lunedì 27 febbraio 2012

Paté di cicerchie e piselli secchi con pane ai 5 cereali


Ho sempre detestato andare dal parrucchiere. Sempre. Mettermi nelle mani di una persona che manipola i miei capelli, li taglia e li acconcia a suo piacimento, uscire con taglio e
piega perfetti al momento, ma che poi si rivelano tutt'altro che tali quando ci metto le mani io... 
Fin da ragazzina per me il parrucchiere era un incubo e ci andavo il meno possibile. Le volte che ci andavo uscivo perfettamente insoddisfatta, ma facevo training autogeno intensivo per convincermi che stavo benissimo, salvo smentita delle compagne di classe. Poi sono cresciuta, ho acquisito sicurezza e ho cominciato a scremare i parrucchieri, ma quella sorta di senso di inferiorità che provo nei loro confronti mi è rimasto e nulla riesce a togliermelo. Sono pochissimi quelli che possono mettere le forbici sulle mie chiome: si contano sulle dita di una mano e... avanzano dita. Quando ne scovo uno però, è una festa: un bravo parrucchiere vale un tesoro. Solo, occorre gestirli con cura. Se ti dimostri tranquilla e alla mano ti trascurano; se fai l'esigente semi-incazzosa sono lì sull'attenti, ma tu ti senti un verme. Non ho ancora trovato la giusta via di mezzo, perché io sono naturalmente portata a lasciare alle persone i loro tempi, ma mi dà fastidio constatare, come mi è spesso accaduto, che se sei troppo accomodante se ne infischiano di te e si prendono più cura di altri clienti.
E' quello che mi è successo sabato: finalmente trovo il tempo di andare a tagliarmi i capelli e già che ci sono rinnovo i colpi di sole. Arrivo e mi fanno accomodare subito. Preparano la miscela decolorante e la mettono accanto a me. Io nel frattempo prendo un giornale e comincio a leggere. Dopo un po' mi rendo conto che non c'è nessuno che stia lavorando alla mia testa. Guardo l'orologio e sono già passati 20 minuti. Alzo la testa e mi guardo intorno: una sta finendo una piega, l'altra è al lavatesta con una cliente e la terza sta amabilmente chiacchierando con la collega al lavatesta. A quel punto comincio a seccarmi: poso il giornale e mi guardo intorno. La signora della piega capisce al volo, dà un ultimo colpo di lacca alla sua cliente e viene subito da me, mentre le altre due continuano a chiacchierare tranquille, mentre io mi domando: ma possibile che una si debba arrabbiare e debba fare la sostenuta per essere considerata un minimo? Questo è uno degli aspetti che mi fanno detestare le sedute dal parrucchiere, ma non è l'unico...

Zona cesarini per questo MTChallenge, che è venuto in un periodo in cui la voglia di cucinare è andata in letargo aspettando la primavera. Avevo però messo a bagno cicerchie e piselli secchi per farmi una minestra, e ho deciso di usarne una parte per questo

giovedì 23 febbraio 2012

Torta di sfoglia al farro alle mandorle e amarene di Luca Montersino


Il fatto stesso che io abbia preparato questa torta è un'attestazione di stima e di affetto
per le due folli che hanno concepito il montersiniano contest: Annalù e Stefania. Per nessun altro infatti avrei preparato una torta di mandorle, visto che i dolci di mandorle a me proprio non piacciono.
Nessuno mi obbligava a preparare proprio questa torta, sia chiaro: è solo che dopo averne provata invano un'altra risoltasi in un miserabile fallimento (oltre che nello spreco di una quantità industriale di uova, panna, yogurt e fragole) ho deciso di cimentarmi con qualcosa di più semplice, e il dolce più semplice dell'unico libro di Montersino in mio possesso era questo.

Le regole del contest sono ferree: occorre realizzare un dolce di Montersino seguendo integralmente la sua ricetta, oppure preparare un dolce diverso ma usando solo le basi e le dosi del Maestro. Non sono certa di rientrare in tutte le regole in quanto non ho avuto il tempo materiale di preparare una pasta sfoglia con farina di farro e mi sono accontentata di un prodotto surgelato, per cui ho forti probabilità di finire fuori concorso ugualmente; non importa, l'importante per me a questo punto è averci provato... :-D   


lunedì 20 febbraio 2012

Biscotti del Lagaccio con lievito madre


Driving Lesson Nr 3: Fill up the Tank

Non posso continuare così.
Davvero, non posso.
Oramai è chiaro: devo portarmi a casa il manuale di istruzioni della mia nuova macchina usata e studiarmelo per bene. Prendiamo il volante, per esempio: non è liscio e tutto di un pezzo come quello del Catorcino, ma ha una sorta di scanalatura in cui spesso si impiglia il pirulino della cerniera sulla manica del piumino quando curvo , limitando la mia mobilità proprio durante la delicata manovra. Ora, delle due l'una: o imparo a curvare evitando che il pirulino si impigli, o cambio piumino. Potrei anche cambiare il volante, ma non sono certa che sia l'opzione più giusta, né la più economica (e poi quale migliore scusa per acquistare un piumino nuovo? ^_^)

Peraltro il pirulino della lampo mi ha cavata d'impiccio l'altra settimana, quando sono andata per la prima volta a fare il pieno di benzina: nello staccare la chiave per darla al benzinaio infatti si è incastrato a qualche levetta lì in giro. Mentre pagavo, il benzinaio mi ha restituito la chiave dicendomi che non ce n'era bisogno perché il serbatoio era già aperto e quando allarmata gli ho chiesto se potesse essere aperto da chiunque mi ha risposto di no, che glielo avevo aperto io.
"Ah sì?" ho pensato, e benedetto il pirulino della cerniera del piumino... ma capite bene che non posso sempre confidare in una cerniera e che prima dell'estate è bene che io impari ad aprire il serbatoio intenzionalmente, oltre che accidentalmente. A meno che non riesca a trovare un braccialetto con cerniera impigliante entro l'estate, beninteso; nel frattempo ho deciso di studiarmi a fondo il libretto delle istruzioni...

mercoledì 15 febbraio 2012

Uova strapazzate in nidi dI patatine novelle con uova di salmone


Lo Starbook di questo mese è favoloso: il libro sulle uova scritto da Michel Roux, Chef al Waterside Inn.

