venerdì 25 febbraio 2011

Ravioli con salsa aromatica e hamburger di frutta secca... perché niente è come sembra...


Il mio Paparino con l'avanzare dell'età è diventato un po' sordo.
La cosa in se' non ha nulla di strano, ma talvolta ha dato luogo a scenette gustose di cui in famiglia si ride ancora. Come qualche anno fa, quando il giorno di Natale ha deciso di telefonare a un suo amico per fargli gli auguri. Ha preso il cellulare, cercato il numero in rubrica, atteso mentre il telefono squillava e poi, quando gli hanno risposto, incerto se la persona all'altro capo della linea fosse il suo amico, ha chiesto: "Scusi, lei è Felice?".
Noi abbiamo cominciato a rotolarci in terra dal ridere all'istante, immaginando varie risposte alla fatidica domanda. Lui, mantenendo la sua dignità come poteva, ha proseguito la conversazione (per la cronaca: non era Felice...). 

Ultima puntata delle (st)renne di Carnevale, dal tema "Niente è come sembra", per la Cena delle Beffe di tutti gli amici che ci hanno seguiti. Ieri Flavia ha proposto delle strepitose polpette dolci con tanto di besciamella dolce di accompagnamento; oggi io propongo un finto primo piatto e un finto secondo: sono dolci entrambi.
con la seconda ricetta poi, prendo i classici due piccioni con una fava, partecipando all'MTChallenge di febbraio sulle polpette.

RAVIOLI DOLCI CON SALSA AROMATICA
Da La Cucina Italiana, febbraio 1996

Per 30 ravioli circa:
250 g farina 00
50 g zucchero a velo
2 uova
2 cucchiai di rhum
1 pizzico di sale

Per il ripieno:
250 g totali di albicocche e prugne secche
100 g totali di noci, mandorle e nocciole
4 savoiardi
2 cucchiai di liquore amaretto

Per la salsa:
burro
vino cotto
mollica di panbrioche
essenza di mandorle
essenza di vaniglia (la ricetta originale prevede 1/2 bustina di vanillina... O_O)

Preparare l'impasto per i ravioli: impastare la farina setacciata con le uova leggermente sbattute, lo zucchero a velo, 2 cucchiai di rhum e un pizzico di sale, ottenendo una pasta simile a quella delle chiacchiere. Avvolgerla in pellicola trasparente e farla riposare per almeno mezz'ora.
Nel frattempo montare il mixer e frullare la mollica di panbrioche. Metterla da parte in una ciotola.

Preparare il ripieno: metttere nel mixer la frutta secca, i savoiardi e il liquore amaretto e frullare.

Tirare la pasta in foglie sottili, tagliarle in dischi del diametro di 7 cm circa, disporvi una nocciola di ripieno e piegarli a mezzaluna.
Lessare i ravioli e scolarli a mano a mano che vengono a galla.
Condirli con una salsa preparata con burro fuso caldo nel quale avrete sciolto un cucchiaino di vino cotto, poche gocce di essenza di mandorla e poche gocce di essenza di vaniglia.
Spolverizzarli con la mollica di panbrioche, che imita il parmigiano grattugiato, e servire.

Con il ripieno eventualmente avanzato, si possono poi preparare questi deliziosi

HAMBURGER DI FRUTTA SECCA
Da La Cucina Italiana, febbraio 1996



Per 4 hamburger:
250 g totali di albicocche e prugne secche

100 g totali di noci, mandorle e nocciole
2 fichi secchi
4 savoiardi
2 cucchiai di liquore amaretto (io ho usato il Grand Marnier)
1 uovo (io non l'ho usato)
burro
mollica di pan brioche

Per la salsa "ketchup" e per completare:
300 g totali di lamponi e fragole
100 g zucchero
4 mele golden
burro


Passare al mixer la mollica di panbrioche, per ridurla a polvere fine. Tenerla da parte.
Mettere poi nel mixer la frutta secca, i savoiardi e il liquore, ottenendo un impasto compatto. Suddividerlo in 4 parti uguali da cui ricavare i 4 "hamburger".
Passarli rapidamente nell'uovo sbattuto e poi nella mollica di panbrioche, e rosolarli brevemente nel burro (io li ho rosolati senza uovo e pangrattato e mi sono piaciuti di più).

