venerdì 11 marzo 2011

Mazzancolle fritte nelle due pastelle












Ogni tanto mi chiedo che cosa penserebbe Freud se entrasse nella mia cucina e, attraverso di essa, nella mia testa.
Voglio dire: io non friggo praticamente mai.
Non impazzisco per i fritti, credo di essere una delle poche persone al mondo che non vanno matte per le patatine fritte.
Certo, cucinando mi capita di soffriggere, ma anche questa è un'operazione che faccio con moderazione e in ogni caso prima faccio stufare le verdure in un dito di acqua e poi le soffriggo, in modo che assorbano meno olio possibile. Eppure... indovinate qual'è la categoria di pentole che possiedo in maggior numero? Sono proprio loro, le padelle!!! Ne ho una dozzina, di varie dimensioni e tipi, da quella grande in presso fuso di 32 cm di diametro a quella piccolina del diametro di 10 cm, perfetta per un uovo al tegamino, passando per il saltapasta, la padellina per le crepes e la padella profonda per i fritti. La cosa curiosa poi, è che in un negozio di casalinghi le pentole che per prime attirano la mia attenzione sono proprio le padelle, e spesso mi sorprendo a discutere con me stessa per convincermi a desistere dall'ennesmo acquisto di una di esse.

Friggere per me è un problema anche per un altro motivo: l'olio.
Non il tipo di olio, sia chiaro: uso quello di semi di arachide, del cui punto di fumo elevato sono sicura, e mi trovo bene. Solo che friggendo così raramente, spesso il poveretto irrancidisce e io mi trovo regolarmente con le cose pronte per essere fritte e l'olio inutilizzabile, con conseguente corsa all'acquisto nel supermercato sotto casa. In pratica ogni frittura mi costa una follia, perché inauguro una bottiglia nuova di olio e poi la lascio lì per dei mesi, finendo per buttarla via. Se solo il fritto fosse dietetico... e tornando a Freud, da cui ero partita, probabilmente gli basterebbe uno sguardo al mio pentolame per capire che non è che i fritti non mi piacciano, semplicemente li evito per tenermi in forma... ma il mio inconscio li vorrebbe eccome e mi spinge a comperare sempre più padelle! :-D

Oggi ho tirato fuori la padella profonda per i fritti.La possiedo già da 8 anni circa, ma l'ho inaugurata per la prima volta quasi un anno fa, il 2 giugno 2010, preparando i bicchierini di patate per il primo MTChallenge. Avevo voglia di un piatto a base di crostacei (essenzialmente perché avevo delle mazzancolle in freezer) e ho pensato bene di friggerli in pastella; anzi, già che c'ero, ho preparato due pastelle... perché du gust is megl che uàn. :-D 





MAZZANCOLLE FRITTE NELLE DUE PASTELLE

30 mazzancolle
75 g farina 00
50 ml di vino bianco secco
1 cucchiaio e 1/2 di olio extravergine di oliva
1 uovo
1/2 cucchiaino di Curry Madras
1/4 di cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di lievito chimico per torte salate (va bene anche quello per dolci)
prezzemolo
olio per friggere
limone

Setacciare la farina insieme al lievito chimico (ho usato quello per dolci, che in più rispetto a quello per torte salate ha solo l'aroma vanillina, ma in quantità così ridotte non si sente) e al sale. Metterla in una ciotola di adeguata capienza, diluirla con il vino e l'olio e mescolare fino ad ottenere una pastella molto densa e farla riposare.

Nel frattempo sgusciare le mazzancolle tenendo la coda e togliere il filo intestinale grigio.

Aggiungere alla pastella il tuorlo e incorporarlo bene. Montare l'albume a neve ferma e incorporarlo, poi versare metà pastella in un'altra ciotola e unirvi il curry, sempre mescolando benissimo.

Mettere olio abbondante nella padella per i fritti e scaldarlo (fare la prova con una goccia di pastella: se viene a galla subito, l'olio è pronto), poi tuffare metà delle mazzancolle nella pastella bianca e l'altra metà in quella al curry.
Friggere le mazzancolle, poche alla volta per non far raffreddare l'olio, scolarle con un ragno e depositarle su due piatti (per dividere i gusti) con un doppio foglio di carta da cucina.

