Visualizzazione post con etichetta Cucina Classica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cucina Classica. Mostra tutti i post

lunedì 2 dicembre 2019

Serviettenknoedel (canederlo nel canovaccio) con brasato di manzo


Con l'MTChallenge abbiamo scritto ben 6 libri, uno dei quali però non è stato da noi pubblicizzato per protesta nei confronti della casa editrice, perché lo ha pubblicato senza concordare con noi titolo e copertina (e infatti è l'unico a non avere una copertina e un titolo spiritosi).
Le vendite sono andate a gonfie vele, come è accaduto per tutti i nostri libri, ma i contenuti sono passati - un po' ingiustamente - nel silenzio. 
Sto parlando di Facciamo gli gnocchi, l'ennesimo capolavoro di Alessandra Gennaro e di Mai Esteve, rispettivamente Autrice/coordinatrice ed Art Director, che affianca alla ricetta degli gnocchi tradizionali e di tanti gustosi condimenti, una serie di ricette di gnocchi dal mondo, tutti molto particolari e accomunati dalla bontà delle ricette.


Il mio contributo è stato quello di uno gnocco austriaco, il canederlo cotto nel canovaccio, che si accompagna a brasati o spezzatini, dovunque ci sia un intingolo da raccogliere.

Per il brasato, qui ho scelto di realizzare la ricetta di Glynn Purnell, Chef stellato britannico tra i miei preferiti, che personalmente adoro per il suo approccio scanzonato e irriverente alla cucina, unito a ricette scritte in modo impeccabile. 

sabato 9 giugno 2018

Rotolo di faraona alle erbe aromatiche con riso persiano al limone e pistacchi


L'MTChallenge si è concluso, dopo 8 anni, con la sfida n. 72 sulla Tortilla di patate, ma non si è certo fermato: a parte la nascita di MAGaboutFOOD, la nuova rivista on line da sfogliare giorno per giorno che in giugno compie 6 mesi, la nostra sfida si è semplicemente trasformat in MTC S-Cool, la scuola di cucina più cool della blogsfera. L'anno scolastico inizierà in settembre, ma adesso sono in corso le selezioni per formare la classe (25 persone +  la Redazione) che comincerà a frequentare i corsi dopo l'estate.

La prova della Mystery Cloche fa parte per l'appunto delle selezioni, e anche se io sono già dentro perché faccio parte della Redazione, non ho voluto esimermi dal partecipare.


Sette erano gli ingredienti principali, di cui correva l'obbligo di usarne almeno 4 come ingredienti principali per costruire il piatto: fragole, riso, faraona, triglia, pistacchi, caffè e limone.
Accanto ai Magnifici 7, la dispensa prevedeva olio, burro, farina di grano, zucchero, sale, uova di gallina, erbe fresche e secche, spezie, 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano, aglio, gelatina o colla di pesce, vino e/o alcoolici, aceto, latte vaccino e panna.

Ho meditato a lungo su quale piatto preparare, creando e scartando ipotesi, e mi sono resa conto che in tutte queste un punto fermo c'era: volevo disossare la faraona. Da quando grazie all'MTChallenge n. 51 di ottobre 2015 abbiamo imparato a disossare il pollo, io applico questa tecnica regolarmente, disossando mediamente una volta al mese, da tanto mi piace.

Faraona disossata significava automaticamente creare un fondo con la sua carcassa, e fin qui c'eravamo, ma poi? Erbe aromatiche secche e fresche a piacere: ottimo, io le adoro, avrei potuto razziare tranquillamente i vasi del mio balcone. Di più: il libro The French Laundry di Thomas Keller riporta la ricetta degli olii aromatici da cui lo chef estrae anche la clorofilla, previa una breve sbianchitura, e se da un lato la mia italianità mi faceva inorridire all'idea di sbianchire il basilico, dall'altra mi dicevo che se lo fa Thomas Keller, forse vale la pena provare: perché non sfruttare questa prova per imparare una nuova tecnica?
Mancavano altri 3 ingredienti da scegliere tra i magnifici 7, e una volta delineata la portata principale, non è stato difficile individuarli: riso Basmati aromatizzato con scorza grattugiata di limone e arricchito con i pistacchi; la scorza di limone anche dentro al battuto di erbe aromatiche che farciscono il volatile, e infine l'olio di erbe aromatiche che riprende in forma diversa la farcia della faraona che, a questo punto, sarebbe stata trasformata in un rotolo.

Questa la genesi della mia ricetta, ora passiamo ai dettagli:

venerdì 22 dicembre 2017

Potage Billi Bi - Paul Gayler


Era da un pezzo che non riprendevo la mia rubrica CHEF-d'Oeuvre, e ringrazio l'imminenza delle feste natalizie per avermi dato l'occasione di presentare una ricetta che ho provato letteralmente in tutte le salse da quando due anni fa allo Starbooks abbiamo recensito il libro sulle zuppe di Paul Gayler, Chef britannico poco conosciuto da noi che io amo alla follia.

Sono molte le ricette che ho sperimentato dal suo Great Homemade Soups, e questa in particolare ricorre nella mia cucina ogni volta che ho per le mani del fumetto di pesce (abbastanza spesso, insomma  😄).

Di una cosa sono consapevole: questa zuppa ha tutto, ma proprio tutto, per fare inorridire i puristi del pesce in generale e delle cozze in particolare. C'è il burro fin dalla preparazione del fumetto, c'è una quantità di panna che fa tornare irresistibilmente la memoria agli anni '80, e soprattutto propone un binomio latticini-pesce che farà sicuramente rizzare i capelli in testa a parecchia gente. Immagino che provocherebbe l'orticaria anche ai cultori dell'autentico Potage Billi Bi, la cui caratteristica è quella di avere il sapore delle cozze senza peraltro contenerle, ma Paul Gayler ce le aggiunge e io non potrei essere più d'accordo.

Ho provato questa ricetta in tutti i modi, dall'originale del libro (quella che ho fotografato e che propongo oggi) a diverse varianti, giocate essenzialmente sulla riduzione della quantità di panna. Mi sono piaciute tutte anche se ho la mia versione preferita; pubblico adesso perché la ritengo un'entréé perfetta del cenone della Vigilia, tradizionalmente a base di pesce.