Nel frattempo preparare la salsa "ketchup": mettere i frutti di bosco e lo zucchero in un pentolino e farli cuocere fino ad ottenere una salsina, che va passata al setaccio per eliminare i semi.


Preparare le "patate fritte": pelare le mele, tagliarle a spicchi, tornire questi ultimi in modo da farli somigliare a fette di patata e rosolarle nel burro spumeggiante.

Servire gli "hamburger" nappati con il "ketchup", insieme alle "patate fritte".

Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di febbraio sulle polpette e accessori. :-)

mercoledì 23 febbraio 2011

Mince Pies con marmellata di arance, carote e cardamomo

Altra settimana, altro attacco di emicrania. :-/
Questa volta per fortuna è più lieve, ma è fastidioso abbastanza da impedirmi di pensare con chiarezza e da farmi desiderare l'arrivo della bella stagione.
Da sempre l'estate è il periodo in cui sto meglio in assoluto e comincio a rimpiangerla già ai primi freddi, che vengono fin troppo presto per una siciliana trapiantata al nord.
Ricordo ancora il trauma, psicologico prima ancora che termico, che subii qualche anno fa, tornando dalla Grecia a metà settembre: ad Atene c'era il sole e un meraviglioso calduccio (38 °C con aria secca, si stava veramente benissimo), mentre all'atterraggio a Milano mi aspettavano la pioggia e 15 °C e da quel giorno le temperature continuarono a scendere inesorabilmente. Quel brusco passaggio dall'estate all'inverno fu una vera mazzata per me, che dovetti procedere in fretta e furia al cambio di stagione, ma lì per lì non me ne resi pienamente conto; lo capii bruscamente nel marzo dell'anno dopo, un sabato mattina, mentre mettevo a posto delle camicette appena stirate. Guardai dentro l'armadio e mi resi conto che diversi abiti estivi erano ancora lì, pronti per essere indossati, quasi che al cambio di stagione avessi sperato di poterli mettere ancora. Fu a quel punto che mi resi conto di quanto non avessi accettato l'arrivo dell'inverno quell'anno, e sorrisi tra me pensando che di lì a poco sarebbe stata primavera e che la bella stagione era alle porte.
Da allora ogni anno faccio molta attenzione quando ripongo i vestiti della stagione estiva, e soprattutto cerco di mettermi nella condizione mentale di accettare l'inverno come parte della vita; certo che quando il freddo mi scatena le crisi di emicrania, il desiderio di emigrare in Florida si fa sentire più vivo che mai...

Ma passiamo alla ricetta di oggi: sono delle banali tartellette alla marmellata, ma forse perché pensavo alla Florida ho attribuito loro il nome inglese di Mince Pies. Le ho farcite con della marmellata alle carote, arance e cardamomo, dal sapore e dal colore caldi come l'estate, e sbocconcellandone una mi sono consolata dal freddo pensando alla bella stagione che sta per arrivare.

lunedì 21 febbraio 2011

Gorgonzola e noci in spirali di sfoglia, con gelatina di birra e miele di castagno

Quando un piatto ha un nome così altisonante, 9 volte su 10 è una non-ricetta.
Questa è una di quelle 9 volte. :-D
E' anche una ricetta "da riciclo" in cui ho sfruttato la sfoglia rimastami dai cannoli di indivia belga e una fetta di pancarré allo yogurt, nonché della gelatina di birra preparata sotto Natale.

Gorgonzola e noci in spirali di sfoglia, con gelatina di birra e miele di castagno
(non-ricetta)

pasta sfoglia avanzata da altre preparazioni
Gorgonzola
gherigli di noci
pancarré
gelatina di birra
miele di castagno
1 uovo

Tirare la sfoglia a 3 mm di spessore e tagliarla in strisce larghe 2 cm.
Imburrare e infarinare dei cerchi in acciaio di 8 cm di diametro e avvolgervi le strisce di pasta sfoglia, ricavando delle specie di cannoli larghi e bassi; spennellarli con un poco di uovo  battuto e mettere in forno a 200 °C per 15 minuti circa. Farli raffreddare e sfilarli delicatamente.

