mercoledì 13 aprile 2011

GNOCCHI DI SEMOLINO CON VELLUTATA DI TOPINAMBUR E CIOCCOLATO BIANCO

Vi ho già detto che voglio sposare Paul A. Young (anche se lui non lo sa)? Sì? Beh, ve lo ripeto. Anzi, per cominciare a muovere i primi passi in questa direzione ho pure pensato di cucinare qualcosa insieme a lui.
Apparentemente la cosa è un po' difficile, visto che lui sta a Londra e io a Milano, ma l'MTChallenge - Dio benedica Alessandra e Daniela per aver avuto quest'idea strepitosa - me ne ha dato l'opportunità.
Dio benedica anche Stefania l'Araba Felice, che ha scelto come ricetta della sfida gli gnocchi alla romana, svelandoci come li faceva la sua mamma in un post pieno di dolcezza e di struggimento che mi fa venire i brividi ogni volta che ci ripenso.

Ha voglia la Ale a dirci che possiamo anche replicare la ricetta tale e quale, come si fa? Intendo dire: preparerò senz'altro la ricetta passataci da Stefania per la famiglia o gli amici, ma per l'MTC proprio non si può, ed è tutta colpa delle due Menù Turistiche, che per dimostrarci come funzionava il Challenge si sono sfidate con l'uovo fritto.

Adunque venerdì sera, mentre ero accasciata sul divano pensando a come interpretare gli gnocchi di semolino e sfogliavo distrattamente (sacrilegio! :-D) il libro Avventure al Cioccolato di Paul A. Young, i miei occhi cerulei dalla palpebra calante sono caduti sulla ricetta di una vellutata di topinambur e cioccolato bianco, che Paul A. accompagna a delle cialde di pecorino e fave di cacao. La palpebra si è innalzata all'istante, io sono saltata su dal divano con un balzo felino che alla mia età non credevo più possibile e ho urlato "Eureka!" e Archimede si è sporto da una nube per vedere chi è che lo aveva nominato, borbottando che lui al Grande Fratello non ci sarebbe andato neanche morto.
A me invece del GF non importava un accidenti: grazie a un'illuminazione ho pensato che gli gnocchi di semolino, insaporiti con tanto pecorino grattugiato al posto del parmigiano, erano perfetti per accompagnare la vellutata di Paul A., anche senza le cialde.
Anche perché devo confessarvi che i topinambur li avevo già in casa, le fave di cacao no. Ma che importa? Ho trovato il modo di cucinare qualcosa insieme a Paul A. e mi pare lo splendido inizio di un meraviglioso rapporto platonico e unilaterale pieno ed appagante, reso possibile dall'MTC nonostante la distanza geografica (e anagrafica... ma cosa sono 9 anni confronto all'eternità? :-D) che ci separa.




GNOCCHI DI SEMOLINO CON VELLUTATA DI TOPINAMBUR E CIOCCOLATO BIANCO

Paul A. Young & Me
 

Per 6 persone

Per gli gnocchi di semolino:

250 g semola per semolino
20 g burro
80 g pecorino romano grattugiato
1 l latte
½ l acqua
2 tuorli*
sale


Per la vellutata di topinambur e cioccolato:
(da Paul A. Young – Avventure al cioccolato – De Agostini)


800 g topinambur
1,2 litri brodo vegetale
150 g panna fresca
75 g cioccolato bianco
1 cipolla
1 porro
1 piccola patata farinosa
1 manciata di foglie di sedano
2 spicchi d'aglio
2 cucchiaini di sale
1 cucchiaino di pepe nero appena macinato
1 cucchiaio di olio d'oliva
1 cucchiaio di foglie di timo

Preparare gli gnocchi di semolino: portare a ebollizione l'acqua, il latte, il burro e una presa di sale, buttarci il semolino a pioggia e mescolare energicamente. Far cuocere per 15 minuti continuando a mescolare perché la polentina non si attacchi. Togliere dal fuoco, unirvi il pecorino grattugiato, incorporare i tuorli*, poi versare in una teglia livellando a 5 mm di spessore e far raffreddare.