Le origini di questa ricetta sono controverse; di certo si sa che il suo creatore è lo Chef Louis Barthe, che nel 1925 lavorava al Ciro's di Deauville. Sembra che un cliente Americano abituale, tal William Brand (ma secondo alcuni si tratta del magnate William B. Leeds) amasse particolarmente le cozze ma, volendo invitare alcuni amici a pranzo, volesse risparmiare loro la fatica di sgusciarle. Chiese quindi allo Chef di preparargli una zuppa alle cozze senza mitili, dando vita a un potage che ebbe un notevole successo: gli ospiti di Mr Brand (o Leeds) tornarono separatamente da Ciro's per gustare quella deliziosa zuppa, che lo Chef portò con se' quando si trasferì a Parigi e andò a lavorare da Chez Maxim's.

giovedì 7 dicembre 2017

Risotto ai Tre Ori - Contest riso, zafferano e...


Oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra la giornata del risotto alla milanese, e lo fa proponendo un piccolo contest tra blogger: l'Azienda Agricola Bramante ci ha gentilmente fornito il suo zafferano, l'oro del Bramante. Ognuna di noi deve realizzare il suo risotto, interpretando il celebre piatto milanese in chiave regionale.
Il regolamento prevede di aggiungere al massimo due ingredienti provenienti dalla regione prescelta.

Giudici d'eccezione, Anna Zerbi dell'Azienda Agricola Bramante, la Chef stellata Sara Preceruti del ristorante Acquada e Simona Sansonetti dellAssociazione Maestro Martino, che valuteranno le nostre interpretazioni e decreteranno quella vincente.

Potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di celebrare la mia amata Sicilia, e più precisamente la città da cui provengo, Mazara del Vallo, inserendola in un risotto lombardo come la mia terra di adozione? Certamente no!

Chi dice Mazara dice gambero rosso, apprezzato per la gustosità delle sue carni bianche e compatte, dal sapore unico e inconfondibile. Per un risotto che prevedesse il gambero crudo, ho adoperato un fumetto di ricciola e gallinella insaporito dall'acqua di apertura delle cozze e profumato con zafferano.

Ora, lo zafferano che ci è stato fornito si chiama L'oro del Bramante; il gambero rosso è chiamato L'oro del Mediterraneo. Mi è venuta spontanea l'associazione ai gioielli ai tre ori, e pensando al celeberrimo risotto alla milanese di Gualtiero Marchesi, che prevede il burro acido e la foglia d'oro, ho trovato la quadra per la mia ricetta.

Il burro acido è stata una scoperta per me, una chicca regalatami da Marina nel gruppo di discussione che parte della Redazione del Calendario del Cibo Italiano ha aperto con noi partecipanti al contest: si un burro aromatizzato alla cipolla, vino bianco e aceto, usato per mantecare il risotto. In questo modo si può dare al risotto il sapore della cipolla, senza tuttavia rischiare che questa si bruci durante la tostatura del riso, rovinando il piatto finale.

E adesso bando alle ciance, e passiamo alla ricetta.

giovedì 17 novembre 2016

Fondo bianco di pollo (Paul Gayler)

 

Immagine presa da qui

I fondi meritano sempre un post a parte: questa ricetta era stata incorporata in un'altra, ma ho deciso di farne un post separato, soprattutto per mia comodità.

Questa è la ricetta di Paul Gayler, che non ha davvero bisogno di presentazioni.

FONDO BIANCO DI POLLO
Da: Paul Gayler - Great Homemade Soups, a Cook's Collection – Jacqui Small

Per circa 3 l:

2 kg di carcasse di pollo (oppure un misto di cosce e ali di pollo)
5 l di acqua fredda
2 cipolle tritate grossolanamente
2 gambi di sedano tritati grossolanamente
2 grosse carote tritate grossolanamente
1 porro mondato e tritato grossolanamente
1 cucchiaino di grani di pepe nero
1 foglia di alloro
1 bouquet garni (gambi di prezzemolo, rametti di timo, foglia di alloro, avvolti in una foglia di porro – parte verde)


Mettere le carcasse di pollo in una pentola capiente (io ho una pentola da brodo della capacità di 10 l e uso quella, mi ci vuole tutta!), versarci sopra l’acqua fredda e portare lentamente a ebollizione, schiumando ogni tanto per eliminare le impurità che salgono in superficie.

Unire i restanti ingredienti, abbassare la fiamma e far sobbollire per 4 ore.

Togliere dal fuoco, filtrare attraverso uno scolapasta rivestito di mussola, poi metterlo in frigo fino al momento dell’uso. Se fosse affiorato e si fosse solidificato del grasso in superficie, eliminarlo.

Il brodo non va mai salato: serve infatti a completare le pietanze e non deve alterarne l’equilibrio salino.

Può essere porzionato e congelato per usi futuri e in questo caso va usato entro 3 mesi. 
Fresco, deve essere usato entro 3 giorni dalla sua preparazione.

mercoledì 19 ottobre 2016

Il salto della quaglia: di tapas, pinchos y montaditos


Da Wikipedia: In natura la quaglia, quando è inseguita dai cani, prima di fermarsi e acquattarsi, dopo aver corso a piedi, fa un salto in modo da disorientare i cani.

Che cosa c'entra il salto della quaglia con un blog di cucina? E soprattutto, che cosa ha a vedere con l'MTChallenge, magnifico contest che vede ogni mese tanti blogger sfidarsi a colpi di ricette?
Elementare, Watson: se la creatività scatenata di Mai Esteve, vincitrice della scorsa edizione, si unisce alla fantasia senza ritegno di Alessandra Gennaro, patron (o forse dovrei dire matron? ok, vado a nascondermi 😅) dell'MTChallenge, ecco che al tapear spagnolo occorre dare un senso, con un filo conduttore che unisca le tre ricette proposte: una tapa, un pincho e un montadito.


E allora vamos de tapeo, e facciamolo declinando la quaglia, uno dei miei pennuti preferiti, in tre versioni monoporzione. E se in natura la quaglia salta per disorientare i suoi nemici, nella mia cucina si limita a saltare da una preparazione all'altra, nella speranza di non disorientare i due giudici. 😉

Le ricette sono presentate in ordine di degustazione, dalla più delicata alla più saporita.


lunedì 18 aprile 2016

CHEF-d'oeuvre - Delizia di quaglia con confit di pera (Bernd Siener)


Oggi insieme alla mia rubrica CHEF-d'oeuvre, inauguro il logo che la bravissima Mai ha disegnato per me, cogliendone in pieno lo spirito. Lo incollerò retroattivamente sugli altri post ma per oggi va solo su questo.


