è un ottimo libro e ne consiglio l'acquisto a chiunque sia abbastanza curioso e anticonvenzionale da non ritenere che la cucina inglese sia indegna di tale nome.
A me personalmente basta pensare alla prima colazione inglese per andare in sollucchero: amo alla follia le uova strapazzate a colazione, benché le preferisca accompagnate dalla salsiccia piuttosto che dalla pancetta, e praticamente tutte le ricette di questo splendido libro hanno attirato la mia attenzione e mi hanno fatto venire una gran voglia di provarle. La sua autrice va senz'altro tenuta d'occhio: ha in se' quel pizzico di follia che le fa sperimentare le ricette più strane (e non mi riferisco a questo libro, ma al suo precedente "The Hunger Games Unofficial Cookbook", per scrivere il quale si è procurata ogni sorta di bestiolina selvatica, comprese le manguste) e bravura a sufficienza da poter scrivere questo splendido libro di ricette ispirandosi alla serie di Downton Abbey.

Oggi ho messo alla prova Miss Ansara Baines con un lievitato: è sui lievitati che sono cadute alcune autrici di libri presi in considerazione dallo Starbooks, e questo è quindi diventato un banco di prova significativo.
La prova è stata brillantemente superata da un Sally Lunn Bread senza impasto, dove le giuste proporzioni tra farina, lievito di birra e liquidi hanno dato un pan brioche che mi è piaciuto assai.
Prima di vederlo nel dettaglio, passiamo però in rassegna quello che hanno fatto le altre Starbookers e vediamo se anche per loro il bilancio è positivo:
Questa è l'ultima, giuro.
Ancora una volta, io non volevo.
Gli è che forse sono stata un po' pungolata dal fatto che la mia prima proposta fosse finita
Avevo pensato di proporre una ricetta sola per questo MTC, e tale è stata la mia ferma intenzione fino a quando non ho visto un po' delle splendide proposte delle altre MT Challengers sui pici dell'insuperabile Patty. Non che volessi strafare o altro, è solo che
senza che me ne rendessi conto le rotelle del mio cervello hanno cominciato a girare e ad arrovellarsi. Se mi avessero avvertita le avrei fermate, ma loro non mi hanno detto nulla e mi hanno messa davanti al fatto compiuto martedì sera, quando sono andata a fare la spesa dopo l'ufficio.
Mi avvicino infatti al banco della macelleria cercando un tranquillissimo petto di pollo da grigliare per cena (tra l'altro non mi sentivo un granché bene), quand'ecco che passando davanti al settore di macelleria equina la mia attenzione è stata attirata da una confezione di sfilacci di equino. L'associazione immediata è stata cavalli-Maremma, e anche se c'è una bella differenza tra la pianura maremmana e le dolci colline del Chianti, subito mi è venuto in mente di preparare i pici con un ragù di sfilacci. Tra l'altro diversi anni fa a casa di un'amica avevo mangiato un ragù di cavallo che mi era piaciuto tantissimo, tanto da avergliene chiesta la ricetta (che però ho perso, probabilmente nel passaggio da un PC all'altro :-( ) e insomma... dalla folgorazione all'appiciamento è passata solo mezz'ora, il tempo cioè di pagare e tornare a casa.
"E il petto di pollo? ", direte voi. Il petto di pollo... è rimasto nel banco della polleria!!!
Questo libro mi sta piacendo sempre più e la sua giovane autrice è sicuramente da tener d'occhio: mai avrei pensato che una crema di cavoletti di Bruxelles potesse avere una tale complessità di gusto ed essere così deliziosa. Tutto merito dello sherry (lei non specifica
quale, io ho interpretato come sherry secco), che esalta la dolcezza del cavoletto di Bruxelles e gli regala un retrogusto aromatico delizioso. Mi lasciava un po' perplessa il cucchiaio di zucchero, ma anche quello è azzeccato.