Preparare la vellutata di topinambur: pelare e sciacquare i topinambur e ridurli a dadini. Tritare finemente la cipolla e l'aglio, affettare finemente il porro. Ridurre in dadolata anche la patata.


Fare appassire nell'olio d'oliva, a tegame coperto, la cipolla, il porro, le foglie di sedano, l'aglio e i topinambur. Aggiustare di sale e pepe, unire la patata e il brodo caldo e far sobbollire per 20 minuti.


Frullare fino ad ottenere un composto liscio, passarlo al setaccio per eliminare fibre e grumi e passare la vellutata in una pentola pulita. Amalgamarvi il cioccolato bianco spezzettato, la panna e le foglie di timo. Tenere in caldo.

Assemblare il piatto: riprendere la polentina raffreddata, ricavarne con un tagliabiscotti del diametro di circa 5 cm tanti dischi e distribuirli nei piatti da portata. Scaldarli per qualche minuto nel forno caldo o con un colpo di microonde, versarci sopra la vellutata di topinambur e servire.

* conservate gli albumi per la (st)renna di venerdì! :-D




lunedì 11 aprile 2011

ORECCHIETTE ALLA TROTA E TOPINAMBUR

"Pollo con cous-cous al profumo di agrumi", diceva l'invitante copertina di Oggi io cucino di febbraio, e io ho ceduto alla lusinga con lo stesso entusiasmo con cui i marinai cedevano al canto delle sirene. Solo che mentre i marinai affogavano in mare, io mi sono limitata a non cucinare (ancora) la summenzionata ricetta. Di più: dopo aver sfogliato la rivista ed essermi annotata mentalmente le ricette che volevo provare, l'ho messa via e non ci ho pensato più.

Non sono ancora in grado di dirvi com'è che venerdì sera me la sono ritrovata tra le mani, fatto sta che lusingata dal pollo l'ho sfogliata di nuovo, e mi sono soffermata su una ricetta che due mesi fa non avevo neanche preso in considerazione, in ragione del fatto che tra gli ingredienti c'era un pesce d'acqua dolce.
Io sono nata, è vero, in riva a "quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti", ma le mie radici stanno molto più a sud, nell'assolata e bella Trinacria, e il pesce d'acqua dolce proprio non mi piace.
Sarà forse la Quaresima e l'imperativo di mangiar pesce al venerdì che mi hanno fatto soffermare sulla ricetta, fatto sta che l'ho voluta provare e ne sono assolutamente entusiasta. E' facile, veloce e saporita, e il delicato profumo di arancia le dà quel tocco in più.

L'unica variante che ho apportato è stata l'omissione del prezzemolo tritato, che a me non piace; avrebbe dato più colore alle foto, così come l'utilizzo di una trota salmonata, ma per quanto mi riguarda non avrebbe aggiunto molto al piatto... questione di gusti, naturalmente. Se a voi il prezzemolo piace però mettetecelo... ;-)

Ricetta molto saporita, facile e veloce: che cosa vogliamo di più dalla vita? :-)

ORECCHIETTE ALLA TROTA E TOPINAMBUR

Da Oggi io cucino – febbraio 2011


Per 4 persone


400 g orecchiette fresche
300 g topinambur
160 g trota senza pelle (2 filetti circa)
1 spicchio di arancia biologica, con la buccia
1 spicchio d'aglio
2 cucchiai prezzemolo tritato
2 gambi interi di prezzemolo
olio extravergine di oliva
sale
pepe




Portare a bollore abbondante acqua salata per le orecchiette, che hanno un tempo di cottura piuttosto lungo, e farle cuocere. Controllare comunque i tempi di cottura, in modo che vengano pronte insieme al condimento.


Portare a bollore in un'altra pentola dell'acqua salata con uno spicchio di arancia biologica, comprensivo della buccia, e 2 gambi di prezzemolo.


Pelare e sciacquare i topinambur, tagliarli a fettine sottili (½ cm circa) e farli lessare insieme all'arancia e al prezzemolo per 20 minuti.