Servirle spruzzandole con succo di limone.

mercoledì 9 marzo 2011

ACCIUGHE RIPIENE


Io con il pesce non ho alcuna dimestichezza: è una di quelle cose che ho deciso che è difficile cucinare e ne ho sempre avuto un timore reverenziale, pur amandolo moltissimo.
E' solo da qualche anno che sto timidamente cominciando ad acquistarlo e a cucinarlo, e devo dire che i pochi esperimenti fatti finora mi sono piaciuti, cosa che mi ha parecchio incoraggiata.

Sono quindi molto grata a Cristina di Poverimabelliebuoni per avere indetto il contest "Tutti pazzi per le acciughe", in quanto mi fornisce l'occasione di avvicinarmi a uno dei tipi di pesce più sani e buoni del Mediterraneo: il pesce azzurro, nella fattispecie le acciughe. 


Siccome devo imparare, ho resistito alla tentazione di acquistare i pesci già pronti per l'uso e mi sono eroicamente cimentata nella schifosa (diciamolo!) operazione dell'eviscerazione e diliscatura, non senza prima munirmi di un paio di robusti guanti di gomma. Devo dire che è stato molto meno difficile di quanto non pensassi, e se le prime tre o quattro acciughe erano da denuncia per scempio di cadavere, le altre mi sono venute proprio bene.

Naturalmente la mia scarsa dimestichezza con il pesce mi ha impedito di essere creativa: ho copiato pedissequamente la ricetta da un libro, ma ne sono rimasta oltremodo soddisfatta e spero che Cristina perdoni la mia mancanza di inventiva.

lunedì 7 marzo 2011

MINI MUFFIN AL DOPPIO CIOCCOLATO E... 2 PDF PER VOI !!!! :-D

Questa settimana parte col botto, grazie a una svista delle (st)Renne: il brain storming tra noi è infatti continuo, e tra una cosa e l'altra ci siamo accorti, al momento di pubblicare il pdf del Carnevale secondo le (st)Renne, che non avevamo ancora pubblicato il pdf di gennaio, sugli avanzi della tavola delle feste.
Li pubblichiamo entrambi oggi, dandovi i rispettivi link per poter scaricare i files e avere comodamente a  portata di mano tutte le ricette che abbiamo pubblicato per entrambi i progetti. Qui trovate quello relativo agli avanzi delle feste, mentre qui c'è quello di Carnevale.

E a proposito di Carnevale, che trova in questi giorni il suo culmine (giovedì grasso per chi è di rito Romano e sabato grasso a Milano e dintorni, dove vige il rito Ambrosiano), ero al telefono l'altra sera con mia sorella, che mi stava raccontando dei costumi di carnevale del Dolce Principe e della Pulcetta, quando è scattato l'amarcord sui nostri costumi di carnevale, da bambine. Erano altri tempi, e il medesimo costume veniva riciclato almeno una volta, finché il pargolo non era cresciuto, ma comunque ci travestivamo anche noi ed era bello quando mamma e papà ci comperavano il costume.
Il mio primo costume di carnevale è stato il vestito da fata, un meraviglioso abito in raso rosa con tante stelle argentate e la bacchetta magica sormontata da una stella. Avevo pure il cappello a punta, sempre di raso, e all'epoca i miei capelli erano biondi e lunghissimi, mi arrivavano alla fine della schiena. Ero particolarmente fiera di quel bel vestito da Fata e ricordo l'orgoglio con cui uscii di casa e andai al parco giochi a sfoggiarlo. Lì c'erano tutte le mie amichette, vestite anche loro da Fata, ma con i costumi azzurri. Tutte quante. Mi squadrarono tutte dalla punta del cappello fino alle dita dei piedi, e poi sentenziarono tutte in coro: "Le Fate rosa non esistono!".