Prendere tante fette di pancarré quante sono le spirali di sfoglia e tagliarle a un diametro leggermente inferiore a quello delle spirali.
Inserire ciascuna fetta di pane in una spirale e cospargerla con un cucchiaino di miele di castagno.
Lavorare il gorgonzola in una ciotola fino a renderlo cremoso, poi aiutandosi con la sac-à-poche con la bocchetta liscia riempire ogni cannolo di sfoglia.
Completare con i gherigli di noce spezzettati grossolanamente e con un cucchiaio di gelatina di birra e servire.

venerdì 18 febbraio 2011

Gnocchi alla romana di semolino dolce... perché niente è come sembra!!!



Anche il mestiere dell'istruttore di Karate presenta i suoi bravi rischi, ma questi non sono legati alla pericolosità dei colpi da schivare, no: per quelli ogni bravo istruttore è preparato e in ogni caso nel corso di concorsi, gare ed esami la forza è calibrata per non fare male. I problemi veri invece, secondo me sorgono quando ti viene da ridere e sei costretto a trattenerti. Lì rischi di brutto, ci sono volte in cui a parer mio sfiori l'ictus.

Come è successo al Maestro di Karate della Pulcetta, la mia adorata nipotina.
La Pulcetta, un peperino di 6 anni con l'argento vivo addosso, ha cominciato a fare Karate l'anno scorso, insieme a sua madre e a suo fratello. Arrivano in palestra tutti e tre, si separano qualche minuto per cambiarsi nei rispettivi spogliatoi ("perché zia, lui è un maschio, mica può venire a cambiarsi insieme a noi che siamo femmine!!!") e poi si ritrovano tutti e tre per la lezione.
Un giorno al Maestro è venuto in mente di fare i colloqui individuali con gli allievi per saggiare la serietà del loro impegno, e quando è venuto il turno della Pulcetta lei lo ha guardato negli occhi e gli ha detto con la massima serietà: "A me piace venire a Karate, però sai, io ho degli impegni... faccio di tutto per poter venire, ma se qualche volta dovesse capitarmi di non farcela tu devi capirmi, perché io ho i miei impegni...".
Ora, se io fossi stata al posto del Maestro, o sarei scoppiata a ridere, o mi sarebbe saltata una vena per lo sforzo. A quanto pare il Maestro ha i vasi sanguigni non meno allenati dei muscoli, perché sembra che non abbia fatto una piega, però io annovererei anche le conseguenze delle risate trattenute tra i rischi del mestiere.
La cosa sembrava finita lì, ma la Pulcetta deve averci riflettuto sopra, perché qualche giorno più tardi, parlando del fatto che bisogna rispettare gli impegni presi, mi ha spiegato: "Vedi zia, se ad esempio io ho una pizzata con quelli di Karate e qualcun altro mi invita a una festa, io devo andare alla pizzata; capisci, io quell'impegno me lo ero preso già da prima e lo devo rispettare!".
Lungi da me distoglierla da simili propositi: innanzi tutto immaginando questo peperino dalla battuta pronta tra una decina d'anni, preferisco di gran lunga che si abitui a preferire le uscite in pizzeria a delle non meglio precisate feste, dove solo il Cielo sa che cosa potrebbe succedere; e poi una bambina che mette la pizza sopra a tutti gli altri impegni promette bene: magari qualcosuccia dalla zia ha preso... :-D

Passiamo alle (st)renne di Carnevale: il tema come ben sapete è "Niente è come sembra" e dopo la cupola di Flavia di ieri, oggi vi propongo la versione dolce di un piatto che di solito è salato: gli gnocchi alla romana.

GNOCCHI ALLA ROMANA DI SEMOLINO DOLCE
Da La Cucina Italiana, febbraio 1996

Per 30 gnocchi circa:
800 g latte
250 g semolino
200 g panna fresca
50 g zucchero
4 tuorli (io ne ho messi 2)
2 cucchiai di Grand Marnier
1 bacca di vaniglia (semi)
burro
mollica di panbrioche
sale

Per la salsa:
100 g cioccolato bianco
100 g panna fresca
1 tuorlo (io non l'ho messo)
1 cucchiaio rhum

Preparare gli gnocchi: portare a ebollizione il latte con la panna, lo zucchero, i semi della bacca di vaniglia e un pizzichino di sale. Gettarvi il semolino a pioggia mescolando continuamente e farlo cuocere per 10 minuti, mescolandolo sempre.
Togliere dal fuoco, incorporarvi i tuorli e il Grand Marnier e stendere la polentina così ottenuta su una placca imburrata. Farla raffreddare completamente.
Aiutandosi con un tagliapasta tagliarla in dischetti, che vanno sistemati via via in una pirofila unta di burro.
Cospargerli con una noce di burro fuso e con delle briciole di pan brioche e far gratinare in forno.