Nel frattempo diliscare i filetti di trota con l'apposita pinza (oppure usare una pinzetta per sopracciglia che dedicherete esclusivamente al diliscamento del pesce), tagliarli a metà nel senso della lunghezza e ridurli a dadini.


Far rosolare i dadini di trota per 2 minuti in una padella antiaderente insieme a 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva e allo spicchio d'aglio sbucciato e leggermente schiacciato. Togliere l'aglio.


Scolare i topinambur, eliminare arancia e prezzemolo, ridurli a dadini di 5 mm di lato e unirli ai dadini di trota. Far rosolare per altri 3 minuti mescolando spesso, e togliere dal fuoco. Aggiustare di sale, profumare con una macinata di pepe e il prezzemolo tritato (io non l'ho messo perché... non mi piace ;-) )

Scolare le orecchiette e farle saltare nel sugo per 1 minuto, poi servirle in tavola ben calde.

venerdì 8 aprile 2011

RISOTTO CON CIOCCOLATO AL PEPERONCINO, FICHI CARAMELLATI E SALSA AL PORTO

Ogni settore della vita, in particolar modo quelli professionali, ha un suo linguaggio specifico. Parliamo genericamente di linguaggio tecnico per designare appunto una serie di espressioni che in un dato settore hanno significato, mentre fuori contesto non dicono nulla o risultano addirittura buffi o surreali. Tanto per fare un esempio, quando ho cominciato ad avere a che fare con la Grande Distribuzione per lavoro, inizialmente restavo perplessa di fronte a termini come "testata di gondola". Potevo al limite immaginare che in occasione di un dato anniversario la galleria di un centro commerciale a Mestre esponesse una gondola, ma a Napoli, o a Milano? Poi ho imparato che la parte finale di ogni scaffale è detta così, in termini tecnici per l'appunto.

Non che di solito io stia ad arrovellarmi sui termini tecnici, intendiamoci, ma la faccenda della testata di gondola mi è tornata in mente qualche giorno fa, mentre leggevo la ricetta di un dolce descritta da uno Chef professionista. E' apparso subito chiaro fin dalle prime righe del procedimento che quel dolce era fuori della mia portata, ma ho continuato ugualmente a leggere la ricetta e sono scoppiata a ridere quando a un certo punto l'autore intimava di abbattere il dolce. Termini come julienne, concassé e brunoise sono oramai patrimonio comune e chiunque è in grado di capirli, ma io immaginavo un neofita alle prese con il suddetto dolce, che a un certo punto imbracciava una doppietta e diceva: "mi dispiace amico, niente di personale ma adesso devo abbatterti: c'è scritto qui!". :-D

Quando cuciniamo poi, veniamo anche in contatto con termini generici, come il famigerato "q.b.". Che cosa vuol dire quanto basta? Come regolarsi? Se si tratta di regolare la sapidità di una pietanza è sufficiente assaggiarla aumentando via via la dose di sale; se devo rosolare la cipolla in olio q.b. so regolarmi sulla quantità di olio da usare, ma che fare quando ci si trova davanti a una ricetta a noi ignota? Quello che secondo noi basterebbe, magari per lo Chef è eccessivo, oppure troppo poco. E allora? Allora andiamo a tentoni, sperando di averci azzeccato.
E' quanto è successo a me con questa ricetta, che prevede la preparazione di una salsa bruna che non avevo mai fatto. Sarà stata giusta la quantità che ho usato? Non lo so. So però che a me è piaciuto da matti, questo


RISOTTO CON CIOCCOLATO AL PEPERONCINO, FICHI CARAMELLATI E SALSA AL PORTO
(Chef Fabrizio Gnugnoli – da “Come il cioccolato sui maccheroni” - Mondadori)


Per 4 persone


Per il risotto:
300 g riso Carnaroli
150 ml vino bianco secco
80 g burro
80 g cioccolato fondente al 100% al peperoncino
50 g scalogno
brodo vegetale q.b.
Parmigiano Reggiano grattugiato q.b.
Sale e pepe q.b.


