mercoledì 9 marzo 2011

ACCIUGHE RIPIENE


Io con il pesce non ho alcuna dimestichezza: è una di quelle cose che ho deciso che è difficile cucinare e ne ho sempre avuto un timore reverenziale, pur amandolo moltissimo.
E' solo da qualche anno che sto timidamente cominciando ad acquistarlo e a cucinarlo, e devo dire che i pochi esperimenti fatti finora mi sono piaciuti, cosa che mi ha parecchio incoraggiata.

Sono quindi molto grata a Cristina di Poverimabelliebuoni per avere indetto il contest "Tutti pazzi per le acciughe", in quanto mi fornisce l'occasione di avvicinarmi a uno dei tipi di pesce più sani e buoni del Mediterraneo: il pesce azzurro, nella fattispecie le acciughe. 


Siccome devo imparare, ho resistito alla tentazione di acquistare i pesci già pronti per l'uso e mi sono eroicamente cimentata nella schifosa (diciamolo!) operazione dell'eviscerazione e diliscatura, non senza prima munirmi di un paio di robusti guanti di gomma. Devo dire che è stato molto meno difficile di quanto non pensassi, e se le prime tre o quattro acciughe erano da denuncia per scempio di cadavere, le altre mi sono venute proprio bene.

Naturalmente la mia scarsa dimestichezza con il pesce mi ha impedito di essere creativa: ho copiato pedissequamente la ricetta da un libro, ma ne sono rimasta oltremodo soddisfatta e spero che Cristina perdoni la mia mancanza di inventiva.

lunedì 7 marzo 2011

MINI MUFFIN AL DOPPIO CIOCCOLATO E... 2 PDF PER VOI !!!! :-D

Questa settimana parte col botto, grazie a una svista delle (st)Renne: il brain storming tra noi è infatti continuo, e tra una cosa e l'altra ci siamo accorti, al momento di pubblicare il pdf del Carnevale secondo le (st)Renne, che non avevamo ancora pubblicato il pdf di gennaio, sugli avanzi della tavola delle feste.
Li pubblichiamo entrambi oggi, dandovi i rispettivi link per poter scaricare i files e avere comodamente a  portata di mano tutte le ricette che abbiamo pubblicato per entrambi i progetti. Qui trovate quello relativo agli avanzi delle feste, mentre qui c'è quello di Carnevale.

E a proposito di Carnevale, che trova in questi giorni il suo culmine (giovedì grasso per chi è di rito Romano e sabato grasso a Milano e dintorni, dove vige il rito Ambrosiano), ero al telefono l'altra sera con mia sorella, che mi stava raccontando dei costumi di carnevale del Dolce Principe e della Pulcetta, quando è scattato l'amarcord sui nostri costumi di carnevale, da bambine. Erano altri tempi, e il medesimo costume veniva riciclato almeno una volta, finché il pargolo non era cresciuto, ma comunque ci travestivamo anche noi ed era bello quando mamma e papà ci comperavano il costume.
Il mio primo costume di carnevale è stato il vestito da fata, un meraviglioso abito in raso rosa con tante stelle argentate e la bacchetta magica sormontata da una stella. Avevo pure il cappello a punta, sempre di raso, e all'epoca i miei capelli erano biondi e lunghissimi, mi arrivavano alla fine della schiena. Ero particolarmente fiera di quel bel vestito da Fata e ricordo l'orgoglio con cui uscii di casa e andai al parco giochi a sfoggiarlo. Lì c'erano tutte le mie amichette, vestite anche loro da Fata, ma con i costumi azzurri. Tutte quante. Mi squadrarono tutte dalla punta del cappello fino alle dita dei piedi, e poi sentenziarono tutte in coro: "Le Fate rosa non esistono!".

Avevo rimosso completamente l'episodio finché non mi sono messa a parlare di costumi con mia sorella, ma l'altra sera mi si è accesa una lampadina del cervello e credo di aver capito, finalmente, perché odio il Carnevale e detesto mascherarmi... :-D

mercoledì 2 marzo 2011

La ricetta della porta accanto: Torta rustica alle prugne secche

So benissimo di dovere le mie scuse a tutta la blogsfera, o almeno a quella parte che mi segue e che io mi sono sempre ripromessa di seguire.
Purtroppo sono sotto attacco di emicrania per la terza settimana di fila, e non ne posso più. Febbraio è anche stato un mese impegnativo perché mia mamma è dovuta andare a curare la sua, di mamma, e mi ha lasciato il compito di tenere d'occhio il papà.
Tutto questo per dirvi che latito vergognosamente dai vostri blog e che faccio una gran fatica ad aggiornare il mio.