Ancora una volta quindi mi trovo a ringraziare Alessandra per avere insistito nel farci testare proprio questo libro: li acquistiamo sempre a scatola chiusa, seguendo l'impressione che ci fanno copertina, presentazione, etc., consapevoli del fatto che corriamo il rischio di prendere delle gran ciofeche, come qualunque ignaro acquirente di libri (e non solo di cucina).
Ci è già capitato in passato e capiterà ancora in futuro, ma lo Starbooks - progetto ideato da Alessandra Gennaro - è proprio questo: siamo delle lettrici qualunque, seguiamo il criterio di acquisto di tutti, solo che poi proviamo le ricette seguendole pedissequamente e scrivendo sui nostri blog le nostre impressioni.
Guidiamo i vostri acquisti insomma, e personalmente mi sento di consigliare questo libro a chiunque sia alla ricerca di una cucina raffinata e a tratti insolita, sicuramente mai banale e scontata.
Prima di passare alla mia ricetta però, vi invito a dare un'occhiata alle ricette testate dalle altre Starbookers: avranno avuto anche loro la mia stessa impressione? A loro la sentenza...
Daniela - Menù Turistico: Eccles Cakes
Roberta - Le Chat Egoiste: Crisp Chestnut Soup
Stefania - Araba Felice in Cucina: Sweet Brown Sugar Shortbread
Patrizia - Andante Con Gusto: Mrs Bates's Chicken and Mushroom Pie
Cristina - Vissi d'Arte e di Cucina: Patate con caviale e crème fraîche
Alessandra - Ale Only Kitchen: Biscotti Digestive al cioccolato
Emanuela - Arricciaspiccia: Traditional Bakewell Tart
E' di nuovo MTChallenge, e questa volta la ricetta della sfida, proposta dall'inarrivabile Patty, sono i toscanissimi Pici.
Il post di Patty è meraviglioso, pura poesia, il canto d'amore di una persona innamorata della sua terra e delle tradizioni ad esso legata: mi è bastato leggerlo una volta perché mi
"prudessero" le mani e avessi voglia di appiciare!
A partire da questo mese poi, ho avuto il privilegio di essere chiamata a far parte della neonata redazione dell'MTC Blog, così non appena è uscita la ricetta della sfida siamo corse tutte a studiare gli argomenti che ci erano stati assegnati. Doppio lavoro quindi da oggi sulla sfida più entusiasmante del Web che, lo dico con l'orgoglio di chi finora ha saltato solo 2 puntate per cause di forza maggiore, non ha eguali in tutta Europa per continuità, quantità di persone che coinvolge ogni mese e qualità delle ricette che vengono proposte.
Così a inizio mese ho scritto dei post con i consigli su come impastare la pasta fresca senza uova a partire dall'attrezzatura, passando per la selezione degli ingredienti e la tecnica dell'impasto + la cottura e terminando con alcune ricette di pasta colorata con ingredienti naturali e i condimenti che più vi si adattano.
E poi finalmente dopo tanto blaterare, questo week-end ho trovato anch'io il tempo di mettermi ad appiciare, come dicono in loco, e di preparare la mia ricetta della sfida.
Alessandra nel regolamento ci ha raccomandato di rimanere fedeli alla natura del piatto, nato come alimento povero che però all'occasione si vestiva a festa. Ammetto di non aver rispettato la richiesta: datteri e salmone non solo non appartengono alla cucina di alcun territorio italiano, ma sono ingredienti che appartengono a territori diversissimi e lontanissimi, eppure...
Eppure se tracciamo una linea di congiunzione tra la fredda Scandinavia e il caldo Nord Africa, dov'è che ci ritroviamo? Press'a poco in Toscana. Come dire che, mediamente, ho azzeccato la combinazione ingredienti-territorio. ^_^
Per la ricetta dei pici lascio parlare direttamente Patrizia: personalmente non sarei in grado di spiegare meglio il procedimento.