Nel frattempo preparare la salsa: sminuzzare il cioccolato bianco e metterlo in un pentolino con la panna, il rhum e il tuorlo (io il tuorlo non l'ho usato). Far scaldare a bagnomaria lavorando con una frusta per amalgamare gli ingredienti e lavorare fino ad ottenere una salsina semidensa.
Versarla sugli gnocchi gratinati e servire subito.


A lunedì da Ale e Dani!

lunedì 14 febbraio 2011

Pancarré allo yogurt



Il week-end appena trascorso è stato caratterizzato per me da un attacco di emicrania dei miei, da cui non mi sono purtroppo ancora ripresa.
Il lato positivo di questi attacchi però, è che mi costringono a dedicarmi ad attività che sviluppino calore, visto che questo è l'unico fattore in grado di attenuare il dolore.
Questo significa che ho smaltito la pila di panni da stirare e poi, alla ricerca di altro calore, ho pensato bene di preparare un bel pancarré, perfetto per la colazione mattutina insieme alla marmellata.

La ricetta da cui sono partita è una delle più versatili che conosca, quella dei cornetti allo yogurt di Anna Calonaci, vecchia firma del forum della Cucina Italiana.
Mi è bastato dimezzare la quantità di zucchero e di lievito di birra (io preferisco sempre usare poco lievito di birra) e variare un pochino il procedimento, per ottenere un pancarré squisito. Se si desidera preparare un pan brioche, basta aumentare la quantità di zucchero a un cucchiaio.

Ho poi la fortuna di possedere una caccavella artigianale meravigliosa, il tagliafette perfette realizzato dalle manine sante di Giorgio, marito di Valeria e unico uomo che, nato libero da vincoli, si è trovato a un certo punto con una Verza sul groppone che gli ha ispirato degli involtini deliziosi. :-)

Dedico a lui e a Valeria questo delizioso

PANCARRE' ALLO YOGURT
di Anna Calonaci - Monteriggioni (SI)



 500 g di farina 0  (o 250 manitoba + 250 0),
12 g di lievito di birra, pari a 1/2 cubetto (meglio ancora usare 1/4 di cubetto)
1 cucchiaino di zucchero oppure di malto d'orzo,
80 g di acqua,
30 g di burro morbido a pezzetti,
250 g di yogurt naturale a temperatura ambiente,
8 g di sale.

 

Mescolare l'acqua, lo yogurt e lo zucchero o malto e sciogliervi il lievito di birra. Aggiungere la farina e il sale e impastare fino a che l'impasto non diventa liscio ed elastico. Aggiungere il burro e lavorare ancora: l'impasto deve essere tenero ma non appiccicoso.
Coprire e fare lievitare in luogo tiepido per circa un'ora e mezza-due ore (in estate anche solo un'ora).

Riprendere l'impasto e lavorarlo brevemente, poi stenderlo sull'asse spolverato di farina ottenendo un rettangolo lungo quanto lo stampo e largo circa il triplo della larghezza dello stampo (il mio stampo è largo 10 cm, quindi ho ricavato un rettangolo di pasta lungo come lo stampo e largo 30 cm circa).
Arrotolarlo dal lato lungo e depositare il rotolo, con la falda verso il basso, nello stampo da pancarré ben imburrato. Chiudere il coperchio (imburrato anch'esso) e mettere a lievitare per un'oretta. 
Accendere il forno a 200 °C e infornare il pancarré per 50 minuti.

Per ottenere la crosticina morbida tipica del pancarré toglierlo subito dallo stampo, avvolgerlo in un canovaccio da cucina pulitissimo e infilarlo in un sacchetto di plastica. Lasciarlo raffreddare completamente, anche per tutta la notte, poi affettarlo.

Dato l'alto tasso di umidità e l'assenza di conservanti, conviene suddividere le fette in porzioni per il consumo familiare e congelarle, diversamente rischia di ammuffire dopo qualche giorno.