La ricetta che vi presento oggi è la più complessa che abbia preparato finora e ha richiesto molti preparativi, non ultima un'accurata ricerca di alcune ricette di base (baumkuchen e insalata di patate), che il libro non dava.

Si tratta di un antipasto degustazione che ha come protagonista la quaglia, declinata in più versioni e accompagnata da diversi contorni. Secondo le parole di Chef Siener, "questo piatto ha il pregio di dimostrare cosa è possibile creare con un uccello così piccolo, infatti l'antipasto consiste in metà quaglia. La preparazione è laboriosa, ma non bisogna per forza preparare tutti i componenti, [...] tuttavia per un cuoco appassionato nessuna difficoltà è troppo grande, per raggiungere un risultato perfetto."

L'unica componente che io non ho fatto è stato il cestino fritto di patata, per due motivi: innanzi tutto la traduzione zoppicante non mi ha permesso di capire come prepararlo, e in secondo luogo trovo che il fritto sia già sufficientemente rappresentato nel piatto, motivo per cui un terzo elemento fritto è apparso eccessivo al mio gusto. In ogni caso vi scriverò il procedimento per preparare il cestino, e se riuscite a farlo per cortesia fatemelo sapere!



lunedì 7 marzo 2016

CHEF-d'oeuvre - Filetto di manzo in crosta di coda di bue e patate ripiene - Bernd Siener


Oggi inauguro su questo blog una rubrica , che andrà in onda ogni 3 settimane:

CHEF-d'oeuvre.

L'idea mi è nata durante lo scorso MTChallenge, che è l'unico momento in cui do' la stura alla fantasia in cucina, cercando di studiare ricette che siano in tema con la sfida. Mentre nei primi anni le mie ricette mi entusiasmavano ed ero contenta del lavoro fatto, da un paio d'anni a questa parte sono rare le volte in cui mi sento veramente soddisfatta, mi sembra che il mio lavoro sia diventato noioso e ripetitivo.

Sento l'esigenza di approfondire la conoscenza delle materie prime e delle tecniche di base, nonché dei metodi corretti per creare piatti che uniscano sapori e consistenze diverse e complementari, e la soluzione è una sola: andare a scuola. Non ho né i soldi, né il tempo per frequentare un buon corso di cucina, ma possiedo una discreta biblioteca culinaria nella quale figurano nomi di Chef di spicco, così mi sono detta: ecco la mia scuola! E siccome la passione per la cucina per me è qualcosa che va condiviso, vorrei condividere con voi il mio percorso, attraverso questa rubrica.

C'è un libro che staziona nella mia libreria da qualche anno, ma che finora mi ero limitata a sfogliare, perché le ricette che propone sono piuttosto impegnative. Si tratta di Cucina per tutte le stagioni di Bernd Siener.

Chef stellato di indiscussa bravura, Siener ha lavorato al Rosenpark di Marburg. Il suo motto è "La perfezione non è non avere più nulla da aggiungere, ma non avere più nulla da tralasciare", e chi mi conosce anche solo un po' capirà come mai abbia deciso di cominciare proprio da lui il mio percorso di studio.

Il libro, il cui titolo in lingua originale è Kulinarischer Kalender, Il calendario della cucina, propone un menù al mese, usando i migliori prodotti che la stagione ha da offrire. Se sapete il tedesco vi consiglio vivamente di acquistarlo in versione originale: la traduzione italiana infatti è a tratti palesemente infelice e sicuramente è stata fatta da qualcuno che non sa cucinare e che di cucina non si intende.

Il piatto con cui inauguro CHEF-d'oeuvre è sublime. La sua preparazione è lunga e laboriosa, ma il risultato finale vi ripagherà di tutta la fatica fatta.
I singoli elementi che lo compongono devono essere preparati rigorosamente nella sequenza indicata. Il jus lié può essere preparato in anticipo, porzionato e congelato. La salsa vigneron può essere preparata il giorno prima e conservata in frigo.

sabato 2 gennaio 2016

Consommè chiarificato di manzo con Zuppa Imperiale


Oggi è la Giornata Nazionale del Consommé, secondo il Calendario del cibo italiano lanciato quest'anno dall'Associazione Nazionale Food Blogger.
Poteva forse un'amante dei brodi come me esimersi dal prepararlo? Certo che no! Anzi, ho approfittato dell'occasione per chiarificare il brodo, cosa non strettamente indispensabile nel Consommé, ma che volevo provare da tempo.

Il Consommé infatti è un brodo di carne, semplice o chiarificato, che può essere servito da solo o accompagnato da vari complementi. Nella cucina classica dell'800 apriva i pranzi eleganti, mentre oggi questa abitudine è andata perduta. Distinguiamo in cucina il Consommé semplice, cioè un brodo di carne di manzo o vitellone abbastanza limpido; il Consommé chiarificato, che viene servito nelle cene eleganti o al ristorante; il Consommé di pollo e quello di selvaggina, più delicato il primo, perfetto per aprire un pranzo dove la selvaggina è il piatto forte il secondo.
Troverete notizie più approfondite nel bellissimo post odierno di Betulla, qui mi limito a dire che tra gli accompagnamenti tipici del Consommé troviamo i classici tortellini, ma vi è anche una preparazione tipica dell'Emilia Romagna che ero curiosa di provare da un po': la Zuppa Imperiale.
Preparazione sostanziosa e nutriente, la Zuppa Imperiale viene prima cotta in forno, poi è fatta raffreddare e tagliata a cubetti, infine viene tuffata nel brodo bollente per qualche minuto, giusto il tempo di scaldarsi. Quando i quadrotti salgono a galla, sono pronti per essere serviti.

Al fine di preservare la trasparenza del mio consommé ho deciso di chiarificare solo 1 litro di brodo -la quantità che mi serviva per 4 persone - e di utilizzare quello rimanente per riscaldarvi la zuppa imperiale.
Per la chiarificazione con il metodo della zattera sono debitrice a Cristiana, e allo splendido articolo che ha scritto per il blog MTChallenge: un metodo semplicissimo e molto efficace, che ha anche il pregio di rinforzare il sapore del brodo.
La ricetta della Zuppa Imperiale invece l'ho tratta dal blog di Marina, e l'ho trovata magnifica.