In tutto questo, sabato mi si è rotta la lavastoviglie, e mi si è allagata la cucina (devo dire che la mia cucina ha un certo penchant per gli allagamenti, cosa di cui il vicino del piano di sotto ha abbondantemente approfittato; ma di questo vi parlerò un'altra volta...). Lunedì ho chiamato l'idraulico, che ha promesso di passare da me martedì dopo le 18; il suo verdetto è stato che dovevo chiamare l'assistenza tecnica della lavastoviglie, ed è stato onesto, perché non mi ha chiesto nulla per l'uscita... ma io spero di non dover cambiare la lavapiatti!!! :-(

Ma non divaghiamo: stavo parlando del fatto che sono paurosamente indietro col mio giro-visite dei blog amici. Ci sono un sacco di contest e di iniziative che mi sono piaciute da matti e alle quali mi ero ripromessa di partecipare, ma poi mi sono sfuggite. Per fortuna ci ha pensato la Massaia Canterina a richiamarmi all'ordine: mi era piaciuta la sua iniziativa della Ricetta della porta accanto e devo averle lasciato un commento positivo, poi più niente (ehm...). Lei però, carinissima, non si è lasciata scoraggiare dal mio silenzio stampa e mi ha mandato via mail una ricettina che era proprio quello che faceva al caso mio, in questo periodo in cui all'emicrania rischia di aggiungersi la depressione.

Di questa ricetta mi è piaciuto tutto, già dalla prima lettura: la farina integrale che dà quel sapore rustico, così perfetto per le prugne secche; lo yogurt, grazie al quale abbiamo potuto rinunciare al lievito a favore del bicarbonato (che tra l'altro ci ha evitato di aggiungere il pizzico di sale), le spezie profumate e il saporito zucchero di canna. Una torta rustica, adatta per la merenda o per la prima colazione.

lunedì 28 febbraio 2011

Old Fashioned Chestnut Cake e sentiti ringraziamenti a Raravis


Ci sono ricette che entrano a far parte delle tradizioni di famigllia, quasi che non ce ne si accorga. Le prepari una volta, piacciono, le riproponi e prima che te ne sia resa conto, diventano una tradizione di famiglia assolutamente irrinunciabile.
E' quanto mi è successo con questa magnifica creazione di Raravis, alias Alessandra Gennaro, che ispirandosi a un'altra goduriosissima torta di Nigella Lawson ha tirato fuori questo Capolavoro dell'Arte Pasticcera.
Io l'ho proposto per la prima volta alla cena in cui ho festeggiato il mio 45° compleanno; l'ho rifatta per festeggiare il mio Papito e una Zia, che compiono gli anni a due giorni di distanza, e da allora questa è diventata la torta con cui si festeggia il loro compleanno.

Li abbiamo festeggiati proprio questo week-end, ma siccome eravamo in tanti e tutti piuttosto golosi, ho aumentato le dosi. Preparo sempre questa torta il giorno prima, per darle il tempo di assestarsi e perché la base si inumidisca al punto giusto. 
E' un sogno...

Raravis ha dato le dosi per una teglia da 22 cm di diametro, che trovate nel suo blog al link che ho indicato; io le ho aumentate per una teglia da 26. Inoltre ho aumentato le dosi di crema di marroni sia nella base, sia nella ganache: l'ho fatto l'anno scorso per sbaglio, il risultato è stato eccellente e da allora queste sono le dosi che seguo io. Del resto Alessandra docet: lei cambia regolarmente le ricette che realizza, perché non dovrei seguire la maestra? ;-)

Ed ecco a voi la meravigliosa

venerdì 25 febbraio 2011

Ravioli con salsa aromatica e hamburger di frutta secca... perché niente è come sembra...


Il mio Paparino con l'avanzare dell'età è diventato un po' sordo.
La cosa in se' non ha nulla di strano, ma talvolta ha dato luogo a scenette gustose di cui in famiglia si ride ancora. Come qualche anno fa, quando il giorno di Natale ha deciso di telefonare a un suo amico per fargli gli auguri. Ha preso il cellulare, cercato il numero in rubrica, atteso mentre il telefono squillava e poi, quando gli hanno risposto, incerto se la persona all'altro capo della linea fosse il suo amico, ha chiesto: "Scusi, lei è Felice?".
Noi abbiamo cominciato a rotolarci in terra dal ridere all'istante, immaginando varie risposte alla fatidica domanda. Lui, mantenendo la sua dignità come poteva, ha proseguito la conversazione (per la cronaca: non era Felice...). 

Ultima puntata delle (st)renne di Carnevale, dal tema "Niente è come sembra", per la Cena delle Beffe di tutti gli amici che ci hanno seguiti. Ieri Flavia ha proposto delle strepitose polpette dolci con tanto di besciamella dolce di accompagnamento; oggi io propongo un finto primo piatto e un finto secondo: sono dolci entrambi.
con la seconda ricetta poi, prendo i classici due piccioni con una fava, partecipando all'MTChallenge di febbraio sulle polpette.

RAVIOLI DOLCI CON SALSA AROMATICA
Da La Cucina Italiana, febbraio 1996

Per 30 ravioli circa:
250 g farina 00
50 g zucchero a velo
2 uova
2 cucchiai di rhum
1 pizzico di sale

Per il ripieno:
250 g totali di albicocche e prugne secche
100 g totali di noci, mandorle e nocciole
4 savoiardi
2 cucchiai di liquore amaretto

Per la salsa:
burro
vino cotto
mollica di panbrioche
essenza di mandorle
essenza di vaniglia (la ricetta originale prevede 1/2 bustina di vanillina... O_O)

Preparare l'impasto per i ravioli: impastare la farina setacciata con le uova leggermente sbattute, lo zucchero a velo, 2 cucchiai di rhum e un pizzico di sale, ottenendo una pasta simile a quella delle chiacchiere. Avvolgerla in pellicola trasparente e farla riposare per almeno mezz'ora.
Nel frattempo montare il mixer e frullare la mollica di panbrioche. Metterla da parte in una ciotola.