Avevo rimosso completamente l'episodio finché non mi sono messa a parlare di costumi con mia sorella, ma l'altra sera mi si è accesa una lampadina del cervello e credo di aver capito, finalmente, perché odio il Carnevale e detesto mascherarmi... :-D

mercoledì 2 marzo 2011

La ricetta della porta accanto: Torta rustica alle prugne secche

So benissimo di dovere le mie scuse a tutta la blogsfera, o almeno a quella parte che mi segue e che io mi sono sempre ripromessa di seguire.
Purtroppo sono sotto attacco di emicrania per la terza settimana di fila, e non ne posso più. Febbraio è anche stato un mese impegnativo perché mia mamma è dovuta andare a curare la sua, di mamma, e mi ha lasciato il compito di tenere d'occhio il papà.
Tutto questo per dirvi che latito vergognosamente dai vostri blog e che faccio una gran fatica ad aggiornare il mio.

In tutto questo, sabato mi si è rotta la lavastoviglie, e mi si è allagata la cucina (devo dire che la mia cucina ha un certo penchant per gli allagamenti, cosa di cui il vicino del piano di sotto ha abbondantemente approfittato; ma di questo vi parlerò un'altra volta...). Lunedì ho chiamato l'idraulico, che ha promesso di passare da me martedì dopo le 18; il suo verdetto è stato che dovevo chiamare l'assistenza tecnica della lavastoviglie, ed è stato onesto, perché non mi ha chiesto nulla per l'uscita... ma io spero di non dover cambiare la lavapiatti!!! :-(

Ma non divaghiamo: stavo parlando del fatto che sono paurosamente indietro col mio giro-visite dei blog amici. Ci sono un sacco di contest e di iniziative che mi sono piaciute da matti e alle quali mi ero ripromessa di partecipare, ma poi mi sono sfuggite. Per fortuna ci ha pensato la Massaia Canterina a richiamarmi all'ordine: mi era piaciuta la sua iniziativa della Ricetta della porta accanto e devo averle lasciato un commento positivo, poi più niente (ehm...). Lei però, carinissima, non si è lasciata scoraggiare dal mio silenzio stampa e mi ha mandato via mail una ricettina che era proprio quello che faceva al caso mio, in questo periodo in cui all'emicrania rischia di aggiungersi la depressione.

Di questa ricetta mi è piaciuto tutto, già dalla prima lettura: la farina integrale che dà quel sapore rustico, così perfetto per le prugne secche; lo yogurt, grazie al quale abbiamo potuto rinunciare al lievito a favore del bicarbonato (che tra l'altro ci ha evitato di aggiungere il pizzico di sale), le spezie profumate e il saporito zucchero di canna. Una torta rustica, adatta per la merenda o per la prima colazione.

lunedì 28 febbraio 2011

Old Fashioned Chestnut Cake

                        

Ci sono ricette che entrano a far parte delle tradizioni di famigllia, quasi che non ce ne si accorga. Le prepari una volta, piacciono, le riproponi e prima che te ne sia resa conto, diventano una tradizione di famiglia assolutamente irrinunciabile. E' quanto mi è successo con questa magnifica creazione di Raravis, alias Alessandra Gennaro (a cui la mia foto non rende assolutamente giustizia, sia chiaro), che ispirandosi a un'altra goduriosissima torta di Nigella Lawson ha tirato fuori questo Capolavoro dell'Arte Pasticciera.

Io l'ho proposto per la prima volta alla cena in cui ho festeggiato il mio 45° compleanno; l'ho rifatta per festeggiare il mio Papito e una Zia, che compiono gli anni a due giorni di distanza, e da allora questa è diventata la torta con cui si festeggia il loro compleanno.

Li abbiamo festeggiati proprio questo week-end, ma siccome eravamo in tanti e tutti piuttosto golosi, ho aumentato le dosi. Preparo sempre questa torta il giorno prima, per darle il tempo di assestarsi e perché la base si inumidisca al punto giusto. 

E' un sogno...

Raravis ha dato le dosi per una teglia da 22 cm di diametro, che trovate nel suo blog al link che ho indicato; io le ho aumentate per una teglia da 26. Inoltre ho aumentato le dosi di crema di marroni sia nella base, sia nella ganache: l'ho fatto l'anno scorso per sbaglio, il risultato è stato eccellente e da allora queste sono le dosi che seguo io. Del resto Alessandra docet: lei cambia regolarmente le ricette che realizza, perché non dovrei seguire la maestra? 😉

Ed ecco a voi la meravigliosa