CONSOMME' CHIARIFICATO DI MANZO CON ZUPPA IMPERIALE



Per 4 persone

Per il brodo:

700 g di muscolo di manzo
1 cipolla media
1 carota
1 gambo di sedano
1 chiodo di garofano
1 foglia di alloro
1 rametto di timo fresco
5 gambi di prezzemolo
5 grani di pepe nero
3 bacche di ginepro
3 l di acqua fredda

Per chiarificare:
(da: MTChallenge, post di Cristiana Di Paola)

150 g di carne macinata di vitellone
1 cipolla
1 carota
1 costa di sedano
2 albumi
1,2 litri di brodo

Per la zuppa imperiale:
Da: La tarte maison

150 g di semola di grano duro
125 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
5 uova
100 g di burro fuso e freddo
5 g di lievito chimico per torte salate (io ho usato del cremor tartaro)
1/2 cucchiaino di sale (il Parmigiano era sufficientemente saporito e non l'ho messo)
Noce moscata
Sale
Pepe macinato al momento
Burro per la teglia

Preparare il brodo.
Siccome avevo deciso di chiarificarlo ho evitato di aggiungere il consueto osso, in quanto la gelatina che questo rilascia, pur aggiungendo sapore, lo intorbida parecchio e non permette una chiarificazione ottimale. Il sapore del brodo è comunque stato rafforzato dalla zattera usata per la chiarificazione, e il risultato è stato veramente favoloso.
Mettere in una pentola di adeguata capienza il pezzo di carne con tutti gli altri ingredienti; la carota deve essere raschiata e tagliata a pezzi di circa 2,5 cm, il sedano lavato e tagliato a segmenti di 2,5 cm e la cipolla steccata con il chiodo di garofano. Coprire con l'acqua fredda e portare a bollore, schiumando con cura. Quando l'acqua avrà spiccato il bollore ridurre la fiamma e far cuocere il brodo per 4 ore, schiumando ogni tanto per eliminare le impurità che salgono in superficie. E' importante che il brodo frema senza bollire fortemente, per evitare che risulti torbido.
Assicurarsi che la carne sia coperta dall'acqua di almeno 2,5 cm, se è il caso aggiungere altra acqua calda via via che si rende necessario.
Terminato il tempo di cottura, filtrare il brodo attraverso un colino rivestito con un telo di cotone sottile e pulitissimo (non lavato con ammorbidente!) e farlo raffreddare.
Le verdure a questo punto avranno ceduto tutte le loro sostanze nutritive e possono essere buttate; riservare la carne per altri usi (avendo cotto per sole 4 ore non ha fatto in tempo a cedere tutti i suoi nutrienti al brodo), ad esempio un'insalata di lesso o delle polpette.

Chiarificare il brodo con il metodo della zattera.
Ho messo 200 ml di brodo in più da chiarificare perché la zattera ne assorbe inevitabilmente un po', e volevo darne 250 ml per ciascun commensale.
Mondare  e tritare le verdure, unirle alla carne macinata e agli albumi.
Versare il tutto in una pentola e aggiungervi il brodo freddo, portare a ebollizione mescolando in continuazione, abbassare la fiamma e proseguire la cottura, facendo sobbollire il brodo dolcemente (per evitare di rompere la zattera) per 45 minuti.
Se anche la zattera dovesse rompersi, come è accaduto a me, non disperate: la chiarificazione avverrà ugualmente. Dall'esperienza ho imparato che bisogna far sobbollire sul fornello più piccolo, con la fiamma ridotta al minimo.
La zattera mi si è rotta, ma la chiarificazione è riuscita ugualmente.
A questo punto in superficie si sarà formato il coperchio proteico; con l'aiuto di un cucchiaio aprire un cratere. Foderare un colino con delle garze inumidite e strizzate  (io uso la carta-filtro che si usa per le bustine del tè, di cui posseggo un bel rotolo) e filtrare delicatamente il brodo, poco per volta.

So che è una questione di chimica, ma per me la chiarificazione del brodo ha del miracoloso: vedere un brodo torbido diventare trasparente dà un'emozione incredibile! Ecco la differenza tra il brodo normale e quello chiarificato. Probabilmente se non si fosse rotta la zattera sarebbe venuto ancora più limpido, ma anche così mi ritengo soddisfatta.


Anche la zattera usata per la chiarificazione può essere consumata a parte. Io confesso di averla mangiata così com'era, da tanto il sapore era buono (l'aspetto no, ne convengo), ma se non volete terrorizzare i vostri familiari potete strizzarla, unire del pangrattato e un tuorlo (così sfruttate uno dei due tuorli usati per la chiarificazione) e farne delle polpette che potrete friggere oppure passare in forno o ancora cuocere alla piastra. In alternativa, aggiungendo della passata di pomodoro e facendola cuocere ancora un po', potete ottenere un sugo di carne. Non è propriamente un ragù, ma di sicuro sarà buono.

Preparare la Zuppa Imperiale: preriscaldare il forno a 170 °C in modalità statica. Montare le uova in una ciotola con il Parmigiano Reggiano, il burro fuso e freddo, una macinata di pepe e una bella grattata di noce moscata. Aggiungere il semolino fatto cadere a pioggia e mescolare fino a ottenere un composto omogeneo. Assaggiare e regolare di sale.
Imburrare una teglia di cm 30x40 e versarvi il composto, livellandolo perché abbia uno spessore regolare di circa 1 cm. Infornare per 20-30 minuti, finché il composto non sarà appena dorato. Togliere dal forno, far raffreddare e tagliare a quadretti regolari.


Impiattare e servire: portare il brodo non chiarificato a ebollizione e tuffarvi i cubetti di Zuppa Imperiale, scolandoli con la schiumarola quando verranno a galla.
Portare a ebollizione anche il Consommé e salarlo. Versarlo nelle apposite tazze, unirvi i cubetti di Zuppa Imperiale e servire.



martedì 1 dicembre 2015

Fondo bianco di pollo (Martha Stewart)

 

Immagine presa dal sito di Martha Stewart

Lo sapete, vero, quanto io ami i fondi e i brodi? Questo di Martha Stewart è il primo a cui penso quando devo rifornire il freezer di brodo di pollo, in vista della preparazione di una zuppa calda e corroborante.


