Amava molto il profumo dei gelsomini, il nonno Peppino, e ne aveva messo due belle piante ai piedi del muro di casa sua in campagna, in modo che il loro soave profumo pervadesse le camere da letto al momento di coricarsi.
Una vita dura la sua, come quella di tutte le persone che hanno vissuto almeno una delle due guerre. Maestro
elementare, affiancava all'insegnamento la coltivazione della terra e la caccia, di cui era appassionato e che gli consentiva di fornire carne alla sua famiglia. Alla domenica tornava sempre con un coniglio selvatico o un'anatra, che la sua Sara cucinava a meraviglia con le sue abili mani.
E' morto giovane il nonno, prima ancora di andare in pensione, e ha visto nascere solo due dei suoi nipoti. Io e altri due siamo nati pochi mesi dopo la sua dipartita e non l'abbiamo mai conosciuto.
Di lui ci sono rimaste solo delle fotografie in bianco e nero, i racconti dei nostri genitori e tante, tantissime piante di gelsomino, che tutti i suoi figli hanno piantato a ridosso delle loro case, in Sicilia.
Con tutte le piante di gelsomino che ho a disposizione ogni estate è veramente strano che non abbia mai pensato di utilizzarne i fiori in cucina. La verità è che da ragazzina avevo assaggiato il gelato al gelsomino a Trapani, dove è una specialità, e non mi era piaciuto.
Avevo quindi archiviato il gelsomino come un fiore dal profumo soave ma il cui impiego in cucina era meglio tralasciare, finché l'estate scorsa la mia amica Stefania non mi ha invitata a casa sua a Mondello, offrendomi tra le altre deliziose pietanze di quel memorabile pranzo questo gelo meraviglioso. Ammetto che lì per lì ero stata circospetta e ne avevo accettato un bicchierino per educazione, memore di quel gelato che avevo mangiato appena quindicenne. Al primo cucchiaino, la rivelazione: questo gelo è sublime! Al secondo cucchiaino mi sono imposta di gustarlo lentamente, per non avere l'aria di quella che digiuna da un mese (oltretutto eravamo alla fine di un pranzo abbondante e non sarebbe stato educato :-) ). Sono riuscita a terminare quel primo bicchierino in tempi ragionevolmente lenti e dopo un po' visto che ce ne erano tanti, ne ho preso un secondo. Una ventina di minuti più tardi stavo gustando il terzo e non chiedetemi quanti ne ho mangiati quel giorno perché non me lo ricordo. ^_^
Sappiate soltanto che quest'estate mi sono preparata una talea di gelsomino da portare a Milano. E' ancora presto per sapere se ha attecchito, ma se non dovesse andare ne acquisterò una pianta la primavera prossima. Quello che è certo è che non posso aspettare le ferie per prepararmi questa delizia.