Per i fichi caramellati:
4 fichi grandi
250 g zucchero
2 cucchiai acqua
1 cucchiaio aceto


Per la salsa bruna al Porto:
100 ml di Porto
50 g scalogno
25 g burro
fondo bruno q.b. (io ne ho messo un mestolo, sperando che bastasse...)
olio extravergine di oliva q.b.
Sale q.b.


Caramellare i fichi: portare lo zucchero, l'acqua e l'aceto a 120 °C. Pulire bene i fichi con la buccia e tuffarli per alcuni minuti nello sciroppo; estrarli e farli sgocciolare e raffreddare su una gratella.


Io ho usato dei fichi che avevo caramellato l'autunno scorso, e che quindi sono molto più scuri di quelli caramellati al momento; d'altra parte non so voi, ma io in aprile in Italia non riesco proprio a trovarli, i fichi... :-D


Preparare la salsa al Porto: tritare lo scalogno e rosolarlo nell'olio extravergine di oliva. Bagnarlo con il Porto, aggiungere il fondo bruno e far restringere per qualche minuto, fino ad ottenere una salsina sciropposa (quanto sciropposa? Boh, quanto basta... :-D).
Filtrare al colino, poi montare la salsa con il burro ben freddo (io l'ho diviso in 4 dadini e li ho tenuti in freezer mentre preparavo la salsa; li ho tirati fuori uno alla volta a mano a mano che li univo alla salsa bruna), un dadino alla volta, aiutandosi con una frusta: il burro dev'essere emulsionato perfettamente alla salsa e non deve galleggiare in superficie. Regolare di sale.


Preparare il risotto: tritare finemente lo scalogno. Far fondere metà del burro in una casseruola di capacità adeguata e rosolarvi lo scalogno. Aggiungere il riso, farlo tostare per 3 minuti a fuoco vivace, poi bagnarlo col vino, farlo evaporare e aggiungere il brodo bollente un mestolo alla volta. Portare il risotto a cottura regolandolo di sale e pepe, poi spegnere il fuoco, mantecarlo con il restante burro, il cioccolato spezzettato e il parmigiano.


Servire il risotto nei piatti e completarlo con un fico caramellato per ogni commensale e un paio di cucchiai di salsa bruna al Porto.




A lunedì, da Ale e Dani!!!

Con questa ricetta partecipo al contest "Risottiamo?" della Cucina PiccoLINA.

Con questa ricetta partecipo al contest di Vaniglia e Cannella J'adore le chocolat.

mercoledì 6 aprile 2011

Jus lié: un'alternativa alla salsa spagnola

Proseguo con la carrellata delle preparazioni di base, perché sto sperimentando alcune ricette che le richiedono e mi sembra corretto mettere tutti nelle condizioni di prepararle.
Una sola foto e sfocata per giunta, ma dovendo fare da me e non avendo una mano particolarmente ferma, faccio fatica a reggere il mestolo con una mano e scattare con l'altra; questa è stata la miglior foto della serie, figuratevi un po' le altre. :-D

Il jus lié è stato per me un'autentica scoperta. E' l'alternativa moderna alla Salsa Spagnola, laboriosa e costosa, che richiede 2-3 giorni di preparazione ed è la base di numerose altre salse brune classiche. Benché sia molto più leggero della Spagnola, si trasforma in salse brune esattamente nello stesso modo. Come regola generale, il jus lié (o più semplicemente jus) di vitello è adatto per i piatti a base di carne, mentre quello di pollo è adatto per i piatti di pollame e di pesce.

Non fatevi ingannare dal nome però: parlano di jus chiaro, ma il colore è scurissimo!

lunedì 4 aprile 2011

Forfar Bridies

Non so come stiano le cose da voi, ma le mie to-do lists assomigliano molto alle liste d'attesa di certi ospedali: alcune ricette aspettano anni prima che io le realizzi, mentre altre balzano in cima alla classifica saltando tutta la coda, al pari dei raccomandati di casa nostra.
E' il caso della ricetta che vi propongo oggi, che è nella mia to-do list da qualche anno e che deve l'arrivo (finalmente!) del suo turno a due circostanze:  il contest degli Assaggi di Viaggio e il fatto che per festeggiare l'apertura del mio blog,  Alessandra mi ha regalato un librino, Favourite Scottish Recipes. La primissima ricetta ivi riportata era proprio quella dei Bridies!!!