FONDO BIANCO DI POLLO
Da: Martha Stewart - Scuola di cucina - Giunti

Per circa 2,3 litri:

2,2 kg di pezzi di pollo assortiti (carcasse, colli e ali)
2 carote medie, pelate e tagliati a pezzi di 2,5 - 5 cm
2 gambi di sedano, tagliati a pezzi di 2,5 - 5 cm
2 cipolle medie, pelate e tagliate in otto spicchi
1 foglia d'alloro secca
1 cucchiaino di pepe nero in grani

Mettere i pezzi di pollo in una pentola capiente (dovrebbe bastarne una da 8 l) lasciando 7,5 cm liberi al di sopra e aggiungete acqua a sufficienza per coprirli di 2,5 cm (circa 2,8 l). Portare a ebollizione su fuoco medio-alto, schiumando le impurità e il grasso che salgono in superficie. Aggiungere gli aromi e portare a ebollizione. Unire verdure, alloro e pepe e abbassare la fiamma lasciando sobbollire. Cuocere schiumando spesso per 2 ore.

Passare il brodo attraverso un colino rivestito con una garza in una grande caraffa graduata resistente al calore o in un'altra pentola; non schiacciare le parti solide, ma eliminatele. Sgrassarlo se lo si usa subito, oppure lasciare raffreddare in un bagno di acqua ghiacciata prima di trasferirlo in contenitori chiusi. 

Se non si usa subito, metterlo in frigo per almeno 8 ore perché il grasso possa accumularsi sulla superficie; eliminare il grasso prima di usarlo o metterlo via. 
Si conserva in frigo per 3 giorni o in freezer per 3 mesi; scongelarlo in frigo prima di usarlo.

lunedì 23 novembre 2015

Ravioli all'astice e tartufo bianco con bisque ristretta


E' stato un mese veramente complicato per me, questo novembre 2015; ricco di impegni in tutti i fine settimana (talvolta più di uno) e caratterizzato da una grande stanchezza.
Vorrei pertanto scusarmi con Monica e con Alessandra per lo scarso impegno profuso nella sfida MTChallenge corrente, ma non c'ero proprio con la testa.
Mi ripropongo però di provare sia la ricetta della sfida, i meravigliosi raieu co-u tuccu genovesi, non appena riuscirò a mettere le mani su della borragine e della maggiorana fresca.
Intanto vado con la mia unica proposta; l'idea non era male, la realizzazione non è all'altezza dei miei soliti standard e chiedo perdono in ginocchio sui ceci e con la cenere sul capo.


Modifico il post un paio di giorni dopo la pubblicazione per precisare che con "la realizzazione non è all'altezza dei miei soliti standard" intendo dire che i ravioli mi sono venuti tutti diversi, per forma e dimensioni: alcuni quadrati, altri rettangolari, alcuni piccoli, altri grandi, in alcuni è rimasta aria intrappolata dentro e in altri no, alcuni sono venuti "stropicciati" con pieghe di pasta, altri lisci... per la foto ho cucinato i meno peggio. E ora continuate pure a spernacchiarmi. :-)

lunedì 9 novembre 2015

Pollo ripieno di coniglio, salsiccia di pollo e mortadella


Come avevo scritto qui, prima di cimentarmi con la sfida di ottobre dell'MTChallenge, che prevedeva da parte nostra il disosso di un volatile con tanto di foto che provassero il misfatto, ho fatto un paio di prove tecniche su due busti di pollo che avevo in casa. Lì per lì ero stata molto soddisfatta del mio lavoro, il che significava semplicemente che ero felice di essere riuscita a disossarli entrambi senza fare uno scempio eccessivo. Avevo poi surgelato separatamente i due polletti, riproponendomi di cucinarli più avanti.

Questo fine settimana ne ho scongelato uno, ho preparato un ripieno delicato a base di carni bianche e poi l'ho tirato fuori dal frigo. Ed è stato allora che mi sono resa conto che:

1) il lavoro di disosso era stato tutt'altro che pulito;
2) ero stata incredibilmente incosciente a lanciarmi nella sfida di ottobre con dei galletti ruspanti, che avevano poca polpa, molto soda;
3) avevo avuto una gran botta di chiulo nel riuscire a disossarli entrambi senza danni.

Po'ro pollo, ho pensato mentre stendevo i miseri resti sul tagliere. Epperò il ripieno era pronto, il menù del pranzo domenicale era già stato deciso e quindi sono andata avanti con la preparazione.
La prima decisione è stata quella di utilizzare tutto il ripieno, benché abbondante: niente avanzi in freezer, che poi me ne dimentico e mi ritrovo in luglio a scofanarmi cose incredibilmente caloriche prima della pausa estiva.

Conseguenza di questa decisione è stata quella di non cucire il pollo, ma di legarlo semplicemente con lo spago da cucina; saggia decisione, perché il pollo non si è aperto in cottura e la legatura ha tenuto perfettamente.

Il risultato? Delizioso. Niente di paragonabile alle due proposte per l'MTChallenge, chiaro, ma per un pranzo domenicale con i propri cari è assolutamente perfetto. Oltretutto ho potuto qui fare tesoro di un'osservazione di Tamara, che non ha partecipato alla sfida per motivi etici ma la cui mamma era bravissima a fare la cacciagione ripiena. Tamara ha detto che il ripieno deve essere tritato grossolanamente perché si deve sentire di che carne si tratti. Non lo sapevo prima, lo so adesso. E confermo che la mamma di Tamara aveva perfettamente ragione. :-)

domenica 25 ottobre 2015

Galletto Livornese ripieno all'uva nera e vino cotto, finto gelato al Parmigiano e patate fondenti


Cara Patty,

Ho una confessione da farti: se per la mia prima proposta dell'MTChallenge di questo mese ho studiato come una pazza attingendo ai sacri testi della cucina classica francese, per questa seconda versione ho copiato spudoratamente. Hai presente lo Starbooks di ottobre? All'MTC eravamo tutti impegnati a tirare sfoglie per sfornare deliziosi croissants, sfida che tu hai vinto a mani basse con i tuoi tautologici Croissants au chocolat au chocolat, e parallelamente allo Starbooks stavamo esaminando il libro sul pollo di Diana Henry. Un libro-rivelazione per me, di quelli che riempi di segnalibri perché vuoi provare pressoché tutte le ricette, e difatti oltre a quella che ho starbookato ne ho provate altre, senza fotografarle ma mangiandole con mucho gusto.

Di queste, una mi ha colpito in modo particolare: i Poussins with Black Grapes, Juniper and Saba. Divini. Una volta rotto il ghiaccio col disosso del pollo, ho pensato di proporla in chiave di pollo ripieno. Occorreva soltanto studiare il ripieno, ma soprattutto il contorno. La Henry qui non mi era di nessun aiuto: suggeriva cavolfiori al burro, oppure farro o orzo perlato lessati, o infine le classiche patate al forno. Niente che potessi presentare all'MTChallenge, insomma, a parte le patate.