Dice Roux nell'introduzione: "Negli ultimi vent'anni le uova sono state molto maltrattate, accusate di avere un alto contenuto di colesterolo, di essere difficili da digerire, di essere veicolo della salmonella... ma in realtà sono molto nutrienti, oltre che semplici e veloci da cucinare. [...] Come il pane, le uova sono uno dei cibi più semplici e indispensabili."

Che occorra usare una certa cautela nel trattare le uova siamo d'accordo e io ad esempio mi lavo sempre le mani dopo che le ho sgusciate per qualsiasi preparazione; è indubbio però che le uova sono preziose per la nostra alimentazione non solo per l'apporto nutritivo e l'elevata digeribilità, ma anche per la versatilità che ne fa uno degli ingredienti principali di torte, creme, salse, etc.

Roux nel suo libro tratta delle uova di pennuti, sia chiaro, e di parecchi pennuti (manca lo struzzo a dire il vero ^_^), ma che in alcune ricette sono accompagnate anche dalle uova di pesce. L'abbinamento è estremamente raffinato e a me è piaciuto parecchio; questa è la ricetta che ho selezionato e provato per voi.

lunedì 13 febbraio 2012

Tigelle integrali ai 6 cereali con pâté di pomodori secchi


Lo so, lo so, non si chiamano tigelle ma crescentine: tigella è il nome della speciale padella pressofusa nella quale si cuociono. I modenesi D.O.C. hanno tutti i diritti di
indignarsi, ma per il resto del mondo quelle deliziose focaccine sono identificate come tigelle ed è per questo che ho scientemente adottato il nome della pentola anziché quello della preparazione.


Da oggi si possono cominciare a pubblicare le ricette dell'MTChallenge di febbraio che vede il pâté come oggetto della sfida, lanciata dalla strepitosa Bucci che ha vinto meritatamente l'edizione di gennaio. 



Ieri mattina, mentre mi stiracchiavo pigramente godendomi la mattinata domenicale a letto, mi è venuto in mente un pâté semplicissimo, quello di pomodori secchi: semplice e gustoso, ma sarà considerato un pâté a tutti gli effetti dalle rigorose giudici dell'MTC? Non ne ho idea, ma non appena l'idea mi è venuta sono balzata dal letto (erano le 7.15 del mattino) e mi sono data da fare. 
E quale migliore modo di accompagnare questo rustico pâté, di un'infornata (anzi, una tigellata) di crescentine integrali? Ed ecco qui la mia prima proposta per l'MTC, che potrebbe anche finire fuori gara ma non importa: a casa mia non è rimasta più nemmeno una briciola di quanto preparato... ^_^

lunedì 6 febbraio 2012

CREMA DI CAVOLO ROMANESCO CON LE COZZE


Driving lesson number two: turn on the ignition key.
Proseguono le mie avventure con la mia nuLova macchina usata: sono così abituata al mio vecchio catorcio atecnologico che in questi giorni mi sembra di guidare la macchina di Diabolik. Una volta aperta la portiera con la chiave (ché facevo confusione tra i pulsanti e ogni volta premevo quello che azionava l'allarme), ho avuto una seconda prova da affrontare: accendere l'auto.
Accendere l'auto è semplicissimo: si inserisce la chiave nell'apposita serratura, la si gira e il motore si accende. 
In teoria.
Salgo quindi sull'auto e giro la chiave. Immediatamente parte l'autoradio a tutto volume, ma il motore non si accende. Cerco freneticamente di abbassare il volume, ma tutto quello che ottengo è cambiare stazione radio: il livello assordante di decibel rimane invariato. Spengo l'auto, tiro un grosso respiro e ci riprovo: inserisco la chiave, la giro, il quadro dei comandi s'illumina tutto, l'autoradio parte a tutto volume alla stessa stazione della prima volta ma il motore non parte. 
Mi accorgo che sulla chiave c'è una sorta di pulsante: che debba schiacciare quello mentre accendo? Riprovo, ma il risultato non cambia. Alla fine mi rassegno all'umiliazione suprema: tiro fuori il libretto delle istruzioni e cerco il capitolo "accensione dell'automobile". Inutile dire che il capitolo si limita a dire di introdurre la chiave e girare. Nessun accenno a pulsanti e bottoni, si direbbe che sia un'auto come tutte le altre.
Sentendomi una perfetta idiota faccio un altro tentativo, con i medesimi risultati. Sto cominciando a irritarmi e in un moto d'impazienza giro la chiave con maggior forza di prima. Miracolo!!! Il motore si accende. Si trattava solo di girare un pochino di più, quel pochino di più che prima non avevo osato fare perché mi sembrava di forzarla eccessivamente. 
Annamo bbene... :-D  E adesso mi domando, come caspita si farà ad abbassare il volume dell'autoradio?

[to be continued]