La versione della nonna Scozzese di Francesca Dodero, è stata pubblicata nel 2005 o 2006 sul forum della Cucina Italiana e mi è piaciuta da subito; a causa della mia eterna lotta contro i rotolini di grasso però, ne ho sempre rimandato la preparazione. Adesso che ho aperto il blog mi sono rassegnata a fare la dieta nei ritagli di tempo (il che significa che le ricette che posto sono intervallate da giornate a base di verdure, per compensare) e quando però Annalù e Fabio hanno deciso di lanciare il contest "Cosa metto nel cestino?" ho deciso che era giunto il momento di prepararla.


Francesca ci ha lasciati nell'agosto 2007, dopo avere a lungo combattuto contro un brutto male. Era una donna allegra, solare e spiritosa, che ogni tanto sul forum pubblicava "Paperissima": le nostre affermazioni prese fuori contesto, che suonavano comicissime.
Dedico quindi a lei questa ricetta, e sono grata al Destino per avermela fatta incontrare.

Questa ricetta è un misto di quelle in mio possesso: la shortcrust pastry è di Francesca, così come il suggerimento di usare il brodo caldo per scaldare i Bridies, che non ho trovato da nessun'altra parte (evidentemente lo danno per scontato); il ripieno invece è del libretto di cui sopra, perché quello di Francesca era un po' troppo basic per i miei gusti. ;-)

venerdì 1 aprile 2011

Ravioli di zucca e scampi di Mazara del Vallo con massa di cacao



Lo sapevate che la nostra personalità si esprime anche attraverso i nostri piatti preferiti? Beh, sicuramente, al pari di me, lo sospettavate già da tempo. Anche il cioccolato non è esente dai test sulla personalità: secondo il ricercatore Murray Langham, autore del libro Cioccolatoterapia, la personalità di un soggetto è strettamente legata al tipo di cioccolato che preferisce. Innanzi tutto le persone che amano il cioccolato amano anche la vita e tutto ciò che ha da offrire, inoltre sono in sintonia con tutto quello che può migliorare la condizione umana. Inoltre...
  • Amate il cioccolato bianco? Siete portati a considerare le facce opposte dei problemi, cosa però che porta ad avere dubbi e incertezze.
  • Preferite il cioccolato al latte? Rimpiangete la dolcezza dell'infanzia e siete tendenzialmente proiettati nel passato.
  • Adorate il cioccolato fondente? Siete una persona sempre in movimento, avete una mente attiva che sforna sempre idee nuove.
  • Siete golosi del cioccolato extra fondente? Avete l'animo del conoscitore, cosa che vi rende un po' insofferenti e dittatoriali nei confronti di chi non ritenete all'altezza.
  • Vi piacciono tutti i tipi di cioccolato? Avete una personalità flessibile ed adattabile, capace di vivere con chiunque e di adattarsi a qualunque situazione.
Forse vi siete ritrovati in quanto sopra riportato, magari solo in parte, o forse no. In ogni caso, io direi di passare a goderci un'altra ricetta a base di cioccolato, all'insegna del RinnUoviamoci delle (st)Renne.

Il cioccolato racchiude in se' una miriade di sapori che vanno dall'acido all'amaro, e anche se dà il meglio di se' nella versione dolce, sicuramente più popolare, si presta a tanti piatti salati veramente stuzzicanti, come la ricetta che propongo oggi, tratta da un libro molto interessante: Come il cioccolato sui maccheroni, edito da Mondadori

Questa ricetta mi ha intrigata da subito, anche se l'ho catalogata come "per molti, ma non per tutti". A casa mia ad esempio la proporrei a mio fratello Enrico e signora, che sono dei veri gourmet, mentre ai miei altri familiari preparerei piatti più tradizionali, perché con questi riceverei senza dubbio il pollice verso.
A me però è piaciuta assai...