Per la farcia è stato facile: che cosa sta bene con l'uva? Il prosciutto crudo. Ci ho aggiunto una bacca di ginepro pestata per richiamare il profumo leggermente resinoso del sugo e un goccio di vino rosso (avevo stappato un Bordeaux per una cena tra amici e non avevamo finito la seconda bottiglia... peccato lasciarlo marsalare, no?), polpa tritata di maiale, e il gioco è fatto.
Ma il contorno? Quello richiedeva studi più approfonditi, perché di cavolfiore saltato al burro proprio non se ne parlava.

L'illuminazione è arrivata all'improvviso, ed è qui che si colloca la seconda, spudorata copiatura: anni fa Raravis, alias Alessandra Van Pelt Gennaro, in un forum a cui entrambe partecipavamo aveva pubblicato la ricetta di un finto gelato al Parmigiano Reggiano che aveva "rubato" a Moreno Cedroni. E che cosa si sposa con uva e prosciutto crudo? Il Parmigiano Reggiano!!! Trovata la quadratura del cerchio (o l'uovo di Colombo, per rimanere in tema gallinaceo), non mi restava che realizzare l'idea.

E quindi, cara Patty, oggi aggiungo ai miei sentiti ringraziamenti dell'altra volta per avermi insegnato a disossare un pollo, anche quelli dei miei nipoti, che hanno mangiato questo galletto e si sono leccati i baffi, le dita e pure il piatto, in barba al bon ton. Effetto MTChallenge!!!

martedì 20 ottobre 2015

Fondo bruno di pollo (Martha Stewart)

 

Immagine presa da qui
Fondo bruno? Oh yeah! Di pollo/pollame? Oh yeah!

FONDO BRUNO DI POLLO
Da: Martha Stewart - Scuola di cucina - Giunti

Per circa 2,4 l:

2,3 kg di pezzi di pollo (carcasse, colli, ali)
3 cucchiai di olio extravergine di oliva delicato
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
2 cipolle dorate pelate e tagliate in quarti
2 carote pelate e tagliate a pezzi di 5 cm
2 gambi di sedano tagliati in 3 parti ciascuno
275 ml di vino rosso di buona qualità
6 gambi di prezzemolo
4 rametti di timo
2 foglie di alloro
2 cucchiaini di pepe nero in grani
2,8 l di acqua fredda


Preriscaldare il forno a 220 °C in modalità statica, o a 200 °C in modalità ventilata. 

Disporre carcasse e pezzi di pollo in un solo strato in una teglia pesante dal fondo spesso, bagnare con l'olio e rigirarle bene per ungerle. Metterle in forno e farle arrostire per 40 minuti girandole una volta e rimestando spesso perché rosolino uniformemente.

Togliere dal forno, unire il concentrato di pomodoro e mescolare. Porre la teglia sul fornello a fuoco medio e cuocere per 30 secondi, in modo che il concentrato di pomodoro perda un po' di acidità e diventi più dolce. Aggiungere le verdure, mescolare bene, poi spegnere la fiamma e rimettere in forno per 30 minuti, finché le verdure siano rosolate e morbide e le ossa marrone scuro.

Trasferire le ossa e le verdure in una pentola capiente.

Eliminare il grasso dalla teglia dove ossa e verdure sono state arrostite, mettere la teglia su due fuochi e aggiungere il vino per deglassarla: portare il liquido a ebollizione raschiando con una paletta di legno i residui che sono rimasti attaccati al fondo. Far bollire per 3 minuti circa o finché il liquido non sia ridotto della metà, quindi versarlo nella pentola con ossa e verdure arrostite.

Versare nella pentola circa 3 litri d'acqua: ossa e verdure dovranno essere coperte da 2,5 cm di acqua. Portare a ebollizione schiumando spesso, abbassare la fiamma, unire alloro, timo e grani di pepe e far sobbollire il brodo per 2 ore - 2 ore e mezza.

Togliere dal fuoco, filtrare attraverso uno scolapasta rivestito di mussola, poi metterlo in frigo fino al momento dell’uso. Se fosse affiorato in superficie del grasso, eliminarlo.

Si conserva 3 giorni in frigo e 3 mesi in freezer.

lunedì 19 ottobre 2015

Galletto piemontese ripieno al tartufo con quenelles di farcia fine e patate duchessa


Strana sfida, l'MTChallenge: ti fa fare cose che mai in vita tua avresti pensato di poter fare; ti lancia a capofitto in preparazioni che tua sponte non avresti affrontato nemmeno per tutto l'oro del mondo (penso alla sfida sul quinto quarto lanciataci da Cristiana); ti fa lanciare "te possino" a mitraglia mentre prepari l'American Breakfast, che non è possibile che quella disgraziata di Roberta ti tenga 6 ore  in cucina per preparare una fucking colazione; e ti fa amare alla follia la Patty, che in cucina ti tiene molto più di 6 ore, e nell'ordine:
1) ti costringe a disossare un pollo (o un altro volatile, oppure un coniglio, a tua scelta);
2) ti chiede di farcire detto pollo/volatile/coniglio;
3) pretende il gravy, che senza di lui il piatto non è completo, e buon peso
4) vuole pure il contorno che, manco a dirlo, deve accordarsi alla perfezione con volatile, farcia e gravy.

Sembra contraddittorio brontolare per un American Breakfast (che adoro mangiare, ma non preparare) ed esaltarsi per un pollo disossato e ripieno, ma non è così.
Il fatto è che io avevo un sogno nel cassetto: imparare a disossare polli e conigli.
Solo che il cassetto in cui lo avevo chiuso era quello etichettato "Miracoli", sito esattamente sopra a quello con etichetta "Impossibili".
E invece no: la Patty ci ha fatto un tutorial da urlo con le foto passo-passo, e io ho cominciato a pensare che forse pure io, con le mie manacce impazienti, avrei potuto farcela.

