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"Certo che, solo per il fatto che i suoi polli c@g@no tutta l'estate sulla nostra veranda, lo Zio potrebbe darcene uno, ogni tanto". Questo ho pensato quando è uscita la ricetta della sfida di ottobre dell'MTChallenge, il pollo disossato (da noi) e ripieno. Ero alla ricerca di un volatile da disossare e farcire e stavo maledicendo il fatto che qui è pieno di faraone e quaglie, ma morire che si trovi un fagiano, quando mi è venuto in mente che in Sicilia mio Zio Nicola alleva galline ovaiole e polli. Ogni estate la chioccia sforna una nidiata di pulcini, che razzolano felici per la nostra campagna. Alla sera vengono chiusi nel pollaio, ma di giorno vagano liberi dappertutto e si nutrono laddove trovano cibo, contendendosi coi gatti gli avanzi di pesce e passeggiando impuniti sulle nostre verande accuratamente spazzate, alla ricerca di briciole. Abbiamo un bello scacciarli: tornano sempre, e forse pel dispetto di non aver trovato briciole, vi depositano le loro deiezioni che poi a noi tocca pulire.
Zio Nicola, quando i polletti sono cresciuti a sufficienza tira loro il collo e li fa frollare qualche giorno; Zia Rosalba li spenna e li eviscera, poi li avvolge in sacchetti da freezer e li congela, per portarli successivamente ai loro due figli. Tutto giusto, tutto corretto, però un bel polletto ruspante bio garantito al 100% lo avrei proprio voluto, per l'MTC che si è concluso domenica scorsa.
Evidentemente gli Zii mi hanno letto nel pensiero, perché sono venuti a Milano a metà ottobre e hanno portato a mia madre un bel pollo della nostra campagna, pregandola di consegnarmelo. Non ne hanno portato uno a lei perché mio padre aborre ogni tipo di pennuto.
Oramai per l'MTC ero a posto, avendo trovato prima un galletto piemontese e poi un galletto livornese, ma prima o poi dovevo gustarmelo, quel polletto ruspante... e il momento è arrivato questo fine settimana. Venerdì sera ho tirato fuori il polletto dal freezer, sabato mattina avevo pronti gli attrezzi da disosso, ma quando l'ho tolto dall'involucro ho visto che nell'eviscerarlo la Zia lo aveva malamente aperto sul petto e gli aveva leggermente lacerato la pelle del dorso, rendendo il disosso praticamente impossibile. Il polletto poi era piccolino, pesava solo 900 g, e aveva poca polpa, ben soda. Ho deciso allora di cucinarlo arrosto, e sono andata a sfogliare il meraviglioso libro di Diana Henry che è stato oggetto dello Starbooks di settembre, A Bird in the Hand, per trovare la ricetta adatta.
Essendo stato un po' maltrattato il mio polletto era infotografabile; mi perdonerete quindi se pubblico la foto del libro della Henry. Il sapore però era ineffabile: tra il condimento e la carne soda e ruspante, veramente squisita, è stato un pranzo davvero notevole.