Tutto è nato dal
commovente post di Anna Maria, che per introdurre una ricetta ha parlato della drammatica storia delle donne di Bratunac, in Bosnia Erzegovina, e del loro faticoso tentativo di tornare alla vita e a una vita dignitosa, dopo che si sono viste portare via e uccidere barbaramente padri, fratelli, mariti e figli maschi - perfino i neonati - e dopo 10 anni di deportazione, il tutto circondato dall'assordante silenzio della vicinissima Europa e dell'ONU, così pronto a intervenire per difendere i diritti umani in Paesi ricchi di petrolio o altri giacimenti importanti per l'economia mondiale.
Ogni anno l'8 marzo trascorre tra retorica stantia, mimose, cene tra donne e spogliarelli con gli emuli dei California Dream Men; qualcuno ci fa ancora gli auguri per il fatto di essere donne (!), cosa che personalmente accetto con un sorriso di plastica sul viso e buona grazia, ma che privatamente ritengo quanto meno surreali; la società dei consumi ci guadagna due soldini, poi tutto riprende come prima.
Quest'anno insieme a un gruppo di food blogger vorrei cogliere l'occasione di questa "festa" ormai datata per parlare di un'iniziativa reale a favore di donne che sono state private di tutto dalla follia di un regime: casa, famiglia, dignità.

Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a "unlamponelcuore" intendono far conoscere il progetto "lamponi di pace" ella Cooperativa Agricola Insieme (http://coop-insieme.com/), nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac, dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi. Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo circa dieci anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell'antica coltura dei lamponi e sull'organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull'aiuto reciproco, sul mutuo sostegno e sulla collaborazione di tutti. A distanza di oltre dieci anni dall'inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola "ritorno" nella scelta del "restare".