Visto che dovevo già preparare un fondo bianco di pollo per lo Starbooks di questo mese, ho pensato di acquistare, oltre ad ali e colli, anche due busti di pollo, di cui avrei utilizzato le carcasse per detto fondo e con cui avrei potuto fare prove tecniche di disosso.
Le prove tecniche, manco a dirlo, sono andate benissimo grazie al tutorial di Patty; anzi, per quanto la cosa possa sembrare strana, l'ho trovata un'attività rilassante, un vero e proprio antistress.
In più ho utilizzato i polletti disossati per fare delle prove di farcia, perché per me la difficoltà vera di questa sfida sta proprio qui: nello studiare una buona farcia e un contorno che vi si accordi.
E' dal 5 ottobre che studio e faccio prove, e finalmente mercoledì 14 ho partorito la prima idea, che vi presento oggi.


Mercoledì sera avevo deciso: il giorno dopo all'uscita dal lavoro sarei andata dal mio macellaio di fiducia a comperare un bel pollo ruspante - possibilmente un galletto livornese - e gli ingredienti della farcia, così venerdì sera avrei potuto darmi al disosso, alla farcia e ai fondi bianco e bruno bruno e sabato mattina avrei proceduto con la cottura, il contorno e il gravy.

Giovedì mattina però, un'altra necessità si è imposta: il taglio dei capelli, che oramai erano un ammasso informe che stava insieme in qualche modo. Il problema è che il mio parrucchiere è dalla parte diametralmente opposta di Milano rispetto a dove abito, e per tornare a casa mi ci vuole una buona ora e mezza, il che significa che il macellaio è già chiuso.

Che fare? MTChallenge o Hair Challenge?
Al mattino l'MTC era il grande favorito; col progredire della giornata però ha cominciato a prevalere il parrucchiere, e all'uscita dall'ufficio è lì che sono andata, dicendomi che in fondo il pollo avrei potuto comprarlo anche venerdì.
Esco dal parrucchiere, il cui negozio si trova accanto a una macelleria, e mi cade l'occhio su un bel galletto piemontese munito di zampe, testa, cresta e bargigli. Gli occhi mi si sono illuminati, sono entrata di corsa e ho chiesto il mio bel galletto. Il macellaio mi ha chiesto se dovesse pulirmelo: ancora non era eviscerato! Gli ho detto di sì, ma di fare attenzione a lasciarlo intero, che dovevo disossarlo.

- Se vuole posso disossarglielo io, signora.
- No grazie, preferisco farlo io.
- Guardi che per me non è un problema...
- Neanche per me: sa, ho questa vena sadica, che sfogo su polli e conigli...

E anche sugli astici, ho pensato. Ma quello era un fornitore nuovo, meglio non sputt far figuracce da subito: da lui non ho mai comprato i granelli, per dire, anche se sospetto che non si sarebbe scandalizzato affatto :-).

In realtà il macellaio è stato un po' manesco nell'eviscerare il pollo: me lo ha consegnato in queste condizioni, costringendomi a dare qualche punto di sutura anche davanti. :-) Poco male però, il risultato finale non è stato minimamente compromesso.


martedì 15 settembre 2015

Croissants sfogliati semi integrali


Vi dico subito che non sono soddisfatta.
Non al 100%.
Certo, per accertarmene senza ombra di dubbio sono stata costretta a mangiarne 2 (e sono a dieta stretta), ma già dopo il primo assaggio la soddisfazione pura, quella che provi quando una ricetta complessa ti riesce alla perfezione al primo colpo, non c'era.
Pubblico ugualmente, ripromettendomi di trovare il tempo di rifarli, visto che questo mese di tempo ne ho pochino.
Di che cosa sto parlando? Dell'MTChallenge, naturalmente! Quella meravigliosa sfida giunta alla 50^ edizione, con la meravigliosa ricetta dei croissants proposta da Luisa Jane.

Ora, io la pasta sfoglia l'ho fatta un paio di volte in vita mia; entrambe in epoca pre-blog, motivo per cui non ho sentito la necessità di fare le foto passo-passo del procedimento, ma insomma non ero esattamente a digiuno sul procedimento.
Mi ha fregato la funzione "camera di lievitazione" del mio forno, che prevede 30 °C come temperatura minima. Dopo 3 ore di sosta colà, il burro è fuoriuscito dai miei croissants e stava ai loro piedi come un lago unto e viscoso... uno scoramento mai visto! Ho infornato lo stesso, ma ho intenzione di riprovarci.
Intanto vi racconto come ho fatto.

lunedì 18 maggio 2015

White Asparagus Clam Chowder - Vellutata di asparagi bianchi e vongole


Poche cose allargano il cuore come guardare fuori dalla finestra e vedere un bel balcone fiorito.
E poche cose sono più rilassanti, dopo una lunga giornata in ufficio, dell'occuparsi delle piante, staccando fiori e foglie secche, badando che non si ammalino e innaffiandole.

L'anno scorso però le piante mi sono morte tutte, e in autunno avevo messo i vasi a riposo, ammassandoli in un angolo del balcone. Poi, intorno a fine marzo, ho trovato una bellissima pianta di gelsomino, che da allora certe sere spande il suo dolce profumo fino in strada, e siccome da cosa nasce cosa, mi è venuta voglia di rimettere in uso i vasi ammonticchiati lo scorso inverno. Per rimettere in uso intendo dire che li ho svuotati della terra che contenevano versandola in tre grossi secchi, poi ho sciolto i pani di radici secche che vi si intrecciavano buttando via i rami secchi e ho separato terra, pacciame di argilla e cocci da fondo vaso.
Poi ho spolverato e spazzolato i vasi, ne ho coperto il fondo con i cocci di drenaggio regolamentari e ho cosparso su tutti i primi 5 cm di terra asciutta. Immaginatevi le condizioni del mio balcone.

Lo stadio successivo è stato quello più divertente: acquistare nuove piante, metterle a dimora, riempire di terriccio gli interstizi, pressare la terra, pacciamarla e innaffiarla.
Ovvio che le condizioni del balcone, già discretamente pietose, a quel punto erano un disastro: terriccio ovunque, misto ad acqua vicino ai vasi che avevo innaffiato; secchio dell'umido con rametti secchi bene in vista e sacchetto della spazzatura con i vasi in cui avevo acquistato le piante in secondo piano.

E' esattamente a questo punto che la mia vicina ha deciso di uscire in balcone, e intravvedendomi dall'altra parte del vetro divisorio ha pensato bene di affacciarsi e salutarmi. Ed è stato esattamente in quel momento che, voltandomi a guardare il mio balcone con gli occhi di un estraneo, mi è venuta una gran voglia di scavalcare la ringhiera e buttarmi giù.