Preparare il ripieno: metttere nel mixer la frutta secca, i savoiardi e il liquore amaretto e frullare.

Tirare la pasta in foglie sottili, tagliarle in dischi del diametro di 7 cm circa, disporvi una nocciola di ripieno e piegarli a mezzaluna.
Lessare i ravioli e scolarli a mano a mano che vengono a galla.
Condirli con una salsa preparata con burro fuso caldo nel quale avrete sciolto un cucchiaino di vino cotto, poche gocce di essenza di mandorla e poche gocce di essenza di vaniglia.
Spolverizzarli con la mollica di panbrioche, che imita il parmigiano grattugiato, e servire.

Con il ripieno eventualmente avanzato, si possono poi preparare questi deliziosi

HAMBURGER DI FRUTTA SECCA
Da La Cucina Italiana, febbraio 1996



Per 4 hamburger:
250 g totali di albicocche e prugne secche

100 g totali di noci, mandorle e nocciole
2 fichi secchi
4 savoiardi
2 cucchiai di liquore amaretto (io ho usato il Grand Marnier)
1 uovo (io non l'ho usato)
burro
mollica di pan brioche

Per la salsa "ketchup" e per completare:
300 g totali di lamponi e fragole
100 g zucchero
4 mele golden
burro


Passare al mixer la mollica di panbrioche, per ridurla a polvere fine. Tenerla da parte.
Mettere poi nel mixer la frutta secca, i savoiardi e il liquore, ottenendo un impasto compatto. Suddividerlo in 4 parti uguali da cui ricavare i 4 "hamburger".
Passarli rapidamente nell'uovo sbattuto e poi nella mollica di panbrioche, e rosolarli brevemente nel burro (io li ho rosolati senza uovo e pangrattato e mi sono piaciuti di più).

Nel frattempo preparare la salsa "ketchup": mettere i frutti di bosco e lo zucchero in un pentolino e farli cuocere fino ad ottenere una salsina, che va passata al setaccio per eliminare i semi.


Preparare le "patate fritte": pelare le mele, tagliarle a spicchi, tornire questi ultimi in modo da farli somigliare a fette di patata e rosolarle nel burro spumeggiante.

Servire gli "hamburger" nappati con il "ketchup", insieme alle "patate fritte".

Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di febbraio sulle polpette e accessori. :-)

mercoledì 23 febbraio 2011

Mince Pies con marmellata di arance, carote e cardamomo

Altra settimana, altro attacco di emicrania. :-/
Questa volta per fortuna è più lieve, ma è fastidioso abbastanza da impedirmi di pensare con chiarezza e da farmi desiderare l'arrivo della bella stagione.
Da sempre l'estate è il periodo in cui sto meglio in assoluto e comincio a rimpiangerla già ai primi freddi, che vengono fin troppo presto per una siciliana trapiantata al nord.
Ricordo ancora il trauma, psicologico prima ancora che termico, che subii qualche anno fa, tornando dalla Grecia a metà settembre: ad Atene c'era il sole e un meraviglioso calduccio (38 °C con aria secca, si stava veramente benissimo), mentre all'atterraggio a Milano mi aspettavano la pioggia e 15 °C e da quel giorno le temperature continuarono a scendere inesorabilmente. Quel brusco passaggio dall'estate all'inverno fu una vera mazzata per me, che dovetti procedere in fretta e furia al cambio di stagione, ma lì per lì non me ne resi pienamente conto; lo capii bruscamente nel marzo dell'anno dopo, un sabato mattina, mentre mettevo a posto delle camicette appena stirate. Guardai dentro l'armadio e mi resi conto che diversi abiti estivi erano ancora lì, pronti per essere indossati, quasi che al cambio di stagione avessi sperato di poterli mettere ancora. Fu a quel punto che mi resi conto di quanto non avessi accettato l'arrivo dell'inverno quell'anno, e sorrisi tra me pensando che di lì a poco sarebbe stata primavera e che la bella stagione era alle porte.
Da allora ogni anno faccio molta attenzione quando ripongo i vestiti della stagione estiva, e soprattutto cerco di mettermi nella condizione mentale di accettare l'inverno come parte della vita; certo che quando il freddo mi scatena le crisi di emicrania, il desiderio di emigrare in Florida si fa sentire più vivo che mai...

Ma passiamo alla ricetta di oggi: sono delle banali tartellette alla marmellata, ma forse perché pensavo alla Florida ho attribuito loro il nome inglese di Mince Pies. Le ho farcite con della marmellata alle carote, arance e cardamomo, dal sapore e dal colore caldi come l'estate, e sbocconcellandone una mi sono consolata dal freddo pensando alla bella stagione che sta per arrivare.