Ho salutato debolmente la vicina e le ho spiegato che avevo quasi finito di trapiantare i nuovi fiori e che di lì a poco avrei cominciato a pulire. Certo, certo, ha osservato lei, prima di mettere ordine si crea disordine, dopodiché si è messa a ciarlare, garrula, mentre io rispondevo, fiacca.
Terminata la conversazione ho finito gli ultimi trapianti e iniziato le operazioni di pulizia, che a dire il vero non hanno richiesto più di mezz'ora.
Solo che da allora la vicina non si è più affacciata.
Invano ho trascorso il resto del fine settimana uscendo in balcone più spesso che potevo; invano ho preso a canticchiare ogni volta che esco in balcone: ora che è tutto pulito e in ordine, ora che le piante hanno attecchito e i fiori stanno sbocciando rallegrando la vista e il cuore, la signora non esce più.
Qualcosa mi dice che dovrò attendere i prossimi grandi lavori, per vederla di nuovo.

lunedì 26 maggio 2014

Babà analcolico con crema cioccomenta


Devo confessare una cosa: anni fa mi era venuto il trip del babà, avevo comperato anche gli stampini monoporzione e avevo provato diverse ricette. Nel corso di un viaggio a Napoli mi ero pure procurata il Rum Fantasia, che si usa appositamente per questo meraviglioso dolce.
Non avendo metri di giudizio personali mi sono affidata a dei carissimi amici napoletani che abitano vicino a casa mia, ma ogni volta il verdetto era negativo: c'era qualcosa che non andava, il babà non era abbastanza spugnoso e non assorbiva bene la bagna. Dopo 3 tentativi falliti con 3 ricette diverse ho rinunciato e gli stampini erano tristemente lì, a fare la polvere.

Poi Antonietta ha vinto l'MTChallenge e ci ha sfidati sul babà: EVVAI!!!! Ho tirato fuori gli stampini, ho studiato le ricette - DUE! - che Antonietta ci ha regalato e mi sono messa all'opera.

La prima ricetta che ho voluto provare è stata quella con il lievito di birra, benché la mia passione (neanche tanto segreta) sia proprio lui, il lievito madre.
E forse è stata questa passione disattesa che mi ha fatto dimenticare di lucidare il primo babà che ho fatto per questa sfida.

Questa volta invece l'ho tirato lucido, ma prima ancora ho messo all'opera il mio amato lievito madre.
Dal momento che i destinatari del dolce erano i miei nipoti, ho scelto di preparare un babà analcolico, ma con una crema che ingolosisse grandi e piccini e rinfrescasse il palato dalle prime arsure estive. Per questa crema ho pensato di esaltare al massimo i due aromi principali, quello del cioccolato e della menta, e ho quindi omesso i tuorli, utilizzando come unico addensante l'amido di mais (ottimo anche quello di frumento), come facciamo noi Siciliani per le nostre creme: il risultato è semplicemente strepitoso, una crema morbida, setosa dal gusto unico.

Ho anche scelto di fare un babà unico, inaugurando il mio stampo da Kugelhopf in silicone, acquistato un paio di anni fa ma mai utilizzato. :-)

Ecco quindi la mia seconda proposta, il

mercoledì 26 marzo 2014

Soufflé di piccione con il suo fondo ristretto ai fiori di rosmarino


Questa è l'ultima delle mie proposte per l'MTChallenge di questo mese, vinto da Fabiana che questo mese ci ha sfidati sul soufflé.
L'ispirazione mi è venuta davanti al banco del macellaio, dove facevano bella mostra di se' due piccioni. "Miei!" ho esclamato mentalmente con entusiasmo, ma la richiesta al commerciante è stata fatta in toni più pacati, quasi distaccati, una sorta di "per me fa lo stesso" che celava una bramosia incredibile: adoro infatti il piccione e mentre portavo questi due a casa mi è tornato in mente un episodio della mia infanzia, nell'assolata terra di Sicilia.

lunedì 24 marzo 2014

Soufflé alle cozze e tartufo con salsa tartufata di mare


Di lei tutto si sarebbe potuto dire, tranne che era avvenente. "E' una cozza!", bisbigliavano i monelli spintonandosi, quando la incrociavano per strada.
Lui era bruttino ma molto raffinato, però lo accusavano - e a ragione - di avere l'alito pesante.
Lei non si staccava mai dal mare, lui si seppelliva nel folto dei boschi.
Sembrava fossero destinati a non incontrarsi mai, ma galeotto fu quel soufflé...


...e galeotta fu Fabiana, che sul soufflé ha sfidato noi MTChallengers!!!! :-D

Non so dirvi esattamente quando e come mi sia venuta l'ispirazione per questo soufflé; in parte mi hanno influenzata Arianna, col suo raffinatissimo soufflé di foie gras, in parte da Corrado con i picchi di sapore del suo soufflé afrodisiaco, in parte Loredana, che ha inserito i gamberi a metà cottura del suo soufflé ai gamberi e poi... poi mi sono messa a pensare alle sfide che mi hanno "presa" di più, e la Taieddha di riso, patate e cozze di Cristian mi ha fatta sorridere di nostalgia. Pensi a Cristian e ti viene in mente Leo, alias Cozzaman, perché ai primi di marzo abbiamo trascorso un'allegra domenica di sole tutti insieme e loro due si sono fatti fotografare mentre mangiavano una cozza... Insomma l'ispirazione mi è nata pensando a un gruppo di amici conosciuti grazie alla blogsfera, e ringrazio tutti loro e soprattutto Alessandra, che ha ideato l'MTChallenge quasi 4 anni fa!!!!

Ho voluto sperimentare tre cose con questo soufflé: la prima è stata quella di non usare interamente tutte le uova, ma di unire solo 2 tuorli alla massa, per alleggerirla e al contempo esaltare al massimo i due sapori principali.
La seconda è stata quella di unire l'elemento pesante (le cozze) dopo avere inserito gli albumi montati a neve.
La terza è stata la cottura al vapore nel forno, iniziando da una temperatura moderata e alzandola verso la fine. Fino all'MTChallenge di questo mese infatti cuocevo i soufflé a bagnomaria, il che rendeva alquanto scomodo e difficoltoso estrarli dal forno. Volevo un metodo di cottura più delicato, con il vapore del bagnomaria ma senza l'acqua bollente che mi inzuppava il guanto da forno, da qui l'idea della teglia con acqua, per creare vapore interno.
 Ho ottenuto un soufflé molto più stabile, che si è sgonfiato meno rispetto al metodo di cottura a temperatura elevata.